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Autore: Midlight    06/07/2008    1 recensioni
Un racconto fantasy, con spunti comici e di commedia, che narra di una ragazza rapita e di due coraggiosi eroi che la cercano... Ma la ragazza è stata davvero rapita? Perché? Chi è realmente?
Genere: Commedia, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aishté aprì gli occhi perplessa. Si sentiva come se avesse dormito mille anni, eppure era stanca come dopo un'intera giornata di lavoro. Si guardò in giro, e lentamente cominciò a ricordare... il lampo di luce, il calore. Poi il freddo, freddo interno, nelle ossa, nel cuore. Poi, solo il buio. E la paura, tanta, tanta paura.
Dov'era? Cercò di guardarsi intorno, ma riusciva a malapena a muoversi. Scoprì parti del suo corpo che quasi non sapeva di avere, ma che adesso ad ogni respiro pensavano bene di darle un dolore terribile, e in qualche caso anche di cigolare un po'. "Devo essermi rotta qualche costola".
Con fatica si tirò a sedere e si guardò in giro. Era in uno scantinato umido e buio, illuminato solo dalla flebile fiamma di un paio di candele al muro. Quando provò a muovere le gambe si accorse della corda attorno alle caviglie. Il nodo era stato fatto male, era lento e si stava sciogliendo. Facendo un bel po' di fatica e fermandsi più volte per il dolore, riuscì a slegarsi del tutto e lentamente a mettersi in piedi. Guardò meglio l'ambiente in cui si trovava: davanti a lei stava una scala, ripida, di pietra, senza alcun ornamento, né scorrimano. Subito dietro di lei, un basso mobiletto a ripiani, con dentro dei libri ammuffiti e sopra delle strane ampolle; un altro mobile simile si trovava nell'angolo a destra. A sinistra della scala si apriva un'altra stanza, con un tavolo di legno tarlato al centro, un altro mobiletto alla sinistra della porta e uno più alto di fronte, con le ante a vetri a proteggere i libri. Anche sul tavolo c'erano strane ampolle, bottigliette ed erbe. Sembrava che fosse capitata nella cantina di un Mago.
Si avvicinò all'armadio in fondo e provò ad aprirlo, ma le ante erano chiuse a chiave. Sbirciò i titoli dei volumi attraverso il vetro; erano scritti in una lingua che non riconosceva, ma riuscì a capire magia, incantesimi, pozioni e altre parole del genere. Provò a sfogliare gli altri libri, ma anche quelli erano in quella lingua che faceva fatica a comprendere, né avrebbe saputo dire quale fosse. In alcuni c'erano degli strani disegni, schemi, tabelle, simboli, ma non riuscì neanche una volta a capire di cosa si trattasse.
Si voltò verso la porta, e le sue gambe si fecero molli per il terrore. C'era una persona ferma a fissarla, chissà da quanto. Aveva una scodella in mano e un mantello addosso che le copriva anche il viso. Aishté riusciva a distinguere un mezzo sorriso, ma nella penombra non avrebbe saputo dire se non fosse piuttosto un ghigno.
«Così, alla fine ti sei svegliata, Aishté. Non ti consiglierei di curiosare troppo in giro, comunque».
  
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