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Autore: Diana924    23/03/2014    1 recensioni
Subito dopo l'incoronazione del marito Giorgio IV la ribelle Carolina di Brunskwick si trova a riflettere su tutto quello che le è accaduto e che l'ha portata alla più grande, e ultima, umiliazione della sua vita
Genere: Introspettivo, Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo regency/Inghilterra, L'Ottocento
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- Questa storia fa parte della serie 'Ciclo Regine e Amanti-Inghilterra'
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Ho saputo solo dopo la catena di eventi che mi ha portata al matrimonio con lui, e come tutto sia stato folle e sconsiderato. Mi scelse da una miniatura, anche se sua cugina era un partito migliore, ma a lui non importava, il patto con suo padre era semplice: una moglie e in cambio il parlamento avrebbe pagato i suoi enormi debiti. 

Lui era già sposato, anche se io non lo sapevo ancora, era sposato con una cattolica, la povera Mrs Maria Fitzherbert e quando accettò di sposare me la ripudiò senza pensarci due volte, Giorgio è sempre stato un uomo emschino. Amante dell’arte, raffinato ma meschino. Povera Maria, non so chi di noi due ha più sofferto a causa sua, siamo due martiri con al differenza che lui l’amò, con me non fece nemmeno il minimo sforzo, mi odiò e basta.

Io questo non lo sapevo, intuì qualcosa quando lord Melsbury venne a prendermi in consegna, sapevo che non era soddisfatto di me ma non avevo abbastanza denaro per un corredo soddisfacente per la corte inglese e inoltre ero vestita in maniera dignitosa, per Brunswick almeno.

Quando ci incontrammo per la prima volta non fu amore a prima vista, o simpatia, ci fu solo disgusto, da tutti e due, questo lo ricordo bene, se avessi saputo quanto avrei sofferto sarei immediatamente tornata in Germania.

Lui si voltò verso il suo scudiero e senza nascondersi o fingere chiese ad alta voce del brandy perché altrimenti sarebbe svenuto e io non lo trovai così attraente come nel ritratto.

Non mi sento molto bene ma devo festeggiare, tutti si aspettano che festeggi e lo farò, ora non mi resta che questo.

Matrimonio, ci fu una messa, uno scambio di anelli e la nostra firma su un registro, ma quello non fu un matrimonio, non fu niente; ricordo ancora le sue lacrime di vergogna emntre eravamo di fronte al povero arcivescovo di Canterbury che era così imbarazzato.

E la notte, vorrei poterla dimenticare, ma l’umiliazione brucia ancora a distanza di vent’anni: io che lo aspetto a letto tutta la notte e lui che stramazza ubriaco sul tappeto dopo essersi ubriacato. Che vergogna quel giorno, quanto mi sono vergognata, per me perché non ero come Mrs Fitzherbert che allora non conoscevo e per lui perché era un ipocrita e un falso.

Accadde solo la mattina successiva, e la prima e unica volta, poi non volle più avere nulla a che fare con me. Non ero bella, non ero graziosa come le dame di Londra e non ero intelligente come loro, ma ero sua moglie e avrebbe dovuto mostrarmi un minimo di rispetto, rispetto che non ho mai avuto da lui.

Charlotte, la mia piccola Charlotte, la mia bambina, fu concepita quella mattina, e mi hanno portato via anche lei, tutto mi hanno portato via. Sua madre mi trovava detestabile, re Giorgio era folle e le sue sorelle e i suoi fratelli mi trovano stupida e rozza, lo so bene, tutta la famiglia reale mi disprezza tutt’ora mentre preferivano Mrs Fitzherbert, ma è lei la vera moglie del re, non io, lei.

Mi ha portato via prima i miei gioielli, per regalarli a quella sua amante, la figlia del vescovo irlandese, e poi mi ha confinata lontana da Londra, perché non voleva più vedermi.

Forse ho esagerato, ma era l’unica soluzione, se lui mi isolava dalla corte io ero libera di divertirmi, almeno così credevo. Nulla di scandaloso, ballavo, indossavo abiti particolari e mi piaceva flirtare ma era qualcosa che facevano tutti e mi divertivo, lui aveva al suo fianco Mrs Fitzherbert e l’altra, eppure non gli bastava avermi allontanata, voleva anche distruggermi.

   
 
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