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Autore: Katia R    01/04/2014    6 recensioni
Ci sono vite che si incrociano, vite che si vivono e vite che, inspiegabilmente, si dividono. Non si sa il perché. Un giorno ti alzi e la persona che percorreva i tuoi stessi passi non è più al tuo fianco e questo ti riduce a pezzi.
Ora loro sono davanti ad una strada nuova. Una strada parallela. Il destino, si sa, è sempre pronto a giocare con noi e con la nostre vite. Ma se due anime sono destinate a stare assieme, anche due linee parallele, grazie all'amore, si possono rincontrare di nuovo.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Stanathan - Fanny&Kat - Ti tengo io - CAP 4



- Capitolo 4 -
The keychains


Nathan arrivò sotto casa di Stana pochi minuti dopo e parcheggiò. Si appoggiò al sedile e deglutì. Guardò verso il suo appartamento e notò le luci spente. Probabilmente era già andata a letto. Ma lui aveva intenzione di parlarle. Non poteva aspettare per chiarire tutto. Scese dall'auto, portando con sé le cose di Stana, e si incamminò verso l'entrata, ma arrivato davanti al cancello si bloccò. Lei era sicuramente arrabbiata con lui e comparirle a casa a quell'ora non era una buona idea. Sarebbe stata una sconfitta sicura.
Ma poi il ricordo di una frase lo riscosse dai suoi pensieri...

-A volte vale la pena combattere per qualcosa- disse Stana avvolta nell'abbraccio di Nathan.
-Ad esempio?- chiese lui.
-Noi...- si guardarono negli occhi e Nathan pensò che, se davvero avrebbe dovuto combattere nella sua vita, il loro amore ne sarebbe valso la pena.

Loro ne valevano davvero la pena. Lei ne valeva la pena.
Oltrepassò il cancello e prese l'ascensore fino ad arrivare al suo piano.
Ultimo piano, nessun vicino, quindi perfetto per lei e la sua privacy. Fece una smorfia e sospirò. Una volta davanti al portone si ritrovò paralizzato. Che cosa le avrebbe detto?
Prese un bel respiro e mosse leggermente le spalle, per sciogliere i muscoli, prima di suonare il campanello.
Aspettò qualche secondo, ma non sentì nessun rumore dall'interno. Aveva ancora la sua chiave di casa, e ringraziò che il portinaio aveva la chiave di riserva per farla entrare. Ma lui non aveva nessun diritto di entrare dentro casa sua. Provò di nuovo, ma ancora una volta niente. Sospirò e si allontanò, salendo nuovamente sull'ascensore.
Una volta in auto buttò giacca e pochette di Stana sull'altro sedile, sconsolato, e poi mise in moto.
...
Nathan parcheggiò nel vialetto e scese dall'auto, portandosi dietro le cose di Stana. Aprì la porta di casa, e senza nemmeno togliersi la giacca, poggiò le cose sul divano, prendendo solo il portachiavi, e andò in camera da letto. Girò la chiave del cassettino in basso del comodino e lo aprì. Accennò un sorriso mentre afferrò quella cornice d'argento. Passò una mano sopra il vetro, togliendo la polvere, per poi concentrarsi su quei due volti sorridenti. Ne sfiorò i contorni, come a voler imprimere ogni cosa di quella foto in testa. In realtà conosceva ogni singolo dettaglio di quella foto. Lui e Stana sul pontile, di fronte alla loro casa.
La loro casa.
Sorrise e guardò di nuovo il portachiavi, lo appoggiò sul comodino, per poi aprire un altro cassettino e tirare fuori il suo. Ed era stupendo come si completavano quei due pezzi di pietra. Come se fosse la cosa più giusta del mondo. Quelle due calamite  ai lati che si univano formando il segno dell'infinito. Sorrise malinconicamente, mentre un ricordo si materializzò davanti a lui...

-Andiamo Nathan, sbrigati- disse Stana sottovoce, trascinando Nathan per un braccio.
-Stana, quel pontile è troppo lontano. Ci scopriranno!- esclamò lui.
-Ci scopriranno se non ti dai una mossa e continui a parlare!- esclamò lei continuando a trascinarlo.
-Ah si!? Adesso ti faccio vedere io!- esclamò lui prendendola in braccio, facendole scappare un piccolo urlo di sorpresa.
-Ma che fai, mettimi giù!- esclamò ridendo, mentre lui iniziò a correre verso il pontile.
Stana aveva visto in lontananza questo pontile, illuminato da lucine fioche, in un posto un po' isolato della zona. Lo aveva fatto scappare in piena notte dall'hotel, mentre gli altri riposavano dopo una lunga giornata di riprese. Stavano girando la 5x04 a Malibu ed erano gli unici del cast ad essere presenti.
La corsa finì poco dopo, quando Nathan si ritrovò davanti ad un grande cancello di ferro che sbarrava la strada.
-Che c'è?- chiese Stana guardandolo. Lui le fece un cenno verso il cancello. Un lucchetto sul davanti indicava che probabilmente era una proprietà privata. Nathan la rimise a terra e si mise le mani sui fianchi, riprendendo fiato -Mi spiace, Stana...- disse dopo qualche secondo. Lei si guardò intorno e lo prese per mano -Andiamo- disse semplicemente.
-Si, andiamo- acconsentì lui muovendosi, pronto a tornare in hotel. Ma Stana si staccò da lui e salì su una roccia -Ma che fai?- chiese perplesso. E neanche il tempo di finire che lei era già dall'altra parte -Stana!- sibilò lui sottovoce.
-Muoviti! Scavalca!- esclamò. Nathan provò a ribattere ma poi chiuse la bocca e sospirò -Impazzirò con questa donna- mormorò tra sé e sé, arrampicandosi sulla roccia.
Il buio è l'unica cosa che lo circondava -Stana! Dove sei?- accese il cellulare per fare luce, quando improvvisamente si sentì sbattere contro qualcosa, probabilmente una palma, con una mano che gli tappava la bocca.
-Vuoi farci scoprire con quel coso?- chiese sottovoce.
-Non ti vedevo- si giustificò lui.
-Vieni- disse lei, trascinandolo verso un sentiero semi-buio. Si ritrovarono ben presto con i piedi sulla sabbia, a correre verso il pontile.
Nathan guardò verso la casa ma era tutto buio. E visto la polvere e le varie erbacce, constatò che era disabitata.
L'ennesimo strattone di Stana lo ridestò dai suoi pensieri, ritrovandosi sul pontile.
-Wow- si lasciò sfuggire lui guardandosi intorno.
-È meraviglioso...- disse Stana sorridendo, come una bambina la mattina di Natale.
-Già...- disse lui, perdendosi a guardare quel paesaggio che sembrava uscito da un dipinto. La luna alta in cielo rifletteva la sua luce argentea sulla superficie dell'acqua. Lui si girò verso Stana e si avvicina, stringendola da dietro. Lei si appoggiò con la schiena al suo petto -È tutto perfetto. Questo posto è perfetto, tu sei perfetta!- esclamò lui facendola girare, regalandogli un sorriso radioso, prima di accarezzargli la guancia e baciarlo. Fu un bacio tenero, non irruento. Erano soli, avvolti dai suoni della natura, dell'acqua che si infrangeva sul bagnasciuga. Le loro lingue si cercarono e accarezzarono con riverenza. Così come le mani di Nathan sulla schiena di Stana, tenendola stretta a sé.
Stana spostò le labbra, baciandogli la mascella, fino ad arrivare all'orecchio -Facciamo un bagno notturno?- chiese mordendogli il lobo dell'orecchio.
-Non saprei tesoro, siamo senza costume...-
-Chi dice che ci serve!?- disse lei maliziosamente, allontanandosi di poco, iniziando a sollevare la maglietta. Nathan la osservò attentamente, mentre lei faceva cadere la maglia a terra e iniziava a spogliarsi del resto. Si, decisamente quella donna lo avrebbe mandato al manicomio!
Iniziò a spogliarsi anche lui, mentre Stana gli regalava uno dei suoi sorrisi migliori, ormai sono in biancheria. Si morse il labbro e si tuffò in acqua, seguita poco dopo da lui.
Iniziarono a giocare come dei bambini, schizzandosi l'acqua, ridendo, nuotando, cercando di acchiapparsi, fino a quando Nathan non la raggiunse, stringendola a sé.
-Questo posto è bellissimo- disse lei con le mani sulle sue spalle.
-Ci verresti a vivere?- chiese lui divertito.
-Beh, di certo non ora, ma mi piacerebbe avere questo piccolo rifugio tutto mio dove isolarmi...- continuò a parlare ma Nathan fu distratto dalla sua bellezza. Era bagnata, le goccioline d'acqua cadevano sulla sua pelle liscia, e andavano a scomparire nell'incavo del seno. La luce della luna faceva quasi brillare la sua pelle, e non le era mai sembrata più bella. Sbatté le palpebre un paio di volte e...
-Ti amo- sbarrò gli occhi, rendendosi conto solo dopo di cosa avesse detto. Stana si zittì di colpo, girandosi verso di lui, che si allontanò lentamente -M-mi dispiace! Cioè no, non mi dispiace, ma... ecco io... non... mi dispiace perché...- e mentre lui continuava a sproloquiare chissà quali frasi, Stana era completamente persa a guardarlo. Non lo stavo a sentire, non le importava nulla in quel momento. Le aveva detto di amarla. Non riusciva ancora a crederci. Il cuore batteva forte dentro il suo petto, mentre le guance le si coloravano di rosso. Nathan Fillion le aveva appena detto di amarla. Le parole continuavano a rimbombare nella sua testa e...
-Ti amo- disse improvvisamente.
-Lo so che questo adesso impl-...- Nathan fermò il suo monologo, guardandola. Era una visione. Quelli occhi che brillavano alla luce lunare, pieni di un sentimento che provavano entrambi. Amore. Si, amore. Perché lei lo amava. Lo aveva davvero detto?
-C-cosa hai d-detto?- chiese deglutendo, per essere certo che non fosse solo uno dei suoi sogni. Lei si morse il labbro e abbassò lo sguardo. Non era solita fare confessioni d'amore. Lui si avvicinò nuovamente e lei notandolo alzò leggermente la testa. I loro sguardi si incrociarono. E fu come se fosse la prima volta. Ma stavolta si leggeva la consapevolezza dei proprio sentimenti, a lungo tenuti nascosti. Lui non osò sfiorarla, troppo sorpreso da quello che stava succedendo. Fu lei che diminuì ancora di più la distanza tra loro, cercando il calore del suo corpo, e gli mise le braccia al collo -Io- disse scandendo bene la parola -Ti amo, Nathan Fillion- disse lei in un sussurro sulle sue labbra. Il cuore di Nathan continuava a battere talmente forte che quasi usciva dal petto. Stana stesso riusciva a sentirlo. Trattenne un sorriso, aspettando che lui dicesse o facesse qualcosa. E l'attimo dopo il viso di lui si illuminò con un grande sorriso e la sollevò di peso, facendole emettere un altro urlo sorpreso, mentre lui la strinse forte e sfiorò il suo viso con il naso, fino a guardarla negli occhi -Lo avevo detto io che questo era un posto perfetto!- esclamò facendola ridacchiare, e poi la baciò. La baciò come se non ci fosse un domani. Le labbra salate di entrambi si assaporarono lentamente, le loro lingue si cercarono come sempre, creando una danza tutta loro, una danza che ormai conoscevano bene. Le mani di Stana strinsero i suoi capelli, mentre cambiava angolazione, e ansimava nel bacio. I loro cuori battevano insieme, riuscivano a sentirli. Quasi sincronizzati come loro. E l'attimo dopo, gli unici indumenti che avevano addosso andarono a fare compagnia a quelli sul pontile. Erano nudi. Felici. E soli. Soli in quell'angolo di paradiso tutto loro. Testimone solo la luna di quei due amanti che in quella notte si lasciarono andare ad un atto di pura passione, di un atto d'amore, coperti solo dall'acqua, stretti l'uno con l'altra, mentre si guardavano negli occhi e si muovevano insieme, con la speranza che si sarebbero appartenuti per sempre.

Deglutì, nonostante la difficoltà di mandare giù quel groppo, e spostò lo sguardo nuovamente sulla foto che aveva in mano, passando un dito sul suo viso. Lui l'abbracciava da dietro e aveva il mento appoggiato sulla spalla, mentre lei aveva la testa leggermente inclinata per via della loro posizione e le mani sopra le sue, intrecciate. Sui loro anulari, l'anello di ferro dei loro portachiavi.
Posò di nuovo la foto nel comodino e prese quei due oggetti sul comodino, uscendo di corsa. C'era ancora qualcosa che poteva fare.
Ritornò in auto e mise entrambi i portachiavi nella pochette di Stana, per poi mettere la retromarcia ed uscire dal vialetto.

Stana aveva chiesto a Terri di cambiare strada e di non portarla a casa sua. Avevano fatto una piccola deviazione che le aveva portare a Malibu, in un posto isolato di cui Terri non conosceva l'esistenza.
-Stana, c'è scritto “proprietà privata”- disse la donna fermandosi davanti ad un cancelletto. Stana sorrise -Si, è tutto sotto controllo... è mia. Circa...- disse guardando davanti a sé e sospirando -Era da un po' che non venivo... Sono passati più di sei mesi. In pratica da quando io e Nathan ci siamo lasciati...- deglutì e poi si voltò verso Terri e le sorrise -Grazie per tutto, Terri- disse sincera. La donna le sorrise dolcemente e le accarezzò una guancia -Non dirlo nemmeno, tesoro. È sempre un piacere. Cerca di riposare...- Stana annuì e aprì lo sportello, ma prima di scendere si girò verso di lei e l'abbracciò. Chiuse gli occhi mentre Terri le accarezzava dolcemente la schiena -Andrà tutto bene...- le sussurrò all'orecchio, come una madre che cerca di tranquillizzare la propria figlia. Stana annuì e si staccò, asciugando quella lacrima che era sfuggita al suo controllo.
Scese dall'auto e si avvicino al cancello, mentre Terri fece inversione e ripartì. Un leggero venticello fece rabbrividire Stana, che solo in quel momento si accorse di avere in mano la giacca di Nathan. Deglutì e lentamente se la infilò. Chiuse gli occhi, abbandonandosi a quel calore e al profumo di Nathan. E per un attimo le sembrò ritornare indietro nel tempo...

-Via, ti tengo! Ti tengo!- esclamò di nuovo Nathan stringendola da dietro, mentre l'acqua ai loro piedi schizzava addosso violentemente, e loro due erano in bilico su quel ponte poco stabile. Il fatto che ridevano come due bambini non aiutava affatto.
-Nathan, ci stiamo bagnando! Muoviti!- esclamò lei divertita. Lui le poggiò le mani sui fianchi e lei fece intrecciare le loro dita per poi percorrere i tratti finali di quel ponte, cercando di mantenere l'equilibrio, mentre le cascate lì vicino scrosciavano, schizzando non solo loro ma anche il ponte, rendendolo scivoloso.
-Ehi, voi due! Vi date una mossa?- chiese Jeff spazientito.
-Ehi, fratellino, dacci il tempo! Qui si scivola! E io ho una vita da proteggere!- esclamò Nathan mentre continuavano a ridere, cercando di raggiungerlo. Jeff alzò gli occhi al cielo esasperato -Due bambini. Ho a che fare con due bambini!-

Stana quella volta si sentì protetta. Al sicuro. Come in quel momento, avvolta nella sua giacca, dal suo profumo, si sentiva protetta.
Non era stato l'unico episodio in cui le braccia di Nathan le avevano fatto da scudo contro il mondo, che le avevano avvolta saldamente proteggendola dai suoi stessi malesseri. Quelle braccia che ogni notte la stringevano possessivamente, come se avessero paura che lei scappasse. Quelle braccia che avvolte intorno a lei potevano donarle un sorriso e farla sentire amata e al sicuro.

Aveva passato una pessima giornata. Una di quelle dove se qualcosa può andare storto, andrà sicuramente storto. Più volte quel giorno aveva incrociato lo sguardo preoccupato di Nathan, e più volte lei aveva scosso la testa e aveva accennato un sorriso, per rassicurarlo. Aveva chiesto esplicitamente a Nathan di non comportarsi diversamente dal solito. Sul set dovevano rimanere professionali e dovevano tenere tutti all'oscuro della loro relazione. Nathan aveva accettato anche se non molto d'accordo. A volte il fatto di non poterla stringerla, accarezzarla o semplicemente stare con lei, da soli, pesava molto. Come quel giorno. Ma poco prima di andare a casa, Nathan si intrufolò nel suo camerino. Notò che era di spalle, con le braccia conserte, che guardava fuori da una finestrella e non aveva fatto completamente caso a lui. Sorrise e si avvicinò, per poi stringerla con le sue possenti braccia. L'avvolse completamente e lei chiuse gli occhi e sorrise, mentre il calore familiare la riscaldava completamente -Andiamo a casa- sussurrò Nathan -Un bel bagno caldo e una bella cena è quello di cui hai bisogno...- lei annuì -Stringimi- disse lei, e lui strinse un po' di più e appoggiò le labbra sulla sua spalla lasciandole un dolce bacio -Ti tengo io...- disse semplicemente. E quella frase, Stana lo sapeva, era una promessa.

Una volta tornata alla realtà, si riscosse e si ricordò che aveva lasciato tutte le sue cose alla festa.
-Merda- sibilò tra i denti. Quello significava che avrebbe dovuto arrampicarsi ad una roccia di circa due metri e mezzo per arrivare dall'altra parte, dove ci sarebbe stato il sentiero che conduceva alla casa. È una cosa che in passato aveva già fatto due volte, con Nathan.
Sospirò e si tolse le scarpe, lanciandole dall'altra parte. Dopodiché si arrampicò sulla roccia, facendo attenzione a non farsi male. Quasi si pentì di essersi fatta portare lì. D'altronde aveva già ripescato diversi ricordi per quella sera. Riuscì a scavalcare la roccia e prese le scarpe in mano. Il sentiero era illuminato, al solito, da delle luci calde che sembravano lanterne. La sabbia sotto i suoi piedi la fece sospirare. Le era mancata quella sensazione. Sembrava di essere tornata a casa dopo un lungo viaggio.
Il pontile, anch'esso illuminato da luci calde, la bloccò suoi propri passi. Schiuse leggermente la bocca e guardò fisso in un punto qualsiasi davanti a sé. Sbatté le palpebre fino a quando il ricordo arrivò, prepotente, scuotendola tutta...

Era seduta sul pontile, i piedi sfioravano quasi l'acqua limpida. Mancava poco al tramonto e lei voleva goderselo tranquillamente seduta lì, mentre Nathan era dentro casa. Aveva detto che doveva finire di fare una cosa e poi l'avrebbe raggiunta.
Circa mezz'ora dopo, Nathan la raggiunge sul pontile. Si sedette vicino a lei, che si girò e gli sorrise. Lui ricambiò e subito dopo pronunciò una parola che avrebbe per sempre cambiato la loro vita...
-Sposami- il tono di voce usato faceva percepire la serietà della proposta. Lei cercò di dire qualcosa, scioccata, sorpresa, ma lui tirò fuori qualcosa. Due portachiavi in pietra di vetro trasparente con un pezzo di stoffa colorato incastonato all'interno. Un pezzo di stoffa che lei aveva subito riconosciuto -La stoffa che hai conservato quel giorno in cui ci siamo conosciuti. Quel pezzo di stoffa che ti ho tagliato. Avevi detto che prima o poi l'avresti voluta incorniciare o incastonare per non perderla, e io ho pensato di usarne qualche pezzetto da incastonare qua dentro- scrollò le spalle -Sono due portachiavi che combaciano tra loro, come se insieme si completassero, ecco... mi sembrava... si, insomma... una cosa dolce e significativa- deglutì -Non intendo fare qualcosa di sfarzoso. Vorrei una cosa tra te e me. Non è come un matrimonio, sarà più come una promessa... io e te da soli, in questo piccolo angolo di paradiso. Mi va bene che fuori da questa proprietà tu per me sia semplicemente Stana, la collega e l'amica...- Stana deglutì, ancora incredula -Ma quando torno a casa con te, quando stiamo insieme lontani dal mondo... voglio poterti pensare come mia moglie. Voglio poter creare quel nostro “sempre” di cui abbiamo parlato. Penserai che sia una cosa stupida e...-
-Si- disse lei quasi in un sussurro. Nathan accennò un sorriso triste -Si... beh, dovevo immaginarlo che era un'idea stupida, che non ti senti ancora pronta forse... io non voglio rovinare le cose tra noi e...-
-Si, Nathan. Lo voglio- disse lei dolcemente. Lui rialzò lo sguardo, sorpreso -P-puoi ripetere?- chiese lui. Lei ridacchiò, emozionata, con le lacrime agli occhi -Si, Nathan. Ti sposo- disse lei mordendosi il labbro inferiore. E il sorriso che illuminò il viso di Nathan valeva più del tramonto che pian piano colorava il paesaggio intorno a loro. Era l'inizio del loro momento perfetto.

Stana si riscosse e deglutì, cercando di mandare giù quel groppo in gola. Ma ben presto le lacrime iniziarono a scendere copiose. Si affrettò per arrivare sulla veranda e cercare la chiave al solito posto. Infilò la chiave dentro la serratura e appena entrata inserì il codice per disattivare l'allarme, sperando che Nathan non lo avesse cambiato. Fu sollevata nello scoprire che era ancora quello vecchio. Posò le scarpe vicino al divano e si guardò intorno. Le era mancata. Si accorse che nulla era cambiato da quando l'avevano lasciata. Si sedette sul divano e si guardò intorno. Lì, avvolta nel silenzio, preda ancora delle emozioni, abbassò la testa e iniziò a piangere. Presto quel silenzio fu rotto dai suoi singhiozzi. Alzò lo sguardo sulla foto sul tavolino. Prese la cornice tra le mani e scivolò fino a sedersi a terra. Buttò la testa all'indietro, appoggiandosi al divano e continuò a piangere stringendo quella foto al petto.

-Nathan, stai fermo!- esclamò divertita. Lui era dietro di lei, con il cellulare in mano che tentava di scattare una foto decente ad entrambi. Ma i risultati non erano andati bene fino a quel momento. Ne aveva fatte molte, ognuna da un'angolatura diversa e quasi tutte mosse.
-Guarda in alto!- esclamò lui avvicinando la sua guancia a quella di lei. E subito dopo scattò. Quando girò il cellulare notò che anche quella era leggermente mossa. Nathan sbuffò mentre lei cominciò a ridere. Ma Nathan non era il tipo che si arrendeva... così susseguirono altre foto. Sempre con scarsi risultati. Stana gli prese il cellulare dalle mani -Dammi qui. Faccio io- disse divertita. Lui sospirò e le cedette il cellulare, mentre avvolse le braccia intorno alla sua vita. Lei si appoggiò con la schiena al suo petto, abbandonandosi a lui. E prima che il “click” del cellulare li immortalasse, lui la morse teneramente sulla guancia dopo aver sussurrato un “mia” possessivo e dolce allo stesso tempo. Lei rise e scattò la foto. Quel sorriso luminoso, felice, che Nathan aveva sempre amato. E quella foto rappresentava la loro felicità. Il loro vero essere.

Come si fossero ridotti allo stato attuale, Stana non se lo sarebbe mai spiegata. In quella stanza fredda e buia, quella era la cosa che più mancava. Non c'era più quel calore che avevano creato nel corso del tempo insieme. Non c'era più niente. Solo ricordi affilati che le puntellavano la testa, facendogliela girare. Un forte senso di nausea si impossessò di lei. A fatica si rialzò, aggrappandosi ai mobili più vicini e a qualsiasi altra superficie intorno a lei mentre raggiungeva il bagno. Tutto continuava a girare. Quando arrivò davanti al water, si accasciò a terra e iniziò a vomitare. E lì, seduta al buio, tranne che per la luce lunare che proveniva da fuori, per la prima volta dopo mesi, Stana si sentì esausta. Stanca di tutto. E peggio ancora, si sentì completamente sola.




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Angolo autrici:

Katia: Chiedo scusa per non essere ancora riuscita a rispondere ad alcune recensioni! Purtroppo non è un buon periodo... ma va beh! : )
Vi ringrazio tantissimo per i vostri pensieri, non sapete quanto piacere ci facciano! Ci scusiamo per i flash numerosi e distaccati, ma sono importanti al fine di far capire la storia... : )
Spero vi sia piaciuto! C'è ancora un po' di sofferenza. I ricordi continuano a pungere anche dopo diverso tempo. Vedremo come continuerà!
Lo dedico a Vale per chiederle scusa degli scherzi hahahaha XD (Lanie e Sofy, a voi è dedicata tutta la storia, quindi...) e ad Arby, che aspettava il cap con trepidante attesa!

Fanny è momentaneamente irraggiungibile e ho dimenticato di farmi lasciare la sua "nota"! xD L'unica cosa che posso dirvi è che vi ringrazia per continuare a seguire questa storia e per i complimenti ai suoi disegni! A parer mio... se li merita tutti! : )

Ah, okay! Eccola! Aggiunge semplicemente che dedica questo cap a Edi! - "Auguri alla mia dottoressa!!"

A martedì prossimo! :3
   
 
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