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Autore: Iris14    27/03/2014    0 recensioni
"Scorsi fuori dalla finestra una bambina, era piccola, dall'aria innocente e dal volto terribilmente impaurito. Avrei voluto fare qualcosa per trasformare quell'espressione di sconforto in un sorriso, ma l’autobus non mi permise di soffermare lo sguardo per più di due secondi. Da quando sono nata non ho mai ricordato una volta che non avessi voluto la felicità di qualcuno che amavo, anche se essa avrebbe comportato una triste amarezza per me. Ciò che mi domando ora, su quest’autobus squallido e male odorante, è se qualcuno abbia mai voluto farmi felice senza preoccuparsi prima di se stesso."
-tratto dal primo capitolo-
Questa storia racconta la vita di Sarah, una giovane ragazza che deve affrontare la sua vita in completa solitudine. La solitudine... che a volte può essere il nostro peggior nemico.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nuvole

Il cielo celeste era graziosamente decorato da nuvole, che mi divertivo a far muovere e che prendevano qualsiasi forma desiderassi. Era tutto così tranquillo lungo quel sentiero deserto, non sapevo che ore fossero, perché quell’atmosfera mi catturava tanto da farmi perdere la cognizione del tempo. Ero completamente assorbita da quella natura fredda e gelida, ma riuscivo a sentirmi me stessa, senza dovermi preoccupare di cosa pensavano gli altri. Ero stranamente in pace con l’anima e il cuore, non avevo pensieri ed era semplicemente stupendo. Rimasi a lungo a giocare con le nuvole silenziose, ogni tanto sentivo qualche usignolo che mi riportava alla realtà, ma a un certo punto sentii dei passi umani. Fu lui a riportarmi alla realtà quella volta, era Daniel e mi stava venendo incontro. Chiaramenten on immaginavo che si sarebbe seduto sulla panchina, proprio accanto a me. “Non sono preparata psicologicamente” continuavo a ripetermi, mentre il cuore cominciava a galoppare a più non posso, avevo la mente annebbiata e non sapevo ufficialmente che fare.

-Ciao-

Daniel non riceveva una risposta degna di una presenza umana e io mi ero bloccata, non avevo mai provato niente di simile e non sapevo nemmeno descrivere la sensazione. Poi mi ripresi e cominciai a parlare, prima che pensasse che mi sentissi male.

-C..ciao-

“Sarah riprenditi, adesso balbetti appena incontri un volto conosciuto?!” pensai.

-Che ci fai qui tutta sola?-

-Potrei farti la stessa domanda- dissi abbozzando un sorriso.

Lui mostrò un sorriso degno di una fotografia e mi guardò quasi divertito. Avrei tanto voluto sapere cosa pensasse della pazza psicopatica e un po’ depressa che si trovava davanti.

-Beh in realtà vengo qui per staccare un po’ dal mondo reale e chiudermi nei miei pensieri-

Mi stupii di quello che mi aveva appena detto, non sembrava certo il tipo di persona da andare in un boschetto semideserto per meditare sulla propria esistenza.

-Beh ora mi sento quasi derubata del mio posto segreto nel mondo- dissi con pura sincerità, era proprio quello che stavo pensando e la cosa tendeva quasi a irritarmi.

Lui si mise a ridere e io pensai che non c’era proprio niente da ridere, non avevo mai pensato di poter diventare così comica in tutta la mia vita!

- Scusami, non potevo saperlo, sennò avrei sicuramente cambiato posto. Potrebbe diventare un posto segreto condiviso però, che dici?-

Aveva ancora quel terribile sorriso in faccia, uno di quei sorrisi a cui non puoi dire di no, ti influenzano irrimediabilmente.

-Si, va bene- dissi con un tono piatto e privo di emozione.

-Bene… allora ci si vede qui in giro-

Ebbi la sensazione che ci fosse rimasto male per il mio modo di fare. Il fatto era, che mi rendevo benissimo conto che quella persona gelida non ero io, ma ormai avevo constatato, che proprio non riuscivo ad essere come tutti gli altri. A volte ci avevo provato, ma mi ero sentita ridicola e, presa dalla paura e dallo sconforto, ero tornata a comportarmi come prima.  

Il flusso dei miei ingenui e frivoli pensieri s’interruppe irrimediabilmente e fui costretta a tornare a contatto con la realtà, ben presto mi alzai e feci per tornarmene da dove ero venuta, con passo veloce e ben poco aggraziato.

Come se riuscissero a leggere la mia anima, le nuvole coprirono quasi tutti i raggi del sole e il cielo, invece di un prato ricco di oggetti e animali, divenne un grande velo grigio che mi faceva sentire soffocata.

Camminavo, ma la strada sembrava interminabile, più camminavo e più mi accorgevo che non avrei voluto che Daniel mi vedesse così, perché di lui sentivo che mi importava e non volevo che vedesse solo la parte superficiale di me, la parte che tutti vedevano.

La verità era che pensavo troppo e non agivo mai impulsivamente, mi dicevano che era una buona qualità, ma era come se, ragionando e riflettendo su qualsiasi cosa, non mi godessi la vita del presente, perché la guardavo semplicemente passare.

Tanto ero presa dai pensieri che non mi accorsi di un enorme masso su cui stavo per inciampare, se non ci fossero state delle mani che mi afferrarono  una frazione di secondo prima che precipitassi. Forse sembra banale e irreale, ma era come se riuscissi a riconoscere quelle mani grandi che mi regalavano una sensazione di protezione. Le mani di Daniel.

Lo guardai a dir poco stupida, anche se ormai ero quasi abituata ai colpi di scena che lo vedevano sempre al centro dell’attenzione.

-Che ci fai qui? Pensavo te ne fossi andato-

-Beh dovresti ringraziarmi, se me ne fossi andato, tu ora avresti come minimo un ginocchio sbucciato- disse sfoggiando un delizioso ghigno sul volto.

-Grazie, farò finta di non considerarti una specie di stalker-

Lui rise fragorosamente, questo fece ridere anche me e non capii da dove avessi tirato fuori tutta quella scioltezza improvvisa. Era come se lo conoscessi da sempre, anche se ci avevo parlato forse tre volte.

All’improvviso tornò serio ed io non smisi di guardarlo negli occhi, come fossi ipnotizzata.

-Ma perché non mi hai detto subito di essere così?-

-Così come?- risposi stranamente colpita dalla sua domanda.

-Così divertente! Tu non sei ciò che sembri non è vero?- mi disse, come se in realtà avesse già la risposta in mente.

-Non è così semplice- risposi tornando seria anche io, non sapevo che dire, nessuno mi aveva mai fatto una domanda del genere. “Non sono pronta ad affrontare questo discorso” pensavo, ma poi mi ricordai che in realtà tutta la mia vita era basata su quanto poco fossi pronta ad affrontare le situazioni, così mi ricordai che volevo cambiare, volevo che lui mi cambiasse!

-In realtà io non mi sento a mio agio quasi con nessuno, ma con te è diverso e non me lo so spiegare-

Lui sembrò spalancare le palpebre ancora più del normale, pareva sinceramente stupito e pensai di essere stata troppo diretta, troppo sincera.

-Sai, può sembrarti strano, ma anche io sono come te, solo che sono un po’ più bravo a socializzare con gli altri. Sono poche le persone con cui riesco ad aprirmi veramente-

A mia volta rimasi stupita, sembrava una confessione, qualcosa che si teneva dentro da tanto tempo e che aveva sempre voluto esternare.

Qualcosa scattò e dentro di me, si fece spazio una sensazione strana, mi sentivo tranquilla e a mio agio. Era come se quella confessione, quell’aspetto che avevamo in comune ci avesse unito e avesse eliminato in me ogni imbarazzo nei suoi confronti. Parlammo, parlammo così di tanto che quasi non mi accorsi del tempo, che piano piano passava e si rubava il pomeriggio più strano della mia vita.  

P.S. Dopo questa lunga pausa... eccomi qui di nuovo!! Mi scuso per l'assenza, ma il tempo era poco e non volevo che il mio calo d'ispirazione rovinasse questa storia... spero che vi stiamo un po' intrigando! Mi piacerebbe poter sapere cosa ne pensate! A presto, Iris

  
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