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Autore: MuccaJamaicana17    01/04/2014    3 recensioni
-Smettila di fare il cretino! io sono SERIO!!-
-Okay okay. Beh, a dir la verità sarebbe il massimo vederli a sbaciucchiarsi. Te l’immagini?! Hahahahahahaha loro due!!- si piegò in due tenendosi la pancia, incapace di smettere di ridere.
-Beh, in realtà sì, me l’immagino- disse l'altro, guardandosi le punte delle All Star nere, poggiando i gomiti sulle ginocchia e tenendosi la testa tra le mani.
Zayn smise all’istante di ridere, mentre la sua espressione mutò di colpo da divertita a scioccata.
-C…cosa stai t..tentando di dirmi?- balbettò
-Esattamente quello che stai pensando…- mormorò l’amico, mesto.
Genere: Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Cambiò posizione una, due, tre, quattro, diciotto volte. Poi si alzò incazzato, tirò su il cuscino grande e toccò un oggetto.
-Aha! Ti ho trovato brutto essere schifoso!- esclamò, tirando fuori dal cuscino il suo nemico.
 
Sbiancò:
-M….ma q-questa è u…una bu-bu-bustina di….-
 
-LIAM!!-
 
 
 
“”””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””
 
 
 
Louis uscì da scuola con lo stesso ghigno soddisfatto che non aveva abbandonato da quella mattina.
 
-Louis!- lo chiamò Ed alzando un braccio
 
L’altro lo vide e lo raggiunse
 
-Andiamo a mangiare al cinese?- chiese Ed sbattendo le ciglia e facendo la faccia da cucciolino. Louis odiava il cibo cinese ma a lui piaceva tantissimo e ogni volta lo implorava di andarci –con scarsi risultati-.
-Sì-
Ed alzò un piglio, meravigliato dalla facilità con cui aveva acconsentito. Di solito doveva offrirsi di pagargli il pranzo per convincerlo a magiare lì.
Non ci fece caso, troppo contento.
-Fico!- balzò in piedi –Andiamo!-
-Sì-  Louis continuava a sogghignare
-Come mai ti ho convinto così facilmente oggi? E’ per questa tua improvvisa felicità?- chiese mentre attraversavano la strada fregandosene di passare sulle strisce o di aspettare il verde e mandando a farsi una vacanzuccia a quel paese un sacco di automobilisti che, giustamente, gli suonavano contro.
-Sì-
Ed lo guardò storto
-Hai intenzione di restare con quello stupido sorrisino per il resto della giornata?!-
-Sì-
-Ah.. beh, okay. Basta che si mangia dove dico io, per una volta- Ed si sfregò le mani entusiasta, prima di spingere sulla maniglia della porta a vetri del locale orientale.
Si avvicinò una cameriera bassina dai capelli liscissimi neri, gli occhi a mandorla –per forza, era cinese- e un’uniforme rossa e nera
-Quante peLsone siete?- chiese sorridendo
-Due- le sorrise Ed di rimando.
-Bene, potete sedeLvi qui, accomodatevi puLe, io vi poLto i menù- disse sparendo dietro ai banconi
-Accomodatevi puLe, io vi poLto i menù- le fece il verso Ed.
-E’ troppo divertente imitare sti cinesi. Ma la “R” non ci vuole mica tanto a dirla, basta fare “rrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr”- rimase impegnato e molto concentrato a provare tutte le possibili sfumature di erre moscia, dalla “elle” alla “evve” fino a che non ritornò la cameriera.
-Grazie-
-PLego!- sorrise ancora, prima di dedicarsi ad altri clienti
Ed rimase ancora perso nel mondo della erre moscia:
- Ma se io non so dire la “erre” cerco di usare delle parole che non ce l’abbiano. Mica mi metto a urlare “ramarro marrone”! Questa sembra che lo fa apposta a trovarsi le parole con più erre… Vabbè…-  fece scorrere il dito sul foglio rosso del menù, indeciso.
-Io prendo gli spaghetti, pure tu?-
-Sì-
-Alla carne o alle verdure?-
-Sì-
-Come “sì”?! carne o verdure?-
Louis si scosse
-Cosa carne o verdure?-
-Come cosa? Gli spaghetti di riso!-
-Ma a me fa schifo la roba cinese!-
 
Ed si stampò uno schiaffo sulla faccia.
Louis si era rincoglionito.
 
-Ma sei scemo?!- urlò alzando gli occhi al cielo –Si può sapere che hai?-
Gli occhi ghiaccio dell’altro si assottigliarono, prima di –No, non si può sapere.-
-Cos’hai?!-
-Niente!-
-Ma non è vero! Ti conosco Lou, sono come la tua ombra ormai, dove sei tu sono io! Che ti è successo?!-
-Niente! Ora bevi e stai zitto-
 
Ed si sistemò bene sulla sedia, si versò da bere, portò il bicchiere alle labbra e lo osservò da dietro il vetro pensando a come farsi dire quello che era successo.
Sapeva benissimo che la colpa era di Niall, anzi, poverino, forse Niall non c’entrava nulla, dopotutto era stato Lou a baciarlo…
Ad ogni modo, il punto era che voleva che fosse Louis a dirglielo, erano migliori amici in fondo. I migliori amici non servono solo a picchiare e insultare gli sfigati, servono a ben altro.
Poi gli venne un’illuminazione…
-Ciccio, mi devi ridare quelle dieci sterline…-  disse indicandolo con un dito e sogghignando, conoscendo già a memoria la reazione di Louis a quel nomignolo.
-Quali dieci sterline?- chiese scocciato l’altro –Ah, e… piantala di chiamarmi ciccio. Lo sai che mi fa sentire grasso.- aggiunse infastidito.
Il rosso sogghignò sicuro: era cascato dritto dove voleva lui, era in trappola ora.
-Ma è un appellativo amichevole, un modo carino per dimostrarti che ti voglio bene come… boh che so, avrai mai chiamato qualcuno con un nomignolo no?-
Il moro girò la testa dall’altra parte, come a non voler sentire l’amico, fingendosi particolarmente interessato ad una coppia di amiche che stavano normalissimamente mangiando
-No, mai.-
Ed sbuffò un risolino di superiorità, mise  i gomiti sul tavolo e ci appoggiò il mento.
-Ah no, davvero? Nemmeno qualcosa come PICCOLO PULCINO, eh?-
Louis sgranò gli occhi: sentì lo stomaco attorcigliarsi fino a diventare come una spugna da strizzare, come se gli avessero appena trafitto la pancia con una spada, come se lo avessero colpito con un pugno o con un secchio d’acqua in piena faccia, ma non lo diede a vedere, non doveva darlo a vedere.
Il giorno prima si era messo a piangere, doveva smetterla di essere così schifosamente debole.
Però capì che così non andava: non poteva reputarsi il migliore amico di Zayn ed Ed se non diceva loro nulla.
Cos’è un amico? Una persona con cui picchi la gente, una persona con cui esci la sera perché non hai nient’altro da fare, una persona che aiuti a trovare degli spacciatori, una persona con cui ti vanti del tuo nuovo coltello? O una persona con cui esci perché ti senti a tuo agio, perché ti piace passare del tempo insieme, con cui parli, alla quale confessi i tuoi sentimenti?
Beh, certo la seconda, ma Louis non era tipo da quello, amici o non.
Quelle questioni voleva risolversele da solo.
Ma in fondo che si aspettava? Che Ed lo vedesse baciare un ragazzo, Niall per giunta, e che non avrebbe fatto alcun tipo di domanda? Ed non era stupido, affatto. E sicuramente avrà spifferato tutto a Zayn.
Ma non poteva raccontare loro nulla, altrimenti avrebbe dovuto ricordare , e non voleva, non voleva assolutamente ricordarsi di quel periodo orrendo, così incrociò le braccia e:
-Dove vuoi andare a parare Ed?-
-Non l’hai forse già capito? Bisogna che te lo dica per forza?-
-Sì, illuminami-  ribatté alzando la voce
-Penso che la causa di tutto ciò abbia nome e cognome. Niall  Horan. Perché sei così strano, cos’è successo, me lo vuoi spiegare?!-
-Cosa vuoi sapere?! Dimmi cosa vuoi sapere!- era molto irritato
-Beh sai cosa? Spiegami perché hai baciato Niall! Dai su, spiegamelo!-
-Mi andava.- rispose alzando le spalle.
-Minchia Louis! Cos’è, stamattina ti sei svegliato mezzo checca e così, perché “ti andava” hai preso un diciassettenne a cazzo e l’hai sbaciucchiato? E per di più l’hai pure invitato alla mia festa, e, ribadisco, la MIA festa. Non la TUA. C’è qualcosa di più grosso sotto Louis, perché l’hai baciato?- assottigliò lo sguardo fino a far diventare gli occhi due schegge azzurre.
Eh no, questo era davvero troppo.
Louis si alzò di scatto dalla sedia: se prima era irritato, ora era veramente incazzato –Cosa?! Ma scherzi? Stai dicendo che non vuoi che Niall venga, eh? Alle tue cazzo di feste inviti venti persone massimo, tanto sai che le altre trecento si presentano da sole, così, cugini di fratelli di fidanzati di amici, e a te non te n’è mai fregato niente anzi, dicevi che così era meglio perché non perdevi tempo.  Alle tue feste riesco a riconoscere appena la metà delle persone che stanno a bere nella TUA cucina, o che ballano nel TUO salotto o che fumano nel TUO giardino. E anche tu non le conosci. E mo t’ha preso la smania degli inviti scritti, cos’è? Non ti cambia la vita se viene anche lui, non ti rovinerà la festa-
Afferrò velocemente il bicchiere e lo zaino che aveva appoggiato alla sedia ed uscì col viso rosso, senza curarsi del fatto che aveva portato via un bicchiere di vetro non suo.
Ed finì di bere e lo seguì di corsa: non doveva farlo scappare via, no poteva permetterselo, doveva capire cosa cazzo frullava nel cervello del suo amichetto.
 
 
Louis’ POV
 
 
 
Dovevo scappare, dovevo andarmene il più lontano possibile, non volevo che Ed mi raggiungesse, non volevo spiegargli nulla.
Se mi fossi messo a parlargli della mia vendetta architettata a puntino non ci avrebbe messo più di due minuti a raccontare tutto a Niall. Non avrebbe voluto.
Non mi avrebbe permesso di farlo, mi avrebbe ostacolato in ogni modo, avrebbe trovato il mio piano “meschino” e non mi avrebbe aiutato, avrebbe iniziato a gridarmi contro di pensare a Niall, che non potevo essere così cattivo con lui e ste cazzate.
E io ero stanco di queste menate.
Inoltre gli avevo promesso, dopo quel meraviglioso pomeriggio passato a spiare Niall agonizzante per terra, con le gambe sanguinanti che cercava di arrivare al cellulare per chiedere aiuto, che non avrei più rifatto questo genere di cose.
Ma non era abbastanza quello che gli avevo fatto. Lui mi aveva rovinato, aveva rovinato tutto quello che avevo nella mia vecchia città, mi aveva fatto passare per uno sfigato, non uscivo di casa.
Quattro tagli non bastavano a colmare la mia sete di vendetta, volevo vederlo stare veramente male, vederlo chiedere pietà, vederlo supplicare, umiliarlo. Così forse avrei risanato quella voglia.
Ma Ed mi sarebbe stato d’intralcio.
Dovevo correre, correre, correre.
Dove nascondersi? Ed mi stava dietro, e io rallentavo per trovare un buon posto dove rifugiarmi.
Un negozio di scarpe? No. Un vicolo di spazzatura? No, vicolo cieco. Parco? Supermerato? Troppo casino.
Perso nei miei pensieri, le gambe iniziarono ad andare da sole e sgranai gli occhi quando si fermarono.
Cazzute gambe di merda! Ero finito nel posto più banale in cui potevo andare.
Muri bianchi sporcati di grigio, di giallo, di marrone, pavimento lurido, puzza di muffa e un divano nero sulla sinistra, vicino ad uno stereo malmesso ma comunque funzionante.
La vecchia fabbrica.
 
Ero in trappola.
 
Mi voltai di scatto arretrando di un passo. Ed si fermò di colpo a due centimetri da me e mi prese entrambi i polsi stringendomeli con la sua presa d’acciaio.
 
-Cos’è successo?!- mi chiese ancora
 
No.
No.
No.
 
Non gli avrei detto nulla. Cercai di divincolarmi ma aveva una cazzo di presa impossibile! Gli tirai una ginocchiata, si piegò in due e cercai di scappare, ma lui mi prese un piede facendomi cadere sbattendo il ginocchio. Mi si avvicinò, io mi alzai in fretta e cercai di correre via ma lui afferrò la mia maglia. Cercai di strappargliela dalle mani mentre lui si alzava da terra ancora tenendosi lo stomaco per la ginocchiata.
In quel momento mi ricordai di avere il coltellino in tasca. Lo aprii e tagliai netto la maglia dietro, senza curarmi del grosso buco che mi ero lasciato sulla schiena ma riuscendo finalmente a divincolarmi e a correre.
Corsi per i vicoli sporchi di quell’immensa fabbrica, cercando un modo per uscirne o una scusa da raccontare a Ed. Cosa potevo dirgli per far sì che mi aiutasse e non mi ostacolasse?
Salii delle scale rovinate e sporche, piene di acqua putrida, cenere di sigarette e alcolici appiccicosi, aiutandomi col corrimano per fare più veloce, poi continuai a correre, schivando colonne, resti di gomme d’auto e ammassi di bottiglie vuote.
Improvvisamente sentii qualcosa di grosso e pesante colpirmi in piena schiena, provocandomi una botta durissima. Sentivo la colonna vertebrale scricchiolare ad ogni passo che facevo, ogni salto era un’agonia, mi sentivo sulla schiena altri quarant’anni.
Mi girai per capire cos’era stato ma non feci in tempo a realizzare che era la borsa di Ed perché caddi scivolando su una pozza di liquido bianco e appiccicoso, che la mia mente si rifiutava di identificare.
Ed mi fu addosso in meno di tre secondi.
Provai a cercare il mio coltellino, nella speranza che la finisse, ma non trovandolo mi accorsi con orrore sia di averlo fatto cadere mentre salivo le scale sia che Ed lo aveva preso e me lo stava sventolando sotto al naso.
Con una mano mi teneva un braccio per terra, con un piede l’altro e con l’altra gamba cercava di tenermi fermo alla buona, mentre nella mano sinistra aveva il mio aggeggio.
Cercai in tutti i modi di togliermelo di dosso ma lui mi mise il braccio col coltellino sotto la gola: non avevo più chance.
Il suo sguardo s’incatenò al mio, duro allo stesso modo.
-Parla.- ordinò
 
Non aprii bocca. Cosa potevo dirgli? “ciao Ed sto provando a rovinare la vita di un povero diciassettenne?”
Dovevo portarlo dalla mia parte, con una piccola bugia ci sarei riuscito.
Il problema era semplicemente QUALE BUGIA.
 
Lui stava iniziando a spazientirsi.
 Aprì il coltellino con uno scatto fulmineo e lo portò piano, con lentezza estenuante, sotto la mia mandibola.
-Ho detto parla-
Iniziò a premere la lama al mio collo, pianissimo, poi più giù, più giù, più giù ancora, la tolse e la infilò di nuovo nella ferita, girandolo dall’altra parte, sempre piano.
Stava letteralmente “rigirando il coltello nella piaga”, sentii il sangue caldo scorrermi lungo il collo.
Il bruciore mi pervase il cervello, e, scontrandomi con tutto il mio buon senso sibilai
-Mi piace-
 
Lui sbarrò gli occhi.
-Ripeti-
 
-Mi piace- gli urlai contro, approfittando di quel momento per strappargli il coltello dalle mani con i denti, togliermelo di dosso con una mossa veloce e scappare ancora.
Schivando le stesse colonne ora grigie un tempo bianche, scendendo le stesse scale appiccicose, evitando le stesse gomme e gli stessi pezzi d’auto rotti.
Corsi fuori dalla fabbrica, corsi verso il supermercato, corsi oltre la strada.
Tirai su una bicicletta che un povero diavolo s’era dimenticato di legare e ci saltai sopra, pedalando verso non so nemmeno io dove, lontano da Ed.
 
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Quelle parole mi rimbombavano nella mente. Che razza di scusa! Con tutte quelle che potevo usare….
 
 
 
“””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””
 
 
-LIAM!-
 
Si sentì il tonfo dello zaino di Zayn.
Liam si girò e lo trovò con gli occhi rasseganti, il viso rosso.
Istintivamente si alzò dal divano, tenendo ancora quella roba in mano e indietreggiò, con lo sguardo perso in quello dell’altro, gli occhi sgranati.
 
Zayn mosse qualche passo incerto verso di lui, ma l’altro lo fermò
-Stop! Zayn, cos’è questa cosa?-
 
-Zucchero a velo-  cercò di arrampicarsi sugli specchi
-Sai che non è vero, e lo so anche io-   solo che lui non aveva né ali né ventose.
 
-Perché fai queste domande allora?!-
-Volevo vedere se eri consapevole di quello che fai-
 
Zayn alzò gli occhi al soffitto.
Un altro rompi cazzo.
 
-Dobbiamo farci le lezioni di vita?- sbuffò avvicinandosi ancora.
-No. Tanto so che non servirebbero a nulla.-
-Bravo hai capito- sorrise il moro.
 
-Cosa c’è qui dentro?-
 
Zayn si alterò: che cazzo di domande faceva? Glielo aveva appena chiesto!
 
-Che cazzo di domanda è?! Lo sai, lo sai, lo sai cos’è! Cos’è? DROGA. DRO-GA. Okay? Lo sappiamo benissimo entrambi.-
 
-Ho capito che è droga, ma di cosa ti fai?-
 
-Non la uso sempre- alzò le spalle come a giustificarsi in quel modo.
 
-Ho capito, ma questa qui dentro cos’è?-
 
Zayn lo guardò inespressivo.
-Non lo so- ammise
 
Liam sbarrò gli occhi ancora di più. Possibile che non sapesse cosa mandasse giù? Cos’era, scemo?
 
-Come non lo sai?- strillò quasi isterico Liam
-Non lo so! Ho detto che non lo so! Il primo che trovo, la prima cosa che mi vende, va benissimo-
 
-Ma non puoi fare così Zay!-
 
A Zayn iniziarono a prudere le mani, il collo divenne rosso, si buttò su Liam, lo prese a pugni, calci, schiaffi, finchè non si riappropriò della bustina e sparì su per le scale.
 
Liam lo guardò salire di corsa i gradini, poi, ancora incapace di muoversi, si accasciò a terra, fissando il vuoto.
 
 Era a casa di un drogato.
 
 Un drogato violento che il giorno prima ci aveva pure provato. Aveva paura, ma era paralizzato, i suoi muscoli non obbedivano al cervello, non aveva forze nemmeno per reggersi sulle gambe. Era pieno di lividi, Zayn non si era affatto risparmiato. Aveva il naso sanguinante e un grosso livido nello stomaco.
Posò la testa sul pavimento e provò ad addormentarsi, per dimenticare, per buttarsi dietro tutto, ma non prendeva sonno.
Si ricordò che Harry gli aveva dato il numero di cellulare il giorno prima.
Fece un profondo respiro, sollevando e abbassando il torace, raccogliendo tutta la forza che aveva.
Prese il cellulare e digitò il messaggio:
 
A: Haz J
 
Haz aiutami. Portami via da Zayn.
 
 
 
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Le si avvicinò da dietro, posando il  mento sulla sua spalla.
-E così, hai deciso di rimanere qui con ME…- le sussurrò
 
La ragazza rabbrividì.
 
Aveva scelto di restare lì per Harry? No. Assolutamente no.
 
-Veramente è l’unico lato scomodo del restare qui- scrollò le spalle facendo per seguire Niall ma il riccio la prese per un polso, facendola girare di scatto.
 
-Che vuoi?- lo guardò irritata
 Lui sorrise
 
-Vuoi venire domani ad una festa con me?-
 
Cosa?! Una festa? Con quel riccio? Mah… boh. Si? No? Perché no? Beh dipende da che festa è…
Magari avrebbe potuto conoscere gente nuova.
Ma non poteva dire di sì al riccio così, non stava bene, non era nelle sue corde.
 
-No-
 
Lui l’avvicinò a sé ancora di più, mostrando i denti bianchissimi dentro quel suo sorriso così perfetto.
-Perché no?-
 
Lei lo guardò stranita
-Perché vorresti portarci me? Io ti odio.-
 
Lui si sporse un po’ per schioccarle un bel bacio in mezzo alla guancia liscia –Per farmi perdonare di qualsiasi cosa io abbia fatto-
 
Lei si tolse le mani di Harry di dosso, rispose seccamente –Vediamo. Però sta’ al tuo posto riccio- e corse in tutta fretta su per le scale, inciampando quasi sull’ultima e borbottando un –Vaffanculo scalino del cazzo-
 
Harry sorrise.
 
Era rossore quello sulle sue guance? Era imbarazzo la causa della sua fuga? Le piaceva?
Lo sperava.
 
Cosa fare con quella ragazza? Come prenderla?
 
Si grattò la testa pensieroso, togliendosi le All Star nere e dirigendosi in cucina, quando ritrovò la lettera bianca che gli aveva rovinato il pranzo la volta scorsa. Si era completamente scordato di quella lettera.
 
Ciao Harry
 
Mia madre e mio padre non vogliono più vedermi in casa né in città. E’ una storia lunga. Scusami se non sono riuscito a tenerti con me quel giorno, me lo rimprovero sempre.
Avrei dovuto portarti via da tua madre, tuo padre, tutti coloro che hanno chiesto quello stupido spostamento. Ti dovevo proteggere.
Avrei dovuto tenerti lontano da tutto.
Sono qui per chiederti ospitalità per qualche tempo, se non lo vuoi ti capirò, io sto arrivando.
Ti voglio bene
Liam
 
Finì la lettera con le lacrime agli occhi.
Possibile che Liam avesse questo effetto anche a sedici anni?! Gli veniva da piangere! PIANGERE! Era una cosa inconcepibile, ma lui era così dolce.
 
Ad un certo punto sentì due braccia stringerlo da dietro e una voce dall’incontrastabile accento irlandese canterellare allegra
-Ma come sei tenero Haz! Sei un amore!-
Il riccio si girò sorridendo, riconoscendo la persona dietro di lui ancor prima che parlasse. I suoi abbracci erano qualcosa di unico e speciale, qualcosa che ti riempiva il cuore di allegria.
 
-Chi, io?-
-E no, la padella. Ci sono altri “Haz” in questa cucina? No! E allora… dai dammi un bacino, voglio un bacino.- rise porgendo le guance rosse di natura.
 
-No! Mi sento una checca! Piantala di fare il frocio Nì!-
 
Improvvisamente Niall s’incupì.
Si ritrasse e iniziò a frugare nel frigo senza parlare.
 
Perché si era staccato così di colpo? Non è che forse….
 
-Niall….-
 
-Che vuoi?- rispose apatico il biondo, cercando di non guardarlo mentre si riempiva il bicchiere di Pepsi –Non c’è la Coca.- commentò poi.
-Nì, guardami- Harry si avvicinò di più, gli sollevò il mento con una mano e lo guardò fisso negli occhi.
Il blu di quell’oceano sembrava percosso da scosse elettriche tanto era spaventato, le guance rosse il triplo, l’espressione rassegnata.
-Dimmelo-
-Cosa Harry?- la sua voce tremava
-Lo sai cosa. Dimmelo-
-Non te ne andrai?Non scapperai?- domandò il biondo, con gli occhi che brillavano di speranza.
-Senza te non vado da nessuna parte-
 
Niall  tentò di distogliere lo sguardo dall’amico, si vergognava troppo, ma il riccio lo afferrò ancora sotto il mento e lo costrinse a guardarlo, incitandolo con gli occhi. Prese un lunghissimo respiro e…
 
-Sono gay Haz…-
 
CLICK!
 
Beep…Beep….
 
 
 
 
 
 
 
 
AngolinoCheNonSoPerchèFaccioVistoCheNonServeAdAnimaViva*-*
Okay. Allora, io… ehm…
Non so cosa dire!! Avete tutte le ragioni di questo mondo per arrabbiarvi con me ma davvero, non avevo ispirazione! Comunque vi ho ripagate no? No?? ..ç___ç
Daiiiiiiiiiiiiiiiii ditemidisiditemidisi!!!!!
No vabbe… allora, abbiamo uno psicopatico Zayn (?) lol ahahaha  non c’è niente da ridere.
Abbiamo qualcosa come venticinque pagine solo di Ed e Lou, ma le ho fatte principalmente per farvi capire di più il personaggio di Tommo, per farvi capire il suo piano diabolico.
Chissa perché lou è così arrabbiato con Niall? Qualcuna ha idee? No?
Mah, che poca fantasia u.u
Ho messo un pov di Lou perché… perché… perché mi giravano i cazzi e mi andava LoL
Ora devo scappare che mia sorella sta provando a tagliarsi i capelli col tagliaunghie mentre le altre due la stanno a guardare facendole i coretti gospel.
Hanno otto anni… mi chiedo se il loro cervello non le abbia dimenticate.
Vabbe….
Pace e Amore
Recensire non provoca il rincoglionimento dei propri fratelli è la possibilità di trovarli a lavarsi i denti col frullatore
 
 
 
 
 
  
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