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Autore: Ermal    08/07/2008    5 recensioni
La pioggia cade su un uomo morente.
Il suo nemico si inginocchia accanto a lui.
Il suo nemico piange le lacrime di un innamorato.
Un ultimo addio alla persona che si ama.
[ItaNaru][No Spoiler]
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Itachi, Naruto Uzumaki
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Contenuti forti
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In tutta onestà, avevo pensato di non tornare mai più su EFP.

Poi però ho pensato che magari chi non conosceva Manga.it avrebbe avuto piacere a leggere qualcosa di mio.

Ebbene sì, sono proprio io, anche se sotto un nome diverso.


Spero solo che questa prima one-shot possa piacervi. ^^

E spero che recensirete per far felice un'abusiva. XD



Tears for my Enemy



Non volevo che succedesse.

No, lo volevo.

Però...


La pioggia scrosciava, fitta, fredda, incolore nella notte scura, l'aria che sapeva di fango, di muschio, di sangue. Sangue impossibile da lavare via, per la pioggia. Sangue che impregnava la terra col suo calore, il suo odore, la sua vita rubata.

Naruto si era fermato di botto, immobile fra Kakashi-sensei e Sakura-chan, sentendo Sai e Yamato-sensei fare lo tesso alle sue spalle.

Non c'era gioia negli occhi di nessuno.

Forse era rammarico quello che traspariva dalla scura iride dell'uomo dai capelli d'argento, la tristezza dovuta alla consapevolezza di aver perduto l'unico nemico che era stato in grado di sconfiggerlo con la sua stessa arma. Stava vedendo la fine del proprio peggior avversario. Non per mano sua.

Probabilmente era pura tristezza quella luce che tremava negli occhi verdi della ragazza, un sentimento nato non dalla ragione, ma dalla sua stessa sensibilità, l'amarezza del vedere una vita spegnersi davanti ai suoi occhi, e la consapevolezza di non poter, e di non dover, fare nulla per salvarlo.

Naruto non sapeva che cosa lasciassero trasparire le espressioni di Yamato e di Sai, e neppure gliene importava.

In quel momento, gli interessava solo l'espressione, che nemmeno espressione era, sul viso di Uchiha Itachi.

Il Mukenin era lì, davanti a lui, a terra, la veste dell'Akatsuki ridotta a brandelli, la maglia scura dalla profonda scollatura invece quasi intatta. Resa ancora più nera dalla pioggia. E dal sangue. Il giovane uomo era immobile, supino, i capelli sciolti sparpagliati attorno al capo, i fili di nero ebano che si mischiavano al fango, alla pioggia. Al sangue. Profonde ferite gli solcavano le braccia, come se fossero state infilzate da lunghe lame affilate, le gambe non apparivano in miglior stato.

Il viso era inespressivo come sempre, gli occhi dalle lunghe ciglia chiusi, la bocca socchiusa in brevi e irregolari respiri rauchi, alcune macchie di fango e sangue su una guancia, un filo rosso che colava da un angolo delle labbra.

Vivo.

Ma per poco.


Però non volevo che succedesse così.

Oppure lo volevo.

Non lo so.

Ma ora che lo vedevo...

...io...


- Deve essere accaduto pochi minuti fa- stava dicendo Sakura- ecco cos'erano quelle esplosioni che sentivamo-.

Ma Naruto non la stava ascoltando.

Fissava Itachi con un groppo alla gola, incapace di ragionare, di capire, di accettare.

Era lì, troneggiante sul proprio peggior nemico, sulla persona che aveva distrutto la vita del suo migliore amico, su un assassino spietato, su un mostro disumano.

Ora il suo avversario stava morendo, assaporando un'atroce agonia, scontando i propri peccati.

Naruto avrebbe dovuto essere felice. Trionfante. Soddisfatto. Sollevato.

Niente più occhi rossi che lo fissavano inquietanti, niente più paura di venir attaccato nel buio.

Doveva gioire.

Si era ormai liberato del proprio incubo.

Allora perché gli pareva di viverne un altro?


E' tutto così...

...sbagliato.

Dovrei essere felice.

Dovrei.

...

...io non ci riesco.


Naruto si inginocchiò accanto ad Itachi, osservando la fatica con cui continuava a respirare.

Non sembrava più così pericoloso.

E questo pensiero, stranamente, ferì il biondino.

L'Uchiha non avrebbe dovuto sembrare così debole, nemmeno in punto di morte. Avrebbe dovuto ispirare ancora paura, non sarebbe dovuto sembrare un gattino coperto di sangue. Fragile, come sul punto di spezzarsi.

Ci stava ancora pensando quando si rese conto di essere fissato da due gemme nere semichiuse. Gli si seccò la gola.

Gli occhi di Itachi erano spenti, come sempre lo erano, impenetrabili, come sempre lo erano.

Stanchi.

Forse un po' tristi.

Forse perfino felici di vedere il cielo in un giorno di pioggia.

- Ohayo, Naruto-kun- mormorò in un soffio, abbozzando un tenue e spento sorriso.

- Ohayo, Itachi-san- mai aveva detto cosa più stupida.


Non riesco ad essere felice.

Non riesco a ridere.

...vorrei solo piangere.


Itachi fu percorso da uno spasmo di dolore, tremò, tossì sangue, ansimò dolorosamente, l'agonia che traspariva perfino dai suoi illeggibili occhi neri.

Naruto sobbalzò e istintivamente gli afferrò una spalla, stupendosi di quanto calda fosse.

Stupendosi di quanta angoscia sentisse dentro di sé.

Un nodo gli serrava la gola, un pugno gli stringeva il cuore, e piccoli aghi premevano ai lati dei suoi occhi.

- Sakura-chan...- mormorò con voce irriconoscibile, guardando con occhi imploranti la ragazza dai capelli rosa.

Lei scosse tristemente il capo- Non c'è nulla da fare, Naruto: gli hanno sfondato la cassa toracica e le costole gli hanno forato i polmoni. Morirà a minuti-.


Piango.

E lo so il perché.

Non doveva andare così.


Naruto piangeva in silenzio, le lacrime che colavano sul suo viso, gocciolando assieme alla pioggia su quello del giovane sotto di lui.

Itachi era il suo nemico.

Ma era anche una delle costanti della sua vita.

Il Mukenin tentava di catturarlo e il Jinchuuriki si difendeva, combattevano, scappavano.

Sempre.

Era il suo lupo in agguato, il corvo che lo scrutava dalle tenebre con occhi affamati. L'antagonista sempre presente alla fine della sua strada, il nemico con cui tante volte si era scontrato, ma che mai era riuscito a battere.

Dopo tanti scontri senza né vincitori né vinti, alla fine Naruto si era quasi convinto che Itachi ci sarebbe stato per sempre nella sua vita, per coprire il sole con la sua ombra, per tessere il personale inferno del ragazzo biondo.

Avrebbe dovuto morire in modo diverso, pensò improvvisamente il ragazzo.

In una notte di luna piena, la lama di un kunai nel cuore, l'erba attorno, il vento gentile.

Avrebbe dovuto avere una morte pulita. Indolore. Non una lenta agonia nel fango e nella pioggia. Non con il corpo ridotto in quello stato con tale brutalità.

Perché Itachi era il suo nemico peggiore, ma almeno era un nemico leale, che rispettava e che era a sua volta rispettato dall'altro. Era una persona crudele, insensibile, che amava vedere il dolore e la paura negli occhi delle vittime prima di ucciderle.

Ma non avrebbe mai usato un metodo così barbaro e brutale per uccidere qualcuno.

Naruto lo odiava.

Ne aveva paura.

Aveva fatto l'amore con lui.


Non avrebbe dovuto succedere.

Stavamo combattendo.

Non avrebbe dovuto farlo.

Non avrebbe dovuto baciarmi.

E fare tutto il resto.

...non avrebbe dovuto piacermi.


Naruto ancora ricordava quel pomeriggio di tre giorni prima.

Ricordava la lotta feroce, quelle mani forti che lo avevano immobilizzato a terra.

Quelle labbra affamate che lo avevano baciato. Il lento movimento del suo bacino contro il proprio. La sua eccitazione.

Il modo in cui Itachi lo aveva preso, senza fretta e senza ascoltare i suoi no. Il piacere che il ragazzo aveva provato dopo. Ancora, ancora e ancora. Il modo in cui gli si era aggrappato alle spalle, urlando il nome del nemico, di quello stesso uomo che in quel momento giaceva esangue davanti a lui.

Avrebbe potuto ucciderlo, quella volta. O catturarlo per estrarre il Kyuubi.

Ma non aveva fatto nulla di tutto ciò.

Aveva preferito scambiare il dolore col piacere, la violenza con la dolcezza.

Aveva preferito fare l'amore con lui, piuttosto che ucciderlo. Baciarlo piuttosto che ferirlo. Farlo godere piuttosto che torturarlo.

Ora non era più il sudore a brillare sulla sua pelle bianca, non era più il loro caldo seme a colare dalle sue dita, ma gelida pioggia invernale e rosso sangue morente.


Avrei voluto salvarlo.

Gli afferrai una mano.

La strinsi.

Lui mi sorrise.


- Non odiarlo- Naruto sollevò di scatto il viso a quella voce flebile e roca- Non vendicarmi-.

Richiesta strana per Itachi. I suoi occhi non avevano perduto la loro impenetrabilità, ma erano diventati liquidi, privi del loro ghiaccio.

- Promettimelo- esalò, prima di essere di nuovo scosso da un violento attacco di tosse, un secondo rigoletto di sangue che gli colava dalla bocca.

Naruto si era chinato su di lui per sostenergli da dietro la testa, e a quella supplica proprio così disperata perché fatta in punto di morte non osò dir di no- Te lo prometto- mormorò con voce triste- Non parlare... è peggio...-.


Non era delle reazioni degli altri che mi importava.

Non volevo che Itachi morisse.

Mi era intollerabile.


Itachi spirò fra le braccia di Naruto, un lieve sorriso sulle labbra, rammaricandosi per quelle lacrime che una sola persona al mondo avrebbe versato per lui.

Naruto strinse a sé quel corpo ancora caldo, ignorando lo scricchiolare delle costole rotte, l'appiccicoso del sangue. Lo strinse a sé perché già ne sentiva la mancanza. Sentiva la mancanza di una di quelle poche persone che, modo suo, non lo aveva mai trattato come un mostro. Ma come un nemico. E come un amante.

E si chiese come avrebbe mai fatto a mantenere la propria promessa, quando già sentiva un profondo odio crescergli nel cuore.

Sarebbe mai riuscito a non odiare Sasuke per aver ucciso suo fratello?


   
 
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