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Autore: moni98    25/03/2014    2 recensioni
LARRY
Buongiorno.
E' la mia prima fanfiction, quindi siate clementi! Essendo da poco una fan dei One Direction ho cercato di essere il più informata possibile, se mi è sfuggito qualcosa, scusatemi.
Ora veniamo alla fan fiction. Dico subito che è Larry, quindi, chiunque non ci creda, è pregato di non offendere. E' incentrata soprattutto su Louis in un ipotetico futuro in cui gli One Direction si sono sciolti e Louis e Harry non si vedono più.
Buona lettura!
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Lemon | Avvertimenti: Incompiuta
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Louis aveva visto mille volte ridere Harry, ma mai come quella volta in cui, dopo essersi svegliato, aveva avvicinato il suo viso a quello di Louis, gli aveva sorriso e lo aveva baciato sulla punta delle labbra.
Quel bacio, Louis, lo aveva assaporato per bene, e non ne aveva mai ricevuto un altro simile. Era allo stesso tempo, amaro come il passato, ma dolce come il futuro, pizzicava le labbra, ma le lasciava più delicate che mai, ne avrebbe voluti altri e cento come quello, ma in realtà sperava di non riceverne mai più.
Poi una carezza.
Poi un bacio.
Poi una carezza.
Due baci.
Altre carezze.
“Non essere così affettuoso, che poi mi abituo.” Gli disse sorridendo Louis.
Harry non rispose. Sembrò non sentirlo, o non volerlo sentire.
“Che fai, ti hanno mangiato la lingua?”
Harry non pronunciò neanche una sillaba.
“Ho capito. Non vuoi parlare. Allora continua, che mi stava piacendo ciò che facevi.”
Harry chiuse gli occhi.
“Che succede? Ti gira la testa? Hai sete?”
Harry scosse la testa, come per dire sì, che aveva una sete terribile, ma non una sete qualsiasi, una di quelle che può essere soddisfatta solo con l’acqua frizzante, perché no, l’acqua liscia non lo dissetava nel modo in cui lo faceva l’acqua frizzante, ed era proprio quella che voleva, anche se non ne aveva a casa, ed era domenica e l’unico negozio aperto era lontano da lì.
Questo Louis non lo capì immediatamente, ma quando intese quello che Harry voleva, si precipitò fuori per comprargli quella benedetta acqua e non lasciarlo mai più solo.
 
Fece una corsa al supermercato con il fuoristrada nero parcheggiato sul marciapiede, comprò due casse di acqua frizzante, pagò e le caricò in macchina con non poca fatica. Louis aveva le braccia deboli e i bicipiti poco sviluppati. Ma a lui non servivano quei muscolo finché avrebbe avuto Harry, perché aveva già stabilito il suo futuro fin da quando lo aveva conosciuto, come le bambine sognano il loro matrimonio, così Louis sognava la sua vita con Harry. Sì, perché Louis era un fottuto romanticone. La casa grande, con lo steccato bianco e il prato verde, la soffitta piena di ricordi, la vigilia di Natale con tutti i parenti e poi quando se ne vanno comincia la vera sorpresa, la pelle bianca di Harry che diventa meno liscia, ma lui non è mai stato così bello, perché lui è il suo Harry ed è suo da sempre e sarà suo per sempre.
L’appartamento che aveva affittato Harry non sembrava neanche così squallido come gli era sembrato le prime volte che era stato lì. Il grigio del portone sembrava meno grigio, e la muffa sulle pareti quasi profumava. Era tutto così bello per Louis perché non poteva essere altrimenti.
Aperta la porta, quella non sembrava neanche la casa di Harry, per quanto era immersa nel silenzio totale. A Louis piaceva il silenzio, ma non quel silenzio.
La prima cosa che fece, fu chiamare Harry ad alta voce. Ma quello non rispose. Non rispose neanche la volta successiva e quella successiva ancora.
Louis lo cercò in camera, ma niente, in cucina, ma non c’era. Allora provò ad aprire la porta del bagno, ma era chiusa a chiave. Preso dal panico tentò di sfondarla ma non ci riuscì. Picchiò la porta per pregarlo di aprirla. Dopo un po’ si aprì.
“Non essere così paranoico, Mr. Tomlinson. Non me ne vado, stai tranquillo.”
“Ti odio, Styles. Mi hai fatto prendere un colpo. Che ci facevi chiuso qui dentro?”
“Non posso neanche chiudere la porta del bagno ora?”
“Che ci facevi, lì dentro?” Chiese Louis preoccupato.
“Pisciavo, Tomlinson.”
“Ah sì? Fammi vedere!”
“No, no, no, fermo qui” ed Harry mise una mano sul suo petto per bloccarlo “non puoi.”
“Perché?”
Harry prese la faccia di Louis fra le mani e lo baciò. Affondò le labbra nelle sue e non lo lasciò andare per un po’, accanendosi e dandogli piccoli morsi sul labbro inferiore, come per marcare il territorio, e dire che Louis era suo e solo suo per sempre. A Louis non dispiacque tutto ciò, un po’ gli facevano male le labbra, ma niente di insopportabile. E poi quello era Harry. Avrebbe accettato tutto da parte sua.
Harry, con un passo dopo l’altro, lo portò in camera da letto, lo fece stendere sul letto e lo spogliò. Non c’era niente di meglio del corpo di Louis, magro, pallido e che combaciava perfettamente con il suo.
Quando ebbero finito Harry guardò Louis negli occhi così intensamente che lui abbassò lo sguardo.
“Harry, che c’è?”
“Niente Lou, è che hai gli occhi così belli.”
“Non fare il tenerone, Styles, che poi lo sai che mi sciolgo tutte le volte.”
“Puoi fare una cosa per me?”
“Tutto quello che vuoi, amore.” Disse Louis con un tono preoccupato.
“Puoi andare da mia madre e mia sorella? Ho litigato con loro e voglio che sappiano che le amo. Puoi fare questo per me?”
“Sì Harry, ci vado… Perché hai litigato con loro?”
“Niente, una cavolata. Tu dì loro solo che le amo. Capiranno.”
Louis si rivestì in fretta ma Harry lo chiamò subito prima che uscisse dalla porta.
“Louis.”
“Dimmi Harry.”
“Ti amo, lo sai?”
“Ti amo anche io, Harry.”
“Rispondi alla mia domanda: lo sai che ti amo?”
“Sì, lo so. Perché mi chiedi questo?”
“Lou, ti amerò per sempre. Ricordatelo.” E Harry guardò intensamente Louis negli occhi.
“Anche io Harry, ma…?”
“Ora vai, brutto scemo.” Disse Harry sorridendo e riducendo i suoi occhi a delle fessure.
Louis non potette far altro che sorridere a sua volta. Quanto lo amava.
Così corse via dall’appartamento perché voleva tornare subito dal suo Harry.
Arrivò a casa delle due donne che lo accolsero con un’aria di stupore.
“Anne, Gemma, mi ha mandato qui Harry. Mi ha detto che avete litigato e…”
“Aspetta, Louis, noi non abbiamo litigato. Almeno io no, tu mamma?” Disse Gemma sorpresa.
“No, non ho litigato con Harry recentemente.”
“Ma lui mi ha detto di dirvi che…” Louis spalancò gli occhi, ebbe subito un brutto presentimento “ Niente, niente, ora devo andare.”
Louis quasi corse via da quella casa per raggiungere velocemente l’appartamento di Harry. Non riusciva a non pensare che gli fosse accaduto qualcosa.
 
Harry aveva sentito la porta sbattere. Così si era alzato e si era ripromesso di fare in fretta, questa volta. Entrò in bagno, aprì la finestra e guardò giù. Tre piani lo dividevano dall’asfalto grigio e dalla strada piena di macchine. Questa volta doveva avere tanto coraggio, salire sul davanzale e buttarsi giù. Niente lo avrebbe più ostacolato questa volta. Neanche l’ultimo sorriso che Louis gli aveva rivolto uscendo di casa. Era proprio per quel sorriso che Harry stava per buttarsi dalla finestra del terzo piano del suo appartamento in affitto. Lo amava troppo per poterlo veder soffrire in quel modo per lui. Non era così egoista da poter privare al ragazzo che amava la felicità.
Però prima di farlo doveva dirgli, un ultima volta, quanto lo amava. Prese un foglio e scrisse qualche riga per il suo ragazzo. Poi salì sul davanzale, poggiò un piede nel vuoto e cadde sulla strada affollata.
 
Quando Louis arrivò lì, la strada era piena di ambulanze e auto della polizia. Cercò in tutti i modi di passare in mezzo alla gente che si era accumulata lì intorno e di scansare i poliziotti che gli dicevano di non passare. Aveva un brutto presentimento.
Vide dei capelli ricci che uscivano da un sacco nero su una barella.
“Signore, lei non può stare qua.”
“Cosa è successo?” Chiese Louis, impassibile.
“Un ragazzo, un certo Styles, si è buttato dal terzo piano. Ora però deve andarsene.”
‘Un certo Styles’. No. Non poteva essere Harry. Tutti, ma Harry no.
“Signore, se ne deve andare.” Ripeté il poliziotto.
“Lui, lui… Non può essere” disse Louis “non può essere Harry. Harry è di sopra che mi aspetta, vero? Lui non mi farebbe mai una cosa del genere, lui lo sa che non posso vivere senza di lui.”
“Signore, ma cosa?”
“Lui lo sa che lo amo e che se non c’è io impazzisco, vero? Lui è sopra che mi aspetta. Vero?”
Poi Louis cominciò ad urlare cose senza senso finché non cadde per terra, quasi senza vita.
 
Louis non versò una lacrima. Fino a quel momento. Quando vide tutte le persone che conosceva, o no, vestite di nero, tutte intorno alla stessa bara bianca. Solo allora, si vide perso. Le lacrime scendevano dal suo viso come un fiume in piena. Però alla fine sorrise.
Finalmente erano pari, lui ed Harry. Anche Louis non aveva mantenuto la promessa.
 
Caro Louis,
solo una cosa ti chiedo. Non piangere, per favore. Non piangere per me. Puoi fare quello che vuoi, urlare, rompere gli oggetti, dare calci al muro. Ma non piangere. Non voglio che i tuoi bellissimi occhi si inumidiscano ancora per colpa mia. Non voglio che quel tuo azzurro si annebbi e perda la sua bellezza. E’ una promessa.
Ti amo,
Il tuo Harry.
   
 
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