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Autore: KikiShadow93    28/03/2014    9 recensioni
Durante una tranquilla giornata di navigazione, Barbabianca e la sua famiglia trovano qualcosa di incredibile in mare: una bambina, di cui però ignorano la vera natura.
Decidono di tenerla, di crescerla in mezzo a loro, ovviamente inconsapevoli delle complicazioni che questa scelta porterà, in particolar modo per l'arrogante Fenice.
Genere: Generale, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciurma di Barbabianca, Marco, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un'allegra combriccola di mostri.'
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Piccole avvertenze: vi chiedo già adesso di non uccidermi o maledirmi. Vi prego! >.<
Seconda cosa, poi, questo capitolo sarà impostato in modo diverso dagli altri: all'inizio, dove troviamo Akemi ad osservare il mare all'alba e vedremo a grandi linee cosa è successo durante la giornata (ve lo dico perché non vorrei che venisse scambiato per un sogno o simili. Non vi sto dando degli stupidi, credetemi, solo che so di essere una persona fot********* contorta e voglio provare a rendere chiare almeno un paio di cose xD). Subito dopo inizierà “il vero” capitolo, in cui forse mi sono sbilanciata un po' troppo con gli indizi! XD Ah, ve lo dico subito: Týr farà abbastanza da protagonista, non me ne vogliate. Nei prossimi tornerà più nell'ombra, ma per questo capitolo era necessario che intervenisse e che facesse determinate cose. (Ah, tra l'altro ci sarà una scena di sadismo puro, spero di non disgustarvi troppo)
Lo special sarà un po'... come dire? Crudo? Macabro? Non saprei... beh, semmai ditemi voi qual è l'aggettivo giusto :)
Bene, detto questo, buona lettura a tutti! :D Spero che possa piacervi :3

 
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Il Sole sta lentamente sorgendo, dipingendo il cielo di arancione con sfumature rosa. Tira un leggero venticello fresco e il mare è piatto come una tavola.
Akemi osserva lo scenario seduta sul parapetto del ponte di poppa, in completa solitudine.
Sarebbe tutto assolutamente perfetto, se non fosse per le dolorose parole che le ronzano in testa dalla mattina precedente.

Si prepara frettolosamente per la colazione, elettrizzata all'idea di vederlo.
'Come devo comportarmi ora con lui? Cosa siamo? Ci divertiamo e basta come è successo con Ace o sono... sono la sua ragazza?'
Non riesce a trattenere un sorriso a quell'ultimo pensiero, squittendo allegra ed uscendo come un razzo di camera, andando a sbattere contro il diretto interessato.
«Ehi...» lo saluta con un certo imbarazzo, sorridendogli comunque in modo raggiante.
Marco, invece, rimane completamente serio, guardandola con un'espressione quasi di rimprovero.
«Dimentica tutto.» ordina con tono duro, non esternando assolutamente il dolore che la sua espressione spersa e addolorata gli provoca.
«Co- come?» domanda con un filo di voce, portandosi involontariamente una mano sul petto, sul cuore ora infranto.
«Dimentica tutto. È stato solo un bacio in fondo, non sarà difficile.» detto questo semplicemente se ne va, lasciandola da sola con il suo dolore.


Stringe con forza i pugni, piantandosi gli artigli nei palmi delle mani a sangue, incurante di quel lieve dolore. In realtà durante tutto il pomeriggio, nei momenti in cui era lontana da tutti, provava a farsi del male. Perché il dolore fisico allontanava, seppur per un brevissimo istante, quello che le sta tutt'ora attanagliando il cuore.
Insieme al dolore, però, le sta montando anche una strana sensazione. Non è rabbia, non è odio. È qualcosa di nuovo, qualcosa che non riesce a catalogare neanche se s'impegna.
«Alcuni la definirebbero pazzia.» l'avverte Týr con tono indifferente, venendo però ignorato dalla ragazza «Non ci pensare ragazzina. Non oggi.»
«Perché non oggi...?» mormora con un filo di voce, continuando a fissare l'orizzonte.
Tanto è completamente sola, quindi non può fare la figura della pazza completa se parla da sola.
«Perché ci sono giorni in cui bisogna stare completamente tranquilli. Oggi è quel tipo di giorno, quindi vedi di non stressarti.»
Akemi lo ascolta distrattamente mentre si abbassa gli occhiali da sole sul viso, infastidita da quel brillanti raggi solari che si fanno sempre più intensi.
Si passa le mani tra i capelli, cercando di concentrarsi unicamente sui rumori che ha intorno per non dover pensare a niente, ma non appena sente qualcuno dei suoi compagni salutare il primo comandante, probabilmente appena giunto sul ponte, tutti i suoi buoni propositi vanno allegramente fuori dalla finestra.
Si pianta con violenza gli artigli nelle cosce lasciate scoperte e traccia dei profondi solchi nella carne, lasciando che il sangue fluisca fuori lento e denso.
Non emette alcun suono, rivivendo nella sua mente quella dura giornata che le ha distrutto il cuore.

Lo segue silenziosamente sotto coperta, verso la cambusa, e non appena è sicura che nessuno li stia seguendo lo attacca violentemente al muro.
«Voglio una spiegazione.» ringhia a denti stretti, guardandolo dritto nei suoi apatici occhi scuri.
«Che ti dovrei dire, eh? Che è stato un errore? Che non sarebbe mai dovuto accadere? Bene, è così: è stato un errore e non doveva succedere. La verità è che come uno scemo ho avuto un cedimento di fronte al tuo aspetto, ma fortunatamente sono tornato in me.» sputa velenoso, ferendola ancora di più «Quindi, te lo ripeto: dimentica tutto quanto! Dimentica la nostra conversazione, dimentica quel bacio. Per quanto mi riguarda le cose tra noi sono esattamente come erano prima, se per te è diverso affari tuoi.»
Lo guarda mentre si allontana e subito prova a raggiungerlo, riafferrandolo per un braccio e costringendolo nuovamente a guardarla in faccia «Come puoi pensare che per me le cose saranno esattamente come prima?! Come puoi essere così stupido?!»
«Ascoltami: io ci tengo a te, dico sul serio, ma non posso darti quello che vuoi.» afferma con tono fermo Marco, tenendola saldamente per le spalle e guardandola dritto negli occhi tristi «Non si può ottenere sempre tutto, Akemi. Mi dispiace.»


Si mette le mani sporche di sangue tra i capelli, tirandoli appena.
«Perché mi ha fatto questo...?» piagnucola con un filo di voce, rannicchiandosi su sé stessa, tremando un poco.
«Non te lo so dire. Forse avevi ragione te: è un codardo. Ha paura di affezionarsi troppo a te, di legarsi in un modo più stretto ed intimo... e non gli do poi tutti i torti, in fin dei conti. Con la vita che conducete i rischi sono molto alti e di conseguenza l'idea di legarsi così a qualcuno che potresti perdere da un momento all'altro diventa quasi impensabile.»
«Stai dalla mia parte o dalla sua?!» sbotta infastidita, rendendosi conto di aver alzato troppo la voce. Si guarda attorno con aria circospetta, notando che per sua fortuna non c'è ancora nessuno da quelle parti.
«Diciamo che sono dalla tua. Però capisco anche il suo punto di vista, tutto qui.» risponde pacato, facendola sbuffare.
«La cosa in realtà ti lascia indifferente, vero?» borbotta scendendo dal parapetto e dirigendosi verso la propria cabina per andare finalmente a letto, stando ben attenta a non farsi vedere da nessuno. In quel momento si rende conto che evitare Marco per due settimane le ha insegnato una cosa molto utile: sparire velocemente senza farsi notare.
«Non mi sono mai perso molto dietro alle questioni di cuore, lo ammetto.» risponde sinceramente, facendola sbuffare di nuovo «Comunque dammi retta: oggi non ti esporre, non stare con nessuno, rimani nella tua stanza e prova a dormire tutto il giorno.»
«Mi spieghi perché, porca puttana?!» ringhia, preda di un improvviso attacco di rabbia nera.
Quando riprende fiato, nota che involontariamente ha artigliato con violenza la parete sopra al suo letto, incidendola in profondità.
«Ma che...?»
«Per questo. Ti ho già spiegato che ci sono giorni in cui bisogna stare completamente tranquilli, no?»
«Ma non mi hai spiegato il perché!»
Dall'altra parte, punto nuovamente sul vivo per quell'alzata di voce intollerabile, c'è solo silenzio.
Akemi aspetta qualche minuto sperando con tutta sé stessa che le risponda una volta per tutte, che le spieghi perché sente il bisogno di spaccare tutto quello che ha sotto tiro, di picchiare selvaggiamente le persone che passano di fronte alla sua porta parlando con voce decisamente troppo alta per i suoi gusti, ma comprende che si è chiuso a riccio un'altra volta.
«Stronzo...» soffia, buttandosi a peso morto sul letto e premendosi il cuscino sulla faccia per allontanare la realtà che le va stretta, speranzosa di riuscire a riposare e calmarsi.

Nel frattempo, nella mensa, la ciurma si è riunita per fare colazione in tutta tranquillità, parlando sommessamente del più e del meno. La notizia dell'omicidio dei Draghi Celesti ormai è dimenticata e quindi possono dedicarsi ad argomenti più leggeri, come pianificare cosa faranno quando, tra non molto tempo, scenderanno finalmente a terra su un'isola abitata, non come la schifezza in cui sono dovuti sbarcare per la curiosità dell'eccentrica sorellina quasi due mesi prima.
L'unico a non fare conversazione è Marco, che mangia senza neanche ascoltarli.
Alza per un secondo gli occhi sul posto che di solito occupa Akemi e vederlo vuoto gli fa più male di quanto avrebbe mai immaginato.
Il giorno prima, di fronte ai suoi occhi tristi e la sua espressione delusa, si è sentito una merda come mai in vita sua. Per una frazione di secondo aveva pure pensato di rimangiarsi tutto, di attaccarla contro il muro e di baciarla con tutta la passione di cui è capace, ma è ritornato immediatamente sui suoi passi. Non può permettersi di attaccarsi a lei in quel modo, non riuscirebbe a sopportare di perderla dopo. Già l'idea che possa accadere da un momento all'altro lo fa impazzire, ma se il loro rapporto maturasse ancora, se le cose diventassero serie, sarebbe spacciato e lo sa. Non a caso i pirati non si legano mai a nessuno: troppi rischi.
«Capitano!» l'uomo che stava di vedetta entra nella stanza urlando, attirando così l'attenzione di tutti i presenti «Whitey Bay ci sta raggiungendo, chiedono di poter conferire con te.»
L'Imperatore, oltremodo sorpreso da quella notizia, si alza subito ed esce sul ponte, seguito a ruota da tutti i presenti.
La grossa nave diminuisce la velocità non appena si trova nelle vicinanze dell'imponente Moby Dick e i vari pirati cominciano a darsi da fare per permettere alla piratessa di montare a bordo insieme ad alcuni membri della sua ciurma.
«Finalmente ti sei svegliata.» afferma con tono disinteressato Barbabianca non appena vede arrivare Akemi sul ponte, attirata da tutto quel rumore.
«Io non sono ancora andata a dormire.» risponde con tono stizzito non appena vede chi sta salendo sulla nave.
Quando poi la vede rivolgere un'occhiata assai eloquente alla Fenice la sua rabbia non fa altro che aumentare. Non si tratta solo di gelosia, non questa volta. Dentro di lei si sta muovendo un meccanismo, un qualcosa che se riuscisse ad ingranare come dovrebbe porterebbe solo morte e distruzione.
«Per quale ragione sei venuta fin qui, Bay?» le domanda l'Imperatore non appena la donna gli è di fronte, guardandola con curiosità. Un conto sarebbe se li avesse trovati per caso come l'ultima volta e si fosse fermata per far festa, un altro invece è il fatto che li abbia cercati e che voglia parlare. Di un argomento anche piuttosto scomodo, considerata l'espressione preoccupata e allo stesso tempo incredibilmente seria della donna.
«Dei miei uomini sono stati brutalmente uccisi.» afferma la donna, cercando con tutta sé stessa di ignorare lo sguardo della ragazzina che sente costantemente puntato addosso «Il ragazzo che avevamo preso a bordo, Killian, si è rivelato un traditore. Subito dopo avervi incontrato è scappato, non prima però di aver sbudellato dei miei compagni... e aver piantato un coltello sul vostro avviso di taglia.» continua con tono fermo, guardando l'alleato con crescente preoccupazione.
L'Imperatore trattiene a stento una risata di fronte alla sua preoccupazione nei propri confronti, giusto per il fatto che gli ha comunicato anche che alcuni dei suoi sono stati uccisi.
«Non sarei venuta fin qui se non considerassi la cosa piuttosto grave.» afferma dopo poco, facendo un passo in avanti e guardandolo con preoccupazione crescente «Quel ragazzo era montato sulla mia nave per trovarvi e sicuramente adesso farà in modo tale da potervi ritrovare, con dei rinforzi probabilmente.»
«Le tue premure mi lusingano, Bay, ma non hai di che temere. Siamo perfettamente in grado di difenderci.» tuona sorridendole mestamente il gigante, facendola sbuffare con aria esasperata.
«Quel bastardo uccide con la stessa metodologia malata degli assassini dei Draghi Celesti! Lui, esattamente come loro, ha lasciato una determinata firma e subito dopo se ne è andato! Uno è ancora chiuso in infermeria con una grave infezione, in preda al delirio!» sbotta tutto in un colpo, facendolo accigliare.
Si ricompone alla svelta, respirando profondamente e guardandolo con lo sguardo più supplichevole che riesce a tirare fuori «Promettetemi che farete attenzione, vi prego... se riuscissero a portare a termine i loro piani non me lo perdonerei mai.»
«Non temere, Bay. Andrà tutto bene.» afferma convinto Barbabianca, completamente indifferente alla cosa. In fondo è l'uomo più forte del mondo, perché mai dovrebbe temere uno sbarbatello e la sua banda di squilibrati?
'Se vogliono la mia testa, che provino pure a prenderla!'
Akemi nel frattempo non ha staccato gli occhi dalla piratessa, con il crescente desiderio di sbudellarla come un cane lì dove si trova. Si tratta sempre meno di gelosia e sempre più di un bisogno dettato dal suo folle istinto.
Bay, stufa di sentirsi osservata da quella novellina viziata, si volta con aria di sfida e la guarda a sua volta «Qualche problema, ragazzina?» le ringhia contro a denti stretti, non riuscendo più a sopportare il suo sguardo truce.
Akemi ghigna in modo strano, perverso.
Si avvicina lentamente alla piratessa, senza mai staccarle gli occhi di dosso e senza abbandonare il ghigno. Si muove piano, con movimenti calcolati e silenziosi, tanto che in quel momento i presenti non riescono a reprimere un brivido di fronte a quella visione: un vero predatore, una creatura potente ed instabile, pronta ad esplodere e a scatenare tutta la sua forza distruttiva.
Si fronteggiano ora, ferme e pronte a scattare.
Bay non ha alcuna intenzione di cedere e quindi sostiene con aria fiera e sicura lo sguardo della minore, celato sotto le spesse lenti scure, sperando di riuscire ad intimidirla. Dalla sua parte, in fondo, può contare su anni di esperienza e sull'appoggio dei compagni.
Akemi, sorprendendo tutti quanti, le tira un poderoso pugno dritto al volto, facendola balzare all'indietro. Non le da però il tempo di allontanarsi troppo che la riprende velocemente per un polso e la sbatte a terra, piazzandosi a cavalcioni sul suo addome e bloccandole i polsi sopra la testa.
«AKEMI!» le urla furioso Barbabianca, senza però riuscire ad attirare l'attenzione della ragazza, preda di una rabbia animalesca ed incontrollata.
Bay prova a togliersela di dosso, inutilmente, non badando stupidamente alla sua espressione. Perché se la vedesse, se si rendesse conto di come la sta guardando... beh, allora si metterebbe a gridare per ricevere immediatamente aiuto. Perché lo sa che nessuno interverrà se la situazione non si dovesse mettere male. Neanche lei lo farebbe.
Akemi la guarda con un desiderio crescente, mentre dentro qualcosa serpeggia infido.
Guarda il sangue che le cola dallo zigomo rotto come ammaliata e, senza neanche rendersene conto, si abbassa al suo livello per leccare il rivolo scarlatto che le sta solcando la guancia.
«Jeg liker din blod...» mormora, fuori di sé.
Perché quella non è davvero lei. Ma allo stesso tempo lo è.
Non c'è un modo preciso per definire quanto le sta accadendo e per questo non ci sono soluzioni per fermarla. Almeno, gli altri non ce l'hanno...
«Basta.»
Alza di scatto la testa, Akemi, guardandosi intorno con aria famelica e aggressiva, notando che i propri compagni hanno già impugnato le armi.
«Non è questo il modo.» la riprende di nuovo, persuadendola così ad alzarsi dalla piratessa che subito sguscia all'indietro per prendere le distanze «Brava, così. Adesso concentrati sul tuo paparino, penso che voglia parlarti.»
Guarda i suoi compagni uno alla volta, accorgendosi delle loro espressioni spaventate e ricolme di un certo disprezzo. Lo sguardo le cade poi su Marco che soccorre Bay, aiutandola a rimettersi in piedi, tenendola saldamente tra le sue braccia. È come una secchiata d'acqua gelida per lei, tanto forte da farla riprendere completamente.
Si volta piano, incrociando lo sguardo furibondo del capitano.
«Vattene da qui. Immediatamente!» le urla contro, puntando un dito in direzione del sottocoperta.
Akemi trattiene le lacrime, non riuscendo a ricordare nitidamente cosa sia successo per farlo imbestialire così. Ricorda che si stava guardando male con Bay, che le aveva detto qualcosa, poi nella sua mente c'è un vuoto. Un vuoto doloroso in cui sa perfettamente di aver fatto qualcosa di molto brutto, ma che non riesce a ricordare.
Corre velocemente sottocoperta, entrando nella propria cabina e sbattendo la porta.
Si attacca con le spalle alla parete, tenendosi le mani sul volto.
'Che mi sta succedendo? Perché non riesco a controllarmi?'
In bocca sente un sapore dolce, delizioso per le sue papille gustative, e senza pensarci due volte si butta in ginocchio ai piedi del letto, accucciandosi a terra e togliendo un paio di tavole di legno dal pavimento, sotto le quali è custodito il suo segreto.
Prende due bottigliette con mano ferma e in pochi secondi se le scola, trovando per la prima volta in più di due settimane un forte sollievo nel farlo. Generalmente infatti tende a diventare più aggressiva, mentre stavolta sente i muscoli di tutto il corpo rilassarsi e la mente farsi più leggera.
«Bello spettacolo, non c'è che dire.» afferma con tono divertito Týr, riportandola alla realtà.
Si guarda le mani con timore, notando delle macchie di sangue denso imbrattarle le nocche.
'L'ho colpita... l'ho colpita senza ragione...'
«Che mi sta succedendo...?» domanda con voce tremante, guardandosi attorno con paura crescente. Tutto quello che la circonda in quel momento le sembra una minaccia, tanto da farla rannicchiare in posizione di difesa contro un angolo della stanza, pronta a scattare al primo segno di allarme.
«È normale, non ti spaventare. Imparerai a controllarlo... almeno, penso. In realtà non ne sono sicuro, soprattutto se sprovvista di qualcuno che ti aiuti, ma immagino che sentirti dire “andrà tutto bene” ti tirerà su di morale.»
«Non mi stai aiutando per niente, Týr...» borbotta Akemi, stringendosi le braccia attorno al corpo e nascondendo la testa tra le ginocchia, provando a regolarizzare il respiro.
«Pensa a qualcosa, forza.» le consigli distrattamente l'uomo, preso alla sprovvista forse per una quinta volta in vita sua. Perché Týr sapeva sempre cosa fare, come agire in ogni situazione e come tirarsi fuori dai casini, ma stavolta non sa davvero come rigirarsi.
«Non riesco a pensare a niente di positivo...» mormora Akemi, piantandosi gli artigli nelle spalle sovrappensiero «Vedo le loro facce che mi guardano con paura e disprezzo... vedo l'espressione delusa di mio padre... Marco che l'aiuta...»
«Non è nella mia natura farlo, ma se vuoi posso aiutarti a rimanere ferma e buona.» propone sempre con una certa indifferenza, accendendo in lei una speranza.
«Davvero? Come?»
«Vedo che ti piacciono i tatuaggi.» constata Týr, facendola velocemente ricadere nell'oblio di disperazione e paura in cui sta affogando.
«Non è facendo conversazione che mi aiuti, mi dispiace...»
«Se mi lasci finire, magari!» sbotta infastidito, sorvolando per una volta sul suo atteggiamento indisponente «Posso rifare quel trucchetto in cui prendo momentaneamente in prestito il tuo bel corpicino e posso fartene altri. In questo modo ti mostro il mio smisurato talento artistico e allo stesso tempo ti tengo ferma.» propone subito dopo con tono incredibilmente serio, mettendola nuovamente in allarme.
«Chi mi dice che non è un bluff?» in realtà non lo crede davvero, Akemi. Insomma, se voleva prendere possesso del suo corpo e fare una carneficina poteva farlo tranquillamente senza chiederle il permesso, quindi non vede dove stia la fregatura.
«Il fatto che voglio proteggerti da coloro che stanno disseminando morte a destra e a manca.» risponde sinceramente Týr, spiazzandola completamente. Perché da lui poteva aspettarsi un qualsiasi tipo di risposta, anche la più idiota, ma non certo una cosa simile.
«Sul serio...?» mormora incredula, dimenticandosi per un brevissimo istante tutto quello che le sta succedendo.
«Sul serio. Anche perché sennò ingabbiano anche me e sarebbe assai controproducente.»
Akemi si lascia sfuggire una lieve risata, passandosi stancamente le mani sul volto pallido.
«Ora ti riconosco.»
«Volevo semplicemente fingermi gentile, ma se ti fa schifo evito.» borbotta infastidito Týr, facendola ridacchiare di nuovo.
«No...» sussurra, scostandosi i capelli dal viso e sorridendo dolcemente al niente «Mi piacerebbe passare del tempo in compagnia del “Týr gentile”.»
«Non ci conterei più di tanto, ma posso fare uno sforzo di tanto in tanto.» borbotta preso in contropiede, recuperando in pochi secondi il suo solito tono strafottente «Allora, cominciamo?»
«Sceglierai te i disegni?» gli domanda Akemi, che ha incredibilmente ritrovato il sorriso grazie alle sue parole.
«Si, inventerò sul momento... hai qualche richiesta?»
«Quello.» afferma convinta Akemi, puntando il dito verso il grosso orso di peluche nell'angolo opposto della stanza.
«Quello?» domanda con tono sarcastico e vagamente schifato l'uomo, sperando vivamente che lo stia prendendo in giro come lui fa sempre con lei.
«Si, quello. È il primo regalo che ho mai ricevuto, me l'ha fatto Ace.» afferma convinta, tirando fuori tutto l'occorrente per i tatuaggi che si era presa di nascosto a Dejima e mettendolo sul letto.
«Credevo che avessi perso la testa per Marco.» la pungola con tono divertito Týr, senza però riuscire a farla scomporre.
«Ace era l'unico che non mi guardava con quell'espressione di paura e disprezzo, prima. Mi guardava in modo quasi comprensivo... perché sa come ci si sente a considerarsi un mostro. Non mi giudica... e per questo voglio marchiarmi una parte di lui sulla pelle per sempre.» gli risponde con tono dolce, rivedendo nella mente l'espressione dell'amico, sentendosi improvvisamente calma ed in pace.
«Quanto sei profonda!» la sfotte ridendo l'uomo, cominciando il processo per prendersi il corpo della ragazza «Dai, ora togliti dai coglioni, ho parecchio lavoro da fare!»

La ciurma di Bay se ne è andata ormai da diverse ore e la Moby Dick ha ripreso la propria rotta, solcando quel mare calmo, trasportata da un lieve vento fresco che preannuncia l'avvicinarsi della notte.
Alcuni comandanti si sono chiusi nella cabina del capitano, intento a leggere uno dei libri consigliati dalla folle figlia per calmarsi.
Sbraitano da almeno mezz'ora, chiedendosi cosa possa averla spinta a fare una cosa inammissibile come colpire un'alleata, perché da un'ora all'altra sia diventata così aggressiva nei confronti di tutti e, soprattutto, quale provvedimento adottare. Sanno bene che le punizioni con lei non funzionano per quanto dure esse siano, che due ore dopo si è già dimenticata di tutto e che ripete gli stessi errori finché non capisce da sola, quindi diventa tutto più difficile.
Marco pensa di sapere il perché di quell'attacco di ira: è gelosa. Si è fatta sopraffare dalla sua gelosia e l'ha colpita, come se lui le appartenesse.
'Piccola idiota!' pensa sempre più adirato, senza prendere parte alla conversazione 'Io non appartengo né a te né tanto meno a lei! E se anche fosse, non avresti comunque il diritto di fare una cosa del genere.'
È convinto della sua teoria e di conseguenza si prepara mentalmente un bel discorso da farle a riguardo, per farle capire con le buone o con le cattive che non si deve mai più permettere di fare una cosa del genere, senza però sapere che la gelosia altro non era che la punta di un gigantesco iceberg invisibile ai loro occhi.
Se solo sapessero cosa vive in mezzo a loro, quale mostro si sono presi tra le loro schiere, non si sorprenderebbero assolutamente di un comportamento simile. Anzi, si sorprenderebbero del fatto che non ha ancora ucciso nessuno per il puro piacere di farlo!
Halta fa il suo ingresso nella cabina del capitano, attirando su di sé gli sguardi dei compagni.
È abbattuta, in un certo senso si sente pure tradita, ma cela il tutto dietro ad una maschera dura di rabbia e serietà.
«Akemi non risponde.» afferma semplicemente, notando che l'Imperatore ha impercettibilmente indurito la mascella per la rabbia.
Infatti lei era stata incaricata di andare a parlarci, di farla ragionare e di convincerla di andare dal capitano per parlare, in quanto persona a lei più vicina sulla nave. Ma se anche lei ha fallito in quel semplicemente compito, significa che la situazione è ben più grave del previsto.
«Allora?» tuona Barbabianca fingendosi indifferente, senza però riuscire a convincere nessuno dei presenti.
Lo conoscono da troppi anni ormai per farsi ingannare: sanno che dentro soffre per tutto quello che sta succedendo, che è preoccupato, ma sanno anche che non si farà mai piegare da nessuno, tanto meno da una ragazzina con problemi di autocontrollo.
«So che sei preoccupato quanto noi, ma ignorarla non l'aiuterà. E non aiuterà neanche gli altri a stare tranquilli.» afferma sicura di sé Halta, attirando a pieno l'attenzione del gigante con l'ultima frase.
«La temono?» domanda con una punta di tristezza nella voce, facendo rattristare pure la comandante.
«Alcuni diciamo di si...» risponde con un filo di voce abbassando il capo, senza però abbandonare la speranza di poterla aiutare ad uscire da quel tunnel oscuro in cui sta affondando sempre di più.
'Se non fossi stata zitta tutto questo tempo... forse adesso la situazione sarebbe diversa...' pensa per un breve istante, rimangiandoselo immediatamente 'È la mia migliore amica. Mi fido ciecamente di lei, non oserei mai tradirla, così come lei non lo farebbe con me. Non è pericolosa e sono sicura di poterlo dimostrare!'
«Sono convinti che sia posseduta da qualche spirito maligno e che presto o tardi ci sbudellerà nel sonno.» prende la parola Jaws, rimanendo in piedi di fronte al genitore con aria cupa come sempre. Lui è quello meno toccato da ciò che è successo, poiché si aspettava che presto o tardi la sua follia l'avrebbe portata ad uno scatto d'ira del genere. In fondo bastava osservarla mentre combatteva per capirlo.
«Andiamo! Akemi non è posseduta!» si intromette prontamente Satch, sicuro di sé.
In fondo non ha neanche tutti i torti. Perché la sua cara sorellina non è per niente posseduta da una creatura malvagia: lo è direttamente.
«Dillo a loro, non a me.» risponde a tono il terzo comandante con indifferenza, ricevendo in risposta delle bestemmie dette a mezza bocca dall'uomo.
«Parlatele e ditele che dopo deve venire nella mia stanza.» afferma con voce tuonante Barbabianca, interrompendo così il loro battibecco.
«Babbo: lei non risponde a nessuno! Nemmeno a me! Si è chiusa dentro la sua stanza e come provi a forzare la serratura spacca qualcosa dall'interno e ti minaccia.» lo informa Halta, guardandolo con una certa preoccupazione negli occhi.
«Allora che resti da sola a riflettere attentamente sulla stronzata che ha fatto! Quando avrà di nuovo il coraggio di mostrarsi a me, che lo faccia.» tuona sempre più arrabbiato il capitano, guardandoli uno per uno «Fino a quel momento niente favoritismi.»
«Cioè?» domanda Ace, sperando di aver capito male.
«Statele lontani. Non portatele niente.»
«Ma-»
«NIENTE MA!» tuona, facendo tremare pure le pareti «Adesso tornate ai vostri compiti.»
I vari comandanti escono velocemente dalla cabina, pronti ad eseguire quanto gli è stato detto senza fiatare.
Beh, tutti, eccetto uno.
«Io vado a parlarle!» sbotta Satch, dirigendosi senza tante cerimonie verso la camera della sorella, più che intenzionato a farla ragionare in qualche modo. Dovesse pure arrivare a sbatterle la testa nel muro fino a farle perdere i sensi, la farà calmare!
«Satch, babbo ci ha dato un ordine!» lo riprende immediatamente Vista, provando a bloccarlo per un braccio, con scarsi risultati. Neanche un intero battaglione della marina riuscirebbe a fermarlo in quel momento.
«Me ne frego! C'è in ballo la salute mentale di Akemi, mica cazzate!»
Vista, Halta, Marco ed Ace decidono, dopo un'attenta riflessione, di seguire il compagno, mentre gli altri promettono di coprirli. Tutto sommato Satch ha ragione: devono aiutarla, è pur sempre la loro piccola Akemi, la stessa mocciosa che hanno ripescato in mare e che hanno giurato di proteggere. Non possono e non vogliono lasciarla sola in un momento tanto delicato.
Rimangono in silenzio di fronte alla cabina della ragazza, da cui non sentono provenire neanche un sibilo, e con mano incerta il quarto comandante bussa debolmente sulla superficie liscia e chiara.
«Akemi...?» la richiama con un filo di voce, consapevole che può sentirlo benissimo.
La risposta, stranamente, non si fa attendere e niente viene distrutto, come affermato precedentemente da Halta.
«È aperto.»
Il comandante apre subito, trovando la stanza immersa nel caos più totale «Ma che diavolo...?»
Diversi stracci imbrattati di inchiostro nero e sangue giacciono ai piedi del letto, svariati oggetti sono frantumati vicino alla porta, sui muri ci sono i segni dei vari impatti e, appallottolati un po' ovunque, ci sono vari fogli accartocciati.
I vari comandanti alzano lo sguardo sulla ragazza stesa nel letto, coperta solo da della striminzita biancheria intima viola, e subito notano svariati disegni neri sulla sua pelle candida.
«Akemi! Ma che diavolo hai fatto?» le urla contro Satch, andandole in contro, vedendo meglio quei nuovi disegni.
Nell'avambraccio interno sinistro svetta un grosso ed elaborato teschio, con due rose come decorazione, mentre nell'avambraccio destro c'è raffigurato un orsacchiotto col fiocco al collo, come quello che le regalò Ace da piccola; sul bicipite sinistro svetta un tribale a fascia; il polso destro e parte della mano sono decorati con delle strane fantasie attorno ad una rosa, mentre quattro dita della mano sinistra sono state riempite di vari simboli; sull'anca destra svetta un piccolo pipistrello; sopra al ginocchio destro svetta un altro teschio, stavolta di profilo; per ultimi vede i piedi, i quali sono stati entrambi tatuati con arabeschi identici.
«Non mi trovi bella?» domanda Týr senza neanche guardarlo, rigirandosi tra le dita tatuate una ciocca di capelli, fissando il soffitto della stanza con aria assorta.
«Guarda come ti sei conciata...» mormora Vista, passandosi una mano dietro al collo con fare sconsolato «Lo sai che questa roba ti resterà sulla pelle per sempre?»
«Ti sembro stupida, forse? Certo che lo so... e non mi dispiace per niente.» gli risponde ghignando divertito, senza però muoversi di un millimetro. Per un attimo stava per parlare di sé al maschile, ma si è subito ripreso.
«Akemi, dovresti andare a parlare col babbo.» le intima Ace, sedendosi sul letto al suo fianco. Non riesce a staccare gli occhi dall'orso tatuato nel braccio, sentendosi apprezzato come poche volte in vita sua.
«Mh? E perché?» mormora Týr, abbassando gli occhi su Pugno di Fuoco e guardandolo con estrema attenzione. Non riesce a vedere niente di Roger in lui e la cosa non gli dispiace per niente. Era si un grandissimo pirata, ne è più che consapevole e proprio per questo lo ammirava, ma non gli è mai piaciuto esteticamente parlando. 'Sua madre doveva essere una bella donna.'
«Perché hai aggredito senza ragione una nostra alleata.» interviene Marco, guardandola con aria circospetta. Non le sembra lei, così languida e calma, con la mente tanto per aria.
Non lo ammetterà mai, ma l'idea che possa essere realmente posseduta non gli sembra più tanto impossibile.
«Mi ha provocata...» mormora Týr, voltando un poco la testa verso il biondo, non riuscendo a capire come faccia a piacerle tanto.
«In ogni caso non le ho fatto niente.» afferma subito dopo con indifferenza, tornando a fissarsi le punte sottili dei capelli. Ha sempre avuto una fissazione per i capelli, Týr, anche se ha sempre avuto un debole per quelli rossi come il sangue.
«Ti senti bene...?» le domanda Halta, avvicinandola con cautela e guardandola con aria incerta. Perché Halta non è certo una stupida e si è pienamente resa conto che quella non è la sua migliore amica, quella con cui passa buona parte delle sue giornate, con cui scherza e ride. No, quella è un'estranea che indossa la sua stessa pelle e che adesso la guarda con una luce diversa negli occhi.
«Una meraviglia...» risponde sogghignando Týr, alzandosi finalmente in piedi, raccattando da una sedia una vestaglia nera di raso, che prontamente indossa con movimenti lenti e delicati. Anche questo piccolo dettaglio risulta strano agli occhi dei presenti: Akemi è sempre frettolosa nel vestirsi e mai avrebbe provato a risultare seducente nel mettersi una vestaglia da notte.
'Che diavolo le prende?' si domanda Ace, quello che con lei ha sicuramente un rapporto più intimo. Neanche in quella folle notte da ubriachi si era comportata così!
«Asc-» prova a richiamarla Vista, venendo però prontamente interrotto.
«Prima che mi martoriate i coglioni con i vostri inutili sproloqui su quanto sono indisciplinata e aggressiva, mi tolgo di torno. Non vorrei che il mio buon umore svanisse, mi risulterebbe particolarmente ostico sostenere una conversazione civile con il capitano altrimenti.»
Detto questo semplicemente esce a piedi nudi dalla cabina, dirigendosi con estrema tranquillità verso la grande cabina dell'Imperatore.
«Týr, cosa diavolo stai facendo?! Restituiscimi immediatamente il mio corpo!» urla nella sua mente Akemi, come ridestatasi da un brutto sogno. L'ultima volta che Týr ha parlato con suo padre, in fondo, non è andata poi tanto bene...
'No. Tu non saresti in grado di sostenere una simile conversazione e finiresti col metterti ancora di più nella merda. Non lo ipnotizzerò, se è questo che temi.'
Bussa con decisione alla porta, aprendola quando riceve il permesso. Perché, per quanto possa sembrare impossibile, Týr generalmente è molto educato e diversi gesti civili li compie sempre. Come bussare e aspettare di avere il permesso, chiedere per piacere se gli viene passato qualcosa o anche ringraziare. Quest'ultima cosa più di rado, ma comunque di tanto in tanto lo fa.
«Volevi vedermi?» domanda con voce divertita, guardando l'imponente uomo dritto negli occhi. Non lo teme, non lo ha mai fatto. In fondo, non temeva neanche Roger quando era ancora nel fiore degli anni! Perché mai dovrebbe temere un vecchio?
Poi, dettaglio ancor più importante, non può essere direttamente toccato. E sa bene, Týr, che l'Imperatore non alzerebbe mai un dito sulla sua adorata bambina.
«Ti rendi conto di quello che hai fatto?» le domanda con tono duro l'Imperatore, scrutandola dalla testa ai piedi. Nota subito i tatuaggi sui piedi, sulla gamba e sulle mani, ma non è proprio il momento adatto per dirle che è una cretina incosciente.
«Ho tirato un pugno a Whitey Bay, si. E con questo?» risponde con arroganza Týr, cercando subito dopo di entrare alla perfezione nella parte della ragazza pentita e poterla così passare liscia «Prima che tu risponda, ti espongo la mia motivazione, così risparmiamo tempo e fiato: lei non mi piace, non mi è simpatica e dopo la sua provocazione non sono riuscita a trattenermi. So bene che... che non si fa, gli alleati non vanno colpiti, perché comunque sono parte della famiglia, però... non sono proprio riuscita a trattenermi. Ma non temere, non lo farò mai più, promesso. Se mai la rincontreremo le starò a debita distanza.»
Barbabianca rimane di sasso di fronte al suo sorriso sincero, completamente in contrasto con la pura falsità che ha negli occhi. Occhi più scuri, più vivaci e più... vissuti. Non saprebbe come altro definirli.
«Posso andare, adesso? O per caso vuoi discutere anche di questi?» domanda con un sorrisino Týr, alzando le mani per mostrargli i vari disegni che adornano la pelle candida della ragazza.
Barbabianca, stranito da quel suo strano atteggiamento, alza semplicemente una mano come se stesse scacciando una mosca e Týr, con un inchino pieno di sarcasmo, si ritira dalla sua vista.
«Buon riposo, capitano.» mormora divertito, ignorando deliberatamente le urla nella sua testa.
'Il primo passo è fatto... adesso devo solo convincere i tuoi sciocchi compagni che non sei una minaccia per loro.'
Si dirige tranquillo verso la propria stanza, incrociando i vari membri dell'equipaggio che lo guardano con sospetto. In tutta onesta a Týr non importa assolutamente niente. È più che abituato a stare sotto ai riflettori, ad essere guardato in determinati modi, quindi che lo facciano anche adesso non gli fa né caldo né freddo. Giusto qualche commento appena sussurrato lo fa ridacchiare, ma non ci vuole badare più di tanto.
Non appena incrocia i comandanti che avevano fatto “irruzione” nella stanza di Akemi, gli sorride con fare rassicurante, avvicinandosi con passo lento e seducente a Satch.
Gli poggia le mani sul petto e lo guarda con un ghigno divertito in volto, facendolo pietrificare. Perché è vero che Akemi di tanto in tanto assume questi atteggiamenti da femme fatale, ma mai una volta si è comportata così con lui!
«Tutto risolto col capitano.» mormora sorridendogli, per poi lasciarlo e dirigendosi verso la porta della cabina «Adesso vorrei riposare, quindi non aspettatemi per cena. Gradirei molto non essere disturbata.»
Detto questo si chiude semplicemente a chiave nella propria stanza, rimettendo un po' in ordine per ammazzare il tempo. Perché oltre che indecentemente permaloso, Týr è pure un maniaco dell'ordine e non riuscirebbe a stare ancora in quel caos.
Dopo una mezz'ora di pulizie, finalmente si sdraia a letto, iniettandosi in vena un forte sedativo che aveva trovato in uno dei cassetti della ragazza, ben nascosto sotto le sue magliette.
Si addormenta velocemente, più che deciso a mettere in atto l'ultima parte del suo diabolico piano.

Finalmente lo vedo in faccia, questo folle schizofrenico!
Anche se, se devo essere onesta almeno con me stessa, l'unica folle schizofrenica qui sono proprio io. Lui non aveva mai detto che non avrebbe fatto altro oltre a tatuarmi. L'unica cosa che aveva promesso era quella di tenermi ferma, in sintesi.
No, aspetta, frena tutto. Lo sto realmente difendendo?! Questo si che è il colmo.
Lui semplicemente cammina per questo maledetto niente in cui sono stata segregata tutto il dannato giorno come se niente fosse, ignorandomi come se non ci fossi. Pensa per i fatti suoi, magari -cosa di cui in realtà dubito- cercando un modo per scusarsi.
Lo avvicino di volata, afferrandolo per un braccio e costringendolo a guardarmi dritto negli occhi. Se non riesco a sentire la verità dal suo battito del cuore ormai morto, non posso far altro che affidarmi ai suoi occhi. Mi rendo conto che è una mossa completamente idiota, ma è l'ultima carta che mi resta da giocare.
«Ti rendi conto di quello che hai fatto?!» gli ringhio a due centimetri dal viso, facendolo semplicemente sorridere. Cosa c'è di buffo, adesso?!
«Ah, io? Sei tu quella che non sa tenere a freno le mani, se non sbaglio.» risponde sarcasticamente, facendomi alterare ancora di più. Non che durante la mia simpatica permanenza in questo maledetto limbo sia diminuita, anzi, però lui ha la sorprendente capacità di riuscire a mandarmi in bestia ancora di più!
«Mi hai messo contro tutta la ciurma!» sibilo sempre più furiosa, stringendogli il polso a tal punto che adesso dovrebbe essere rotto. Possibile che sia così maledettamente resistente?!
«Gli passerà, non temere...» afferma indifferente, sventolandomi una mano davanti al viso come se fosse un insetto fastidioso.
Svanisce in un secondo in una nube di fumo denso, materializzandosi dopo pochi secondi dietro di me «Ho sentito alcuni di loro mormorare che “sei in quel periodo del mese”, quindi ci stanno già passando sopra.» aggiunge sorridendo allegro, come se ci fosse qualcosa da ridere. Non ci vorrà niente prima che le infermiere smentiscano questa loro stupida teoria, visto che sono le uniche -insieme ad Halta- a sapere che non mi è ancora mai venuto il ciclo.
«Menti.» sibilo sempre più furiosa, snudando d'istinto le zanne e avvicinandomi lentamente.
«Io non mento mai.» risponde improvvisamente serio, indurendo lo sguardo e fissandomi con gli stessi occhi da psicopatico violento con cui mi guardò durante il nostro scontro.
«Voglio svegliarmi. Adesso!» urlo in preda ad una crisi isterica, agitando convulsamente le braccia ed urlando a pieni polmoni non appena il bastardo si smaterializza di nuovo.
Comincio a colpirmi ripetutamente al viso e all'addome con l'intento di svegliarmi, ma ben presto il bastardo riappare, bloccandomi saldamente i polsi e guardandomi intensamente negli occhi.
«Aspetta solo un secondo.» ordina inflessibile, indurendo lo sguardo tanto da mettermi in agitazione.
«Che vuoi?» ringhio a due centimetri dal suo viso, provando così ad intimorirlo, ovviamente senza successo. Ho come la netta sensazione che non tema assolutamente niente, indice di una più che profonda pazzia.
«Voglio che ti addormenti.» ordina con tono suadente, continuando a fissarmi.
Improvvisamente sento la testa leggera e il corpo intorpidito, tanto che le gambe non riescono più a reggermi.
Mi poggi a terra piano, tenendomi la testa, per poi sussurrare ancora una volta «Dormi.»
Dopo, tutto intorno a me, svanisce...


Passano le ore e finalmente Týr apre gli occhi, alzandosi a fatica dal materasso della ragazza.
Ipnotizzarla e obbligarla ad addormentarsi era l'unico modo che aveva per riuscire ad ingabbiare la sua furia omicida, ma sa bene che non le andrà giù non appena riprenderà i sensi.
«Anche troppo facile.» mormora inginocchiandosi di fianco al letto, ripetendo i movimenti di Akemi e bevendo ben tre bottigliette di quel liquido a lui sin troppo conosciuto. Liquido che gli lascia un profondo amaro in bocca, tanto da fargli venire voglia di buttare tutto giù dalla nave. Non lo fa per il semplice fatto che sennò tutti i suoi attuali sforzi andrebbero allegramente all'aria, e lui non è certo il tipo che fa qualcosa inutilmente.
'Speriamo che l'effetto duri abbastanza.'
Esce silenzioso come un fantasma dalla stanza e si dirige verso l'armeria, stando ben attento a non incontrare nessuno sul suo cammino.
Passando di fianco alle varie cabine sente distintamente il russare dei vari pirati, assopiti ormai da ore, e non riesce a trattenere un'espressione nostalgica.
'Anche lui russava...'
Scaccia velocemente il pensiero non appena mette piede nell'armeria, più che deciso a finire ciò che ha iniziato.
'Quel coglione di un piccione turchese doveva scegliere proprio un momento così delicato per scaricarla? Maledetto idiota! Se mi ritroverò prigioniero per colpa sua giuro su quanto è vero che mi sto muovendo grazie a questo maledetto corpo che lo ucciderò con le mie stesse mani.'
Osserva i vari oggetti con attenzione, cercando quelli che fanno per lui. Il luogo in cui compiere il suo gesto estremo l'ha già in mente, ma ha bisogno dei materiali perfetti se vuole riuscire nella sua folle idea.
Passa le dita affusolate su degli spessi paletti di metallo con la punta acuminata e dopo un attimo di indecisione, nella quale si è seriamente chiesto cosa ci facciano sulla nave con oggetti simili, li afferra con decisione, convinto che vadano più che bene.
Afferra anche un grosso martello e una catena e li mette in un sacco, pronto ad attuare il suo piano di incatenamento.
Cammina furtivo per la nave, stando ben attento a non farsi vedere da nessuno. Per sua fortuna la maggior parte degli uomini si è già ritirata nella propria stanza, quindi non deve sforzarsi poi molto.
Arriva con passo svelto ed incredibilmente silenzioso fino alla stiva, dove pensa bene di rifugiarsi. Nessuno ci va mai se non per dei controlli che sono già stati fatti, quindi non corre rischi. Inoltre è a conoscenza del fatto che vicino c'è la sala motori che produce un rumore d'inferno lì sotto, quindi è anche coperto.
Va a ripararsi dietro a dei barili e subito si mette all'opera. Ha poco tempo e lo sa, quindi non può pensare di fare un lavoro come si deve.
Pianta un paletto nel muro in modo tale che regga alla perfezione la catena che si è legato in modo molto stretto al collo e poi passa alla seconda fase, quella decisamente più dolorosa e dannatamente folle.
Prende tre paletti e se li mette vicino, sospirando rumorosamente.
'Non pensavo di poter mai arrivare a tanto... per degli esseri umani, poi!'
Ne afferra uno e posa la punta sul collo del piede destro. Alza il martello con calma e si prepara al dolore lancinante che proverà da lì a pochissimi secondi, e poi lo abbassa con violenza, trafiggendo il piede da parte a parte.
Trattiene a stento un urlo di dolore, mordendosi a sangue il labbro inferiore e chiudendo gli occhi.
'Un altro colpo... ancora uno...'
Tira un'altra martellata sull'estremità del paletto e lo pianta così nell'asse di legno sottostante, bloccando definitivamente il movimento della gamba, ripetendo poi il dolorosissimo meccanismo anche sull'altro piede.
Si asciuga la fronte dal sudore con il dorso della mano sporca di sangue, respirando a fatica per il troppo dolore.
Il sangue sgorga lento e denso dai piedi, imbrattando tutto il pavimento.
'Adesso l'ultima parte...'
Poggia il dorso della mano sull'ultimo paletto poggiato al contrario sul pavimento e subito si tira una martellata sull'arto in modo da farlo trapassare dal freddo metallo.
Anche questa volta trattenere un urlo per il dolore lancinante che sta provando è difficile, ma il suo autocontrollo è più forte. Non può permettere che qualcuno lo scopra, che vedano che la loro cara sorellina si sta inchiodando al pavimento: la farebbero rinchiudere in un istituto psichiatrico e sarebbe ancora più in pericolo.
Gira la mano ferita e l'appoggia sul pavimento, riuscendo finalmente a piantare la punta di metallo nel pavimento.
Liberarsi per lei sarà incredibilmente difficile e doloroso, ma a quello penserà più tardi.
«Adesso... direi che... che posso dormire...» annaspa in cerca d'aria, poggiando le spalle contro la parete alle sue spalle e chiudendo gli occhi, esausto. Non credeva che prendere possesso del suo corpo per un tempo così prolungato gli avrebbe sottratto tante energie.

Apre lentamente gli occhi, Akemi, riscossa da un forte dolore ai piedi e alla mano, nonché alla sensazione di asfissia che la stava profondamente disturbando nel suo profondo sonno.
Si rende immediatamente conto di non trovarsi nella sua stanza e, abbassando gli occhi, vede gli arti feriti e sanguinanti, dolorosamente inchiodati a terra
«Cosa...?» mormora spaesata, ricordandosi di colpo del momento in cui ha perso i sensi nel limbo per colpa dell'uomo.
«Týr! Cosa diavolo mi hai fatto?» urla, cominciando ad armeggiare con la catena. Presa dal panico com'è, però, non riesce a trovare le energie sufficienti per spezzarla, finendo così con lo stringerla ancora di più.
«Calmati adesso, respira.» l'ammonisce subito Týr, serio come poche volte in vita sua.
«Vaffanculo!» urla furiosa, ringhiando come un animale messo alle strette e pronto a tutto pur di liberarsi.
«Non urlare, sta calma.» le ordina con una punta di nervosismo nella voce «Ascoltami per una buona volta, dannazione! Se ti liberi adesso potresti fare cose davvero orrende, ok? Resta dove sei.»
«Fa male...» mugola Akemi, ormai incapace di trattenere le lacrime.
«Lo so, non volevo arrivare a tanto, ma avresti perso il controllo.» afferma con tono vagamente dispiaciuto Týr, per poi proseguire con voce più dura «Prova a pensare a qualcos'altro, forza. Concentrati sui bei ricordi, solo su quelli. Pensa al bene che ti vogliono i tuoi fratelli e a quello che hanno fatto per te fin'ora. Pensa all'amore paterno che quell'uomo nutre nei tuoi confronti. Aggrappati a quei pensieri e basta.»
Nel frattempo Akemi ha provato a togliersi il paletto dalla mano, ma il dolore e la paura sono così forti da non permetterle neanche di muoversi come sempre o di usare tutta la sua forza.
Si sente stanca, le ossa le fanno male in tutto il corpo, il cuore batte all'impazzata.
La rabbia cresce dentro di lei, distruttiva, tanto da farle sfuggire un urlo carico di odio e rancore. Per sua fortuna è vicina alla sala macchine, quindi le urla vengono coperte da quel rumore.
«Non ci riesco!» urla un'altra volta, provando a tirare via la catena dal muro, senza successo.
«Devi farlo! Ucciderai qualcuno se riesci a liberarti, lo capisci?!» le urla contro Týr, realmente preoccupato per la sorte di entrambi. Non vuole che lo catturino, che lo ingabbino più di quanto già non sia, e di conseguenza non vuole che accada neanche a lei.
«Non voglio...» mormora Akemi, annaspando in cerca di ossigeno.
«È nella tua natura farlo, vedi di capirlo una volta per tutte. Per te uccidere è la cosa più naturale del mondo, solo che non riesci ad accettarlo.» afferma con tono duro, facendola trasalire «Per adesso ti aiuterò a reprimere questo tuo istinto, ma presto o tardi dovrai farci i conti.»
«Posso raggirare l'ostacolo come mi hai detto te...»
«Questo ostacolo non si può raggirare. Ti troverà sempre e ti piegherà finché non ti arrenderai a lui.»
«Perché...?» le lacrime sgorgano copiose, imbrattandole il volto pallido di quel magnifico rosso vivo, conferendole un'aria più inquietante di quanto già non abbia a cose normali.
«L'hai detto tu stessa, ragazzina: sei un Demone... e i Demoni uccidono.» le risponde pacato Týr, sospirando di sollievo nell'essere riuscito a calmarla «Non ti logorare, tra poche ore finirà tutto e tornerai normale come sempre.»
«Me lo prometti?» mormora Akemi, decidendo di fidarsi per l'ennesima volta di quel pazzo, poggiando le spalle alla parete e chiudendo gli occhi, abbandonandosi al dolore e provando a reprimerlo con i ricordi più belli che ha.
Týr, dalla sua dimensione oscura, si gode questa nuova vittoria, sorridendo trionfante. È riuscito ad imbrigliare la bestia, cosa pressoché impossibile.
«Te lo prometto.» afferma con un filo di voce, mettendosi a vegliare sul suo sonno, mostrandole nuovi ricordi, mostrandole uno spazzo di luce.
'La luce che accecherà la bestia...'



Angolo dell'autrice:
Eccoci di nuovo qui! :D
Ebbene si: il nostro caro Marcolino ci ha messo ben 14 capitoli per baciarla e poi fa marcia indietro! X°D (Non temete, tempo qualche capitolo e la situazione cambierà radicalmente... non so se ci intendiamo ;p)
Come se questo non fosse sufficiente, poi, torna pure quella zoccoletta di Bay (domando scusa ai fan della piratessa, ma mi serviva una trombamica per Marco e lei calzava a pennello!) e la nostra Akemi da in escandescenza. La cosa bizzarra sta nel fatto che Týr -si, proprio lui!- ha fatto in modo tale da riuscire a calmarla! Strano, no? Lui che all'inizio le diceva di “lasciarsi andare”...
Poi, proprio per farla stare più tranquilla e tenerla lontana dai guai seri, si prende il suo corpo (stavolta con il suo permesso almeno) la bombarda di tatuaggi (che, tra l'altro, sono questi: 
http://it.tinypic.com/r/6p279i/8 ) ed infine la inchioda nel vero senso della parola per tenerla ferma! Ma quanto sarà dolcino, seppur a modo suo?
Comunque c'è un perché se ho continuato a farla tatuare: non voglio una protagonista bella, per benino, dal visetto dolce e il corpo di una fatina. No. Lei è muscolosa, ha gli addominali quasi scolpiti, ha una vena sadica che reprime a fatica, è piuttosto lunatica ed è piena di inchiostro nero sulla pelle... è una bad girl! (Lo so, sono stupida, ma che ci vogliamo fare? Preferisco quelle più “da strada” che le dolci bamboline :3)
Marco è giustamente combattuto: da un lato la vuole, è pure geloso del rapporto che ha con Ace, ma dall'altro non vuole affezionarsi a nessuno in quel modo perché sa quanto sia rischioso. Non so se considerarlo stupido o semplicemente prudente! Voi che dite?
Barbabianca s'incazza per l'ennesima volta, poverino :( ci credo che poi gli vengono gli infarti! Però non è capace di punire seriamente la sua bambina. Non fece niente neanche per riprendere Teach se ricordate, figuriamoci se sarebbe in grado di fare del male -che sia fisicamente o psicologicamente è indifferente- alla sua piccola trovatella! So che non lo sto descrivendo nel modo giusto, che a voi non piacerà questa sua versione di papà permissivo, ma non so per quale assurda ragione ce lo vedo troppo :( non odiatemi!
Il titolo! :D La vera frase sarebbe “La rabbia è una follia momentanea, quindi controlla questa passione o essa controllerà te.” di Omero, e si riferisce -non penso di doverlo neanche dire, ma vabé- al fatto che Akemi non è riuscita ad ingabbiare la sua ira, stranamente amplificata.
Beh, direi che non ho altro da dire questa volta... o.o
Ci tengo molto a ringraziare di tutto cuore ankoku, Law_Death, Yellow Canadair, Okami D Anima, Monkey_D_Alyce, Lucyvanplet93, Aliaaara, iaele santin, Portogas D SaRa e Redangel19 per le magnifiche recensioni! :3 Siete dei tesori!
Adesso vi lascio con un nuovo special! Spero che vi possa piacere (oggi sadismo abbomba!)
A presto, un bacione
Kiki



 
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Se ne sta seduto da solo al lungo tavolo di legno scuro, cupo in volto, con un calice di mirabile fattura pieno di un liquido denso e scarlatto.
Pensa ai recenti avvenimenti che hanno irrimediabilmente sconvolto la sua esistenza, pensa alla sua vita, pensa a tutto quello che sta facendo per vincere. Pensa e si domanda se sta facendo la cosa giusta, se la strada scelta è quella più adatta a lui. Pensa a quanto ha perso, a quanto dovrà ancora faticare per riuscire ad ottenere ciò che gli spetta di diritto.
«Che ci fai qui?» domanda con tono piatto, senza staccare gli occhi dal calice che tiene stretto in mano.
La donna appena entrata nell'ampia sala da pranzo, tetra come il resto dell'edificio, gli rivolge un sorriso sbarazzino per poi trascinarsi lentamente fino alla sedia al suo fianco, dove si siede in modo composto.
«Non posso neanche tenerti compagnia?» domanda ironicamente, guardandolo attentamente. È stanco, probabilmente non dorme da giorni, ma questo non intacca minimamente il suo fascino assassino.
«Sei debole. Devi riposare.» risponde duramente, posando il calice sul tavolo e alzandosi di scatto con aria nervosa, aggirandosi per la stanza come un predatore rabbioso.
«Passo almeno venti ore al giorno a letto a dormire. Con il tuo permesso, per quelle quattro misere ore che passo sveglia, vorrei avere la possibilità di fare ciò che più mi aggrada.»
«Un passo falso e il filo sottile che ti tiene in vita si spezzerà definitivamente, lo sai.»
«È per questo che viviamo dentro questo posto? Così, nel caso che il freddo abbraccio della morte mi strappi la mia ipotetica anima, avrai sempre una parte di me al tuo fianco? Nel caso, sei più sentimentale di quanto immaginassi.» lei è l'unico essere al mondo capace di tenergli testa a quel modo, l'unica che si può rivolgere a lui con quel tono strafottente, l'unica che può prenderlo apertamente in giro senza dover temere alcuna ripercussione. Dire che ne approfitta è un eufemismo.
«Smettila di dire stronzate, Strega.» le ringhia contro l'uomo, senza suscitare in lei alcuna reazione negativa come sperava. Anzi, la donna gli sorride, rigirandosi tra le dita affusolate il calice ancora pieno, osservandone il contenuto con sguardo rapito.
«Il tuo ospite non mi sembra tipo di molte parole.» afferma dopo qualche istante, facendo saettare gli occhi chiari sull'uomo seduto a capo tavola, completamente dissanguato.
Sorride divertita, portandosi il calice alle labbra e gustandosi quel liquido ormai freddo fino all'ultimo «Mhhh... trentacinque anni: annata perfetta.»
«Sapevo che sarebbe stato di tuo gradimento.» ammette con tono più tranquillo l'uomo, avvicinandosi a grandi falcate al cadavere accasciato in parte sul tavolo «Ne vuoi un pezzo?»
«Volentieri.» risponde sorridendo la donna, mettendosi un tovagliolo sulle gambe.
L'uomo, in un gesto completamente naturale, strappa di netto un braccio alla vittima e lo poggia su un vassoio d'oro bianco, che poi poggia con grazia di fronte alla donna.
La osserva per un breve istante, vedendo quanto i suoi capelli chiari siano sfibrati, quanto la pelle sia sciupata. Attorno agli occhi chiari ha delle profonde occhiaie violacee, le labbra sono screpolate e, anche se ben celato sotto alla veste larga, si accorge che è notevolmente dimagrita.
«Questo dovrebbe darti un po' di forza.»
«La mia forza tornerà solo quando me la porterai.» controbatte prontamente la donna, tagliando con educazione un pezzo di carne dall'arto e portandoselo alle labbra, masticando voracemente «Con la sua energia vitale tornerò al mio antico splendore.»
«Ci stiamo lavorando.» la informa distrattamente, andando verso la finestra per controllare il circondario come è abituato a fare da sempre.
«Dovevi farla prendere con la forza e trascinarla qui come mi avevi promesso.»
«Mi è stato fatto notare che sarebbe controproducente.»
«Cazzate.» sibila innervosita la donna, guardandolo truce «Ne ho bisogno, lo sai.»
Detto questo semplicemente si alza dalla sedia, facendola stridere sul pavimento, e si dirige con passo malfermo verso la porta.
«Dove vai?» le domanda prontamente l'uomo, guardandola con attenzione.
«Sulla scogliera.» risponde piccata, ritrovandosi, suo malgrado, faccia a faccia con una persona a lei incredibilmente sgradita.
«Vuoi suicidarti?» le domanda la ragazza, sorridendole in modo arrogante.
«Freya, mia cara, non mi aspettavo di vederti tornare così presto.» afferma sarcastica, sorridendole con aria di superiorità. Non l'ha mai sopportata, come tutti praticamente, ma non è mai arrivata ad uno scontro diretto. Le bastano due frecciatine per zittirla generalmente, quindi se lo fa bastare. Il suo Signore non gradirebbe, in fondo.
«Uccidere un paio di Draghi Celesti è una bazzecola. Le loro difese non sono alla nostra altezza.» risponde con aria annoiata la ragazza, scostandosi una ciocca di morbidi capelli biondi dietro l'orecchio.
«In ogni caso avete fatto un ottimo lavoro.» afferma sorridendo al ragazzo alle sue spalle, facendolo arrossire.
«Troppo gentile, Regina mia.» afferma questi chinando un poco la testa. Lui, al contrario di molti altri, si trova incredibilmente bene con Freya e nutre un profondissimo rispetto per la Regina, che ora gli accarezza delicatamente uno zigomo con fare materno.
«Vi consiglio di dare un assaggino al nostro ospite: lo troverete delizioso.» afferma la Regina indicando con una mano il cadavere smembrato, per poi riprendere il suo cammino con aria pacata «Con il vostro permesso adesso vado. C'è una magnifica Luna questa notte e mi dispiacerebbe molto perdermela.»
«Genma, accompagnala.» ordina l'uomo, facendo scattare sull'attenti il ragazzo.
Prima che possa correrle dietro però, Freya lo blocca per un braccio, facendogli un sorriso tirato «Te ne lascio un pezzo.»
La bionda va a sedersi accanto al morto, cominciando a tagliare pezzi di carne direttamente dal suo avambraccio. Un sorriso allegro le increspa le labbra dipinte di rosso per la fierezza che prova dopo la loro vittoria schiacciante. Allunga lo sguardo sull'uomo fermo davanti alla finestra e non riesce a trattenersi dal distrarlo dai suoi pensieri «Allora, cugino, come procede?»
L'uomo, come era prevedibile, non le risponde nemmeno, continuando a fissare fuori. Sa che i cacciatori si stanno mobilitando in massa, troppo stupidi per riuscire a distinguere una causa persa anche quando ce l'hanno davanti, e la cosa lo urta oltre ogni limite.
Se non si trattasse di una sua consanguinea le avrebbe già tagliato la testa per quanto la trova fastidiosa, ma si astine. In passato promise di non farle del male senza una più che meritata ragione, e lui non è tipo da rimangiarsi la parola.
«Hai qualche nuova missione per noi?» tenta di nuovo Freya, facendolo finalmente voltare. Un brivido di paura le corre lungo la spina dorsale di fronte al suo sguardo gelido. È consapevole di cosa sia capace di fare se gli prendono i cinque minuti di follia omicida e ogni volta che si trova da sola insieme a lui non riesce a non provare una più che giustificata paura. Specie se da due mesi ormai è perennemente incazzato come una belva.
«Si.» risponde secco, tornando a sedersi scompostamente al suo posto e versandosi un altro calice di dolce linfa vitale «Voglio che raggiungiate il trio e che li aiutiate a fare pulizia. Scegliete due strateghi e portateli con voi.»
La ragazza annuisce con vigore, alzandosi di scatto e dirigendosi verso la porta, fermandosi nel momento esatto in cui sente di nuovo la sua voce, roca e profonda, incantevole.
«Voglio il loro sangue... fino all'ultima goccia.»


*Il nome del nostro caro antagonista verrà rivelato più avanti, non temete. Non lo dico per il semplice fatto che è troppo legato ad una determinata creatura (no, non è Dracula! XD) e per farlo rimanere avvolto nel mistero non lo dico! :D
Anche questa volta se avete delle teorie (un po' su tutto) sarei ben lieta di sentirle :D È giusto per vedere se sto riuscendo nel mio intento di mantenere le cose nell'ombra come vorrei... non vi dirò né se avete ragione né se avete torto, comunque! ;D
  
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