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Autore: Andy Black    01/04/2014    4 recensioni
Fantasmi del passato e mostri della vita vera: Yellow, protagonista bambina del manga Pokémon Adventures, si troverà, adulta, invischiata fino ai gomiti in un caso del tutto paradossale. Riuscirà, con l'aiuto di un ben noto capopalestra, a trovare la via della luce?
Ma soprattutto...riuscirà a lottare contro i suoi fantasmi, a sconfiggerli, e a lasciarli fuori dalla sua vita?
Uno speciale di Halloween dagli autori di Pokémon Courage, scritto da Andy.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gold, Red, Valerio, Yellow
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Manga
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...venendo a...


Yellow era rimasta nel Centro Pokémon quasi tutto il pomeriggio, e quando era ormai il tempo dei vespri aveva deciso di avvicinarsi al Percorso 31, per continuare la sua indagine.
Certo, Tim Dorsin avrebbe tranquillamente potuto uccidere Mike Leslie, aveva il movente per farlo e non aveva un alibi forte.
Ma il metodo era abbastanza insolito, e questo lo scagionava.
Quando entrò nel Percorso 31 la calma era piatta. La zona era stata transennata, e senza il cadavere, l’aria non era più viziata.
L’erba alta era tornata a brulicare di vita. C’era ancora la forma dei corpi dei due ragazzi, e questa cosa la turbava un po’.
Immaginava la scena sotto i suoi occhi.
I due in posizioni particolarmente bollenti, i loro corpi che si univano, poi qualcosa, proprio alla sua destra deve aver spinto con forza immane Mike contro l’albero, che si trovava proprio alla sua sinistra.
Alla sua destra...
Magari aveva lasciato qualche traccia lì, quella persona. O quella cosa.
Si avvicinò lentamente alla siepe abbastanza alta, e la attraversò. Ancora uno spiazzale d’erba alta. Ma sembrava integra, non come quella dove Mike e Lizzy avevano provato a consumare i loro corpi.
No, non era oltre la siepe.
“Forse... forse nella siepe...”
Yellow fece qualche passo indietro, ma oltre a qualche rametto spezzato dal suo precedente passaggio, quel cespuglio era intonso. E ragionando non avrebbe potuto nascondere qualcosa di abbastanza grosso e forte da alzare Mike, che pesava quasi cento chili, divisi in muscoli ed ossa.
Si appoggiò alla quercia che aveva affianco e sospirò. Non ne riusciva a venire a capo.
Doveva per forza essere un Pokémon. Un uomo così forte, pieno di pesanti ossa e muscoli, non sarebbe potuto essere anche così veloce.
E a quanto aveva detto Spinarak, cioè, Lizzy, tutto era successo nel giro di un secondo.
Yellow guardò la corteccia di quell’albero, rugosa e dura.
Se davvero era un Pokémon, allora la cosa si complicava. Esistevano tante di quelle specie di Pokémon che complicavano in maniera esponenziale il caso.
Valerio arrivò alle sue spalle e le infilò un dito nel fianco.
Yellow sobbalzò, lanciando un piccolo urlo. L’eco rimbalzò sulle pareti della Grotta Scura, e si disperse.
“Dov’eri finita?! Che ci fai qui?! E soprattutto, perché sei stata da Tim Dorsin?!”
Yellow si voltò repentinamente, spalle alla quercia, e sorrise imbarazzata. Non avrebbe mai rivelato il suo piccolo segreto a Valerio.
“In... intuizioni...”
“Ti avevo detto di aspettarmi fuori la porta della stanza degli interrogatori”
“Lo so, lo so, ma credevo di aver trovato un punto d’appoggio, e invece...”
“E invece sei ancora a zero”
“Già”
“Allora ti do un’informazione che non dovresti sapere” fece il Capopalestra, spostandosi il ciuffo dai capelli. “Le analisi fatte dal medico legale hanno evidenziato la presenza di schegge di legno nello strato sottocutaneo, ed anche in quello inferiore. Ciò significa che la vittima è stata spinta su quel tronco...” Valerio lo indicò con lo sguardo “...con una forza che non può essere nelle facoltà umane. Ad uccidere la vittima non è stato un uomo”
“Bensì un Pokémon” riprese Yellow, collegandosi ai suoi schemi mentali.
“Non c’è da escludere, però, l’ipotesi che il Pokémon killer potesse avere avuto un allenatore”
“In quel caso la faccenda si complica ancora di più”
“Non tanto. Le analisi hanno evidenziato un altro particolare, che purtroppo non c’è del tutto chiaro... è stato trovato un dente” fece Valerio, alzando il braccio, mostrando un sacchetto con il dente. Un lungo dente affilato.
“Beh... quello... quello che potremmo fare è un’analisi del Pokédex per fare una scrematura dei Pokémon presenti in questo territorio...”
“Aspetta! Hai detto Pokédex?!”
“Sì...” fece Yellow, tirando fuori l’enciclopedia Pokémon dalla borsa. “Me lo diede il Professor Oak tanto tempo fa”
“Quindi tu sei quella Yellow! Ecco dove avevo sentito il tuo nome!”
“Ehm... non so di cosa tu stia parlando”
“Ma sì! Tu sei quella che ha lottato contro i Super4! Assieme a Red!”
Yellow sospirò, e la testa tornò a roteare attorno al pensiero di quel ragazzo che tanto le aveva aperto il cuore, infilandosi lì dentro, scaldandosi per bene, nutrendosi delle emozioni della giovane ragazza, per poi lasciare quel giaciglio, quel cuore, facendolo raffreddare e asciando aperta quella grossa squarciatura e aveva usato per entrare.
Red faceva parte di una vita che lei aveva volutamente messo da parte.
Red faceva parte di un passato in cui, per essere presa sul serio, Yellow si era travestita da maschio, annullando la sua femminilità.
Ricordava quei momenti di imbarazzo quando, durante le avventure di una decina di anni prima, Yellow toccava le mani di Red. I due arrossivano. Qualcosa di grande nasceva già da allora, da quegli sguardi, dalle loro gote rosee, dalle labbra tirate in dentro per nascondere quei sorrisi, nonostante fossero poco più che bambini.
Bambini speciali, certo, ma pur sempre bambini.
La vita andava avanti, e quando Red capì che quella ragazza bionda con la coda di cavallo, piccolina e dolce doveva essere sua, si dichiarò.
Con una flemma insolita per il suo carattere, si avvicinò a lei, con una mano a reggere il cappello sulla pancia ed un’altra a grattarsi la nuca. Il volto rosso per l’imbarazzo, e gli occhi aperti al massimo, come per captare ogni singolo movimento.
“Yellow...” disse avvicinandosi.
Lei ricordava perfettamente quello che faceva. Stava con i piedi nell’acqua a pescare.
La ragazzina, ormai aveva diciassette anni, si girò e guardò l’amico di cui segretamente era innamorata.
“Sì, Red?”
“Mi piaci”
Yellow trasalì, quasi come se fosse tornata a galla dopo un’apnea di venti minuti, e con gli occhi lucidi si voltò.
Si chiedeva solo il motivo per cui ad un certo punto, un punto in cui tutto sembrava andare per il meglio, lui sparì.
Niente più.
E poi le parole di quella lurida.
Blue. Aveva grossi problemi a gestire quella ragazza. Un po’ smorfiosa, dal suo punto di vista, troppo sveglia per darle fiducia. Il trascorso aveva mostrato in lei anche il suo lato buono, ma si era messa in mezzo alla sua storia con Red. Non aveva capito in che modo avrebbe spinto Red a scomparire dalla circolazione, sta di fatto che da quando lui era scomparso, aveva deciso di abbandonare per sempre Kanto, e le persone che ci vivevano.
Tranne che con Crystal, non aveva cercato di farsi amico nessuno. Viveva aiutando il Professor Elm, e settimanalmente portava dati su particolari Pokémon su cui il giovane studioso necessitava di approfondimenti. Lui le dava dei soldi, che le permettevano di campare e di pagare le utenze nella sua casetta a Fiorpescopoli.
Poi decise che non doveva vivere di ricordi, e doveva fare della sua esistenza qualcosa di grande, qualcosa che gli altri avrebbero invidiato. E con le sue abilità curative, e mentali, in grado di leggere nella mente dei Pokémon, e di percepirne le sensazioni, le emozioni, credeva di poter arrivare in alto. Di arrivare a vincere la Lega Pokémon di Johto.
Era cresciuta, ed erano anni che non vedeva Red. Ormai era diventata una donna, e questa cosa un po’ la faceva sentire più forte, come se i seni che aveva fungessero da scudo, ma sapeva che era solo la leggera consapevolezza di essere una ragazza fantastica a farla sentire più sicura.
Era bella e dolce. E non tutti avevano la stessa luce di pace e grazie che c’era nei suoi occhi.
Nonostante questo, però, il solo nominare quel nome, Red, toccava le sue corde interne, e vibrava tutta, e quella sensazione non le piaceva.
 
“Yellow... tutto bene?”
“Sì...sì Valerio, tutto bene”. La voce della ragazza era scossa, quasi fosse successo qualcosa di invisibile a tutti davanti ai suoi occhi, e lei potesse vederla.
“Beh... con il Pokédex si potrebbe fare... ma c’è prima da escludere Tim Dorsin”
“Io direi che non può essere stato lui, fisicamente a commettere l’omicidio. Troppo mingherlino. In più possiede solo Bellsprout...”
“Ed un Onix”
“Beh... credo che Lizzy si sarebbe accorta di un Onix, per quanto grosso possa essere stato”
“Sì, è vero...” Valerio poi si voltò verso l’albero, ed attraversando l’erba alta arrivò verso il punto preciso in cui aveva trovato il corpo esanime di Mike.
Il suo cervello lavorava sodo, probabilmente di lì a poco Yellow avrebbe visto del fumo nero uscire dalle sue orecchie.
“Hai notato una cosa, però?”
La ragazza sbattè le lunghe ciglia truccate un paio di volte, quindi schiuse le labbra.
“Cosa?”
“Non c’è sangue, qui”
Yellow aggrottò fronte e sopracciglia, quindi inclinò leggermente la testa e raggiunse Valerio. Superò le transenne, e vide che in effetti, attorno alla sagoma del corpo di Mike non c’era alcuna macchia di sangue.
“Ma... ma con un taglio netto e doppio come quello che aveva la vittima il sangue sarebbe dovuto uscire tutto fuori! Avrebbe dovuto perdere anche qualche organo!”
“Esattamente. Ciò vuol dire che qualcuno, il sangue a Mike l’ha levato di proposito”
“Un vampiro?”
“Beh, probabilmente sì, almeno nella definizione. Tutto ciò che succhia sangue è un vampiro”
“Zubat? Qui vicino c’è una grotta”
Valerio sospirò, quindi prese una Pokéball dalla cintura, da cui uscì un Crobat. Il suo Crobat.
“Questa è l’ultima evoluzione di Zubat. È più facile che a fare quello che è stato fatto sia stato un Crobat”
“Già... ma non ne vivono in questa grotta”
“Può anche essere che uno Zubat che vive qui si sia evoluto, no?”
“Sì, può essere, però è strano. Cioè... l’alimentazione dei Crobat è abbastanza limitata e circoscritta a piccoli insetti e frutta”
Yellow non sapeva dove sbattere la testa. “Dovremmo cercare altri indizi. Potremmo portare questo dente al Professor Elm, magari ci dirà se può essere davvero di un Crobat”
“Ok. Occupatene tu. Ci vediamo domani a mezzogiorno alla centrale”
“Ok. Ciao Valerio”
 
Yellow attraversò il percorso 30 molto velocemente, approfittandone per allenare il suo Hoothoot. Siccome era quasi sera, doveva approfittarne. Magari una volta diventato un Noctowl sarebbe cambiata la situazione, ma quell’Hoothoot odiava la luce del giorno, e quando veniva il tramonto cominciava a diventare più arzillo.
Dopo aver asfaltato e seppellito diversi Rattata, arrivò a Fiorpescopoli. Passò un attimo da casa, si cambiò, si lavò, e scese di nuovo. Solo che stavolta ad aspettarla sotto il portone non c’era Nuncius.
“Gold...” fece stufa lei.
Il ragazzo sorrideva, con il suo classico ghigno. Era appoggiato alla parete accanto al portone di casa di Yellow, con le braccia conserte ed un piede alzato, poggiato sul muro.
In testa il cappello, girato al contrario, come sempre.
“Dolcezza” esplose.
Yellow gli passò davanti, snobbandolo, come aveva imparato a fare fin dalla terza o quarta volta che la importunava.
“Eddai, non fare sempre così!” fece, muovendosi velocemente, per raggiungerla.
Superarono il Centro Pokémon, immettendosi nel Percorso che divideva Borgo Foglianova a Fiorpescopoli.
“Yellow, eddai!”
La mano di Gold raggiunse la spalla della ragazza, e quella si fermò.
“Che vuoi?” chiese poi, dopo un sospiro.
“Voglio sapere come stai! Dove stai andando?” chiese, con un po’ di fiatone.
“Dal Professor Elm. Deve analizzare un dente”
“Dente?” chiese quello, incuriosito.
“Sì. Sto lavorando ad un’indagine a Violapoli, e ci servono degli accertamenti”
“Sei una poliziotta?” chiese curioso il giovane.
Yellow lo fissò. Se non fosse stato così fastidiosamente inopportuno, avrebbe anche potuto accettare di uscire una volta con lui.
“No, Gold. Mi sono trovata lì per caso, e Valerio mi ha chiesto un aiuto”
“Questo perché sei una Dexholder! E lo sono anche io, quindi voglio aiutarti!”
“Comincia con il lasciarmi stare”
“La solita burbera...”
Yellow vide il sole sbattere la porta a quella giornata pesante, e ritirarsi oltre l’orizzonte. Era sera. Le stelle risplendevano, ed una leggera brezza soffiava lieve lungo le creste degli alberi che costeggiavano il Percorso 29.
“Che ne dici se quando finisce sta faccenda ce ne andiamo a prendere una pizza?” chiese Gold, prendendo sotto braccio Yellow. Quella rimase immobile. Qualcosa era nell’aria.
“Gold, lasciami stare, non ho voglia di uscire con te”
“Cos’è?! Non ti piacciono gli uomini?!”
Dapprima Yellow sorrise, quindi annuì. “Sì, mi piacciono le donne, quindi lasciami stare”
Gold storse le labbra. “La cosa non diminuisce la mia irresistibile attrazione verso di te”
“Dovrebbe. Tra me e te non potrà mai esserci niente”
“E... perchè sei passata al lato oscuro?”
Yellow sorrise. Gold era la persona meno politicamente corretta che conosceva. Dopo Blue, naturalmente.
“Brutta faccenda con un uomo”
“Red, vero?”
E poi d’improvviso il flusso di coscienza che si arrotolava attorno alla colonna vertebrale sfondò i denti della ragazza ed uscì veemente.
“Non capisco il motivo per cui è scappato via, da un momento all’altro! Non capisco il fatto di per sé! Perché non mi ha avvertito?!”
“E... e se lo andassi a cercare, tu accetteresti un’uscita con me?”
“No, Gold”
Poi successe qualcosa di strano. Un forte rumore, un sibilo, si espanse. Era un’onda. Yellow si tappò le orecchie, mentre sentiva i Pokémon impauriti scappare verso le loro tane.
Il rumore non accennava a diminuire, anzi, aumentava sempre di più, come il rumore di un treno sulle rotaie in avvicinamento, ma più sottile, più alto.
Sembravano quasi ultrasuoni.
“Yellow!” urlò Gold, con le orecchie tappate, in ginocchio per il dolore ai timpani. Erano praticamente da soli, al centro del Percorso 29, ed avevano entrambi paura.
Yellow cercava di capire, mentre Gold era preoccupato per l’incolumità della ragazza, e la tirò a sé, stringendola.
Tutto ciò che riusciva a vedere, oltre agli alberi agitati dal vento e dai Pokémon che fuggivano per via della potenza di quel suono, era un paio di luci rosse, poste in orizzontale, proprio nella chioma di un albero che c’era davanti a loro.
“Yellow!” urlò Gold, ancora.
“Che vuoi?!”
“Hai dei Pokémon per difenderti?!”
“Sì!”
“Scappa via!”
“Cosa?!”
“Scappa via!”
Yellow aprì gli occhi, del colore del sole, ed incrociarono quelli del colore del grano di Gold, che la spinse via, facendola ruzzolare lontano. Yellow inciampò e cadde irritata tra i cespugli, quando il rumore si intensificò, quasi fosse una lama che tagliava i timpani, ed un soffio di vento accompagnò quel sibilo penetrante.
Quindi un’ombra nera si abbattè su Gold.
“No! Gold!”
Quell’ombra nera non sembrava far caso a Yellow, ed aveva aperto il torace di Gold in maniera precisa e pulita. In mezzo alla radura, dopo l’ennesimo sibilo, o qualunque fosse il suo verso, si gettò a capofitto sulla sua vittima.
Gold urlava, e lo avrebbe fatto ancora per poco, prima che il suo corpo capisse che il sangue all’interno del suo corpo non c’era più.
“Gold! Cosa diavolo sei?!” urlò Yellow, in piedi, con la Poké Ball di Chuchu in mano e le lacrime che cadevano dal volto.
Prese la torcia dalla borsa, e la puntò contro quel mostro.
Quello non si curò di nulla, continuando a banchettarsi del sangue di Gold.
Era un enorme pipistrello. Un pipistrello dalle orecchie grosse, che assomigliavano ad enormi casse di diffusione musicale. I denti aguzzi, il muso poco appuntito e gli occhi vispi, gialli come quelli di Gold.
A quello mancava un dente, e quel dente era proprio nella tasca dei pantaloni della ragazza.
Il corpo snello di quel pipistrello sembrava più grosso quando dispiegava le ali, attaccate a dita ossute ed artigliate.
Il colore era nero.
Nero come la notte.
 
Il terrore sul volto di Yellow rimase dipinto, come un’istantanea, e per minuti che sembravano un’eternità la ragazza rimase per terra, incredula ed impotente, con la Poké Ball di Chuchu nella mano tremante.
Le lacrime continuavano a scendere.
Gold era morto.
Quel mostro aveva finito di banchettare, e satollo lanciò un urlò terrificante.
Yellow non poteva perdersi l’occasione di sapere che Pokémon fosse.
Prese il Pokédex dalla borsa, e lo puntò verso il pipistrello gigante.
Il Pokédex ci metteva tempo.
Troppo tempo.
“Non lo riconosce, dannazione!”
Poi, siccome il Pokédex era dotato di una fotocamera, fece vari scatti del mostro e rimase seduta per terra, fino a quando il mostro non volò via ed il sangue riprese a circolare in tutti i punti.
Ripose la Poké Ball di Chuchu e si alzò all’in piedi.
Le ginocchia le ballavano, ed il trucco sciolto malcelava il pianto disperato che si era abbattuto su di lei.
Si avvicinò a Gold.
Gold era morto.
Era steso per terra, gambe stese e braccia allargate, il giubbotto che indossava era strappato, ed uno squarcio pulito tagliava in verticale l’addome del giovane. Niente sangue. Solo un buco nella carne ed un ragazzo morto per terra.
Gli occhi di Gold fissavano terrorizzati il vuoto, mentre la sua pelle aveva assunto il colore più pallido che potesse prendere.
“Gold...” Yellow tirò su con il naso, e poi intelligentemente pensò che non fosse molto saggio rimanere ancora lì. Corse spedita verso Borgo Foglianova, e quando ci arrivò, bussò con rabbia e paura alla porta del laboratorio.
Pochi secondi dopo il Professor Elm aprì la porta. Era un uomo morigerato, mingherlino, con un lungo camice addosso, un paio di lenti sottili ed i capelli corti e spettinati.
“Yellow. Che succede?!”
“Gold!” si disperava Yellow, in lacrime e col fiatone. “Gold è morto! Gold è stato ucciso da un mostro!”
“Che cosa stai dicendo, Yellow!”
“Gold! Davanti è me! È successo davanti a me!”
Elm vide gli occhi di Yellow riempirsi rapidamente di lacrime, il suo viso non riusciva a trattenere più il pianto, e cedette, come una vecchia diga dopo anni di onorato servizio contro la forte pressione del fiume.
Perché alla fine il fiume vince sempre.
 
“Quindi... quindi è stato questo Pokémon ad uccidere Gold?” chiese Elm, dopo aver analizzato le fotografie fatte dal Pokédex della ragazza.
“S-sì”
“E tutto questo davanti ai tuoi occhi”
Yellow annuì ancora, sotto una coperta di pile, gialla, mentre reggeva tra le mani un tè caldo.
Elm si alzò, e vide il dente che precedentemente Yellow gli aveva consegnato.
“Non ho idea di che Pokémon sia. Di certo non fa parte della linea evolutiva dello Zubat. Ci sono troppe differenze di fondo, troppi tratti incompatibili tra questo ed un Crobat. Non credo nemmeno sia una mutazione”
Yellow lo guardava, speranzosa che potesse aiutare a capire cosa avesse attentato alla sua vita.
“Forse è un Pokémon che non conosciamo ancora” aggiunse lo studioso.
“Come, scusi?”
“Lo sai, le scoperte riguardo i Pokémon non finiscono mai di stupire. Esistono zone in cui determinati Pokémon vivono piuttosto che in altre. Per esempio, un Sentret, che qui è un Pokémon comunissimo, non è molto facile da trovare ad Hoenn”
“Oh...”
“Già, lì è un Pokémon raro. Però... però potremmo chiedere un aiuto a qualcuno che sicuramente ci potrà dare delucidazioni. Per adesso vai a casa mia, e riposati. Ho chiamato la polizia, Valerio sarà qui a momenti, ma domani è certo che ti interrogheranno, per saperne di più. Quindi vai a dormire. Capiremo cosa ha ucciso Gold”
“Grazie Professor Elm”
“Buonanotte, Yellow”

 
   
 
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