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Autore: Chains_    30/03/2014    27 recensioni

N= {a, i, l, n} A= {a, i, l, n}
Allin guardò il pezzo di carta passatole dal suo compagno di banco e si accigliò, non capendo subito le sue intenzioni.
“A meno N...” Sussurrò Niall scrivendo l'operazione d'insiemistica.
“Uguale insieme vuoto.”
“I nostri nomi!” Esclamò sorpresa la ragazza.
“Sì, sono composti dalle stesse lettere.”
“E se uno viene sottratto all'altro...”
“L'altro si annulla.” Concluse Niall sorridendo.

Quando Allin ebbe la possibilità di frequentare il liceo di Mullingar, non avrebbe mai pensato che la sua vita sarebbe stata sconvolta dalla presenza di un ragazzo. Per sfortuna gitana, acrobata nel circo di famiglia, non avrebbe voluto né potuto innamorarsi di un irlandese. Eppure fu grazie a Niall che Allin iniziò a credere in un futuro in cui essere zingara sarebbe stato solo un ricordo. Ma il peggio doveva ancora venire. I due dovevano ancora esser separati.

"Sai cosa c'è, cugina? C'è che è sempre stato A-N, non N-A. Chi vieni sottratto a chi? Ora lui sta ad XFactor ed io qui, distante chissà quanto!"

Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=t652GzFXWqc
La Fanfiction prende ispirazione dal vero.
[Personaggisecondari: LittleMix, 5Sos...]
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Kidnapping.


 
Ed eccoci qui, con un nuovo capitolo -piuttosto movimentato, devo dire- di A-N! Spero che leggerete le note finali, ma intanto vi auguro una buona lettura e, come sempre, vi invito a recensire c:
 


 

“Che cosa?!” Allin strabuzzò gli occhi, il suo cuore prese a battere velocemente, sconvolto dalle parole di Gonzalo.

“Hai capito benissimo: io non sono tuo padre!” Ribadì l'uomo, quando vide la giovane imbambolata, come fosse stata inanimata.

“Mi avete... Adottata?” Balbettò lei, deglutendo rumorosamente la saliva accumulatasi in gola,vogliosa di andare via da quella roulotte, da quella nuova realtà che stava prendendo forma davanti ai suoi occhi.

“Possibile che ancora non l'abbia capito?! I tuoi lineamenti aggraziati, la tua pelle rosa pallido, i capelli così biondi. Sei la copia di tua madre, di Marie.” Le fece notare sgarbatamente il circense, abbassando lo sguardo rancoroso.

“Chi è mio padre?”

“Sei il frutto del tradimento di tua madre, sei la mia rovina!”

“Per colpa tua io sono diventato lo zimbello della comunità.” Gonzalo sembrò riprendersi dalla tristezza che lo aveva incupito istanti prima, calcando con cattiveria ogni parola, facendole assumere la forma di lama tagliente per Allin che incominciò confusa a rendersi conto che fino ad allora aveva vissuto in una bugia.

“Ma i figli di rapporti extraconiugali, secondo la nostra legge, dovrebbero essere uccisi o abbandonati...” Mormorò quindi la giovane acrobata, indietreggiando di qualche passo, come se quel allontanarsi l'avrebbe salvata da chissà cosa.

“Non se il padre non è uno di noi.”

“Sono figlia di un irlandese?” Quasi morbosa divenne la curiosità di Allin che, quando vide Gonzalo annuire, capì il comportamento della madre, la sua voglia di rompere le tradizioni gitane, le tante concessioni che le dava e che non avevano le sue cugine, la sua felicità nel saperla innamorata di Niall.

“Mi odi tanto, no?! Perché appena è morta la mamma non mi hai ucciso? Perché mi hai dovuto rovinare la vita, perché mi hai dovuto allontanare da Niall?” Ad Allin bastò pronunciare il nome del biondo per scoppiare a piangere, come ormai era abituata a fare.

“Quante sono le cose che non sai.” Si ritrovò a sospirare stanco lo zingaro, alzando gli occhi al cielo.

“Come può un clan assumere il controllo su altri? Alleandosi con un secondo.” Cominciò poi a spiegare.

“E, proprio per questo, presto, molto presto, tu ti sposerai.” Concluse l'uomo ridacchiando con allegria, godendo già del benessere che avrebbe avuto, a suo parere, da lì a breve.

“Sposarmi?! Ma che cazzo...?!” Che errore aveva commesso Allin, pensando che per sempre avrebbe vissuto senza dover preoccuparsi delle tradizioni dei Rom! La ragazza per poco non svenne di colpo, sentendo la terra sgretolarsi sotto di sé.

“Perché pensi che tu debba esibirti ad ogni spettacolo?” Domandò Gonzalo, divertito dalla reazione dell'adolescente ribelle.

“Per ottenere qualche pretendente, chiaro.” Si rispose da solo poco dopo, scocciandosi dal suo spalancare la bocca.

“Ecco perché non volevi che andassi a scuola dopo i tredici anni! Tu non volevi che mi opponessi a questo matrimonio combinato, non volevi che mi innamorassi di qualcuno a te non favorevole!” Sbraitò allora la bionda, realizzando a pieno la realtà, fremendo dal desiderio di scomparire, in quell'istante, per sempre.

“Finalmente. Finalmente ragioni come degna figlia di tua madre.”

“Tu l'amavi. Ecco perché mi hai permesso di fare cose che sono vietate nella comunità.”

“Sbagliato. Si è sempre trattato di soldi e non ne è neanche valsa la pena, dal momento che il famoso clan Dooley ci ha voltato le spalle il giorno stesso.” Gonzalo diede un pugno alla parete, sfogando il suo disprezzo, la sua rabbia repressa verso quel ricco ceppo nomade che tanto lo aveva fatto penare.

“Vattene. E preparati per stasera.” Mormorò poi, sentendo che la sua maschera di indifferenza stava per scomparire.

Allin incrociò lo sguardo aggressivo del dominatore di tigri, acconsentì spaventata e uscì dalla roulotte tremando come una foglia al soffio di vento, confusa come non lo era mai stata. Appena la videro uscire, le cugine le andarono incontro, con un'aria interrogativa sul volto.

“Non sono sua figlia.” Ripeté più volte Allin, non appena fu più vicina alle due.

Scioccate, le due tentarono di abbracciarla, tentarono di asciugare le sue lacrime che, senza controllo, le bagnavano il viso, ma la bionda le scacciò malamente, non dando loro la possibilità di pronunciare anche un solo “Mi dispiace”, incominciando a correre rapidamente verso il suo piccolo rifugio, senza mai voltarsi.

* * *

Appena vi fu dentro, la ragazza crollò a terra. Stremata, nervosa, disorientata, delusa, Allin si portò le mani tra i capelli, incominciando senza controllo ad annodarseli tra le dita. Lei, figlia di uno sconosciuto, figlia di una relazione vietata, figlia di una madre in cui aveva riposto tutta la sua fiducia, stata tradita.

Quasi paradossalmente, in un primo momento, Allin iniziò addirittura a trovare giustificata l'assenza, la cattiveria di Gonzalo, nelle vesti di padre. Infondo, sebbene lo nascondesse, aveva amato sua madre, glielo si leggeva in quegli occhi scuri come gli abissi, spesso coperti da un velo di indifferenza. Quanto dolore gli procurava aver la diciassettenne vicina, quanti ricordi lo struggevano da troppo tempo, quante volte aveva sofferto in silenzio quando, ad esempio, sino a dieci o undici anni, Allin provava spesso ad abbracciarlo, non riuscendoci mai.

"Perché? Perché?!" Discorsi sconnessi tra loro, ascoltati di nascosto e ritenuti prima senza senso, situazioni poco chiare, riaffiorarono nella mente della giovane donna, assumendo finalmente significato.

Il suo cognome, pensandoci bene, era una riprova delle parole di Gonzalo. La bionda si diede della stupida, sentendocisi sul serio. Aveva infatti sempre pensato che Dooley, il cognome della madre, le fosse stato dato solo per farla sentire più a suo agio a scuola, essendo di stampo inglese, e non aveva mai immaginato alla possibilità che, probabilmente, Gonzalo si era da sempre rifiutato di trasmetterle il suo.

Impotente, avvilita, Allin non poté evitare di immergere la testa in un cuscino, stretto tra le ginocchia, ancora tremanti.

"Ho vissuto in una bugia per diciassette anni." Si continuava a ripetere, tirando su con il naso, talvolta urlando, nel silenzio più totale.

E più pronunciava queste poche parole, più le si formava un terribile nodo in gola. Perché, diamine, era bastata una frase di Gonzalo per vanificare tutti gli sforzi fatti al fine di accettare -o meglio, sopportare- il mondo a cui credeva di appartenere.

In quell'istante, un lampo. Il cielo s'illuminò in modo quasi sovrannaturale, la sera di trasformò per un attimo, un attimo solo, in giorno. Poi uno, due, tre... Otto secondi ed un rumore, così potente da penetrare nelle orecchie e rimbombare in tutto il corpo, sorprese Allin, che scattò immediatamente in piedi. Era appena scoppiato un temporale.

La ragazza si asciugò per la centesima volta il viso e si andò ad inginocchiarsi vicino alla finestra del caldo abitacolo, cominciando a guardare la pioggia scendere impetuosa, sfogandosi come avrebbe voluto fare lei, se solo ne avesse avuto la forza fisica. Dapprima si limitò a lasciarsi distrarre dal rumore incessante, a volte forte, a volte più delicato, delle goccioline che s'infrangevano nel terreno, giocherellavano tra le fronde degli alberi, rimbalzavano sul tendone, picchiavano tetto della sua piccola roulotte. Poi, pero', Allin non poté far a meno di guardare il calendario affisso su una parete.

252

Eh sì, mancavano duecentocinquantadue giorni al suo diciottesimo compleanno. La ragazza rimase imbambolata a fissare quel numero che in quel momento apparì così piccolo, così vicino allo zero. Il suo sguardo poi si posò sulla sveglia rosa, poggiata distrattamente sul comodino. Mancava circa un'ora allo spettacolo serale della compagnia.

Un dettaglio, prima sembrato irrilevante se paragonato alla scoperta di non essere figlia di Gonzalo, la fece rabbrividire.

"Marito." Biascicò Allin, non riuscendo ancora a pronunciare una frase di senso compiuto.
Parte di lei, non si preoccupava affatto della sua probabile presenza allo spettacolo di quella sera. Non avrebbe sposato quello sconosciuto, neanche se obbligata.

Niall. Per lei c'era solo Niall.

Con questo nome fisso nella mente, la giovane si alzò da terrà, indossò un impermeabile ed uscì all'aperto.
Immediatamente, neanche a raccontarlo, la pioggia l'avvolse nel suo fitto manto. Allora, Allin, alzò lo sguardo al cielo, godendosi la sensazione di pace che le regalava il fresco scorrere dell'acqua sulle sue guance surriscaldate dal pianto.
E così, tra la pioggia, saltando da una pozzanghera all'altra, Allin si sentì per un po' bambina e, quando catturò una goccia con la lingua, le sembrò di assaggiare il sapore della libertà che credeva avrebbe raggiunto a breve. Illusa, non pensava neanche a cosa il destino le avrebbe riservato. Nella sua mente esisteva solo lei, ferma in quell'istante, e la pioggia, che continuava a cadere. E si definì pazza, quando in quelle gocce iniziò a vedere riflesse scene di vita passata, momenti vissuti con Niall, ovviamente. I tanti pomeriggi passati a fantasticare sulla forma delle nuvole sdraiati sul prato. La volta in cui, divertita, gli preparò una coroncina di margherite, posizionandola tra i suoi capelli biondi che, ai suoi occhi innamorati, sembravano attirare i raggi del sole per creare giochi di luci mai visti prima d'ora.

"M'ama... Non m'ama... M'ama." Dolce il fatto che Allin credesse a questo giochino, pensando che la verità fosse davvero celata tra i petali di un fiore.

Inutile raccontare dell'espressione, del sorriso che le illuminò il viso, quando ebbe un'ulteriore conferma del sentimento provato per lei dal ragazzo, che la guardava imbambolato, ammaliato da ogni suo piccolo gesto, sospiro. E poi ancora, quando erano andati al mare, coperti dall'appoggio di Marie. Fu lì che la bionda si ricredette sul colore dei suoi occhi. Altroché brutto, altroché di un azzurro smorto. Niall riuscì a farle capire che erano bellissimi, per un attimo riuscì a farle amare se stessa quanto lui l'amava. A questi due diabetici ricordi se ne susseguirono tanti altri, poi la pioggia finì e tornò la calma, il silenzio e le sue paure, le sue preoccupazioni, si fecero sentire inesorabilmente.

“Allin... Senti, stasera restiamo con te, ti va?” Hannah e Leena, insieme agli altri ragazzi della compagnia, si accorsero della presenza della bionda, avvicinandosi a lei, ancora scioccati ed impietositi a causa delle sue condizioni.

“Non preoccupatevi per me.” Solo questa fu la risposta, secca e tagliente, che ricevettero prima di vedere l'acrobata correre verso il tendone da circo, perché nel frattempo il tempo era inesorabilmente passato e ben presto sarebbe iniziato lo spettacolo come confermava la presenza di alcuni gruppi di persone, intente ad avvicinarsi all'ingresso principale.

* * *

Mentre si truccava nel solito caos più totale, causato dal dividere il camerino con una decina di persone, mentre indossava il suo nuovo body, che lasciava alla fantasia ancor meno di quanto non facesse il precedente, Allin cercò di liberare la mente da ogni cosa che non riguardasse le acrobazie da compiere, promettendosi pero' di parlare di questa scoperta almeno con sua zia, che sicuramente, a suo parere, avrebbe potuto raccontarle qualcosa in più del suo vero padre e del danno causato da sua madre. Le mezzepunte ai piedi, le mani coperte di polvere di gesso, la coda alta fatta alla perfezione: ci volle poco prima che Allin fu pronta per la sua esibizione che stava per iniziare. La musica partì, l'acrobata si avvicinò alle quinte della pista, prendendo due profondi respiri. Si guardò intorno, in cerca dello sguardo di Gonzalo, che la squadrava con indifferenza, come se nulla fosse accaduto poco prima. Così, quando poi lui le diede un colpetto sulla schiena nuda, la ragazza, al buio, raggiunse il centro della pista, dove l'aspettava, raso terra, il suo cerchio azzurro. Come al solito, contò fino a tre, poi lo afferrò, aspettando che i tecnici iniziassero a farlo salire in aria, cosa che avvenne dopo poco. Allora un faro illuminò la sua esile figura, la musica si fece più decisa e lei iniziò ad eseguire le sue acrobazie, mentre l'attrezzo veniva fatto scendere e risalire d'altitudine, seguendo il ritmo della musica che faceva da base alla coreografia. Fu quando si ritrovò a testa in giù, con le gambe incrociate, strette al cerchio che ruotava velocemente a circa tre metri da terra, che Allin colse Gonzalo intento a salutare calorosamente un ragazzo dall'aria malsana e misteriosa. Faticando un po', seppur agevolata dal ritmo lento con cui prese a muoversi il cerchio lungo la circonferenza della pista e socchiudendo gli occhi, riuscì a vedere più chiaramente il giovane. Alto, muscoloso, con tanto di spallone tipiche dei giocatori di regby e una sigaretta accesa stretta tra indice e medio, il ragazzo si tirò su le maniche della maglia fino ai gomiti, mostrando i tanti tatuaggi che ricoprivano la sua pelle. Ad Allin bastò vedere il suo gesticolare e il suo atteggiamento capire le sue origini. Il giovane era uno zingaro. Continuando a fissarlo, la ginnasta rischiò di cadere più volte e rendendosene conto, riprese a concentrarsi esclusivamente sull'esibizione. Due giravolte, qualche intricato esercizio e poi Allin si accoccolò nel cerchio, lasciando le gambe penzolare nel vuoto a giusto poco meno di due metri da terra. Dovendo eseguire per un po' solo banali movimenti con le braccia, ebbe anche la possibilità di riconcentrarsi sul gitano, sedutosi in prima fila, accanto al padre. Fu quando incrociò il suo sguardo eccitato che capì tutto. Quello sconosciuto stato il suo futuro sposo. Allin spalancò gli occhi, portandosi una mano alla bocca, facendo sembrare il gesto parte integrante della coreografia. La testa le iniziò a girarle vorticosamente, lo stomaco sembrò annodarsi, obbligandola a chiudersi in se stessa. Proprio in quel momento, fortunatamente, la musica divenne sempre più silenziosa, sfumandosi con i mormorii della gente, per infine concludersi. La bionda quindi venne riavvolta dall'oscurità e lentamente scese dal cerchio, sapendo di avere due buoni minuti a disposizione per uscire dalla pista, intanto che la zia, sostituta della madre, presentava la prossima esibizione. Non fece in tempo a mettere piede a terra che una mano le strinse improvvisamente il braccio, ruvida e ghiacciata contro la sua pelle accaldata dallo sforzo fisico. Allin incominciò a tremare. Immaginava cosa sarebbe successo a breve. Infondo sapeva che, da sempre, nella cultura gitana, per conquistare una ragazza, i giovani solitamente dovevano inscenare un vero e proprio “rapimento”. Questo poi, ricordò Allin, poteva essere inteso anche come una conferma dell'unione in matrimonio, soprattutto se combinato e consisteva nel trascinare la propria preda lontano da tutti, per poi baciarla, consenziente o meno. Uno sguardo, poi Tacho -così si chiamava il suo futuro marito- incominciò a correre, stringendole un polso per non farla scappare, arrivando fino all'esterno del circo dopo pochi minuti. Minuti composti di secondi colmi di terrore e ribrezzo, che il solo vivere comportò inevitabilmente lacrime e dolore alla povera Allin, che spaesata, ma soprattutto schifata, si ritrovò schiacciata tra la carrozzeria di un camion e il corpo del suo rapitore, riuscendo a percepire la sua eccitazione. Tacho cercò di baciarla contro la sua volontà, bramando così tanto le sue labbra umide. La bionda, pero', non cedette, non volendo assolutamente che la sua bocca venisse a contatto con un'altra che non fosse stata quella di Niall. Se lo era promesso: nessun altro al di fuori di lui l'avrebbe mai più baciata, nessun altro avrebbe coperto il suo ricordo. Allin così ridusse le labbra a due fessure dimenandosi a destra e a sinistra, non fregandosene del dolore che le procurava lo sbattere la testa contro una superficie dura. E Allin continuò a lottare a lungo, respingendo il giovane con entrambe le mani, poggiandole sul suo tonico torace, incominciando in un secondo momento ad urlare e scalciare così disperata da riuscire ad emettere solo versi animaleschi, perché ogni parola sembrava morirle in gola. Solo quando sentì lui ridere, si fermò di scatto, arrendendosi e lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi, socchiudendo poi le labbra, portandosi audacemente una mano sul cuore.

“Perché non prolungare l'attesa del bacio fino al matrimonio? Sarebbe così romantico.” Allin quasi vomitò, pronunciando l'ultima parola, ma lo fece con tanta sicurezza e apparente dolcezza che risultò sincera, soprattutto quando, a denti stretti, carezzò delicatamente il braccio sinistro del ragazzo, compiacendolo.

Questo sorrise maliziosamente, infilandole all'anulare della mano sinistra un anello con un brillante così grande da risplendere al chiaro di luna. E allora la giovane, vedendo il solitario, capì immediatamente perché Gonzalo avesse scelto proprio Tacho come suo sposo. Era lui, il primogenito di un famoso clan portoghese. La famiglia più ricca, più tradizionalista. La famiglia che quell'anello aveva unito alla sua. Il cuore di Allin prese a battere, furioso di rabbia. La bionda chiuse quindi le palpebre, cercando di calmarsi, e una sola lacrima scese lungo il suo viso arrossato. Rassegnata, se l'asciugò subito, prima che giungesse fino al mento. Un istante dopo, lei riaprì gli occhi e allora sì che ebbe un colpo di genio, uno degno dei migliori film mai visti.

* * *

“Ragazzi, oggi è una giornata no. Non toccatemi, non parlatemi, lasciatemi stare!” Biascicò Niall scuotendo la testa con le lacrime agli occhi, sciacquandosi poi il viso con l'acqua fredda, per darsi una svegliata in quella fredda mattina dell'undici Ottobre.

“Che succede, Nì?” Gli domandò preoccupato Zayn raggiungendolo in bagno, per dargli un asciugamano pulito, solo dopo essersi accertato che fosse il più morbido tra tutti.

“Ho sognato di baciarla e, giuro, ho percepito il suo profumo, appena mi sono alzato.” Rivelò il biondino al suo amico, soffocando un mormorio di tristezza nel panno di spugna.

“Non la dimenticherai mai.” Costatò Louis, cercando disperatamente il suo spazzolino tra il caos generale.

“A proposito di ragazze... Ma hai visto come ti guardava ieri sera la mora delle Belle Amie?” Ridacchiò Harry aggiungendosi ai suoi amici, ripensando all'espressione assunta dalla diciassettenne quando aveva visto Niall mordersi il labbro inferiore, durante la cena.

“Io sono di Allin.” Affermò sicuro l'irlandese, guardandosi allo specchio, passandosi due dita sulle labbra.

Liam guardò l'amico riflesso e gli sorrise calorosamente, appoggiandosi allo stipite della porta. L'avrebbe aspettata, l'avrebbe cercata per sempre, lo sapeva. Perché lei era l'unica.

* * *

19 Giugno 2011
-0.

Allin x




Spazio autrice

E insomma, che fatica scrivere questo capitolo: credevo di impazzire! C'è l'ho fatta, pero', per fortuna. C'è una scena che mi piace molto, quella del rapimento e spero che piaccia anche a voi. Parliamo pero' anche del finale. Scusatemi davvero se Niall è poco presente, ma vi anticipo che una buona parte del prossimo capitolo sarà dedicata esclusivamente a lui. E invece Allin? Ho volutamente scritto solo un "-0" nella sua pagina di diario, per concludere il capitolo lasciandovi un po' a bocca asciutta, sperando di incuriosirvi, lo ammetto. Che dire, chissà quale piano le sarà venuto in mente, chissà! Vi ricordo che c'è un matrimonio in sospeso, un bacio ancora non dato e che Allin non vuole dare... E vi lascio anche un'anticipazione!

"Allin, smettila di frignare: è il tuo compleanno e il tuo futuro marito ti aspetta all'altare!"

Detto questo spendo altri due minuti per ringraziarvi. Voi lettrici siete stupende, fatevelo dire. Mi siete venute incontro, in settimana, e beh, siete arrivate a quota TRECENTOCINQUANTA recensioni, non so se rendo l'idea. Spero che continuiate così, spero che questa storia continui a piacervi. Sappiate che se ho deciso di aggiornare il sabato è per darvi tutta la domenica per leggere e recensire con calma, senza fretta.
Ah, un'ultima cosa: Cambierò nome su Efp! Al fine prossimo capitolo vi spiegherò il significato del nick che penso crederete un po'... Bizzarro, ecco.
A sabato prossimo!
Giorgia.

   
 
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