Nuvole
Il
cielo celeste era
graziosamente decorato da nuvole, che mi divertivo a far muovere e che
prendevano qualsiasi forma desiderassi. Era tutto così
tranquillo lungo quel
sentiero deserto, non sapevo che ore fossero, perché
quell’atmosfera mi
catturava tanto da farmi perdere la cognizione del tempo. Ero
completamente
assorbita da quella natura fredda e gelida, ma riuscivo a sentirmi me
stessa,
senza dovermi preoccupare di cosa pensavano gli altri. Ero stranamente
in pace
con l’anima e il cuore, non avevo pensieri ed era
semplicemente stupendo.
Rimasi a lungo a giocare con le nuvole silenziose, ogni tanto sentivo
qualche
usignolo che mi riportava alla realtà, ma a un certo punto
sentii dei passi
umani. Fu lui a riportarmi alla realtà quella volta, era
Daniel e mi stava
venendo incontro. Chiaramenten on immaginavo che si sarebbe seduto
sulla
panchina, proprio accanto a me. “Non sono preparata
psicologicamente”
continuavo a ripetermi, mentre il cuore cominciava a galoppare a
più non posso,
avevo la mente annebbiata e non sapevo ufficialmente che fare.
-Ciao-
Daniel
non riceveva una risposta
degna di una presenza umana e io mi ero bloccata, non avevo mai provato
niente
di simile e non sapevo nemmeno descrivere la sensazione. Poi mi ripresi
e
cominciai a parlare, prima che pensasse che mi sentissi male.
-C..ciao-
“Sarah
riprenditi, adesso
balbetti appena incontri un volto conosciuto?!” pensai.
-Che
ci fai qui tutta sola?-
-Potrei
farti la stessa domanda-
dissi abbozzando un sorriso.
Lui
mostrò un sorriso degno di
una fotografia e mi guardò quasi divertito. Avrei tanto
voluto sapere cosa
pensasse della pazza psicopatica e un po’ depressa che si
trovava davanti.
-Beh
in realtà vengo qui per
staccare un po’ dal mondo reale e chiudermi nei miei
pensieri-
Mi
stupii di quello che mi aveva
appena detto, non sembrava certo il tipo di persona da andare in un
boschetto
semideserto per meditare sulla propria esistenza.
-Beh
ora mi sento quasi derubata
del mio posto segreto nel mondo- dissi con pura sincerità,
era proprio quello
che stavo pensando e la cosa tendeva quasi a irritarmi.
Lui
si mise a ridere e io pensai
che non c’era proprio niente da ridere, non avevo mai pensato
di poter
diventare così comica in tutta la mia vita!
-
Scusami, non potevo saperlo,
sennò avrei sicuramente cambiato posto. Potrebbe diventare
un posto segreto
condiviso però, che dici?-
Aveva
ancora quel terribile
sorriso in faccia, uno di quei sorrisi a cui non puoi dire di no, ti
influenzano irrimediabilmente.
-Si,
va bene- dissi con un tono
piatto e privo di emozione.
-Bene…
allora ci si vede qui in
giro-
Ebbi
la sensazione che ci fosse
rimasto male per il mio modo di fare. Il fatto era, che mi rendevo
benissimo
conto che quella persona gelida non ero io, ma ormai avevo constatato,
che
proprio non riuscivo ad essere come tutti gli altri. A volte ci avevo
provato,
ma mi ero sentita ridicola e, presa dalla paura e dallo sconforto, ero
tornata
a comportarmi come prima.
Il
flusso dei miei ingenui e
frivoli pensieri s’interruppe irrimediabilmente e fui
costretta a tornare a
contatto con la realtà, ben presto mi alzai e feci per
tornarmene da dove ero
venuta, con passo veloce e ben poco aggraziato.
Come
se riuscissero a leggere la
mia anima, le nuvole coprirono quasi tutti i raggi del sole e il cielo,
invece
di un prato ricco di oggetti e animali, divenne un grande velo grigio
che mi faceva
sentire soffocata.
Camminavo,
ma la strada sembrava
interminabile, più camminavo e più mi accorgevo
che non avrei voluto che Daniel
mi vedesse così, perché di lui sentivo che mi
importava e non volevo che
vedesse solo la parte superficiale di me, la parte che tutti vedevano.
La
verità era che pensavo troppo
e non agivo mai impulsivamente, mi dicevano che era una buona
qualità, ma era
come se, ragionando e riflettendo su qualsiasi cosa, non mi godessi la
vita del
presente, perché la guardavo semplicemente passare.
Tanto
ero presa dai pensieri che
non mi accorsi di un enorme masso su cui stavo per inciampare, se non
ci
fossero state delle mani che mi afferrarono una
frazione di secondo prima che
precipitassi. Forse sembra banale e irreale, ma era come se riuscissi a
riconoscere
quelle mani grandi che mi regalavano una sensazione di protezione. Le
mani di
Daniel.
Lo
guardai a dir poco stupida,
anche se ormai ero quasi abituata ai colpi di scena che lo vedevano
sempre al
centro dell’attenzione.
-Che
ci fai qui? Pensavo te ne
fossi andato-
-Beh
dovresti ringraziarmi, se me
ne fossi andato, tu ora avresti come minimo un ginocchio sbucciato-
disse
sfoggiando un delizioso ghigno sul volto.
-Grazie,
farò finta di non
considerarti una specie di stalker-
Lui
rise fragorosamente, questo
fece ridere anche me e non capii da dove avessi tirato fuori tutta
quella
scioltezza improvvisa. Era come se lo conoscessi da sempre, anche se ci
avevo
parlato forse tre volte.
All’improvviso
tornò serio ed io
non smisi di guardarlo negli occhi, come fossi ipnotizzata.
-Ma
perché non mi hai detto
subito di essere così?-
-Così
come?- risposi stranamente
colpita dalla sua domanda.
-Così
divertente! Tu non sei ciò
che sembri non è vero?- mi disse, come se in
realtà avesse già la risposta in
mente.
-Non
è così semplice- risposi
tornando seria anche io, non sapevo che dire, nessuno mi aveva mai
fatto una
domanda del genere. “Non sono pronta ad affrontare questo
discorso” pensavo, ma
poi mi ricordai che in realtà tutta la mia vita era basata
su quanto poco fossi
pronta ad affrontare le situazioni, così mi ricordai che
volevo cambiare,
volevo che lui mi cambiasse!
-In
realtà io non mi sento a mio
agio quasi con nessuno, ma con te è diverso e non me lo so
spiegare-
Lui
sembrò spalancare le palpebre
ancora più del normale, pareva sinceramente stupito e pensai
di essere stata
troppo diretta, troppo sincera.
-Sai,
può sembrarti strano, ma
anche io sono come te, solo che sono un po’ più
bravo a socializzare con gli
altri. Sono poche le persone con cui riesco ad aprirmi veramente-
A
mia volta rimasi stupita,
sembrava una confessione, qualcosa che si teneva dentro da tanto tempo
e che
aveva sempre voluto esternare.
Qualcosa scattò e dentro di me, si fece spazio una sensazione strana, mi sentivo tranquilla e a mio agio. Era come se quella confessione, quell’aspetto che avevamo in comune ci avesse unito e avesse eliminato in me ogni imbarazzo nei suoi confronti. Parlammo, parlammo così di tanto che quasi non mi accorsi del tempo, che piano piano passava e si rubava il pomeriggio più strano della mia vita.
P.S. Dopo questa lunga pausa... eccomi qui di nuovo!! Mi scuso per l'assenza, ma il tempo era poco e non volevo che il mio calo d'ispirazione rovinasse questa storia... spero che vi stiamo un po' intrigando! Mi piacerebbe poter sapere cosa ne pensate! A presto, Iris