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Autore: AThousandSuns    29/03/2014    2 recensioni
Julie Kyle, (OC),figlia adottiva di Selina Kyle, ha cercato di voltare pagina dopo la morte di Jason Todd, Robin II, nonchè suo migliore amico e ragazzo. Ora che è un poliziotto, si trova a dover assistere, impotente, all'opera di un nuovo vigilante, Red Hood... Ambientata nell'universo del film animato DCU Batman:Under The Red Hood. Prima fanfic per me, siate buoni! recensite, consigliate, criticate ecc. Il titolo è tratto da Walk Away dei The Script. I titoli dei capitoli saranno titoli di canzoni, perchè mi andava :)
Genere: Angst, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jason Todd, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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* Julie *

Avevano aspettato che uscissi dall'ospedale, per dirmelo.

Da quanti giorni mi ero rinchiusa a casa? Quattro, cinque? Avevo chiesto a Gordon di darmi qualche giorno, non aveva rifiutato. Le indagini andavano avanti anche senza di me, presto si sarebbe gridato allo scandalo, tutto lo sporco sarebbe venuto fuori e io sarei stata nel mirino di parecchia gente... Ma ora avevo altri pensieri. Non rispondevo ai messaggi, né alle chiamate, e quando vennero, non aprii nè a Barbara, né a Selina, che saggiamente decisero di non insistere. Di cosa avevano paura? Che facessi qualcosa di stupido? No, non per lui, non ora... Aspettavo. Aspettavo che Jason avesse il coraggio -le palle- di venire da me e spiegarmi perchè. Lo avrei ascoltato, davvero, per poi buttarlo giù dalla finestra, o prenderlo a pugni, urlargli contro, non so, dovevo ancora decidere.

Erano stati Bruce e Selina a dirmelo: Jason era vivo, Ra's al Ghul lo aveva riportato indietro. Cinque anni prima. Era tornato, non riusciva a capacitarsi che il clown fosse ancora vivo. Aveva sparato a Bruce, per poi far saltare in aria l'edificio dove si erano scontrati. Era a Gotham da un paio di mesi, con il nome che un tempo era stato del suo assassino: Red Hood.

Col cazzo che un “mi dispiace” lo avrebbe salvato.

 

Stavo seriamente considerando l'idea di andare a cercarlo, quando si presentò.

Avevo il frigo aperto, cercavo qualcosa da mangiare -avete presente il tipo di persona a cui si chiude lo stomaco quando è nervosa? Ecco, non sono una di quelle- sentii la finestra del salotto aprirsi. Nemmeno stavolta aveva usato la porta. Ero pronta ad affrontarlo. Con le braccia incrociate e lo sguardo inferocito e dolente insieme, mi voltai e... mi ritrovai davanti Jason, diverso da come lo ricordavo: alto, spalle larghe, vestito da Red Hood. Ma senza l'elmetto, senza maschera. Smisi di respirare: era diverso, sì, ma in fondo non era cambiato: i capelli neri, gli occhi verdi, di un verde impossibile. Mi misi una mano davanti alla bocca. Cavolo, non era così che avevo pensato la cosa... Feci un passo incerto, volevo assicurarmi che fosse vero, che fosse lì. Si avvicinò e la prima cosa che disse fu:-Mi dispia...

Non lo lascia finire: gli tirai uno schiaffo che lo fece arretrare, ma non disse nulla. Sapeva di meritarselo, pensava di cavarsela così? Dannazione se si sbagliava!

Non gridai, non ce ne fu bisogno, dovevo solo metterlo di fronte a ciò che aveva fatto, al male che mi aveva fatto...

-TU! Eri vivo! Vivo, per tutto questo tempo, e non ti ha sfiorato l'idea che mi avrebbe fatto piacere saperlo!- mi tornò in mente tutto: gli incubi, i pomeriggi passati sulla sua tomba, persino il fatto di non essere riuscita a fidarmi di nessun altro, dopo di lui- cinque anni, cinque anni d'inferno! Ma l'avrei sopportato, se fosse stato solo questo... Sei tornato a Gotham, ti sei infilato una maschera, hai avuto il coraggio di venire in casa mia e non dirmi nulla! Nemmeno... nemmeno l'altra notte, in ospedale...- la stessa notte in cui si era scontrato con Bruce.

Abbassai la voce:-Sapevi che l'avrei scoperto, avresti dovuto dirmelo- mi si spezzò la voce, lui provò a dire qualcosa ma non glielo permisi- avrei voluto saperlo da te!

Lo guardai, e in quell'attimo mi resi conto che per me non era cambiato niente. E questo mi spaventava: non era lo stesso ragazzo con cui avevo passato buona parte della mia adolescenza, con cui avevo condiviso momenti indimenticabili. Era cambiato, quello che aveva vissuto lo aveva cambiato profondamente. E tuttavia non riuscivo a lasciarlo andare, o ad odiarlo sul serio per ciò che aveva fatto, a me, a Bruce, alla sua famiglia... No, questa cosa non era sana, non era sana per nulla, e avrei fatto meglio a metterci una pietra sopra. Perchè per lui invece niente era come prima.

Feci un respiro profondo, arretrando fino al frigo. Lui ne approfittò:-Non ti ho detto nulla perchè sapevo... Sapevo come avresti reagito, non volevo ferirti, non di nuovo. Pensavo che una volta scoperta la verità mi avresti odiato abbastanza da stare lontana da me. Ed è così immagino. Non che possa biasimarti.

-Perchè sei qui allora?- cavolo, la voce tremava davvero troppo per i miei gusti.

-Per... dirti addio. L'ultima volta non ho potuto farlo.

Raggelai. Era davvero quello che volevo? Le cose che aveva fatto, le vite che aveva distrutto... Io ero un dannato poliziotto ora, avrei dovuto arrestarlo! Avrei dovuto disprezzarlo. Eppure, nonostante fossi arrabbiata, ferita, delusa, ero felice: felice che fosse vivo, felice che stesse bene. Non potevo far altro che lasciarlo andare, sì... ma mi doveva almeno una spiegazione.

-Perciò per te finisce qui, eh? Dopo tutto questo tempo... vuoi andartene così! Senza una spiegazione, non vuoi nemmeno provare a difenderti?

Lui si irrigidì:-Cosa vuoi che ti dica? So benissimo che quello che faccio non è esattamente legale!

-Eppure sembra non basti a fermarti!

-Così come la galera non ferma quei bastardi, e tu lo sai!- aveva ragione, ma questo non significava che fosse nel giusto; si prese il viso tra le mani, sospirando. Abbassò lo sguardo al pavimento:- Credi che sia stato facile per me nascondermi, nascondermi... da te, per tutti questi anni? Pensavo di sì, ma mi sbagliavo, mi è bastato tornare a Gotham per rendermene conto. E ci ho provato, a starti lontano, ma poi ti sei messa in questo casino, e non volevo che ti succedesse nulla, capisci?- ancora non mi guardava in faccia, ed ero grata che non lo facesse, mi si sarebbe spezzato il cuore.

-In ogni caso, ho fatto la mia scelta, tanto tempo fa. Ed è bene che mi odi, per questo: non sono certo più il ragazzo che conoscevi. Posso solo dire che non avrei mai voluto ferirti, e sta' tranquilla, perchè è l'ultima volta che mi avrai tra i piedi, ho già fatto molti danni, pare. Ti basterà continuare a pensare che io sia morto- aggiunse beffardo. Ma io lo conoscevo: quanto dolore c'era dietro quella maschera di sarcasmo impenetrabile?

Ero pietrificata: mi ero aspettata che si difendesse, che cercasse di farmi capire. Invece si stava arrendendo: sapeva che non avremmo mai potuto essere d'accordo, che mai avrei potuto giustificarlo in qualche modo. Ma se la nostra morale era davvero così importante, perchè non riuscivo a lasciarlo andare? Perchè volevo che rimanesse? Dio, c'era qualcosa di sbagliato in me...

Lui si mosse, fece per voltarsi, ma rimase fermo per un attimo, prima di avvicinarsi a me. Si mantenne comunque ad un passo da me, io non mi mossi: alzò un braccio, incerto- la mano, senza guanto, gli tremava appena- mi accarezzò il viso. Chiusi gli occhi e sospirai- per quanto avevo trattenuto il respiro?- gli presi la mano e la tenni ferma sulla guancia. Riaprii gli occhi, incrociando il suo sguardo. In un attimo colmai la poca distanza che ancora ci separava e lo abbracciai. Cavolo, se mi era mancata quella sensazione- e come aveva fatto a diventare così alto?

Lui reagì dopo un istante, stringendomi forte a sè- non credo se lo aspettasse.

La verità? Non volevo che lasciasse la presa. Lo capii davvero in quel momento: toccava a me fare un discorso, ma dovevo essere sicura di una cosa prima.

-Ci tieni ancora a me, Jay?- eravamo ancora abbracciati.

-Certo. Sempre- nessuna esitazione, poi aggiunse:- Per questo non avrei voluto che sapessi la verità.

-Ho paura che anche per me non sia cambiato nulla.

-Dio, devo davvero andarmene- si liberò della mia stretta- non posso costringerti a...

-E se ti chiedessi di rimanere?- non disse nulla, mi guardò come fossi impazzita, e forse lo ero. Ma, cavolo, se avesse detto di sì... sarei stata la persona più schifosamente felice sulla faccia della terra.

-Non rendiamo le cose più difficili di quanto non siano, io...

-Vorresti rimanere?

Il suo sguardo parlava per lui:-Diamine, sì, lo sai, ma questo non significa che...

Lo interruppi per l'ennesima volta:-Jason Peter Todd, per cinque anni ho creduto fossi morto, non puoi chiedermi di continuare a fingere che tu lo sia. Specialmente sapendo che non è cambiato nulla, per entrambi!

-Vorrei che fosse abbastanza, ma non prendiamoci in giro, non lo è!

-Lo è per me! Forse... forse non mi importa di quello che fai, di ciò in cui credi. Quello che hai affrontato potrà averti cambiato, ma in fondo sei sempre tu. E io non ho intenzione di cambiarti, o di salvarti. Di certo non approvo i tuoi metodi, ma se questo è il prezzo da pagare per non perderti di nuovo, allora sì, sono disposta a pagarlo.

Era sospettoso:-Stai dicendo che non t'importa se ammazzo qualcuno?

Sospirai, per poi guardarlo dritto negli occhi:-Sì- ero decisa, ma aggiunsi -solo se lo desideri anche tu, ovviam...

Mi baciò, e questa volta fu lui a sorprendere me: mi aggrappai a lui con tutte le mie forze, nel timore che svanisse -fu come se il tempo non fosse mai passato.

Mentre ci dirigevamo, inciampando, verso la mia stanza, interruppe il bacio:-Ti stai mettendo in un sacco di guai, lo sai, gatta?- lo disse un po' scherzando, un po' sul serio. Ridemmo entrambi, e dissi:-Sembra sia ciò che mi riesce meglio, ultimamente...

Tornò serio:-Grazie.

Sorrisi, cercando di allentare la tensione:-Non abbiamo nemmeno iniziato, e già mi ringrazi? Devo essere proprio brava!

Ignorò il commento:-Grazie, di non avermi dimenticato. Non sono sicuro di meritarmelo.

-Tutti meritano una seconda chance. Ma vedi di non mandare tutto all'aria, ragazzo meraviglia.

Sorrise, e mi baciò di nuovo. Al resto, ci avremmo pensato dopo.


NOTE: la canzone del titolo è dei Muse. Sto considerando l'idea di scrivere un sequel, o magari qualche one-shot sul loro passato, sono indecisa. Ora che la storia è finita mi piacerebbe ricevere qualche altra recensione -lo so che ci siete e che leggete, non fate i timidi- perciò ricordate, ho più paura io di voi di quanta non ne abbiate voi di me... Scherzi a parte, recensite, anche un paio di righe, giusto per farvi sentire. E se siete iscritti andate nell'opzione "aggiungi un personaggio", in alto a destra nella pagina di questa sezione, e votate, così avremo più personaggi. Grazie ancora per avermi seguito con questa mia prima storia :)

   
 
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