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Autore: PandaPlaysFlute    22/03/2014    1 recensioni
Mikoto convinta ad usare la sua anima nuova, e consumarla, raggiungerà Gaya.
Vivrà la sua avventura.
La sua vita si intreccerà con quella di Kuja, di Gidan e del resto del gruppo.
"Loro sono solo dei recipienti. Io parlo di te e di me." (Mikoto, Final Fantasy IX, CD 3)
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kuja, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incest, Spoiler!, Violenza
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-La pietra-


La piattaforma di teletrasporto fuori dall'idrovolante si illuminò, segnalando con anticipo la comparsa di Kuja all'esterno del suo palazzo.

-Allora? Non sono stato chiaro? Si parte appena salgo a bordo io, ve l'ho già detto prima!-
I maghi neri si affrettarono ad accendere il motore.
-Fate in fretta!- Aggiunse.
Non appena si accese il motore dell'Hilda Garde Kuja rimpianse  il suo silenzioso Invincible, ma poco importava, si sarebbe presto ripreso anche quello.
Si portò vicino alla vetrata anteriore osservando il cielo sereno, poi portò la sua attenzione all'oggetto freddo che stava custodendo tra le mani, si vide riflesso nella superficie  della pietra Gulgu.
Alla fine Gidan ce l'aveva fatta davvero a recuperarla, chissà se aveva gradito l'immersione nell'antica cultura di Tera a Oeilvert...
Di certo era stato divertente vedere la sua faccia quando aveva visto i pupazzi dei suoi amici giacere sul fondo di una buca. Usando quelli veri, sarebbe stato ancora più divertente, ma Kuja non li aveva trovati nelle celle al suo ritorno.
Ancora non si spiegava come avessero fatto a liberarsi, il meccanismo collegato alla clessidra era stato inspiegabilmente sabotato. Sospettava un  tradimento da parte di qualcuno dei maghi neri, ma era il momento per lui di concentrarsi sulle possibilità dell'immediato futuro.
Chiuse gli occhi, concentrandosi sul potere proveniente dall'antica pietra Gulgu.
Secondo le sue ricerche, nelle profondità del vulcano, sigillato da secoli, esisteva un portale secondario verso Tera...
Era il momento di informare Mikoto.

-Cosa c'è? Ti manca la luce blu?-
Kuja sorprese Mikoto in contemplazione del mare e del cielo, probabilmente cercava di capire dove fossero diretti.
Si girò verso di lui sorpresa, non aveva notato la sua presenza.
-Se così fosse, non preoccuparti, tanto stiamo tornando a... casa.- Kuja disse l'ultima parola in tono quasi interrogativo, poi soffermò il suo sguardo sulla nave visibile nel mare sotto di loro.
Una nave con le vele blu.
-Garland non aveva chiuso la via delle anime?- Chiese Mikoto.
-Non passeremo da lì, ci deve essere un altro passaggio.- Il jenoma teneva con cura un oggetto lucente in mano.
-Voglio sapere cosa succederà. E i maghi neri? Perché li hai portati? E la bambina che dorme nelle braccia di uno di loro? Me ne sono accorta che sta succedendo qualcosa...-
Kuja sospirò lievemente e il vapore uscì dalla sua bocca nell'aria sempre più fredda.
La nave dalle vele blu sembrava diretta nella loro stessa direzione, quasi li seguisse.
-Ognuno di loro ha un ruolo. La bambina ha dei poteri che potrebbero tornare davvero utili contro Garland.-
-Vuoi farla combattere?- Chiese con preoccupazione Mikoto.
-No, voglio solo prenderli, non mi interessa lei, solo i suoi poteri.-
Mikoto annuì, consapevole che loro due da soli non avevano il potere necessario per attaccare Garland.
-I maghi neri potrebbero servirci nel percorso verso Tera, e se ci arriveranno vivi potrebbero rendersi utili contro Garland... - Incrociò le braccia e inclinò la testa, ripassando mentalmente i suoi piani.
-Stai dicendo che potrebbero morire?- Mikoto si ritrasse di qualche passo.
-E se arriveranno a Tera moriranno sicuramente uccisi da Garland!- Realizzò Mikoto a voce alta, ricordando quello che qualche notte prima i maghi del villaggio le avevano rivelato  
-Loro... loro ti seguono perchè gli hai promesso una vita più lunga!-
Kuja accennò un  sorriso.
-Invece moriranno anche prima del tempo in cui la morte naturale li avrebbe colti. Che sorte ironica, vero?- Disse mantenendo un'espressione divertita.

Mikoto rimase a fissarlo negli occhi, le prime volte era stato infastidito da questo suo atteggiamento, Kuja era abituato che gli altri abbassassero lo sguardo quando incontravano il suo. 
Tuttavia, con il passare del tempo sembrava essersi abituato allo sguardo fisso e profondo di Mikoto. Aveva imparato a leggerci parte delle emozioni che Mikoto ancora non riusciva ad esprimere con il viso. 
E per quanto in quel momento ci leggesse paura e dispiacere, non riusciva a comprendere perché si preoccupasse per altri. 
Aveva immaginato che quello che stava per succedere non le sarebbe piaciuto affatto.
Nonostante erano stati creati per lo stesso motivo, qualcosa li aveva resi diversi.

Sotto di loro cominciavano a vedersi delle isolette di ghiaccio, e la barca che li aveva accompagnati per tutto il viaggio rimase leggermente indietro, per non rischiare di collidere con qualche iceberg.
-Loro sono solo armi, e poi, li ho creati io...- Riprese serio.
- ...E quindi le loro anime ti appartengono.- Lo interruppe Mikoto, concludendo per lui la frase.
Kuja annuì, mantenendo il contatto visivo.

I forti rubano la libertà ai deboli... e così sopravvivono!  

-E' questo che ha fatto Garland con te, non è così?- Mikoto si morse il labbro pronunciando la frase, faceva male a lei solo a pensarci, non immaginava quanto potesse fare male a Kuja il tipo di vita che Garland gli aveva dato.
Kuja restò inespressivo, mentre gli occhi di Mikoto diventarono lucidi.

Entrambi realizzarono che quella era la differenza tra loro, tutto ciò che Garland aveva fatto a Kuja, e tutto ciò che gli aveva insegnato.
Era ormai giunto il momento in cui Garland non aveva più bisogno di Kuja, sarebbe stata una questione di poco tempo e il momento in cui Mikoto avrebbe ricevuto lo stesso destino sarebbe arrivato. Il fatto che Mikoto avesse ricevuto un'anima ne era la conferma.
-Io non sono come loro...- Disse Kuja, più a se stesso che a Mikoto.

Io non morirò come loro. Io non morirò.

Sotto all'idrovolante si vedeva ormai la costa ghiacciata del continente isolato.
Il jenoma si girò di spalle accennando ad entrare all'interno dell'Hilda Garde.
-Siamo quasi arrivati.- Disse gelidamente.

Anche Mikoto si sforzò di mantenere un tono freddo, ma le tremò lievemente la voce.
-E il mio ruolo qual è?- Chiese.
Il fratello si girò di nuovo verso di lei con un mezzo sorriso, sembrava essersi già ripreso dal turbamento di pochi istanti prima.
-Tu tieni questa!-
La lucente pietra Gulgu percorse la breve distanza che li separava, passando dalla mano di Kuja, attraverso l'aria.
Mikoto la prese con entrambe le mani, constatando che fosse più pesante di quanto le sue piccole dimensioni suggerivano.
Non conosceva il valore di quell'oggetto, ma era certa che fosse qualcosa di importante.
Lo aveva intuito da come Kuja l'aveva tenuta con cura per tutto il tempo, e adesso che era tra le sue mani riusciva a sentire il potere emanato da quella pietra.
La portò all'altezza del cuore, piegando la testa per osservarla meglio. 
-La pietra Gulgu fu creata nell'antica Tera. Si dice che sia stata utilizzata per sigillare un grandissimo potere e tenerlo al sicuro, così che nessuno lo utilizzasse nel modo sbagliato.- Disse Kuja.
-Così che nessuno lo utilizzasse...- Ripeté affascinata Mikoto.
-Suppongo... che stia meglio nelle tue mani.- Concluse Kuja, aprendo la porta scricchiolante dell'Hilda Garde ed entrando all'interno, poi la lasciò richiudere rumorosamente.
Mikoto  rimase ad ammirare lo splendore della pietra, guardandosi riflessa nel suo blu intenso, la girò, scoprendo che l'altra metà era rossa.
La portò davanti ad un occhio e chiudendo l'altro e osservò attraverso la metà rossa della pietra, curiosamente  il mondo attraverso la parte rossa appariva blu.
Provò a girarla, nella parte blu Mikoto vide il mondo rosso, si girò verso Silver Dragon, completamente tinto di rosso, poi verso il mare, rosso anche quello.
Allontanò la pietra dall'occhio. 

Che strano...

Poi chiuse gli occhi, concentrandosi su quell'antico potere, che aveva percepito e accolto dal momento in cui la pietra aveva toccato le sue mani.
Intanto l'idrovolante stava atterrando nella gelida pianura davanti ad Esto Gaza.
Nonostante l'aria freddissima, una strana sensazione di calore le diede sollievo.

La piazza principale della piccola città non era cambiata dall'ultima volta che ci erano passati, la gente di tutta Gaya continuava a visitare Esto Gaza mentre il sacerdote raccontava loro la stessa storia della  Via delle anime e dell'Isola Splendente.
Kuja mandò avanti i maghi neri, in una fila ordinata, verso la folla in ascolto del sacerdote. 
La gente si fece da parte, aprendo un varco, le facce di molti di loro erano pietrificate in una smorfia di terrore, solamente un piccolo gruppo di nani sembrava entusiasta di vedere i maghi neri.
-Anche quelli del Clan dei Neri vengono qui in pellegrinaggio!- Disse uno di loro.
-Trallallà- Li salutò l'altro con allegria.
I maghi si indugiarono davanti alla folla impaurita.
Qualche bambino nella folla scoppiò a piangere. 
-Venite via, prima che sia troppo tardi.- Urlò una voce femminile ai nani.
Kuja si girò in sua direzione e squadrò la donna, una sacerdotessa di Cleyra.
Ricordò con eccitazione la distruzione dell'Albero di Cleyra. Erano passati solo pochi mesi...

A quei tempi le sue ricerche su come impossessarsi degli spiriti dell'invocazione non erano ancora complete, tuttavia moriva dalla voglia di vederli in azione.
Non si era perso lo spettacolo di Odino  nei cielo sopra Cleyra. 
Quanto avrebbe voluto farlo suo ed invocarlo davanti al Pandemonium!
Per tutto il tempo da quel giorno aveva dovuto accettare che i tempi non erano ancora maturi, ma finalmente le cose stavano cambiando.

Guardò il mago nero più vicino a sé, l'ultimo della fila, quello che teneva la piccola sciamana tra le braccia, si fissò sul piccolo corno bianco sulla sua fronte, assaporando in anticipo il potere distruttivo degli spiriti di cui sarebbe stato padrone.
-Muovetevi!- Intimò ai maghi neri, che eseguirono immediatamente l'ordine, passando attraverso la folla, gente in gran parte proveniente dal continente della nebbia, gente con lo sguardo pieno di rancore  e il respiro sospeso dalla paura.
I maghi passarono in fila, con lo sguardo basso e nessuno fiatò vedendo che uno di loro teneva una bambina senza sensi in braccio.
Anche Son e Zon seguirono i maghi neri, i due buffoni erano stranamente silenziosi e cupi, ogni qualche passo si scambiavano uno sguardo complice.
Infine Kuja fece cenno a Mikoto di passare.
La jenoma sentì lo sguardo pressante della folla su di sé, quando Kuja le aveva detto di aver creato i maghi neri, non immaginava che li avesse già usati su Gaya a quello scopo, ma i sussurri della gente non lasciavano spazio a dubbi.
-Hanno ucciso mio fratello a Lindblum.- Disse sottovoce un uomo ad un vicino.
-Mio padre ha perso la vista a causa loro!- Rispose quello.
-Pensate che vogliano distruggere anche la Terra Santa?- chiese con la voce ai limiti dell'udibile il sacerdote alla gente che aveva visto i maghi neri in azione in passato.
Mikoto strinse ancora più forte la Pietra Gulgu tra le mani, cercò di non soffermarsi su quelle voci, ma di concentrarsi sul potere emanato dalla pietra.
Anche in quel modo riusciva a sentire dei sussurri lontani, sussurri che parlavano in una lingua antica, raccontando una storia di morte e di rinascita.

Kuja chiuse la fila, mentre la folla cadde nel silenzio totale, guardando il piccolo esercito di maghi neri dirigersi verso la parte di città costeggiata dal Vulcano Gulgu, la stessa che si affacciava sul mare.
Le poche persone che osavano sfidare il freddo si riunirono spaventate vicino al telescopio puntato verso l'Isola Splendente.
L'esercito dei maghi si fermò su ordine di Kuja.
Prese per il polso Mikoto, che sembrava leggermente confusa, la guidò fino alla testa della fila dei maghi neri poi si voltò verso di lei. 
-Questo è il Vulcano Gulgu.-

Mikoto alzò gli occhi sull'imponente montagna davanti a loro, nella parete del vulcano sporgeva una enorme portale di pietra, con delle decorazioni scolpite.
Sulla parte più alta dell'arco della porta si era posato Silver Dragon, che li aveva aspettati lì, non potendo entrare all'interno della città.
-E' qui che conto di trovare un passaggio per Tera....- Disse in modo che nessuno a parte la jenoma potesse sentirlo.
-Dobbiamo inserire la pietra- Kuja indicò una rientranza al centro della porta.

Mikoto lasciò andare la pietra tra le mani di Kuja, che la rigirò qualche volta tra le mani.
Si chiese quale fosse il modo giusto per inserirla, la frazione rossa era perfettamente simmetrica a quella blu.
-Sai, se guardi attraverso la parte rossa vedi il mondo blu davanti a te. Ma se guardi nella parte blu, allora il mondo sarà rosso.- Gli rivelò Mikoto.
-Mettiamola in modo da vedere il rosso davanti a noi, allora...- Disse Kuja, provando ad inserire la parte rossa.
Poi si allontanarono cautamente.
Le decorazioni sulla parte sinistra della porta si illuminarono di rosso, mentre nella parte destra fu una luce blu ad insinuarsi tra i ricami della solida pietra di cui era fatta la porta, mentre il sigillo veniva rotto, dopo molti secoli.
La pietra Gulgu ricadde ai loro piedi e la pesante porta si aprì lentamente.
Mikoto si abbassò per riprendere la pietra, ma Kuja la tirò velocemente indietro; uno stormo di colorati garuda proveniente dall'interno del vulcano li attaccò.
In un attimo furono circondati dai numerosi mostri, tra i battiti d'ali e le fiammate magiche prodotte dai volatili.
Kuja li scacciò lanciando qualche flare, ma solo quando Silver Dragon piombò in mezzo allo strormo, i garuda si dispersero, cominciando a volare sopra la città e attaccando qualsiasi creatura. 
Dalla posizione leggermente rialzata sulla quale si trovavano, Mikoto e Kuja videro la gente, e perfino i moguri, rinchiudersi all'interno degli edifici. In breve Esto Gaza apparì desolata e invasa dai mostri.
Mikoto guardò verso l'oscurità oltre la porta del vulcano e il cuore iniziò a batterle furiosamente al pensiero che in quelle profondità, da qualche parte c'era una strada verso Tera e che lo scontro con Garland fosse incombente.
Si abbassò nuovamente per raccogliere la pietra sperando che non ci fossero altri mostri pronti all'attacco.
Infine l'intero gruppo, compresi i maghi neri e i due buffoni, si addentrò nelle profondità di Gaya.

Spiriti onnipotenti, spiriti mortali, il sonno di una vita è terminato... 

Le parole della formula utilizzata da Son e Zon per togliere gli spiriti dell'invocazione percorsero la mente di Kuja, mentre contava gli istanti che lo separavano dall'avere il potere tanto temuto da Garland.


 


Grazie per avere letto!
In realtà questo capitolo non doveva esserci, doveva venire direttamente il prossimo, ma mi sembrava di tagliare troppo inziando direttamente a raccontare i fatti accaduti all'interno del vulcano, e poi mi piaceva scrivere qualche cosa sulla pietra Gulgu.
Il lancio la pietra Gulgu a Mikoto voleva essere un parallelo con il momento in cui Gidan lancia la granata a Garnet ad Alexandria...
Con tutte le volte che ho giocato FFIX ancora non ho capito perchè Kuja vuole andare proprio nel vulcano Gulgu, ho letto diverse idee su internet, c'è chi dice che Kuja fosse convinto che uno spirito dell'invocazione fosse all'interno, o chi dice per trovare un punto magico per estrarre gli spiriti a Eiko, ma a me nessuna di queste versioni mi convince più di tanto.
Sta di fatto che è una delle parti meno sviluppate della trama, così è stata una delle prime idee che ho avuto per la fic, mettere un passaggio secondario verso Tera nel momento in cui l'accesso alla via delle anime è bloccato, per motivare le azioni di Kuja in questa parte.
Nel prossimo capitolo riprenderò alcune scene direttamente dal gioco... 
A presto.^_^

 

  
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