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Autore: Marcuc    25/03/2014    10 recensioni
La mia seconda FF si concentrerà sulla nuova generazione! Spero vi piaccia!
Dal Prologo
Rose e Albus si trascinavano i bauli per il corridoio dell’Espresso di Hogwarts, facendosi largo tra la moltitudine di passeggeri tenendosi per mano, molti li additavano, altri li osservavano in silenzio, ma loro non ci badarono mentre cercavano uno scompartimento libero.
Rose, accidentalmente, pestò il piede a qualcuno senza accorgersene e passò oltre.
-Chi mi ha pestato il piede?- ruggì una voce alle spalle di Rose.
Si voltò verso il ragazzo che aveva parlato e gonfiando il petto disse senza paura:- Io, è stato un incidente.- guardava dentro gli occhi azzurri di un ragazzetto biondo, della sua età, visto che non portava lo stemma di nessuna Casa sulla sua divisa nuova, il padre glielo aveva indicato poco prima al binario.
- Io chi? Voglio il tuo nome.- Disse ghignando alla volta di un amico con la pelle scura.
- Rose Weasley.-
Il ragazzo impallidì immediatamente e il suo amico lo tirò per la manica della divisa dicendo:- Scorpius, andiamo, non è il caso di farci nemica la figlia della Mente. Sicuro che il cervello lo ha ereditato dalla madre.-
Rose ridacchiò e Albus con lei, mentre li guardavano allontanarsi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Ragazzi eccomi! Pubblico sempre ad orari assurdi, lo so, mi dispiace! Comunque voglio ringraziarvi delle recensioni tempestive e appassionate che mi avete lasciato al capitolo precedente, prima o poi riuscirò a rispondervi =) Le faccio leggere sempre al mio ragazzo, grata e fiera, lui dice che devo smetterla di farvi piangere! Ahaha  Forse ha ragione, ma, per motivi di trama, temo che dobbiate soffrire ancora per un po'. Però posso promettervi che la mia storia, anche questa, avrà il suo lieto fine. Giuro! Sono comunque contenta che vi appassionate così a ciò che scrivo, che possiate viverla come la vivo io e come accade a me con certe storie! Grazie ancora.
So che per questo capitolo mi odierete abbastanza, che sembra che Ben abbia la meglio... in effetti avrà la meglio, ora... ok, è uno spoiler, ma non dovete allarmarvi troppo. Per farmi perdonare vi dico che dovrete subirvi solo altri cinque o sei capitoli in cui desidererete torturarmi e uccidermi, e avrete la mia comprensione, ma poi tutto finirà come volete che finisca. Sono una donna fedele anche nella scrittura e, per quanto sappia che vi spezzerò il cuore (mi addolora!), la trama è già stata partorita dal mio cervello sadico e cattivo e devo tener fede, o non ci dormirò la notte, mi sentirò in colpa nei confronti di me stessa e poi dovrò andare in conferenza stampa a smentire come ha fatto la Rowling con la coppia Ron/Hermione. Vabbè, la finisco di dire idiozie, capitemi, sono le cinque del mattino e io ho passato le ultime otto ore a scrivere ignorando le fatiche della giornata.
Siate pazienti, arriveranno tempi migliori per i nostri eroi!
Un bacio,
Sa'





Duelli verbali







Dire che tutta quella situazione fosse dolorosa per Rose era un eufemismo. Si sentiva tradita in tutti i modi in cui una donna si poteva sentire tradita. Tradita dalla persona amata, che aveva pescato nel mazzo delle sue amiche per rifarsi una vita. Tradita da una amica, che le aveva taciuto tutto, pur sapendo tutto. Tradita dai cugini, sicuramente informati degli sviluppi della loro storia. Tradita dalla madre, con cui quel ragazzo aveva lavorato, che era stata sicuramente invitata alle nozze.

Improvvisamente si sentì la persona più sola al mondo, improvvisamente tutti i legami che aveva con l’Inghilterra si erano recisi irreparabilmente. Come poteva scrivere alla madre senza chiedere spiegazioni sul suo silenzio? Come poteva evitare l’argomento con Albus che aveva preferito il legame di amicizia con Scorpius a quello di sangue che aveva con lei? Come poteva considerare Elen la stessa Elen che le si era avvicinata il primo giorno di scuola per chiederle di occupare il letto accanto al suo?

Ma poi come era successo? Cosa era successo? La sua lontananza era bastata per far dimenticare a tutti la sua esistenza? Perché avevano sprecato pergamene intere per dirle della fioritura eccezionale delle rose in giardino, ignorando la notizia del suo amato che si stava per sposare con la sua migliore amica?

Elen aveva proprio una bella faccia tosta. Tutti quei caffè a Diagon Alley, quando era tornata, senza dirle una sola parola di quello che stava tramando. Tutti quei “mi dispiace” quando le aveva raccontato della decisione presa riguardo a Scorpius. Avrebbe dovuto immaginarlo che c’era qualcosa sotto, avrebbe dovuto capirlo che non gli stessero dicendo qualcosa di importante. Sperava forse che non lo avesse mai scoperto?

E il suo cuore in quel momento era gonfio di rancore e dolore, l’aria le mancava, la testa le girava. I suoi occhi erano pesti e non riuscivano a far uscire quelle lacrime che premevano tremendamente forte, facendole male. Il mondo era fuori da lei e lei era fuori dal mondo, in una dimensione tremenda in cui nessuno sarebbe riuscito ad entrare e da cui lei stessa avrebbe voluto uscire.

Non parlò mentre cercava di raccogliere le forze, ritrovare i giusti canali che conducessero il comando della testa, all’azione degli arti. Era così difficile. E Scorpius non aveva mai smesso di blaterare, seduto al suo fianco aveva fatto la panoramica della sua storia con Elen e in quel momento la stava concludendo con un mare di scuse e futili spiegazioni. Ma lei non riusciva a sentirlo, forse perché non voleva sentirlo. Sapeva benissimo che i dettagli di quello che lui aveva detto l’avrebbero tormentata nei giorni a venire, stringendole le budella nei momenti più inaspettati.

Quando tutti i suoi muscoli risposero finalmente all’appello disperato della sua testa, un appello che richiedeva aria e silenzio, finalmente si alzò, lasciandosi scivolare addosso il lenzuolo senza preoccuparsi della sua nudità. Il senso di pudore si era annullato, non sarebbe neanche riuscita a pronunciare il più semplice fra gli incantesimi, in quel momento.

Andò verso l’armadio, ne tirò fuori capi a caso, sempre in silenzio, con gli occhi di Scorpius puntati addosso e le sue parole a ronzare per la stanza. Quando riuscì a collegare la vista al suo minimo senso di decenza, si infilò la biancheria pulita, un paio di calzoncini e una maglietta, entrambi marchiati. Riuscì persino a legarsi alla vita la cintura con la fondina contenente una pistola e il porta bacchetta a scomparsa. Si infilò gli scarponi con estrema lentezza e poi cercò la sua bacchetta. Inginocchiata sul pavimento la trovò ingarbugliata tra due indumenti che preferì non identificare. La mise al suo posto e andò verso l’ospite senza realmente vederlo.

Scorpius indietreggiò impaurito della presenza di pistole e bacchetta così vicino alle mani di lei. Ma Rose gli porse solo la mano destra, sprovvista di armi, per farsela stringere, gli occhi specchio del vuoto che si sentiva dentro. – Congratulazioni a tutti e due. Spero che Eleonor non si offenda se non verrò alle nozze, sai… qui siamo molto rigidi sulle politiche di visita. Posso tornare solo se riguarda parenti e amici.- Rose non seppe come riuscì a far uscire quelle parole,semplicemente le scivolarono sulle labbra come aria.- Addio, Malfoy.- ma non aspettò che lui stringesse la mano. Girò sui tacchi e uscì dalla stanza.

Percorse il corridoio come un automa, i capelli in disordine, il viso funereo, le labbra esangui, gli occhi persi chissà dove. Aprì la porta del corridoio con gesti rigidi, scese le scale il più lentamente possibile.

Era quasi arrivata alla porta quando la voce di Ben le arrivò alle spalle, la furia che la rendeva più alta di qualche frequenza:- Soldato Weasley!-

Rose si irrigidì ma non si voltò a guardare il superiore, rimase in silenzio, piantata lì, aspettando un nuovo colpo basso.

-Sei in ritardo.- disse Ben. Si stava avvicinando a lei lentamente. Sentiva il cuoio che si posava sulle assi di legno del pavimento, quel rumore si faceva sempre più vicino e lei avrebbe tanto voluto scapparne.

-Sì.- rispose Rose, non aveva la forza di dire altro.

Ben stava per perdere la pazienza, o forse l’aveva già persa:- Come giustifichi questa deplorevole mancanza verso i tuoi doveri?-

Rose inspirò ed espirò con lentezza, sperando che quel gesto le servisse per convincerla a restare piantata lì a rispondere a degli ordini:- Non la giustifico.- disse.- Provvederò a fare un turno doppio per due giorni di seguito.-

-Mi guardi, soldato Weasley.- fu un ringhio.

Rose cominciava già a cedere, le gambe le tremavano, se doveva andarsene da lì non avrebbero retto molto a lungo:- Non posso, signore, devo andare adempiere ai miei doveri.-

-HO DETTO DI GUARDARMI!- urlò lui.

Sobbalzò. Ma perché non la lasciava andare?-Ben, ti prego… lasciami andare via da qui. Rimedierò.- lo supplicò facendo appello all’amicizia che da sempre li legava. Voleva scappare, correre, stremare i suoi muscoli.

Ma lui era troppo furioso per accorgersi di quella nota disperata nella sua voce, per vedere i suoi piedi frementi:- Sarò costretto a prendere provvedimenti. Le sarà negato il permesso di visita per sei settimane, le saranno annullate due settimane di licenza tra quelle che ha accumulato, sarà condotta in cella per due giorni e due notti.- sapeva che stava abusando del suo potere per vendicarsi, sapeva che non poteva farlo, ma lei si era abbandonata tra quelle braccia Serpeverde ancora una volta, rendendogli impossibile formulare una punizione più giusta. Si aspettò una protesta, delle urla,dei pianti, ma non successe.

La ragazza unì i polsi dietro alla schiena pronta ad essere ammanettata. Essere portata in isolamento, in una delle celle, non avrebbe spento la sua frenesia, ma almeno sarebbe riuscita a toglierla da tutti quei doveri che non sarebbe riuscita ad adempiere quel giorno. Le sembrava un buon compromesso.

Ben tentennò, prima di prendere dalla sua cintura le manette, chiedendosi il perché di quella remissività. Ma poi, forse ricordando la rabbia che lo animava, fece altri due passi avanti e con due scatti chiuse i cerchi in ferro sui polsi della ragazza che amava. Stava per sguainare la bacchetta per mandare una comunicazione al secondino di turno quando una voce dalle scale gli fece digrignare i denti.

-Ehi! Ma che è successo?- Scorpius Malfoy stava scendendo per poter andarsene, troppo in anticipo per evitare la scena dell’arresto.- Ha fatto solo dieci minuti di ritardo. Ma che metodi avete qui? Siete dei barbari intransigenti? Se uccide qualcuno che fate? La torturate e poi l’ammazzate?- protestò.

-Ben, portami via, ti prego.- Rose lo sussurrò voltandosi impercettibilmente verso di lui, che la vide in faccia. Il pallore e gli occhi ridotti a due globi neri e azzurri, privi di vita, lo fecero rabbrividire, e gli diedero modo di capire in che stato era, per colpa di chi.

Ben si preparò ad affrontarlo e, prima che potesse pensarci, gli scappò detto:- Se uccide te potremmo anche darle una medaglia e farla avanzare di grado.- era una grave violazione del protocollo, non poteva rivolgersi a quel modo ad un visitatore, soprattutto con il visto dei dipendenti del Ministero. Ma Ben si sarebbe arrestato un milione di volte pur di difendere lei.

Scorpius li raggiunse:- Divertente, Smith. Mi dici perché la stai arrestando? La gelosia ti morde così a fondo da farti venire meno ai tuoi doveri?- gli chiese perfido.

Ben stava per perdere definitivamente le staffe:- Non è tuo compito sindacare su come compio i miei doveri o sulle regole che vigono in questa struttura. Devi andare via o sarò costretto a fare rapporto direttamente al Ministero inglese, vietandoti le visite qui per l’eternità e con effetto immediato.- era un bluff, ma aveva le sue carte da giocare, sapeva tenere testa ai figli di papà come lui.

Scorpius ghignò, era pronto a rispondere a quella minaccia con i fatti:- La richiesta dovrebbe passare dal mio ufficio. Non sarà mai approvata. Sai, sono nel reparto per la Regolamentazione della Legge Magica, Sportello Estero. E’ lì che faccio gavetta. Le tue inutili scartoffie passeranno sotto le mie mani e nessuno saprà che le brucerò con effetto immediato.- disse imitando il suo tono.

Ben rispose pronto:-Che ne dici se invece saranno indirizzate al Capo Dipartimento? Com’è che si chiama? Ah, sì, Hermione Granger in Weasley, e credo che troverò il tempo di descrivere esaustivamente le condizioni di sua figlia dopo la tua visita. Non mi sottovalutare, Malfoy, ho i miei agganci … senza contare che rispondo direttamente al Capo Dipartimento Auror, un certo signor Potter, sposato con una certa signora Ginevra Weasley, che… guarda un po’ il caso… è la sorella di Ronald Weasley, che secondo le informazioni che ho… che tutta la comunità magica ha, è il padre della signorina qui presente. Credo che anche lui avrebbe da ridire sulle condizioni di Rose.-  minaccioso e con un ghigno più ampio di quello di Scorpius.

Si guardarono in cagnesco, cercando di formulare un altro centinaio di minacce; avrebbero dato voce a quello che gli passava per la testa, sarebbero addirittura arrivati alle mani se…

-Basta!- non fu un urlo, ma parve tale. Rose era rimasta lì tutto il tempo, sentendo e non sentendo, ignorata da entrambi, troppo occupati a preservare la sua dignità e la sua felicità e, di fatto, non occupandosene affatto.- Ben, mandalo via e portami in prigione.- lo implorò.

Scorpius ne rimase ferito ma ciò lo rese ancora più agguerrito:- Me ne vado, ma tu verrai via con me.-prese per un braccio Rose senza che il suo rivale potesse far qualcosa per fermarlo.

Ma furono i nervi di lei a scattare a quel tocco, impauriti. Sobbalzò talmente forte che temettero potesse cadere a terra, pietrificata, da un momento all’altro, i suoi muscoli guizzarono e lei strattonò via il braccio dalla presa del ragazzo, lo fece talmente forte che un angolo vivo delle manette le tagliò una porzione di pelle del polso. Il sangue scivolò lungo il palmo, cadendo a gocce frequenti sul pavimento di piastrelle ambrate. Ma non fu solo la vista del rivolo cremisi a lasciare entrambi i ragazzi di stucco. Rose, tremante e sconvolta, si rannicchiò contro il petto del suo superiore, nascondendo il viso tra i suoi muscoli.

Per Scorpius fu come se avesse dichiarato amore eterno al suo più acerrimo nemico che, anche se colto alla sprovvista, strinse la ragazza in un abbraccio protettivo.

Seguirono minuti di silenzio, non totale perché i denti di Rose battevano senza sosta.

Era chiaro a tutti cosa si era appena compiuto: Rose era crollata, i suoi nervi non avevano retto all’ultima devastante novità e si era rifugiata, impaurita da sé stessa e da quello che provava, tra le braccia dell’unica persona accanto a lei che avrebbe potuto proteggerla.

La sua fiducia era stata riposta in Ben, che non l’avrebbe mai tradita, in Ben, che non le avrebbe mai taciuto nulla, in Ben, che era pronto a preservarla da ogni male soprattutto se quel male la macerava dall’interno.

Lui aspettò che si calmasse un po’, accarezzandole la testa con movimenti delicati e sicuri al tempo stesso, poi fece disporre che venisse portata in una delle celle. Uno dei suoi sottoposti, un certo Chris, la prese delicatamente per le spalle e la condusse verso un corridoio. Prima che sparisse al di là della porta Ben le promise:- Mi occupo di lui, poi vengo da te per il verbale.- ma entrambi sapevano che non ci sarebbe stato alcun verbale quel giorno.

Gli occhi verdi del giovane tornarono a posarsi sulla figura di Scorpius, impietrito dalla scena appena vista e quasi sull’orlo delle lacrime. Anche lui stava crollando:-E’ così che le dimostri il tuo amore? Mettendola in carcere?- gli chiese, ritrovando, almeno nelle parole, un po’ di vigore.

Ben incrociò le braccia con una risatina, si passò la lingua sulle labbra come se fosse pronto a gustarsi un pasto succulento:- No, non così.- disse.- Il mio amore glielo dimostro ogni giorno dal minuto in cui l’ho incontrata per la prima volta nella Stanza delle Necessità, quando arrivando tutta eccitata, ha inciampato su un manichino da esercitazione ed è caduta a carponi sul pavimento.- rise ripensando alla scena.- Rideva, così poco preoccupata della prima impressione pessima che aveva fatto, rideva come solo lei può farlo. Ricordo di aver pensato che era la prima volta che incontravo una ragazza così genuina e stupefacente; sono andato ad aiutarla ad alzarsi e poi ci siamo presentati. La sua prima battuta: “Piacere, Rose, o per gli amici indiani: Oca Che Inciampa”.- si grattò una guancia, lasciando indugiare la mano sulla porzione di pelle coperta da una rada barba scura.

Scorpius digrignò i denti, le prime parole che si erano scambiati lui e Rose erano piene di risentimento, non c’era stata nessuna battuta tra loro, nessuna risata. Attacchi e contrattacchi, il giusto riassunto della loro storia d’amore. Ma una Serpe non batte in ritirata senza prima aver tentato il tutto per tutto:- Commovente, Smith, sul serio.- disse ironico.- Ma sei arrivato dopo di me e, ricordati, che se non fosse stato per me, voi due non vi sareste mai conosciuti. E’ per colpa mia che ha iniziato questo programma, per fuggire dal suo amore per me.- era troppo arrabbiato per capire che con quelle parole non portava di certo acqua al suo mulino.

-Io non ne andrei fiero se fossi in te.- gli disse Ben.

-Infatti non ne vado fiero, visto le pessime conoscenze che si è fatta.- sputò queste parole come se fossero veleno e indicando con la mano il ragazzo.

Ma non scalfì la sicurezza del soldato:- E quindi ti ritieni una buona persona per lei, giusto? Io, e quelli come me, sono i “pessimi”, perché non coltiviamo le tue stesse aspirazioni da Purosangue snob.-

-Esattamente.- gaffe.

Il lato perfido di Ben uscì, come degna conclusione di quella diatriba, si dimostrò più informato di quello che Scorpius sospettava:-E, dimmi… come pensavi di poterla conquistare dopo tre anni di insulti e punzecchiamenti? Come pensavi che ci sarebbe rimasta dopo averla costretta a tradire il suo fidanzato? Speravi forse che ti accogliesse a braccia aperte nella sua vita?- ghignò sicuro di aver centrato dei punti dolenti.

-Almeno io non l’ho arrestata.- rispose pronto lui.

Ben si rabbuiò:- E’ come se lo avessi fatto.- ma non chiarì le sue parole, l’altro aveva capito, sapeva che si stava riferendo a tutte quelle volte che le aveva chiesto di rinunciare alla sua vita per lui, l’ultima delle quali la sera prima. – Vuoi sapere come spero di conquistare il suo amore?- chiese.

-Tanto non ci riuscirai.- ma non ne era più tanto sicuro.

Ben ignorò quella sentenza:- Spero che prima o poi si accorga che io ci sono sempre per lei. Che l’aiuto in tutto, dallo zappare la terra, al portare un secchio d’acqua, al cambiarle un turno. Spero che si accorga che sto facendo di tutto perché in questo lavoro lei possa dedicarsi a ciò che le piace maggiormente e a ciò che la rende più orgogliosa. Spero che possa vedere la mia presenza nei momenti più felici come in quelli in cui si sente sopraffatta. Per due anni, da quando ci siamo rincontrati in Africa, sono stato al suo fianco quotidianamente, l’ho seguita ovunque lei volesse andare. So cosa le piace di questo posto, so cosa la spaventa; so leggere nei suoi occhi quando è preoccupata, arrabbiata, pacifica, fiduciosa. Riconosco la sua camminata, la sua risata, il suo pianto. Mi ricordo i nomi dei figli di Saran e conosco tutte le loro passioni, i loro colori preferiti, i giochi che vogliono fare sempre. Dopo aver partecipato ad uno scontro con dei Mangiamorte e aver subito una Cruciatus, l’ho aiutata a raccogliere i cadaveri, seppure non fosse mio compito, ho pregato i miei superiori di mandarmi con lei ad annunciare alla famiglia di Ismael la terribile notizia, l’ho fatto al suo posto quando lei non ce l’ha fatta. Ero fuori dalla casa di Saran quando ha partorito il bambino e sono stata la prima persona estranea al paese, dopo di lei, a prenderlo in braccio.- fece una pausa per poi concludere:-  Non l’ho mai costretta a scegliermi o a scegliere questa vita. Ha sempre fatto tutto da sola e allo stesso tempo lo ha fatto con me. In questo modo le dimostro che l’amo e non mi arrenderò mai… mai.- lo guardò con sfida.

Scorpius abbassò lo sguardo, per la prima volta si sentiva sconfitto, ma provò a replicare ugualmente:- Neanche io mi sono mai arreso, con lei.- suonò tutto come una giustificazione.
Scosse la testa:-Lo hai fatto troppe volte, invece. Anzi… hai fatto di peggio, ti sei sempre messo davanti a lei cercando di convincerla a sparire, ad annullarsi, per dimostrarti il suo amore. Non c’è cosa peggiore in una relazione.-

Scorpius sospirò:- E’ facile parlare quando sei stato selezionato dall’ A.P.E..(ndr. Auror Programma Estero) E’ facile bacchettarmi perché non ho rinunciato alla mia vita per lei, quando tu non sei costretto a farlo.-

Annuì:-Condividiamo una vita e delle aspirazioni, è vero. Ma ti posso assicurare che sarei venuto in Africa a nuoto e avrei vissuto di stenti, pur di stare con lei.-

Ridacchiò per l’assurdità di quelle parole, non capacitandosi del perché una persona possa essere disposta a fare tutto ciò per un’altra:- Mi ha chiesto lei di non farlo. Ho solo rispettato la sua decisione.- mise le mani avanti ma, ancora una volta, suonava tutto come una scusa.

-Sai perché te lo ha chiesto? – non aspettò risposta.- Perché tu non ti sei dimostrato disposto a rinunciare a tutto per lei. Cosa avevi da perdere? Nulla. Eppure non l’hai seguita, te ne sei stato comodo con il tuo nobile culo piantato nelle tue nobili poltrone, a piagnucolare su quanto lei fosse egoista e meschina per non aver scelto te, in alternativa a sé stessa.-

-Io…- ma sapeva di non poter replicare. Era la verità.

-Tu, niente! Ti è stato chiesto di fare una scelta nella vita, lei o te stesso, esattamente come è stato chiesto a lei. Avete scelto di separarvi. A chi puoi dare la colpa del tuo amore sfiorito se non alla tua codardia da Serpe? Forse non l’ami come credi. – ipotizzò alzando le sopracciglia e sciogliendo le braccia.- La differenza tra me e te- gli puntò un dito contro- è che non avrei rinunciato a lei così facilmente, non l’avrei messa nella posizione di formulare un ultimatum. Avrei scelto lei, perché scegliendo lei, avrei scelto anche me stesso.- lo guardò assottigliando gli occhi, cercando di capire se le sue parole avessero fatto effetto, poi continuò:- Hai la fortuna di avere il suo amore e te ne sei stato con le mani in mano, sperando che Rose facesse la prima mossa, sperando che decidesse lei. Bé, lei ha deciso! Ha deciso di andare avanti, di dedicarsi a qualcosa di importante in cui tu non vuoi entrare e in cui tu non entrerai mai, ma non per causa di forza maggiore, ma perché non la consideri un’ opzione valida. Quindi non consideri lei un’opzione valida.  Non ti sei mai accorto dell’incredibile fortuna che hai e che non ti meriti, perché sei ancora così bambino (o così snob, dipende dai punti di vista!) da pensare che tutto il mondo giri intorno a te, che tutto debba andare secondo i tuoi piani. Ultime notizie: non è così! Ci sono anche le altre persone, c’è anche lei che ti ha regalato quello che di più prezioso si può regalare ad un uomo, ciò che io bramo da sette fottutissimi anni e lo hai buttato via senza ritegno. Lasciatelo dire: sei un emerito idiota!- Si voltò, fece un cenno a due dei soldati a guardia del corridoio, si mossero in simultanea andando verso di loro e affiancando Scorpius:- Se rimetterai piede qui sarai considerato un nemico, da me e dalla mia squadriglia. Ora vattene e porta la tua brutta faccia lontano da questi luoghi. E...- si voltò a guardarlo un ultima volta:-… congratulazioni per le nozze.- sparì verso le celle.

Scorpius venne condotto fuori e di lui rimase solo un unico grido:- Roseee!-








 
L’amico di sempre







Rose aveva sentito tutto. Aveva chiesto a Chris di fermarsi con lei nel corridoio, rassicurandolo sul fatto che si sarebbe presa tutta la colpa di quella sosta. Lui aveva accettato controvoglia, appoggiandosi al muro e tenendola sott’occhio, senza prestare attenzione alle parole che risuonavano chiare e nitide attraverso la porta socchiusa.

Dopo che Scoprius fu condotto fuori, Rose si fece accompagnare in cella di tutta fretta. Arrivò solo due minuti prima che Ben comparisse all’ interno  di quella stanza con le sbarre,con una benda, dei batuffoli di cotone e del disinfettante.

La trovò seduta sulla branda, ancora sconvolta, ma con il viso dal colorito più sano. Si guardava il braccio con la ferita, il destro, un po’ di sangue rappreso le incrostava la mano e lei cercava di toglierlo grattandolo via.

-Sese?- la chiamò lui per attirare la sua attenzione.

Quel nomignolo ebbe un effetto rigenerante sulla ragazza, ritrovò il sorriso e una scaglia di pace. Doveva ancora elaborare a fondo ciò che aveva sentito dire, doveva capire cosa significassero per lei quelle parole, quelle grandi dimostrazioni di amore e devozione. Ma per quel giorno di rivelazioni ne aveva avute abbastanza, le ondate di dolore per l’imminente matrimonio di Scorpius con la sua (ex) migliore amica, arrivavano ad intervalli regolari. –Ben.- si alzò e gli fece il saluto militare, ma in quel momento c’era anche la solita nota ironica di quando se lo facevano per strada, prima di tutto quel casino.

-Lascia perdere.- disse lui ridacchiando.- Fammi vedere quel polso.- si accomodarono entrambi nella brandina della cella, seduti molto vicini. Rose gli porse il polso destro e lui, bagnato un batuffolo di cotone con del disinfettante, cominciò a pulire il taglio con delicatezza esaminandolo.- Non è niente di grave, è molto superficiale. Ma siccome non sono bravo a fare magie di questo tipo, ti ci metto una benda, potrai chiedere ad Alexis se te lo sistema.-

Rose annuì mentre lo guardava ripulirle il polso e tutta la mano dal sangue. Era attento, delicato, affettuoso, in quei gesti così semplici:- D’accordo.- sorrise timidamente. –In effetti mi sembrava strano che tu facessi qualcosa con metodi babbani. Raramente succede.-

Anche lui sorrise:- Diciamo che non sono bravo in tutto.- finì il lavoro con la bendatura e fece Evanescere tutti gli strumenti utilizzati, rimanendo seduto lì con lei. –Come stai?- le chiese tornando serio. Riportando il suo sguardo sul viso di Rose, ancora intenta a scrutarlo.

Rose sospirò, tentando di sorridere senza riuscirci:- Non te lo saprei dire. Provo un milione di emozioni, la maggior parte delle quali sono negative. Per ora non voglio pensare, mi farebbe troppo male.- ed era vero, non riusciva a pensare lucidamente, non riusciva neanche a sentire il suo corpo. Il taglio che si era fatta era stato del tutto indolore per lei, a malapena si era resa conto delle mani sporche di sangue. Erano successe troppe cose e troppo in fretta ,e lei avrebbe fatto di tutto per non pensarci in quel momento.

Ben capì e annuì. Poi allargò le braccia e se la tirò a sé. –Vieni qui.- E non ci fu gesto più giusto in quel momento.

-Grazie.- gli sussurrò affondando il viso tra il mento e la scapola di lui.

-Per averti arrestato e dato una punizione sproporzionata alla tua trasgressione?- ridacchiò.

Rose riuscì a far uscire una risatina, anche se gli angoli della bocca non collaborarono:- No…- fece una lunga pausa poi, sospirando, disse:- Grazie, per essere Ben.-

-E’ un piacere.- sorrise posando un bacio sulla nuca di lei.

Rimasero un po’ in silenzio, abbracciati, ritmando i loro respiri, beandosi dei loro rispettivi odori che si univano in una sola fragranza. Rose era tranquilla, per la prima volta nella vita riusciva a non pensare, a non ragionare, a non cercare soluzioni. Perché oramai il danno era fatto, perché oramai la sua fiducia era riposta solo in quel ragazzone bruno che la stringeva a sé come a non volerla più lasciare. L’avevano tradita tutti, tranne lui.

Ben le sciolse la coda scomposta in cui i capelli di lei erano malamente raccolti dalla sera prima, le passò una mano nel mare rosso fuoco della sua chioma, tenendola sempre stretta a sé, e poi disse:- Hai sentito tutto, vero?- ne era sicuro. La conosceva troppo bene per credere che avesse permesso a Chris di portarla in un luogo dove non avrebbe potuto cercare di capire, anche se stava soffrendo.

Rose non pensò di mentire, non a lui:- Sì.-

-Ok.- lo aveva sentito annuire.

-Non sono arrabbiata.-

-Lo so.- il suo cuore aveva accelerato, Rose poteva sentirlo dalla giugulare, distintamente, mentre lavorava frenetico per tenere il passo con le emozioni che gli attraversavano il corpo.

Il silenzio scese ancora, ma era un silenzio diverso, pesante, carico di tensione e attesa.

Rose lo ruppe:- Hai fatto tanto per me.- portò la mano al suo petto e con la punta delle dita cominciò a disegnare ghirigori sulla maglietta bianca dell’amico.

-Solo perché volevo farlo.- disse portando la sua mano su quella di lei, stringendogliela e intrecciandola, e lei l’accolse con tutto ciò che quella stretta poteva significare per lui.

Sospirò:- Non me lo merito.-

-Questo sta a me stabilirlo.- sentenziò.

-Perché hai lasciato che ignorassi tutto? Perché non mi hai detto prima…-

Fu Ben a sospirare:- Sapevi tutto quello che ti serviva sapere. Se non l’hai capito prima significa che per te, quei gesti, rappresentavano altro.- intrecciò un dito ad una ciocca dei capelli di lei.

-Mi dispiace…-

-Non dovresti dispiacerti, non è mica una colpa.- fece un mezzo sorriso che solo il muro bianco davanti a lui poteva vedere.

-Ma magari lo è. Avrei potuto ringraziarti.-

L’allontanò da se e le afferrò le spalle, fece in modo che i loro occhi, così diversi, si incontrassero:- Mi ringrazi ogni giorno, Sese, mi ringrazi anche solo rivolgendomi un sorriso, mi ringrazi accettando quell’aiuto che ti offro. Mi ringrazi fidandoti di me. Io non voglio altro, se non vederti felice.- le accarezzò il viso portandole un ciuffo di capelli dietro all’orecchio. – Non voglio che… tu sia così disperata come ti ho visto stamattina. Mi piace quando ridi, quando giochi con i ragazzi, quando culli Ismael e gli sussurri parole dolci. Prima… è stato terribile per me quanto lo è stato per te. –

Rose abbassò lo sguardo:- No, non credo.-

Ben le sollevò il viso, voleva che almeno i loro sguardi restassero uniti:- Puoi credermi, invece. Se fosse accaduto a me avrei anche potuto sopportarlo, andare avanti, ma il fatto che sia capitato a te mi fa… sentire impotente. Non posso tornare indietro, non posso evitarti di soffrire, e non posso evitare che tu soffra ancora per questa storia, e mi fa imbestialire. Amo te e i tuoi sorrisi, oggi sembrava davvero che non avrei più potuto rivederli.- con la punta dei pollici le toccò gli angoli della bocca, proprio quelli che voleva vedere sollevarsi in un sorriso, ma non lo fecero.

Gli occhi di Rose si inumidirono, ma le lacrime non riuscirono a varcare il confine della rima delle palpebre inferiori. Preferivano restarsene lì, a ciondolare, a ricordarle che prima o poi avrebbe dovuto affrontarle, farle uscire tutte quante, per poter accettare. Perché in quel momento non poteva far altro che trattenere tutto. Ma, come diceva sempre zio Harry, come prima di lui aveva detto Silente: “capire, è il primo passo per accettare e, solo accettando si può guarire.” Un percorso che in quel momento proprio non riusciva a compiere, un percorso in cui la prima tappa non era decisamente raggiungibile.

Non capiva.

-Non so se riuscirai a vederlo presto, il mio sorriso.- disse a Ben.

Le accarezzò la guancia:- Non ho fretta... ma ho anche i miei assi nella manica.- era serio e scrutava il suo volto, preoccupato.

-Forse la partita è persa in partenza.- gli disse.

Ben sorrise impertinente, con la faccia di qualcuno che aveva davvero qualcosa di valido da utilizzare per vincere. –Ho una buona notizia, nessuna cattiva. Procederò nell’illustrartela se mi prometti di lasciarti trasportare da una eventuale gioia che credo ti invaderà.-

Lei annuì:- Lo prometto.- era un buon compromesso sorridere per qualcosa, anche se non ne aveva così tanta voglia, in qualche modo le sarebbe servito a rendere meno dolorosa le prossime ore dentro la cella.

-Bene.- le prese le mani:-: Alan, Ian e una squadriglia di altri tredici ragazzi verranno trasferiti qui fra quindici giorni. Questa squadriglia comprende anche Rebecca, l’altra del vostro trio di insopportabili gallinelle tuttofare.- disse senza l’intento di offenderla, le chiamava sempre così.

Rose spalancò la bocca e in quel momento si sentì davvero felice di quella bella notizia. Rebecca Mosetti era un Auror Estero italiano, si erano incontrate il suo primo giorno in Africa e, come era accaduto con Annabel, si erano subito intese alla perfezione. Loro tre si erano incatenate in modo indissolubile, e, in quell’anno in cui era rimasta a Kericho, facevano tutto insieme, arrivando persino a dividere una delle stanze da letto più grandi al Quartier Generale. Tra la moltitudine di ragazzi e le poche ragazze erano spiccate per un gran senso del dovere e le grandi capacità collaborative. Quando Rose aveva deciso di trasferirsi nella cittadina di Shinyalu, Rebecca non aveva potuto seguirla, era rimasta ferita gravemente nello scontro con i Mangiamorte, era ancora in convalescenza quando si erano salutate con la promessa di rincontrarsi un giorno. Quella separazione le aveva fatto tanto male quanto quella con i suoi famigliari. E quel giorno, quello per rincontrarsi, era arrivato, arrivato sul serio. –Davvero stanno venendo qui? Dici sul serio?- gli chiese incredula, il viso improvvisamente illuminato di gioia.

-Davvero! Mi hanno mandato una comunicazione questa mattina dal Quartier Generale, Alan è salito di grado, anche lui, e sarà a capo con me di tutta la squadra.- era soddisfatto, era riuscito nel suo intento, e lo capì quando finalmente un sorriso sincero e aperto spuntò sul viso della ragazza che si gettò su di lui abbracciandolo.

Rose si sentiva felice, almeno in parte:- Non vedo l’ora di rivedere Rebby, mi è mancata tantissimo! Grazie per questa bella notizia!- gli disse affondando il viso nella sua spalla.

Lui rise:- Sese, Nene e Bebe di nuovo insieme!Avremo bisogno di uno psichiatra per reggervi!-

Rose rise:- Sono davvero osceni questi soprannomi che ti sei inventato, te l’ho mai detto?-

-Un centinaio di volte, forse due.- le accarezzò i capelli.- Comunque ho vinto!-

Il sorriso si spense:-La battaglia non la guerra! Non durerà molto… appena te ne andrai dovrò vedermela con me stessa e non me la sento proprio, ora.-

-Allora vatti a dare una sistemata, Saran ti sta aspettando.- le disse alzandosi ed allungando una mano verso di lei.

Rose lo guardò sbalordita:- Ma… la mia punizione…-

-Direi che non mi sembra il caso di fartela scontare adesso. Non ho redatto un verbale e non voglio che tu stia in prigione dopo ciò che hai passato. Qui le regole le faccio io.- disse con finta aria autoritaria.

Lei prese la mano al ragazzo con uno sguardo pieno di gratitudine, le stava dando un’altra dimostrazione di quell’amore di cui aveva parlato con Scorpius. –Fammi almeno fare un doppio turno, mi aiuterà a non pensare e a non sentirmi una privilegiata.-

-D’accordo.- le concesse lui.

-Grazie, Ben.- si alzò e andò verso la porta della cella, rimasta aperta dopo l’ingresso di Ben. Nel corridoio nessun secondino di guardia.

-Figurati, Sese.- le riconsegnò la bacchetta e la cintura con la pistola.

Rose sorrise ancora, andando verso l’uscita di quella gabbia, si fermò sulla soglia e prima di salutarlo azzardò un’ultima richiesta:- Potrei… cambiare stanza?- lo disse tentennando un po’.

Annuì:-Darò ordine che sia pronta per il tuo rientro.-

-Grazie.- fece per uscire poi ci ripensò, voltandosi ancora verso il ragazzo, fermo al centro della cella.- Prepara il contratto decennale, stasera firmo, come d’accordo.-
  
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