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Autore: sakura18    24/03/2014    1 recensioni
dopo la morte della madre in un incidente stradale, rosy va a vivere dal padre in montagna a caponotte. un paesino in mezzo al bosco. una nuova scuola. una nuova vita. nuovi amici. era tutto troppo perfetto fin chè all'ora di arte rosy disegnò un ragazzo che non aveva mai visto. questo ragazzo si chiama sakurai hiroki. la sua vita cambiò. qualcuno cerca di ucciderla.
questa è una storia di vampiri, licantropi e angeli una lotta eterna tra bene e male. chi vincerà?
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rosy

 
   -ma… papa! Perché?- rimasi in piedi davanti alla cucina con le mani sui fianchi. Mio padre era dietro il bancone a tentare di preparare la cena. Anche se ora non faceva un bel niente a parte litigare con me.
   -perché ho detto no! Non ho intenzione di cambiare idea- sbuffai. Non è assolutamente giusto.
   -ma ora sto bene! Non vedi! Sto in piedi, la febbre è passata e anche il mal di stomaco.- le contai sulle dita. Ora l’unica cosa che provavo è solo rabbia.
   -te lo ripeto un ultima volta. Tu. Domani. A scuola non ci vai. Punto- sbuffai un'altra volta. Non capisco, perché non posso andarci? È una cosa ingiusta! Io domani ho anche una verifica! Capisco che sono stata male, però ora è passato!
   -ma perché!?- mi lanciò un’occhiata omicida, indietreggiai di due passi.
   -perché sei stata male e non voglio che torni a scuola così presto. Il discorso è chiuso. Vai a sederti che è pronto- non che non voglio stare a casa, ma facendo così non posso vedere Hiroki. E comunque ho davvero una verifica domani! A cui posso mancare tranquillamente una volta. Perché non ho una sufficienza almeno nella materia di chimica? Magari se sapeva che avevo un brutto voto e quella era un opportunità per alzarlo, magari mi avrebbe fatta andare a scuola.
   Mi sedetti e mio padre mi servì un piatto di riso in brodo. Ma che..?
   -papà, perché mi ha preparato del cibo da ospedale? Spero che il sapore però non sia lo stesso- immersi il cucchiaio e ci soffiai sopra. 3. 2. 1. Come sospettavo. Il sapore è peggio di quello dell’ospedale.
   -e dai! non è così male. E cosa più importante: ti fa bene- si portò una mano allo stomaco. -ti fa bene qui-
   -però non è giusto. io sto mangiando un piatto di riso in brodo e te sei davanti a me che ti mangi una fiorentina con il purè! Io penso che lo hai fatto apposta- iniziai a mangiare il mio piatto da ospedale. Mio padre mi fece la linguaccia. Si sta comportando come se il litigio di prima non ci fu mai stato. Facendo così però mi innervosisce ancora di più.
   Alla fine lasciai il piatto mezzo pieno e me ne andai in camera augurando la buonanotte a mio padre.
   Mi tuffai tra le coperte del mio letto. Comunque non lo trovo giusto. però non ha tutti i torti, sono stata davvero male, è ovvio che vuole che rimanga a casa. Ah! Ho fatto solo un scenata e non ho neanche ragione! Che caldo! Magari è meglio se apro un po’ la finestra. Ah così è molto meglio! Un folata di vento mi accarezzò il viso spettinandomi, ma l’unica cosa che mi importava è sentire finalmente dell’aria fresca. Mi sentivo bruciare da dentro. Un fuco che mi bruciava dall’interno. Ma fortunatamente ora si era spento.
   Non so per quanto rimasi davanti alla finestra all’aria fresca, ma a quanto pare abbastanza, quando riaprì gli occhi davanti a me vidi un viso che conoscevo bene. Gli sorrisi e lo lasciai entrare.
   -come ti senti?- ci sedemmo sul letto. Sono in camera da letto con… Hiroki? Davvero? Oh mamma. Io annuì alla sua domanda.  -meno male. Ci sei mancata a scuola. Soprattutto a me- mi guardò intensamente. Mi sentivo come se mi stesse guardando l’anima. Ma non riuscivo a distogliere lo sguardo da lui. Mi posò una mano sulla guancia e si avvicinò cautamente a me. Schiusi le labbra e aspettai di ricevere un suo bacio, ma non accadde. Mi baciò la guancia e appoggiò la fronte contro la mia, guardandoci e sorridendoci. Sì, mi piace davvero tanto, anche se  l’altra volta si è comportato male. Giusto! l’altra volta. Mi allontanai improvvisamente lasciandolo di sasso.
Non potevo passarci sopra. Era stato molto freddo, era stata una reazione molto strana. In fondo era solo una domanda, poteva rispondere sì o no.
   -che succede? Stai male di nuovo?- chiese preoccupato. Mi prese per le spalle e chinò la testa per guardarmi negli occhi. visto che tenevo lo sguardo basso. Quando lo guardai, vidi che era molto preoccupato dalla mia improvvisa allontananza. Sarebbe meglio tranquillizzarlo.
    -no. Sto bene è solo che…-
    -solo che…?- andava davvero bene chiedere una spiegazione? E se si sarebbe arrabbiato? E se cominciassimo a litigare? E se dopo quella litigata ci lasciassimo? E se… aaa! Ora basta! Smettila di essere così insicura e buttati! Lui ha sbagliato no? Ti ha fatto del male no? Sì me lo ha fatto. E allora fatti dare delle spiegazioni e se si dovrà litigare litigherete, ma te non ti farai mettere i piedi in testa. Non ti farai sottomettere da nessuno. Mi sorpresi di aver pensato a quelle cose. Sembrava che fosse un’altra persona. Però devo ammettere che ha ragione. Devo buttarmi.
   -ecco… l’altra volta quando ero a casa tua..- cambiò espressione. Era teso, come una corda di un violino. Avevo paura che se avessi detto qualcosa la corda si fosse rotta e quindi lui si sarebbe arrabbiato. Ma andai a vanti correndo il rischio. -ti ho chiesto se i licantropi esistono, ma tu non mi hai risposto e mi hai riportata a casa senza spiccicare una sola parola. Perché avevi reagito così? Perché non mi avevi risposto? Mi stai nascondendo qualcosa?- a ogni domanda mi avvicinai ancora di più. Eravamo di nuovo molto vicini, i nostri nasi si sfiorarono quando lui sussultò dalla mia vicinanza inaspettata. Volevo assolutamente le risposte, ma lui non sembrava stare molto bene, era molto pallido e gli vidi scivolare una gocciolina di sudore sul lato sinistro del suo viso. Era nervoso, agitato, si guardava attorno. Per un attimo mi sembrò di avere davanti a me un animale selvatico messo alle strette e cercare un nascondiglio in più fretta possibile. E finalmente diventò “normale” ritornò Hiroki non più quell’animale impaurito. Aveva  una sguardo deciso, non era più pallido, mentre lo guardavo mi sentì bene. Mi sembrava che una palla di luce gialla mi entrò nel corpo e mi riscaldò. Sentivo la pace, la tranquillità, felicità. Mi sentivo davvero bene e con se portò via la rabbia, la preoccupazione, Hiroki mi sorrise facendo comparire quella fossetta che tanto mi piaceva e che mi faceva impazzire. Ricambiai il sorriso, volevo avvicinarmi ancora di più, volevo toccarlo, volevo baciarlo, volevo che mi abbracciasse. Mi avvicinai ancora di più e lui si allontanò, non poté andare più da nessuna parte quando arrivò alla testiera del letto. ora lui era steso, mi avvicinai e mi stesi sopra di lui annullando tutta la distanza che ci separava, lui mi cinse la vita con le sue braccia e cominciammo a baciarci. Non so se era quella strana sensazione che mi ha invaso prima ha farmi fare questo, ma non era quello che volevo fare. Non del tutto almeno. Non volevo finire in questa situazione, e non riuscivo a uscirne.
   I baci si fecero più passionali e le sue carezze aumentarono di intensità. Prima mi cingeva la vita ora la stringeva, senza farmi troppo male. Poi salì su per la schiena sotto la maglia. Poi, però si fermò improvvisamente. Mi prese il viso tra le mani e mi guardò, interrompendo il bacio.
   -non… non possiamo Rosy. Non ora.- ero assolutamente d’accordo, io annuì. Dopo quello che è appesa successo come potrei parlare? -hey, ti va di fare un giretto?- 
   
   E con “giretto” ovviamente intendeva volare. Al buio. E ancora peggio: ero in pigiama! Non ha voluto sentire obbiezioni, non ha voluto che mi cambiassi, non ha voluto nemmeno che mi mettessi la tuta. Però uscire mentre ero in pigiama… che colpo basso.

   Volammo… da qualche parte, non vidi niente quindi mi affidavo completamente a lui. L’unica cosa che riuscivo a vedere, se alzavo la testa, era la mezza luna insieme alle stelle. Questa notte era davvero un cielo stellato come quello dei film. Molto romantico. Mi lasciai abbandonare dalla brezza della notte, dalla tranquillità e dal rumore che facevano le ali di Hiroki.  E mi addormentai sulla sua schiena.
 
 
Hiroki
 
   Stavamo volando sul mare quando mi accorsi che Rosy si addormentò. Forse avevo usato troppo l’ hikari, non le faceva un bell’effetto su di lei. mi ha davvero sorpreso quando mi ha messo con le spalle al muro con quelle domande, non potevo fare altro che usare la luce per calmarla. Non… è meglio che non sappia tutto adesso. Scoprire la verità ora la scombussolerà, sapere che i licantropi esistono la manderà su di giri e vorrà sapere tutto su di loro. E sapere la loro vera identità, il loro vero carattere, quello che fanno e quello che erano la rattristerà. Volevo davvero dirgli il perché l’ho baciata in quel modo e subito dopo l’ho portata a casa, ma non posso mica dirle che i licantropi sono malvagi e baciandola e “colpirla” con l’ hikari le lascia un marchio. Già forse con l’ultima cosa ho sbagliato. Ora ogni creatura che incontrerà saprà che sta insieme ad un angelo, e non a un angelo normale, ma ad un pezzo grosso. Ah, cosa posso fare? chissà se c’è un modo per cancellare il marchio? Anche se preferirei che rimanesse così, almeno quello stupido lupo biondo non le metterà le zampe addosso, mi viene il voltastomaco. Il modo in cui la guardava.. sembrava che stesse aspettando una bistecca, e ovviamente la bistecca era lei. Questo è l’unico modo che conosco per proteggerla. Proteggerò Rosy a tutti i costi. Con tutte le mie forze, fin ché sarà con me sarà al sicuro.
   Continuai a volare per un'altra oretta. L’aria del mare poteva farle solo bene, ma era meglio se tornava nel suo letto. letto? aah! No! Non devo pensarci! Devo togliermelo dalla testa. Stupido effetto collaterale della luce. Bhè almeno già da domani mattina non si ricorderà più di quello che avremmo potuto fare. Per fortuna.
   Atterrai davanti al letto e la misi sotto le coperte. Mi inginocchiai e le accarezzai la guancia, spostandole dietro l’orecchio una ciocca di capelli rosso fuoco. Mi accorsi di sorridere, mi portai una mano davanti alla bocca per far sparire il sorriso. Riportai la mano sulla sua guancia e la baciai. Poi mi spostai al suo orecchio.
   -buonanotte, Rosy- le sussurrai. Le diedi un ultimo bacio sulla guancia e mi tuffai nell’oscurità.
 
 
Rosy
 
   I giorni passarono e ogni notte mi vidi sempre con Hiroki, appena salivo in camera augurando a mio padre la buonanotte, Hiroki ogni volta mi accoglieva con il sorriso accompagnato dalla fossetta. Poi mi portava sul tetto e lì restavamo gran parte della notte a chiacchierare fin ché non mi sarei addormentata. Di solito crollavo verso l’una. E ogni mattina mi risvegliai sempre nel mio letto sotto le coperte e con una bellissima sensazione all’orecchio e alla guancia. Mio padre era sempre all’idea di non farmi andare a scuola. E con mia grande sorpresa ogni giorno a casa c’era Lorenzo. Passavo la mattinata con lui, chiacchieravamo, ridevamo, scherzavamo. Ma il momento migliore era la sera. Ah, ovviamente le mie amiche mi venivano a trovare subito dopo scuola per un ora, per poi tornare a casa e insieme a loro c’era anche Mattia, mi rendeva felice vederlo, lui non sembrava per niente triste, neanche quando ha sorpreso me e Hiroki baciarci in cucina, aveva sempre il sorriso sulle labbra, chissà. Magari avrà trovato una ragazza? Ogni volta che glielo chiedevo lui non mi rispondeva. Cambiava sempre argomento.
   Ieri pomeriggio i mei amici mi portarono una bellissima notizia: Vanessa se era ritirata da scuola, è la notizia più bella che potevano darmi. Rimasi di ottimo umore per tutto il giorno. Soprattutto alla sera. Hiroki si presentò nella mia stanza –come ogni sera- con in mano un mazzo di rose rosse e un peluche strano. Sembrava una polpettina rosa con due righe nere verticalmente. Accettai felicemente i due regali, le rose le misi sulla mia scrivania, domani mattina sarei sgattaiolata in cucina a prendere un vaso. E il peluche lo tenni stretto a me. Quando me lo avvicinai al viso scoprì che aveva il profumo di Hiroki. Sapeva di miele e -sembra strano ma è così- di luce, un profumo buonissimo.
   Quando finalmente mi accorsi che stavo annusando quel peluche da troppo tempo da far scoppiare a ridere Hiroki, lui mi disse che era un Dango. Faceva parte di un anime –cartone Giapponese- chiamandosi Clannad mi raccontò tutta la storia e la trovai davvero molto romantica e drammatica. Quindi questo è un Dango he? Lo guardai e dopo aver saputo la storia mi piacque ancora di più. Questo era solo uno dei tanti Dango, da questo momento ne avrei collezionati molti. Assolutamente. Vorrei avere il Dango blu e quello piccolo così avrò la famiglia di Clannad.
   Come sempre quando mi addormentai, mi mise sotto le coperte con tra le braccia il peluche.
 
   Mi svegliai malissimo. Non sentivo niente, ma sapevo che c’era qualcosa che non andava in me. Mi alzai lo stesso e uscì dalla stanza per andare a prendere un vaso per le rose. Appena chiusi la porta della camera vidi uscire dalla sua mio padre. Dalla sua reazione dovevo avere una faccia spaventosa. Appena mi vide sbiancò e sgranò gli occhi talmente tanto che avevo paura che potessero uscirgli dalle orbite. E lì sentì il dolore allo stomaco. Oh no, non di nuovo. questa volta ci rimango, di sicuro questa volta ci lascerò le penne. La testa cominciò a girare vorticosamente, vidi dei puntini neri e la febbre ritornò. Penso di avere un tumore al pancreas. Se devo morire vorrei morire subito senza sofferenza. Lasciai la maniglia della porta e avanzai di qualche passo verso mio padre. -papà.. non.. mi sento.. ben..- per poi crollare a terra priva di sensi, e lasciai che il dolore e il buio mi inghiottisse.





ciao a tutti spero che questo capitolo vi sia piaciuto! a me molto, e penso che il prossimo sia meglio spero) ci vediamo al capitolo 10! 
  
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