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Autore: Auslly e raura love    28/03/2014    7 recensioni
E ci sarà una poesia dolce
come il sangue
come il primo bacio
come una carezza dopo il dolore
E ci sarà una poesia dolce
che mi farà dire
ecco!
io l'ho visto
L'Infinito
e l'ho toccato
ed è stato quasi amore.
(...) *dal capitolo*
Laura POV
Buio. Solo buio.
Riuscivo ad intravedere una figura nera, ma non ben definibile.
-SALVAMI!- ridissi. Nessuno mi sentiva. Nessuno mi voleva.
Il mio più grande segreto è che mi distruggo da sola.
Partendo dalle lacrime, ai sorrisi falsi.
*fine*
Tuitti litigano.
Cosa succederebbe se il più grande segreto di Laura venisse scoperto dalla persona che lei non avrebbe mai creduto che lo scoprisse?
Chi è la strana persona che Laura vede ogni notte nei suoi "incubi"?
Cosa vuole da lei?
VI HO INCURIOSITI? LEGGETE ALLORA.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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NON PUOI RIPARARE UN CUORE
Vorrei, innanzitutto, scusarmi per eventuali parole volgari che troverete nel capitolo. Volevo esprimere la rabbia dei personaggi,ma solo in quel modo si evidenziava. Potete anche darmi critiche su certe parole presenti, ma il capitolo ci sarà lo stesso, e non verrà cancellato per questo. Mi scuso ancora, se non volete leggerlo, capirò. Scusate.

-Laura, perché?-

Chiese Ross facendo finire quell’imbarazzante silenzio che li stava divorando.
La paura percosse tutto il corpo di Laura,non sapeva cosa rispondere, semmai avrebbe raccontato una balla, avrebbe detto “E’ stato il gatto” ma ormai chi la credeva più?
Scelse la soluzione migliore, stette zitta.

-Laura …-

Ripetè Ross con insistenza aspettando almeno una parola che lo faccia capire. Ma non serviva solo una parola per far capere alla gente il dolore che le persone provano in specifici momenti.

“Ho imparato che sta peggio chi non piange”

Ed è vero.
Chi non piange fa di tutto per non farlo, si sente i mostri dentro, l’anima che la divora, e il cuore affranto, distrutto.
Eppure l’unica soluzione era il taglio, quella piccola lineetta che si incideva sulla pelle pallida delle persone.
T’inganna.
Può sembrare davvero una banalità, un graffio.
“Eh no, è stato il gatto”
“Sono scivolata”
“Mi sono graffiata per sbaglio”
“Ho strisciato il polso su un albero, per sbaglio”
Ma no.
Magari la gente ci crede pure, ma quel piccolo taglio. Quell’incisione fatale, provoca più problemi dentro di quanto si possa immaginare e vedere esteriormente.
Laura lo sapeva, eppure lo faceva.

“L’obbiettivo è farsi del male, fino a non provare più dolore”

Si può fare una volta, o due massimo.
Ma poi, devi sapere che diventa come una droga.
Non ne esci più. E’ come se vieni risucchiata in un buco nero, non sai dov’è l’uscita, anzi , non sai a cosa serve l’uscita.

“Ma hanno la loro storia”

Non te ne puoi liberare, anzi non VUOI liberartene.
Appena li guardi, quell’attimino, magico, doloroso. Ti raffiorano molti ricordi in mente.
E’ come se in un braccio ci fosse scritto “past” e in un altro “future”. Perché sai che, anche in futuro, magari ce ne saranno di più o di meno, ne dubito.

“E’ vero, gli unici mostri siamo noi”

Laura era incantata, non sapeva cosa rispondere.
Una risposta secca. Non riusciva a darla.

-Laura … Ti prego-

Disse, avvicinandosi a lei per toccargli il braccio

-Vattene, Ross. Non toccarmi! Ho detto che non ho bisogno di niente!  Vai via. Lasciami in pace.-
Urlò.

- Laura io ….-
-No! Non smetterò, Ross. Non per il tuo bene-
Rispose piangendo

-Perche? Perche lo hai fatto? Sono io la causa? Rispondi Laura! Cosa ti è successo? Perche non vuoi stare più con me? Cosa ti ho fatto? Non sei più la ragazza che amavo…-

Disse piangendo, anch’esso.

-Amavi?-
Chiese la ragazza asciugandosi le lacrime con l’orlo della maglia.

-Si, amavo. Eravamo cosi felici, invece ora sei diventata chiusa, zitta,triste…non ti ho mai vista sorridere da quando abbiamo avuto Rosy, solo un accenno. E’ lei il problema? E’ la nostra famiglia? Sono io il problema? Rispondi-
Il ragazzo la strattonò, voleva una risposta, ma l’unica risposta che la ragazza seppe dargli era la parola dolorosa che non si sarebbero aspettati nessuno dei due.
Laura era offesa, stanca da Ross. L’ha trattata come uno zerbino. E la risposta, ci stava, ma non in quel modo.

-Vaffanculo, Ross-

Con questo la ragazza usci dalla porta sbattendola alle sue spalle.
Ross si accasciò con la schiena contro il muro, a piangere.

-Sii felice, Laura- sussurrò

D’un tratto la bambina identificata come Rosy entrò nella stanza in cui si trovava il padre.

-Papà, perché piangi?-

-Non sono lacrime-

-Ah si? E cosa sono?-
Il ragazzo non le rispose, si limitò ad abbracciarla, forte, forte.

-Sai papà, ne vale la pena piangere per qualcosa che non avrai mai-

La bambina.
Saggia. Non si poteva credere. Racchiudeva in se l’amore e la saggezza, ma anche lo spirito di una bambina.
Ross, era stupito. Il suo sguardo triste si illuminò. Luccicava.
-Mamma, dov’è?-

-Se ne andata, piccola-

-Ma non ha mai detto “Addio”-

-L’ha fatto, in un altro modo però-

-Ritornerà, lei ti ama-

Ross lo sperava, ma non ne era sicuro.
Non più, ormai.
Era stato preso in giro, mentito. Ma sebbene sapeva queste cose, lei gli mancava come il respiro sott’acqua.
Non la doveva lasciare andare, doveva lottare. E cosi, lottando, magari lei si sarebbe resa conto, sarebbe tornata.
Che dici? Quella lo odiava, gli ha detto Addio con una parola più dolorosa.
-Non ci spero, più di tanto-

-Vai a parlarci, no?!-

-Dubito che mi voglia ascoltare-

-Allora, scrivile-

Scrivile. Voce del verbo scrivere.

Bello. Scrivere, amare, sognare,ricordare,volare, sperare, perdere,ritrovare.
Scrivere racchiudeva tutte queste parole.

Scrivere, un concetto facile da pensare, ma solo in pochi lo sanno applicare.
Ehhhh come se sapesse scrivere, le uniche cose che ha scritto, cera Laura con lui, non credo sia possibile, ma nemmeno irrealizzabile.

“Anche se può sembrare solo un pezzo di carta, ti tagli. Il cuore. E non fa bene”
Carta e penna?
Si chiese, Ross. Ma come è possibile?
Insomma, con tutti questi scrittori, proprio lui.
                                                   
                                                       * * *

Passarono giorni, e ancora il foglio di Ross era bianco candido.
Ancora una volta.
Si sedette.
La penna batteva sul tavolo, il foglio era bianco.
L’orologio correva, le labbra asciutte, senza ispirazione.
Com’è possibile?
Avrebbe potuto scrivere una canzone.
Nah, non c’avrebbe capito nulla
Le potrebbe fare una serenata
Mio dio, gli avrebbe buttato un secchio d’acqua
Parlarle.
Ehhh, pretendi troppo. L’unica soluzione era questa.

Ma scrivere è come parlare, solo che dici cose vere.

Ecco, la penna iniziò a muoversi sul foglio lasciando l’inchiostro indelebile e le lacrime delicate del ragazzo.
Mai visto un ragazzo che, mentre scriveva, piangeva.

Ehi,
Non so come iniziare questa lettera, di solito non ne scrivo, questa volta ho voluto provarci.
Ogni mattina, ormai mi sveglio con la tua dannata immagine nei miei pensieri, te che ridi, te che mi sorridi, te che vieni da me, te che mi baci, te che te ne vai.
Le tue parole, quei pugnali. Le tue parole, le mie lacrime. Le tue parole, i miei pianti soffocati. Le tue parole, il mio cuore che si spacca, ancora una volta.
Creando, però una crepa più grande delle altre, crepe sempre più estese ad ogni delusione.
Quella passione, quel fuoco dentro che non riesce a spegnersi. E tu faresti di tutto per ritornare e riguardarmi in faccio, un’ultima volta  e dirmi “ho mentito, ho sempre mentito”. E dpotutto vorresti baciarmi, ancora un’ultima volta, quanto lo voglio io. Con le lacrime che cadono come pioggia in tempesta.
Coi singhiozzi che fanno rumore.
E lasciarmi il sapore delle tue labbra, per sempre.
E poi dirmi Addio.
E poi non rivedermi mai più, non rivederti mai più, non rivederci mai più.
Noi, che eravamo una cosa sola.
Noi, la spiaggia e il mare.
Noi, le pagine e l’inchiostro,
 noi, il cornetto e la nutella, il latte e il caffè, il cielo e le nuvole.
L’amore e la menzogna.
 Voglio scusarmi, scusa rimurgino questa situazione ma non riesco ad andare avanti, o a “farmela passare”  Ora, mentre leggi ti prego non pensare che io sia ridicolo…
Comunque, ho voluto scriverti perchè è l’unico modo per sentirti,ma poi non ce davvero un motivo, semplicemente volevo provare l’ebbrezza di scrivere IO una volta.
Ok, scherzavo, ce un motivo…
Volevo dirti un po’ di cose che poi non potrei più dirti.
Per esempio e che tutte le volte che mi abbracciavi mi sentivo un po’ un eroe e il suo scricciolo fra le braccia.
Mi sentivo a casa.
Con un solo abbraccio riuscivi a darmi tanta sicurezza.
Vorrei riuscire a farti sorridere, ora. Vorrei essere il motivo del tuo sorriso.
Vorrei essere la tua unica spiegazione.
Sai per me è brutto immaginare queste cose, pensare che sarà sempre un “si” o un “magari” .
Mi sento un idiota.
Ma, sai … gli idioti sono sempre quelli che amano di più. Come io ho amato te, e ti amo ancora. Solo che non lo capisci! Hai preferito dirmi addio, con un’altra parola, ma sai…
Fa male lo stesso.
Anzi, fa ancora più male.
A te, che io ti ho visto piangere sulla mia mano
Fragile che potevo ucciderti, stringendoti un po’
E poi ti ho visto con la forza di un aeroplano
Prendere in mano la tua vita
E trascinarla in salvo.
Se magari fosse stato vero, mi hai fatto credere che stavi bene quando stavi morendo dentro.
Laura, dimmi tu addio, perché a me non riesce.
Salutarti è facile, perderti è difficile.
-Sono una lettera senza destinatario
Per Laura Marie Marano…


Posò la penna.
Si sentiva, realizzato.
Mentiva, non credeteci, era distrutto.
Un po’, tanto distrutto.
Usci di casa con la lettera in mano.
Non sapeva dove andare. O cosa farsene di quel pezzo di carta.
Il telefono di Ross squillò, segno di incoscienza.
Ma no, era un messaggio. Da lei.

Carissimo.
Sono certa che sto impazzendo di nuovo. Sono certa che non possiamo affrontare un altro di quei terribili momenti. Comincio a sentire voci e non riesco a concentrarmi. Quindi faccio quella che mi sembra la cosa migliore da fare.
Tu mi hai dato la più grande felicità possibile. Sei stato in ogni senso quello che un uomo poteva essere. So che ti sto rovinando la vita.
So che senza di me potresti lavorare e lo farai, lo so. Vedi, non riesco neanche a scrivere degnamente queste righe.
Voglio dirti che devo a te tutta la felicità della mia vita. Sei stato incredibilmente buono.
Tutti quei bei momenti insieme ora, sono solo un ricordo. Un bellissimo ricordo, ma vedi: la vita cambia, le persone cambiano e noi abbiamo deciso di cambiare da soli, insomma, crescere lontani se si può dire.
Anche i bei momenti passano, ma sono quelli brutti a non passar mai.
Non credo che due persone avrebbero potuto essere più felici di quanto lo siamo stati noi.
. –Per dirti ciao, L.M.

Salvò il messaggio, pianse. Urlò. Ruppe. Ruppe il suo cuore per sempre. Non si sarebbe mai aspettato questo da lei, mai. Eppure è successo, due secondi fa.
Decise di lasciare la lettera al proprio destino.
La fece volare in groppa al vento, lasciando asciugare le lacrime, ma il sangue non si rimuove, resta.

E io tra i tuoi resti, resto.
                                             *  *  *
La mattina seguente, Laura era da Raini.
Le aveva raccontato tutto, ma io non sto qui a ridirvelo tanto, lo sapete già, non avrebbe senso.
Bussarono alla porta.

-Vado io, Raini-

Disse Laura visto che la sua amica era ancora a ronfare sul suo beato letto.

-Salve-
Un uomo anziano, con la barba bianca, magrolino e vestito molto elegante si presentò davanti alla porta.

-Salve, le posso essere utile?-

-No, semmai io potrei essere utile a lei-

-Emh..-

-Ha un minuto?-

-Più di uno-

Rispose uscendo e accostando la porta alle sue spalle.

-Lei è Laura Marano?-

-Si, perché?-

-Beh, credo che questa le appartenga-

-Cos’è?-

-Una lettera, per lei, l’ho trovata sulla spiaggia mentre camminavo-

Gliela porse, Laura la prese e la apri, la lesse.

-L’ha letta signore?-

Chiese.

-No, mi chiami pure Signor Carewell-

-Ok-

-Come si sente?-

-Non bene-
Le lacrime cercavano di uscire ma lei lo impediva


-Mi dica, sa cos’è l’amicizia?-

Non le diede il tempo di rispondere che riprese

-Io avevo un migliore amico dall’88, andavamo sempre al bar, prendevamo un bianchino e lui mi leggeva il giornale visto che non sapevo leggere.
Un giorno abbiamo litigato e non ci siamo più sentiti. Ma ancora oggi, vado sempre al bar e ce sempre lui, prendiamo tutti e due u bianchino e lui legge il giornale ad alta voce.
La gente lo prende per pazzo, ma lo fa per me dell’88-

-Oh … mi scusi signor Carewell, ma perché me lo ha detto?-
-Perché se sai cos’è l’amicizia puoi andar ovunque-

-Io so cos’è l’amicizia-

-Ma, non l’amore-

-Mi scusi, ma se non sa leggere, come ha fatto a sapere che questa lettera è d’amore-

-Lo capisco-

-Oh…-

-Dimmi un po’, perché ti tagli?-

-Ma lei …-

-Rispondi-

-Per sfogare i mio dolore…tutto scivola via col sangue-

-E non hai paura?-

-No, dopo un po’ non fa neanche più male-

-Io non intendevo questo, parlavo dei ricordi-

-Cosa vuol dire?-

-Dopo tutto quello che succede di brutto tu fai dei tagli per dimenticare, eppure dopo che il dolore scorre via con il sangue la ferita si rimargina lasciando il segno,  guardando quel segno non hai paura di ricordare il dolore che ti ha portato a tagliarti?-

-Tu hai …. Paura dei ricordi?-

-Si, io mi tagliavo, so riconoscere le persone che lo fanno-

-Perché? Se i ricordi sono belli?-

-Ho paura dei ricordi belli e dei ricordi brutti, dei ricordi belli perche ormai sono passati per sempre , provo nostalgia fa male,  e non posso usarli come metodo per sopportare il dolore, rendono tutto più brutto.-

La ragazza lo interruppe, ormai piangeva, era la stessa descrizione di se stessa, ma anche se provava dolore decise di continuare

-Quelli brutti perche speri di non riaverli mai più, speri che sia finito tutto, che anche quelli sono passati per sempre ma dentro di te non passeranno mai. Ma puntualmente ti giri, e sono ancora li, ti aspettano, e ti sorridono anche. Perche sanno che piangerai di nuovo.  Ritornano come una ruota e non ti lasceranno mai-

La ragazza voleva continuare…infatti stopò il signor Carewell e continuò

-Tu hai paura del tuo futuro, io ho paura del mio presente,non credo nel mio futuro e sono perseguitata dal mio passato-

Detto questo la ragazza rientrò, lasciano il Signor Carewell là di stucco e pensò

Una ragazzina troppo fragile per vivere e troppo viva per morire”

Se ne andò, lasciando una scia di rumore dei suoi passi.

Laura piangeva, e tanto. Strinse la lettera sul suo petto pensando ai momenti più belli passati con Ross, non poteva crederci, con lui era finito tutto.

Iniziò ad avere sospetti in lui, a vederlo come una minaccia dolce come una splendida morte.
Forse i suoi incubi le rivelavano qualcosa, ma cosa precisamente?
Forse l’incontro del Signor Carewell era destino, le aveva fatto aprire gli occhi solo con una parola:
brutti.
E non è una cosa di sempre.
Forse questo le sarebbe aiutato a capire chi era l’ombra e cosa voleva da lei, ma soprattutto se esisteva davvero.


SPAZIO AUTRICE
Scusate il ritardo, questo capitolo è un po’ diverso dagli altri, mi sono basato soprattutto sulle emozioni e parole dei nostri protagonisti. Mi scuso ancora per la parola usata in volgare.
Come avrete capito in questo capitolo ho parlato io per conto dei protagonisti, spero che la lettera vi sia piaciuta e anche le citazioni (sono mie) insomma lasciate una recensione?
Intanto sto lavorando a una nuova fan fiction
 Portami dove non bisogna sognare- Oceano Mare
Non vi anticipo nulla, posso solo dirvi che sarà una ff lunga, e molto poetica e insolita direi. Del resto più niente. Ma ancora di lavoro ci vuole per questa ff.
Beh, basta adesso. Ciao!
 
 
 
 
 
 
  
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