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Autore: Tina77    19/03/2014    6 recensioni
"Forse lo sto fissando da un po', perché lui mi guarda per qualche secondo con aria interrogativa, finché io non scuoto lievemente la testa, le guance imporporate. Lui mi sorride dolcemente, e questo sorriso mi riporta a quello che sembra un secolo fa, dopo la parata dei nostri primi giochi. E come quella volta, mi alzo leggermente sulle punte dei piedi e gli do un piccolo bacio sulla guancia, sussurrando -Grazie per i fiori, Peeta.-, con gli occhi lucidi."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ricominciare a crescere

 

Sento che potrei perdermi nei suoi occhi e non riuscire più a tornare in superficie. Lui mi fissa di rimando e scorgo una tenerezza tanto forte che so che sarà quella la mia ancora nei giorni a venire. Vorrei potergli dire quanto io sia felice di averlo qui accanto a me, quanto davvero apprezzi la sua presenza. Ma la verità è che sono ancora troppo confusa e troppo spaventata dall'effetto che le mie parole potrebbero avere su di lui, così mi limito a stare in silenzio e a distogliere lo sguardo dal suo volto. Da quando ci siamo incontrati qualche settimana fa, quando lui è ritornato dalla capitale e ha iniziato a piantare i fiori che portano il nome della mia sorellina perduta, questa è la prima volta che siamo completamente soli. Con noi ci sono sempre stati Sae o Haymitch. Per questo motivo mi sento in imbarazzo, indecisa sul da farsi. Mi rendo conto improvvisamente di quanto lui mi sia mancato, di quanto, sebbene depistato, lui resti comunque la persona migliore che io conosca. Forse lo sto fissando da un po', perché lui mi guarda per qualche secondo con aria interrogativa, finché io non scuoto lievemente la testa, le guance imporporate. Lui mi sorride dolcemente, e questo sorriso mi riporta a quello che sembra un secolo fa, dopo la parata dei nostri primi giochi. E come quella volta, mi alzo leggermente sulle punte dei piedi e gli do un piccolo bacio sulla guancia, sussurrando -Grazie per i fiori, Peeta.-, con gli occhi lucidi.

Lui per un attimo sembra confuso, come se stesse cercando di capire se io sia o meno sincera, poi bisbiglia dolcemente fra i miei capelli -Non c'è di che, dolcezza.-, asciugando con l'indice una lacrima scesa sul mio volto. Ha capito il mio imbarazzo e per evitarmene altro ha cambiato discorso con una battuta. Grazie Peeta. Com'è possibile che sappia sempre cosa dire, al momento giusto? In questo momento i nostri scontri avvenuti nel Distretto 13 sembrano solo una parentesi stonata rispetto a tutti gli altri bei ricordi vissuti insieme, e non apprezzati realmente quando avrei dovuto.

Quando lui mi lascia per tornare a casa, per un minuto mi sento spiazzata. Che fare? Il salotto sembra così freddo senza di lui. Decido di farmi una bella doccia calda. Salgo al piano di sopra e sorprendo me stessa quando mi ritrovo a scegliere canticchiando e con cura l'abito che indosserò stasera per l'inaugurazione della nuova locanda di Sae. Devo dire che nella ricostruzione Peeta ha avuto un ruolo fondamentale: ha lavorato duramente e questo suo impegno è stato positivamente giudicato dal Dottor Aurelius, il quale non fa altro che lodarne i miglioramenti a vista d'occhio. Sembra poi che la mia presenza sia per lui altrettanto importante, dato che non passa giorno che lui non venga a trovarmi, fino ad oggi sempre accompagnato, anche solo per portarmi del pane e scambiarci qualche frase di circostanza. Sento crescere sempre più forte dentro di me la nostalgia, e le do libero sfogo cantando una canzone, un'antica ballata d'amore che parla di una donna che ferendo l'uomo amato ha finito per odiarsi e pentirsi. Non so perché ma quest'immagine è troppo familiare, così cambio velocemente aria e mi ritrovo a ripercorrere il vecchio repertorio di canti di montagna di mio padre. Dopo la doccia, indosso l'abito azzurro che ho preparato. È molto semplice, con le maniche leggermente arricciate e la gonna che arriva morbida fino a sopra le ginocchia. Una larga fascia in vita mi allunga la figura. Quest'abito mi ricorda moltissimo quello giallo che Cinna mi fece indossare quasi più di un anno fa. Al ricordo mi si inumidiscono ancora una volta gli occhi, ma reprimo le lacrime, per evitare di vanificare il trucco che ho steso delicatamente sul mio viso. Come allora, sembro ancora molto giovane, come dovrei essere, se non fosse per una particolare ruga d'espressione che mi attraversa la fronte e che mi dà un'aria, come dire, vissuta.

Quando bussano alla porta per un momento mi immobilizzo, poi, pensando sia Haymitch, urlo rivolta alla porta- Entra pure, è aperto!-. Sento i passi su per le scale e non posso impedirmi di pensare a quanto assurda sia la situazione. Perché sta salendo? Con i suoi modi burberi è già tanto che abbia bussato per chiamarmi e non mi abbia lanciato qualche imprecazione dalla finestra di casa sua. Perciò tutto riacquista un senso quando, affacciandomi dalla mia stanza, trovo Peeta. D'istinto, gli sorrido, ricordando l'ultima volta che lui è stato qui, nelle settimane dopo il mio incidente nei boschi. Lui ricambia e mi guarda in modo strano, soffermandosi sulla cicatrice nel mio avambraccio sinistro. È decisamente migliorata, grazie all'intervento dei medici di Capitol City, ma resta ancora, sul mio corpo, il segno più evidente della sofferenza. Con delicatezza, al rallentatore come per non spaventarmi, allunga le mani verso il mio braccio, sollevandolo e sfiorando con i polpastrelli i segni irregolari lasciatemi dalla ferita di Johanna. Poi, inspiegabilmente, vi posa un breve e leggero bacio. Sento i brividi percorrermi la schiena, e una strana sensazione nello stomaco. Lui interrompe il contatto tra noi e mi dice semplicemente – Sei pronta per andare, Katniss?- io mi limito ad annuire e a fare strada scendendo le scale. Non è ancora il momento di cercare di dare un nome alle mie emozioni, è troppo presto. Andiamo insieme a chiamare il nostro mentore e ci stupiamo nel vedere che per l'occasione non solo è sobrio, ma si è pure lavato e pettinato a dovere. Ed eccoci qui, i tre sopravvissuti del Distretto 12. Contro ogni più rosea previsione ce l'abbiamo fatta, anche se nella nostra lotta all'ingiustizia ci siamo lasciati alle spalle solo sofferenza e distruzione. Non so perché, ma da qualche giorno a questa parte, non sento più la disperazione che si fa strada dentro di me quando meno me l'aspetto. È più una sorta di confusione, o meglio di vuoto, che mi blocca quando sono sola. Ma non è questo il momento, perché è come se riuscissi a percepire il calore e la presenza di Peeta attraverso l'aria che ci separa. Come abbiamo fatto moltissime altre volte, incerta, gli sfioro una mano, aspettando che sia lui a ricambiare il gesto e ad afferrarla nella sua. Solo che non accade. Mi guarda, sconvolto, come se lo avessi attaccato. Poi, come se nulla fosse successo, si volta a parlare con Haymitch, avendo cura di fare in modo che camminando verso la piazza il nostro mentore si trovi frapposto tra noi. Offesa, decido di passare più tempo possibile lontano da lui. È così facile dimenticarsi della tortura da lui subita, quando lo vedo sorridente al mio fianco.

Non parlo e cerco di mimetizzarmi nel lastricato sul quale cammino, ricordando altre mimetizzazioni...basta, Katniss! Mi chiamo Katniss Everdeen, ho 17 anni. Sono tornata al Distretto 12 per cercare di andare avanti. Non posso farlo senza il mio amico Peeta, che però è stato depistato. Devo smetterla di sperare e superare il momento da sola.

Persa nei miei pensieri, a mala pena mi accorgo di essere arrivata a destinazione. Sae ci viene incontro con una sorriso raggiante e ci abbraccia. Deve essere un sogno, questo, per lei. È stato grazie a Plutarch che questo ha potuto realizzarsi. O meglio, grazie alla guerra e a Plutarch, che hanno reso me una creatura sperduta che ha bisogno di una balia a giorni alterni e che mi prepara da mangiare due volte al giorno. Sono sinceramente felice per lei, il mio sorriso è tutt'altro che forzato. Ci fa accomodare e dentro incontriamo altre persone del Distretto: Delly, alcuni compagni di miniera di Gale...mi aspetto che anche lui salti fuori da un momento all'altro. Ma certo, questo non è possibile, lui è nel Distretto 2. E non posso dire che mi dispiaccia, in realtà. Al pensiero non provo tristezza, semmai sollievo. Perché è chiaro come il sole che lui adesso si sta rifacendo una vita, ed è la cosa migliore per tutti che lo stia facendo lontano dal Dodici e da me, dove la sua presenza non farebbe altro che ricordarmi l'assenza di Prim. Passano circa un paio d'ore, mangiando dell'ottimo cibo a buffet e bevendo succhi freschi e dissetanti. Quando ormai non riesco più a buttare giù nulla, decido di ritornarmene a casa. -Ti accompagno, Katniss. - mi blocco con la mano sul pomello della porta. Mi volto, e cerco di interpretare la sua espressione. Sembra tranquillo, sereno. -Ok, grazie-. Esco e aspetto che lui mi raggiunga nell'aria primaverile. Mi sorride timidamente, prima di dire – Volevo scusarmi per prima, Katniss. Non ti volevo respingere, credimi. È solo che prima avrei voluto parlarti, e con Haymitch lì con noi non avrei potuto farlo. Scusami, davvero.- allora si era accorto della delusione nei miei occhi, e io che pensavo di aver mantenuto una certa dignità. Mi volto, imbarazzata. Sussurro, rivolta al terreno – E di cosa volevi parlarmi?- prende un respiro profondo prima di iniziare quello che deve essere un discorso già preparato: - Sono cambiate moltissime cose negli ultimi mesi, Katniss. Ci sono momenti in cui non ti capisco. A volte mi capita di non riuscire bene a identificare le miei emozioni verso di te. Ma sono solo attimi, davvero. Per il resto del tempo sono sicuro di amarti, Katniss. In un modo forse più consapevole di prima, anche. Quindi la situazione è piuttosto simile a quella prima dei nostri ultimi giochi, da questo punto di vista. Proprio come allora non voglio farti pressione. Ti chiedo solo un favore: non allontanarmi.. Insieme riusciremo a ricomporre le nostre vite. È una certezza.-. A questo punto dovrei rispondere a tono, facendogli sapere che sono perfettamente d'accordo, che anche io lo voglio con me. Ma io non sono brava con le parole, e mentre penso a cosa rispondergli, Haymitch fa capolino alle nostre spalle -Oh, bene, vi ho trovati!- in silenzio torniamo a casa. I chiarimenti dovranno aspettare.  

  
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