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Autore: Midlight    06/07/2008    3 recensioni
Un racconto fantasy, con spunti comici e di commedia, che narra di una ragazza rapita e di due coraggiosi eroi che la cercano... Ma la ragazza è stata davvero rapita? Perché? Chi è realmente?
Genere: Commedia, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli occhi di Ashetar mandavano bagliori rossi alla luce del fuoco. I capelli, lunghi e neri, gli ricadevano sulle spalle robuste e sulla schiena ampia, mentre le mani stringevano il medaglione che portava al collo.
Il silenzio regnava intorno, ed il ragazzo si perse a ricordare gli ultimi eventi. La casa abbandonata di corsa, la sua ragazza scomparsa e i suoi amici fuggiti. L'unico compagno rimasto con lui era Aainmar, un giovane apprendista fabbro suo vecchio amico. Si chiese che fine avessero fatto tutti gli altri, se stessero bene, se fossero sopravvissuti; l'attacco stavolta era stato terribile, e non sarebbe stato sorpreso nel sapere che tutte le persone a lui care erano morte nella fuga. Poi il suo pensiero andò ad Aishté, la sua ragazza. Era scomparsa due giorni prima dell'incursione di orchi neri al villaggio, e da allora non ne aveva saputo più niente. Era terribilmente preoccupato per lei, e continuava a stringere il medaglione che gli aveva regalato lei, con dentro una ciocca dei suoi capelli biondi.
«Ashetar? A cosa stai pensando?» Le parole ruppero il silenzio e il ragazzo si riscosse come dal sonno, quasi sorpreso di trovare Aainmar a fissarlo con i suoi occhi blu. «A lei. Devo ritrovarla.» L'amico lo guardò senza dire niente. Comprendeva i suoi pensieri e il suo desiderio, e pur sapendo del pericolo a cui sarebbe andato incontro, aveva tutta l'intenzione di aiutarlo. «Verrò con te.» «No, Aainmar. No. È troppo pericoloso, non posso permettere di mettere a rischio anche la tua vita. Devo sapere che comunque vada troverò qualcuno al mio ritorno.» «Nel frattempo, chissà cosa potrebbe succedere. Potrei dover scappare ancora, potrei essere aggredito e ucciso da un branco di briganti balordi. No Ash, vengo con te.» Il tono delle sue parole non ammetteva replica, era chiaro. Ashetar si stese sull'erba e puntò gli occhi verso il cielo sereno. Per calmarsi, cominciò a richiamare alla mente i nomi di tutte le stelle sopra di lui. Dopo un po', la voce di Aainmar si insinuò di nuovo tra i suoi pensieri. «Cosa pensi di fare, adesso? Voglio dire, dove andremo? Da dove cominceremo la ricerca?» Ashetar non ne aveva la più pallida idea, al momento. «Non lo so», rispose tirandosi a sedere. «Tu hai qualche idea?» Aainmar non rispose e guardò lontano, lontano fino al giorno di quattro anni prima in cui sua sorella sparì come aveva fatto Aishté. Sharanì non era più tornata.
«No, neanch'io», rispose con un tono triste, stanco. «Stai pensando a Sharanì, vero?» Ashetar conosceva bene i moti d'animo dell'amico, in più anche a lui era tornata in mente la ragazza. Ricordava il suo sorriso sempre cordiale, i lunghissimi capelli rossi e gli occhi verde intenso che sembrava scrutassero fin nei più remoti angoli della tua anima. Ricordava le mani delicate e veloci e la pelle bianca, e ricordava anche di essersi preso una cotta per lei, da piccolo. Aveva quattro anni più di lui, cinque più del fratello.
«Sto pensando a Sharanì, ma non serve a niente pensarci ora. Sharanì è scomparsa da troppo tempo. Concentriamoci su Aishté.» «Possiamo concentrarci tanto che vuoi, ma senza alcun indizio non risolviamo nulla. Dobbiamo trovare un senso, un'ipotesi...» «Dobbiamo fare domande in giro...» «Eppure, ho la sensazione che mi sfugga qualcosa... qualcosa che potrebbe essere importante...» Gli occhi di Ashetar fissavano il fuoco senza vederlo. «Ora è meglio se ci mettiamo a dormire... di sicuro domattina riuscirai a ricordare. Magari ci verrà un'idea... le cose prenderanno un'altra piega.» «Carina la tua raccolta di luoghi comuni. Comunque hai ragione, è meglio se ci mettiamo a dormire».
Ma Ashetar non riuscì ad addormentarsi per molte ore. Fissava le stelle indifferenti, stringeva il medaglione e si chiedeva come fare per riabbracciare la sua adorata Aishté, se mai ci sarebbe riuscito.
  
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