Fanfic su attori > Ben Barnes
Segui la storia  |       
Autore: _joy    01/04/2014    7 recensioni
"La sera in cui Ben Barnes lasciò Rebecca Milani era una sera piovosa e grigia."
Quello che accadde tra un addio e un ritrovarsi.
Perché niente altro conta.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

banner




Una volta, quando recitava in teatro, Ben si era rotto due costole sul palco, mentre era in scena la prima.
 
Aveva stretto i denti ed era andato avanti, mentre ogni secondo era un’agonia: non aveva mai provato un dolore del genere.
 
Sbagliato.
 
Ora sapeva cos’era il vero dolore.
Gemette, riemergendo dal torpore dell’anestesia.
Dov’era?
Cos’erano quelle luci bianche?
Perché si sentiva bruciare?
Un paio di persone si affacciarono nel suo campo visivo.
Ma chi erano?
Non le aveva mai viste.
Avevano camici e mascherine quindi… erano medici?
Era in ospedale?
Ma cos’era successo? Un incidente sul set?
Gli parlavano in una lingua strana… rispose in inglese e la voce non sembrava la sua, stava biascicando.
Quelli facevano domande, sembravano perplessi.
Poi, una voce disse:
«È inglese, non italiano»
 
Lui aggrottò la fonte.
Conosceva quella voce.
Parlava...italiano?
Batté le palpebre.
Poi sentì un tocco leggero su una mano e un altro viso si profilò davanti ai suoi occhi.
Li conosceva, quegli occhi.
Li aveva visti ridere e li aveva visti piangere.
Li aveva guardati mentre faceva l’amore.
Li aveva addirittura sognati, qualche volta.
 
Gli tornò tutto in mente in un secondo e il panico lo invase.
Cercò di muoversi ma il corpo non rispondeva.
Lei gli posò le mani sulle spalle, delicatamente.
«Fermo, non muoverti. Ti farai male»
«Becky» ansimò lui «Tommaso! Dov’è Tommaso?»
Rebecca sorrise dolcemente e si sedette sul bordo del letto.
Gli accarezzò il viso lievemente e lui si calmò quasi subito.
Era… quanto tempo era che lei non lo sfiorava neppure?
Aveva quasi dimenticato quanto poteva essere dolce.
E non avrebbe avuto quel sorriso se fosse successo qualcosa al piccolo.
Ben chiuse gli occhi, esausto, e lei gli sfiorò i capelli.
«Tommi sta bene. L’ho portato dai miei, è tardi. Doveva dormire un po’»
Lui riaprì gli occhi e lei osservò il viso pallido e le occhiaie scure.
Si stupì del senso di tenerezza che la invase.
Era così indifeso, in quel momento.
Come Tommi.
E aveva bisogno di lei.
«Si è spaventato?»
Becky annuì.
«Sì, credo proprio di sì… Non ha pianto molto, ma è stato stranamente silenzioso e voleva stare sempre in braccio a me o a Jack. Per farlo addormentare ci ho messo un’eternità, non voleva restare solo»
Ben si morse un labbro.
«Mi dispiace, mi dispiace così tanto! Non odiarmi, ti prego!»
Lei sgranò gli occhi sentendo il tono accorato di lui.
«Ben…»
«Non volevo che si facesse male! Non volevo! Hai ragione quando… quando dici che non sono capace di fare il padre! Io…»
Becky gli prese il viso tra le mani.
«Certo che non ti odio! Tu… tu lo hai protetto. Ti devo tutto, Ben»
Lui scosse il capo, poi fece una smorfia.
«È stata colpa mia! Stavo litigando con Jack e…»
Lei gli posò un dito sulle labbra.
«Sì, siete stati irresponsabili, perché con un bambino bisogna avere sempre mille occhi. Ma non lo avete fatto apposta. Poteva capitare a chiunque…»
«A te non sarebbe successo» mormorò lui «Sei una madre fantastica»
Becky batté le palpebre.
«Oh» mormorò, confusa dalla sensazione che quelle parole le avevano provocato «Sapessi… Una volta mi è caduto mentre lo cullavo… Pensavo di essere la madre più idiota del mondo!»
Ben sorrise debolmente e il mondo le sembrò meno cupo, tutt’a un tratto.
«Lo dici per consolarmi»
«Magari. Mi è caduto davvero! E quella volta che è caduto giù dall’altalena e si è lussato la spalla? Ha pianto così tanto che credevo di impazzire!»
Ben stava ancora sorridendo, ma i suoi occhi si velarono.
«Ho perso così tanto, di lui…»
Becky non sapeva cosa dire.
Gli accarezzò i capelli e chiese:
«Come ti senti?»
Lui esitò un attimo e poi rispose:
«Bene»
Lei ridacchiò.
«Che bugiardo penoso che sei… e dire che sei un attore!»
Lui fece una smorfia, ma lei tornò seria all’improvviso.
«Ben, scusa se te lo dico così, ma… Temo ci sia un problema con il tuo agente. Jack lo ha avvertito dell’incidente e lui si è… arrabbiato e ha detto qualcosa sul contratto del nuovo film e poi…»
Rebecca annaspava e Ben fece un cenno d’assenso.
«Ha parlato di penale, vero?»
Lei tergiversò, poi annuì.
«Lo sapevo. Non mi sono presentato sul set»
«Ma…perché?»
«Perché volevo venire da te»
«Ma… sei qui da più di una settimana e…»
«Sì. Io… io non riuscivo a decidermi ad andare via, ecco»
Becky si zittì.
«Quanto mi sono fatto male?» chiese poi lui.
«Un…un po’. Hai una gamba rotta. E… ti hanno asportato la milza»
Lo sguardo di lui era vacuo e lei tradusse in inglese.
«Ah… quindi immagino che non andrò sul set per un bel po’» si limitò a commentare.
«Mi dispiace»
«Non devi dispiacerti. È stata colpa mia»
«Ma il film…»
«È solo un film. Non importa»
Rebecca sorrise, esitante.
«Non credevo sarebbe arrivato il giorno in cui ti avrei sentito dire una cosa del genere»
«Già. Però, se penso che potevi perdere Tommaso… E potevo perderlo anche io… Bè, non è così grave. Pagherò la penale. E se mi faranno causa… pazienza»
«Causa?» trasecolò lei «Ma non possono? O sì?»
Lui fece un cenno con il capo.
«Non preoccuparti. Non fa nulla»
«Ma Ben… Non è giusto! La tua carriera! E…ci tenevi tanto a questo ruolo, l’hai detto tu! E poi, a prescindere, non è proprio giusto e…»
«Becky» la interruppe lui «Io…»
Ma poi esitò.
«Sì?» chiese lei.
Lui scosse il capo.
Sembrava sofferente e Becky ebbe la sensazione che, se avesse lasciato perdere in quel momento, avrebbe commesso un errore. Avrebbe perso qualcosa.
 
Intrecciò le dita alle sue e attese.
«Io ci tengo, a lui» mormorò Ben dopo un po’, a voce bassissima.
Ed era chiaro, dal tono, a chi si riferiva.
«Lo dici come se fosse qualcosa di brutto» fece lei, dopo un po’.
«Per te è brutto?» chiese lui, ansioso.
«Certo che no, Ben»
«Ma… Pensavo che non volessi che io…»
Lei scosse il capo.
«Io… a prescindere da quanto il tuo ritorno possa spaventarmi, io mi preoccuperei davvero molto se tu… se non volessi bene a Tommi. A tuo figlio»
Era la prima volta che lo diceva e Ben trattenne il fiato.
«Io… io gliene voglio» disse precipitosamente «Solo che è tutto nuovo… e strano… e…»
Lei annuì.
«Lo capisco. Mi dispiace per come mi sono comportata, in spiaggia»
«Avevi ragione»
«Bè, comunque… Io devo ringraziarti, Ben. Ho un debito con te»
Lui scosse il capo.
«Bè… è anche figlio mio, no? Mi dicono che i padri hanno dei doveri…» scherzò.
Lei fece un sorriso stanco: si vedeva che era tesa.
«Farsi investire dalle auto in corsa?»
«Anche»
Ben le sorrise e lei sentì una stretta allo stomaco.
«Potevi ammazzarti» bisbigliò poi.
«Ho la pelle dura» minimizzò lui.
«Quella è la testa, semmai!»
Lui sorrise e le strinse piano la mano.
 
Si guardarono, in silenzio.
«Senti…»
«Senti…»
Parlarono insieme e poi arrossirono entrambi.
Il silenzio tra loro si riempì di aspettativa, quindi, mentre si fissavano, entrò un’infermiera.
Il momento passò e Rebecca si alzò dal bordo del letto con il cuore in tumulto.
Cosa stava succedendo?
Cosa stavano per dirsi?
Si passò una mano tra i capelli e mosse un paio di passi nervosi per la stanza, poi gettò un’occhiata veloce verso il letto.
Ben la stava guardando, in apprensione.
«Non vai via, vero?» chiese.
Lei si sentì trascinare verso di lui.
Si era ripromessa di trattenersi per ringraziarlo e poi tornare a casa da suo figlio, ma scoprì che non ce la faceva.
Non voleva lasciarlo solo.
«Certo che no» rispose «Resto qui con te»
«E Tommi?»
«Dovrò andare ad allattarlo… Anche se per cena mangerà la pastina. Il latte non gli basta più. Vorrei solo assicurarmi che sia tranquillo e che dorma bene…»
Stava straparlando.
Se ne accorse e si zittì.
«Non volevo che… Vai da lui, tranquilla. È più importante»
Di nuovo quel silenzio irreale e teso.
C’era qualcosa che andava detto… ma cos’era?
Becky aveva paura.
E, contemporaneamente, sapeva che stava aspettando qualcosa.
«Sì, è importante… Ma, se vuoi, posso aspettare che ti addormenti»
Lui annuì e chiuse gli occhi.
«Grazie»
L’infermiera si allontanò con un sorriso e Rebecca si accostò nuovamente al letto.
Ben allungò una mano e prese quella di lei.
Si strinsero le dita dolcemente, a vicenda.
«Hai sonno? Sete?»
Lui scosse il capo.
«Sono un po’ intontito…»
«È l’effetto dell’anestesia. Cerca di dormire…»
Lui rafforzò la presa sulla mano di lei, come se avesse paura che gli sfuggisse.
«Raccontami qualcosa» mormorò, già con gli occhi chiusi.
«Cosa?»
«Di Tommi. Raccontami di lui»
Becky gli lisciò il lenzuolo sul petto, a corto di parole.
Strano.
Del figlio poteva parlare per ore, di solito…
«Cosa vuoi sapere?» mormorò.
«Raccontami di quando è nato»
«Oh. D’accordo. Dunque, era una sera di fine gennaio e non riuscivo a dormire bene… Avevo una pancia grandissima, sembravo una balena. Tommaso, poi, tirava dei calci assurdi di notte… Sembrava farlo apposta. Carolina e mia madre mi tenevano le mani sulla pancia per ore e lui niente. Mi mettevo a letto sperando di dormire e iniziava a rotolarsi»
Con gli occhi chiusi, Ben sorrise.
«Me lo immagino» disse, con voce assonnata.
«Già. Quella peste» ma il tono di lei era tenero «Comunque, avevo fatto tanta fatica ad addormentarmi e poi mi sono svegliata nel pieno della notte. Non riuscivo a riprendere sonno, quindi sono scesa in cucina a farmi del latte caldo. E mi si sono rotte le acque. Ed è ridicolo, perché lo sai da nove mesi che succede così… poi accade davvero ed è tutto assurdo. Siamo corsi in ospedale e continuavo a pensare “Sto per avere un figlio. Sto per avere un figlio”… Mi sembrava irreale!»
«Poi?» bisbigliò lui.
«Poi… Un sacco di attesa. Controlli. Camminate nei corridoi. E poi… bè, fa un male cane»
Era un riassunto un po’ approssimativo, ma cosa poteva dirgli?
«Mi dispiace» fece lui «Chi c’era con te?»
«Mia madre. E poi, dopo tredici, infinite ore – le più lunghe della mia vita – Tommi è nato e allora… Non so spiegarlo. Era come se tutto avesse un senso. Tutto era più bello. E lui… bè, era stupendo. Così piccolo e già così perfetto! Me lo hanno appoggiato sulla pancia e… Mi sono dimenticata di tutto: le ore precedenti, il dolore, la paura… C’era solo Tommi»
Ben sorrise di nuovo e mormorò:
«Avrei voluto essere qui, con te»
 
Poi scivolò dolcemente nel sonno e Becky rimase a lungo a guardarlo dormire.


***
Buongiorno!
Come state? Iniziato bene la settimana?
Io sono piena di lavoro....
Ma veniamo alle cose serie: mancano due capitoli alla fine di questa storia (e per chi legge anche "Il principe e la strega" sarà una coincidenza strana... Ma giuro che è solo una coincidenza!!), ma per questa non è previsto un seguito. Quindi, a meno di folgorazioni improvvise (e sapete che mi capitano!), il prossimo progetto per questo fandom è riprendere Gin&Ben *e sarebbe pure ora!*
Per tutti gli aggiornamenti sulle mie storie sapete dove trovarmi: 
https://www.facebook.com/Joy10Efp
Buona lettura!
Joy

   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Ben Barnes / Vai alla pagina dell'autore: _joy