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Autore: MadHattersTwinSister    29/03/2014    4 recensioni
La guerra cambia le persone, a volte in modi inimmaginabili. E proprio quando pensiamo che le cose vadano per il meglio, ecco che qualcosa stravolge la nostra vita.
Ma non si tratta di una storia d'amore...non solo.
"Avvertiva di nuovo quella rabbia pulsare nelle vene, il tic alla mano sempre più frenetico, i capelli crespi come animati di vita propria. Stava mutando dentro, e lo percepiva chiaramente.''
Genere: Generale, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Angelina/George, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny, Luna/Ron
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Non solo coincidenze
 
Freddo. Dolore. Al petto, allo stomaco, alla testa. Dove si trovava? Hermione sbarró gli occhi, ma vide solo buio intorno a sé. Si accasció a terra, su quello che appariva essere un pavimento di pietra. Gelo, penetrava fino alle ossa, e il dolore in tutto il corpo si amplificava. Un fischio, potente, le risuonava nelle orecchie e diventava sempre più forte. La ragazza si raggomitoló iniziando a raspare per terra. I brividi le scuotevano il corpo in modo spasmodico, un sudore freddo le imperlava la fronte. Una fitta al petto la costrinse a sdraiarsi a pancia in su, le braccia spalancate, il torace che si alzava e abbassava, velocemente, in cerca di aria. Un forte bruciore cominciò ad attanagliarle lo stomaco ed un calore improvviso si sostituì al freddo, irradiandosi in tutto il suo corpo. Il fischio cresceva, diventava acuto, tanto da poterle rompere i timpani. Il cuore, che batteva freneticamente, la lasciava senza fiato. Le fitte diventarono sempre più opprimenti. Raspava il proprio petto con le mani, quasi cercasse di aprirlo e porre fine a quella tortura. Una potente nausea la travolse, lo stomaco che si contorceva. Il mal di testa la mandava in confusione e il calore che si sprigionava nel suo corpo cresceva. Era passata dal ghiaccio alle fiamme, Hermione credeva di stare per esplodere. Aprì la bocca dalla quale uscirono, non grida di terrore, ma ululati e lamenti quasi disumani. E fu mentre si contorceva che scoprì di essere vestita. Si alzò in piedi a fatica, spinta dal desiderio di liberarsi. Tentò di sbottonare la camicia, ma il tremore delle mani la dissuase dall'usare dei modi troppo garbati. Mentre lo sforzo di rimanere in piedi le faceva piegare le gambe e le fitte lancinanti a petto e stomanco le toglievano il respiro, infilò le mani nelle aperture della camicetta, strappandola e dilaniandola. I bottoni saltarono via dalle asole e la ragazza gettò in terra l'indumento umido di sudore. Si liberò così anche della gonna, provocandosi dei graffi a causa della furia che metteva nel rimuovere tutti quei capi superflui. Ormai priva di forse e in preda a spasmi sempre maggiori, per via dei dolori che crescevano, Hermione si liberò anche della biancheria, per poi cozzare nuovamente con il terreno. Le parve di essere riuscita a riprendere fiato per un secondo, ma subito la nausea si affacció sempre più prepotente, il bruciore allo stomaco aumentò insieme alle fitte al petto, la testa girava vorticosamente e doleva al tempo stesso. Il fischio diventò sempre più insopportabile mentre la ragazza si portava le mani tra i capelli, tirandoli e provocandosi altro dolore. Un'altra fitta al petto, il cuore così veloce da poter esplodere, il respiro di nuovo mozzato. Hermione si portò le mani sullo sterno cercando di percepire il proprio battito, anche se lo sentiva perfettamente nelle orecchie. Avvicinò i palmi alla pelle ma subito li ritrasse. I graffi bruciavano, il corpo scottava. Urlò ancora più forte. Avrebbe preferito la morte a quella tortura. Una fitta, un lamento più acuto del precedente. Proseguì così per diversi minuti fino a che riaprì di nuovo gli occhi.
Il suo sguardo terrorizzato e attonito vagava sui visi che la accerchiavano. Tutte le sue compagne di dormitorio la osservavano impaurite, confuse e apprensive. Erano in piagiama, ciò voleva dire che quello che Hermione aveva vissuto era un incubo. Un incubo troppo realistico, pensò in seguito la ragazza.
-Hermione- proferì in un sussurro una ragazza dai capelli bruni. La riccia, in quel momento, non fu capace di identificarla.
-Cosa ti è successo?- continuó questa preoccupata. Hermione abbassò lo sguardo, vogliosa di sottrarsi a tutta quell'attenzione.
-Un incubo.- svió prima di scappare e chiudersi in bagno, sotto le occhiate curiose delle compagne. Si avvicinó allo specchio, rendendosi finalmente conto del perché tutte la guardavano con tanta preoccupazione. I capelli scomposti, ispidi più del solito, incorniciavano un viso pallido, imperlato di sudore e leggermente incavato. Le orbite si guardavano, attraverso lo specchio, terrorizzate, spostandosi dalle profonde occhiaie, alle labbra cadaveriche. Quando si soffermarono sul corpo, videro il pigiama, strappato in più punti, i graffi, alcuni più profondi di altri, di un rosso vivo che contrastava con il bianco della carnagione. Hermione avvicinò una mano tremante al torace. Li stavano i segni più evidenti, dove le unghie avevano raspato con più furia. Li sfiorò, percependo il bruciore del sangue a contatto del sudore, e la pelle che scottava. Scese con la mano fino all'addome. Tutto il dolore che aveva provato nell'incubo, dalle fitte nel petto al mal di testa, dal fischio persistente alla nausea, era sparito. Tutto eccetto il bruciore allo stomaco. Guardò un'ultima volta il proprio riflesso, prima di lanciarsi freneticamente sotto il getto freddo della doccia. Doveva togliersi di dosso quella sensazione di bruciore. Ma come far sparire la paura? Era una Grifondoro, e pertanto doveva mostrare coraggio di fronte alle difficoltà. Si, era un Grifondoro, ma era anche una ragazza. La Guerra glielo aveva fatto capire. Era una ragazza, e poteva provare paura. Per la prima volta, a Hermione Granger non importava di essere coraggiosa e impavida. Era spaventata, e voleva chiedere aiuto.

 
***

Inutile dire che quel martedì mattina Hermione fu la prima a scendere a colazione. Dopo aver tranquillizzato le compagne di stanza, opera che richiese un buona dose di bugie e falsi sorrisi, aveva finto di tornarsene a letto. Poi, quando fu sicura di essere l'unica rimasta sveglia, si vestí nel modo più dignitoso possibile, si diresse nella Sala Comune, ed attese fino all'ora della colazione rimuginando sulla notte trascorsa. Non riusciva a spiegarsi il perché di quell'incubo. Forse era collegato agli avvenimenti della sera precedente, quando aveva aggredito il bambino a cena. Ripensandoci, lo aveva sgridato per un motivo davvero sciocco, ma in quel momento si era sentita così arrabbiata, così in collera, così...
-Ah!- si portò una mano allo stomaco. Il bruciore era di colpo aumentato, provocandole una fitta di dolore. Diede una rapida occhiata all'orologio da polso. Le sette e un quarto. Raccolse la borsa con i libri da terra e uscì dal ritratto della Signora Grassa.
I corridoi di Hogwarts non erano molto affollati a quell'ora. Anzi, erano quasi deserti. Il silenzio, di solito, regnava sovrano per i piani della scuola accompagnando i passi dei pochi mattinieri diretti in Sala Grande. Per questo Hermione si stupì non poco nel sentire risate ed urletti frivoli provenire da un corridoio del terzo piano. Incuriosita da tutto quell'inusuale baccano, si diresse verso la fonte delle voci. Svoltando l'angolo non poté far altro che scuotere la testa con rassegnazione. Fred e George intrattenevano una piccola presentazione, non propriamente permessa né completamente regolare, dei loro nuovi filtri d'amore, di fronte ad una piccola folla di esultanti ragazzine del quinto anno. Hermione fece per andarsene, ma qualcosa la bloccò e di nuovo per lei si fece buio.
Un'esclamazione, un sospiro, un nome, pronunciato da una delle bocche delle ragazze che, estasiate, osservavano i due gemelli.
-Oh, Fred!- bastò quello e una mano, allungata da una sventurata ed incosciente giovane, che si arpionava attorno al braccio del ragazzo. Hermione si avvicinò, a passo lento, ai due. Il tic, i capelli gonfi, gli stessi sintomi della sera precedente a cui se ne aggiungievano altri. I denti improvvisamente aguzzi, la bocca serrata in una smorfia furiosa, gli occhi dardeggianti ridotti a due fessure, le unghie più affilate. Non importó il fatto che Fred scrolló la ragazzina di dosso, Hermione era ormai persa. Quando tutti si accorsero del suo lento incedere verso la sfortunata, si alzarono mormorii straniti, occhiate,verso la riccia, confuse e impaurite. Tra queste c'era anche quella di Fred. Osò chiamarla per nome, un sussurro, che si pentì, subito dopo, di proferire.
-Hermione..-
La ragazza parlò.
-Non si tocca ciò che non ci appartiene.- ma ciò che uscì dalla sua bocca non fu una voce umana. Erano parole ringhiate, buttate fuori con voce roca alterata dalla rabbia, come se fossero state pronunciate da un animale, una bestia selvaggia. Hermione si abbassó a terra mettendosi a quattro zampe. Ora c'era chi ridacchiava e chi invece era sbiancato improvvisamente. La ragazzina troppo intraprendente , i cui occhi erano sempre rimasti incatenati in quelli furiosi della riccia, era nervosa e impaurita.
Fred si mosse, con espressione terrea, ma non fu abbastanza veloce. La ragazzina fece timorosa un passo indietro ed Hermione, spinta da una sconosciuta forza e agilità, fece leva sulle gambe, saltando come un felino, lanciandosi verso la sventurata. La buttò a terra ricadendo sopra la giovinetta ormai terrorizzata, alzò una mano, o un artiglio sarebbe più consono chiamarlo, ma anche questa volta non riuscì a colpire. Fred la prese da dietro bloccandole le braccia e tirandola via dalla sua vittima. Hermione si divincolava furiosa, emettendo ringhi ed ululati, alcuni per la rabbia, altri per il dolore. Il bruciore allo stomaco che fino ad allora aveva ignorato, stava crescendo e delle fitte al petto cominciavano a toglierle il respiro. Fred la trascinó via, e si chiuse con lei in un aula vuota. La lasciò andare ed Hermione, che sembrava essersi improvvisamente calmata, si aggrappó ad un banco, respirando affanosamente.
-Che accidenti ti è saltato in testa?!- le urlò contro Fred, premurandosi di chiudere a chiave la porta e di insonorizzare la stanza. Hermione, che gli dava le spalle, scosse la testa. Si tolse il maglione, sentiva un gran caldo ma la schiena e il viso le si imperlavano di un sudore freddo. Si girò verso il ragazzo, tenendosi ancora aggrappata al banco, quasi fosse un'ancora di salvezza.
-Io...- mormorò a fatica, il petto che si alzava e abbassava ritmicamente. -Io...non lo so.- esaló infine prima di cadere a terra svenuta.

 
***
 
Quando riaprí gli occhi, vide tutto bianco intorno a sé. "Sono forse morta?" pensò, ma poi girovagando con lo sguardo scorse una macchia rossa. Mise a fuoco e vide che non era altri che Fred, che la fissava preoccupato.
-Come stai?- Hermione si guardò meglio in giro. Era in infermeria, e a giudicare dal cielo notturno che scorgeva dalle finestre e dall'aria stanca di Fred doveva aver dormito per molto tempo.
-Mi sento bene. Per quanto ho dormito?- il ragazzo si passò una mano tra i capelli, scompigliandoli maggiormente.
-Quasi due giorni.- si sforzó di soriderle. Gli si leggeva nel volto che aveva una gran quantità di domande da porle, e la ragazza sapeva che appena sarebbe stata meglio avrebbe dovuto rispondere. Ma domande su cosa? Sapeva di essere in infermeria perché era svenuta, si era sentita male, come nell'incubo. Ma cosa era successo prima? Perché si era ritrovata in quelle condizioni, chiusa in un aula con Fred? A quello non era in grado di dare spiegazioni. Prima di quel momento, c'era solo buio.
-Fred, cos'è successo?-
-Sei svenuta. Ti sei sentita male e sei svenuta.- Hermione scosse la testa.
-No, prima di quello. Io non so cosa sia accaduto.- Il ragazzo sospirò ed iniziò a raccontare l'accaduto. Hermione lo ascoltava osservando il soffitto, gli occhi tristi e in collera, verso se stessa e quella situazione assurda. Quando Fred finì di parlare la osservò. Era così cambiata dopo la guerra. Sembrava che tutte le preoccupazioni fossero sparite, ed ora la vedeva di nuovo nervosa, afflitta, quasi avesse un peso sul cuore. Hermione posò gli occhi su di lui, poi la sua attenzione fu catturata dal polso del ragazzo. Da sotto la camicia era visibile una fasciatura.
-E quella?- chiese indicandola con il dito. Fred fece spallucce.
-Ehm...mi sono fatto male a Quidditch...nulla di grave.- concluse con un sorriso che voleva sembrare convincente. Inutile dire che Hermione non credette alle sue parole. Si mise a sedere prendendo il braccio di Fred, incurante delle proteste del ragazzo che cercava di sfuggire alla sua presa. La ragazza riuscì a togliere la benda. Un graffio lungo dal polso fin poco sotto il gomito, riluceva di un colore rolungoro, sulla carnagione chiara del ragazzo. Sembrava una ferita provocata da un animale, come un gatto ma di dimensioni più grandi. La Grifondoro non ci mise molto a fare due più due. -Te l'ho fatto io vero?- Fred non rispose, e il suo silenzio fu molto più eloquente di una risposta affermativa. La vide lasciare il braccio e prendersi la testa tra le mani.
-Ehi ehi!- le dise sedendosi sul letto di fronte a lei. Le prese le mani tra le sue, sentendole umide. -Senti, non importa. Non l'hai fatto apposta. Mi hai graffiato per sbaglio, mentre cercavi di divincolarti. Non è importante.- le disse con tono calmo e rassicurante. Hermione alzò lo sguardo lucido su di lui.
-Si che è importante! Ti ho fatto del male, come stavo per farne a quella ragazza e a quel bambino. Ho paura, Fred. Io sto cambiando.- il ragazzo le prese il viso tra le mani, asciugandole le lacrime, mentre le rivolgeva uno sguardo dolce. -Tu non stai cambiando. Sei sempre la stessa e riusciremo a superare questa situazione. Va bene?- Hermione sorrise. Non era sicura, ma si sentiva più tranquilla, rinfrancata da quelle parole.
In quel momento fecero il loro ingresso in infermeria Harry, Ron e Ginny accompagnati da Luna e George. Tutti le si piazzarono intorno e Fred, con il consenso di Hermione, raccontò loro l'accaduto. Erano tutti abbastanza sconvolti da ciò che stava accadendo all'amica negli ultimi giorni. Persino Luna sembrava aver abbandonato la sua aria sospesa, che neanche la guerra era riuscita a strapparle, apparendo preoccupata quanto gli altri.
-Stavi male anche quella notte vero?- chiese Ginny spezzando il silenzio teso che si era creato. Tutti rivolsero alle due ragazze uno sguardo interrogativo, ma Hermione sapeva a cosa la rossa si stesse riferendo.
-Si. Ho avuto un incubo due notti fa, la sera avevo quasi aggredito il bambino a tavola. È stato un sogno strano, stavo male. Mi sono svegliata di colpo ed evidentemente avevo urlato nel sonno perché tutte le mie compagne erano intorno a me.-
-Non hai solo urlato.- prese la parola Ginny. -Hai gridato in modo disumano, ci siamo tutte spaventate molto. Abbiamo anche provato a svegliarti ma era inutile. Ti contorcevi e ti graffiavi e noi non riuscivamo a tenerti ferma. Quando ti sei svegliata e sei corsa in bagno abbiamo preferito lasciarti sola, sembravi spiritata e non sembravi minimamente in grado di parlare.- Hermione annuí.
-Hermione,- parlò Harry.-io non sono molto sicuro. Ma tutti questi eventi, in pochi giorni! Le due aggressioni...-
-Cinque.- lo interruppe la riccia. Si sentiva in dovere di confessare tutto ciò che le stava accadendo. Si sentiva così piccola e così impotente di fronte a quella situazione che andava in cerca di tutto l'aiuto possibile.
-Come?- replicò il Bambino Sopravvissuto.
-Cinque agressioni. Quest'estate mi era successo già tre volte. Io non ne ho memoria, ma mi è sucesso con mia madre, mio padre e con un negoziante. Certo non sono state sempre così violente. A quanto pare si ingigantiscono di volta in volta.- concluse abbassando lo sguardo. Tutti rimasero in silenzio, poi fu Harry a riprendere il discorso interrotto precedentemente.
-Tutte queste aggresioni, l'incubo, e ora questo malore. Devono essere collegati, non può essere tutta una coincidenza!-
-Ha ragione Signor Potter, non lo è.- una voce si era intromessa nella conversazione.
Tutti si voltarono verso il nuovo arrivato. La figura che si stagliava sotto i raggi lunari provenienti dalle grandi finestre, sembrava brillare. Il corpo avvolto da una veste blu notte, il volto illuminato dal riflesso della luce sugli occhiali a mezza luna, la lunga barba argentea che risplendeva.
L'uomo si avvicinò al gruppo e parlò.



N.D.A.
Bene, ecco finalmente il secondo capitolo. Lo so, ci ho messo più di quanto avevo detto, ma penso che ormai con me ci abbiate fatto l'abitudine. In mia discolpa, anche se penso ormai vi siate stancati di starmi a sentire, posso dire solo che la scorsa settimana sono dovuta andare a Nizza, e la settimana precedente è stata uno straziante e lungo periodo di preparativi.
Ma torniamo a parlare di ció che ci interessa: LA STORIA! Spero di non aver creato ancora più confusione con questo capitolo, dal prossimo si vedrà decisamente più chiarezza. Gradirei sinceramente una recensione su questo capitolo perché ci ho messo secoli a scriverlo e, se sarete così buoni da lasciarmi un commentino, vi chiedo gentilmente di dirmi come vi siete sentiti leggendo la prima parte del capitolo, l'incubo di Hermione.
Lo so, ho già riportato in vita Fred ed ora c'è anche questo nuovo arrivato a fine capitolo. Purtroppo mi serviva una figura saggia nella storia, anzi, mi serviva proprio lui! Perciò mi sono vista costretta ad andare di nuovo in cerca delle Sfere del Drago e riportare in vita anche questo personaggio. Come al solito non sono soddisfatta del capitolo...se avete qualche appunto da farmi sono ben accetti. Se doveste trovare degli errori di battitura vi sarei grata se me li faceste presenti. Il prgoramma con cui scrivo tende a modificarmi le parole quando faccio delle cancellature, e spesso si verificano degli errori di battitura. Rileggendo il capitolo non li ho trovati, ma se qualcuno mi dovesse essere sfuggito, grazie in anticipo se me li segnalerete.
Nei ringraziamenti voglio sinceramente dire grazie a RedMarauder per la splendida recensione che mi ha lasciato nel primo capitolo e che mi ha convinta ad andare avanti con questa storia. Spero di non deluderti andando avanti!
Bene, credo di aver finito!
Alla prossima...che sarà più prossima della volta scorsa...insomma aggiornerò prima!
Alla prossima!
_A p p l e_ (finalmenteeee nome nuovo!)
  
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