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Autore: Obscenity    21/03/2014    0 recensioni
La pioggia leggera cadeva esitante e silenziosa scivolando sui muri delle case, tra i vicoli e le strade, donando alla città un' atmosfera surreale. Nessun rumore, solo il forte odore di acqua sporca che solleticava piacevolmente il naso e alla vista, una città sfumata dai suoi colori originali che le gocce sembravano portarsi via. Maya immaginava di essere una delle tante pennellate cariche di colore in un quadro espressionista, in contrasto con il grigio cupo delle strade sbiadito dalla pioggia.
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I suoi occhi avevano rubato il colore al fogliame dei primi mesi autunnali, con ancora la speranza del verde e il marrone che ruba un po' d'oro al sole. Un acero dalle sfumature arancione e rosso ruggine, aveva lasciato cadere qualche foglia attorno alla pupilla scura.
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Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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2.

Pennellate di pioggia.


La pioggia leggera cadeva esitante e silenziosa scivolando sui muri delle case, tra i vicoli e le strade, donando alla città un' atmosfera surreale. Nessun rumore, solo il forte odore di acqua sporca che solleticava piacevolmente il naso e alla vista, una città sfumata dai suoi colori originali che le gocce sembravano portarsi via. Maya immaginava di essere una delle tante pennellate cariche di colore in un quadro espressionista, in contrasto con il grigio cupo delle strade sbiadito dalla pioggia. I suoi pensieri tingevano d'acquarello le tonalità reali di tutto ciò sui cui posava lo sguardo, immersa nel silenzio del lavoro di un pittore, che da vita a qualcosa di nuovo trasformando ciò che ha sotto gli occhi.

Un rumore assordante di motore, accompagnato dal forte odore di freni consumati, spezzò la sottile lastra di vetro che divide la realtà dai desideri, sulla quale Maya danzava.

“Avevo detto gonna rossa, non orribili pantaloni blu!”La voce squillante di Roberto risuonò nel vialetto, svelando la quiete che la pioggia aveva portato tra le strade.

“Non mi vesto elegante se non so dove mi porti.” Maya si avvicinò all'amico, incontrò i sui occhi azzurri illuminati da un sorriso. “E' la stessa pennellata del cielo” pensò, “una goccia di colore è scivolata ed è caduta perfettamente su di lui.”

“Tra meno di una settimana ricomincia la scuola, qualunque posto va bene. Salta su!” La ragazza spalancò la portiera dell'automobile e si fece accogliere dall'aria pulita non contaminata dalla pioggia.

“Andiamo ad una festa” confermò Roberto, quando ormai aveva lasciato scivolare il piede sull'acceleratore.

“E di chi?”

“Scusa Maya, ma non ne ho idea! So solamente che c'è una festa all'indirizzo appuntato sul bigliettino che ho in tasca e dobbiamo andarci.” Le porse un foglietto accuratamente arrotolato su se stesso.

“No, io non ci vengo!” esclamò nervosa. “Ecco, posso scendere qui, ho voglia di camminare” insistette.

“Non te ne rendi conto? Tutto scorre così velocemente, non ti ruba il respiro? Tra pochi giorni ricomincia la scuola e senza accorgercene sarà già finita.” replicò Roberto distogliendo per un attimo gli occhi dalla strada desolata.

“Rob non si può fermare il tempo! Ciò che ora stiamo vivendo, ormai non è, e mentre ci pensi è già domani. Lascia stare, torniamo a casa.”

“Voglio solo provare a rallentare questi ultimi giorni..” Mentre l'amico parlava, Maya seguiva con lo sguardo le gocce che scivolavano sul vetro del finestrino; tutto sembrava dissolversi lentamente, la città trascinata dalla pioggia che né ammorbidiva le forme. Il tempo stesso, appesantito dall'acqua, sembrava prender vita e Maya lo vedeva scappar via, rincorrendosi la coda, cadendo lui stesso nei suoi inganni di cui l'uomo è schiavo e per i quali tanto si rimpiange e si soffre.

“Andiamo!”



  
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