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Autore: Love_in_London_night    06/04/2014    4 recensioni
Chloe e Shannon. Ci sono attrazione e feeling, eppure qualcosa li frena.
Ma cosa avrà mai fatto lui per incontrare un simile tornado? E, soprattutto, cosa succederà tra loro?
Dalla storia: "«No, grazie». Sogghignò Shannon. «Ho bisogno di proteine che solo un animale morto può darmi. Inoltre mi sento di troppo, ma me ne vado contento: se andate avanti così va a finire che vi ritrovate lo stesso in tre a fine serata». Ammiccò divertito nell’indicarli con il mento.
Lo fulminarono entrambi con lo sguardo.
«Tornando al discorso di prima…» iniziò Logan che sapeva benissimo che ne avevano parlato. Gli uomini erano più pettegoli delle donne, esattamente quanto le donne parlavano di sesso di più e pure peggio degli uomini. «Ti chiedo solo di non complicare la vita a Chloe, perché – credimi – non ne ha davvero bisogno. Mi piacerebbe però che vi conosceste abbastanza affinché fosse lei a spiegarti il perché di queste mie affermazioni. Magari se impari a capirla scopri una persona che ti può piacere, o forse una che non ti interessa per nulla». Cercò di indugiare la ragazza. «Pensi di potercela fare?»
"
Challenge accepted, but remember: he's a cheater.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lost in the city of Angels'
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Capitolo 5

Sex on fire
 


L’orribile momento in cui aveva scoperto l’assenza di Shannon da casa sua era stata peggiore di ogni scena di film romantico che le fosse venuta in mente. Nessun bigliettino, nessun messaggio, niente.
Non riusciva a capire se fosse stato un sogno nella sua testa, una cosa simile a Sliding Doors, o se Shannon fosse un novello Arsenio Lupin molto bravo a fuggire senza lasciare traccia.
Di nuovo.
Si era ributtata a letto, sconsolata, la faccia sprofondata nel cuscino e lì aveva percepito la sua presenza. O meglio, la traccia del suo dopobarba Hugo Boss che le fece drizzare i capelli sulla nuca. Non solo era vera, ma quel profumo era terribilmente eccitante.
Fu solo un paio di giorni dopo che arrivò la chiamata a Logan, cosa che la fece correre subito nel suo vecchio appartamento.
«Ok, io ho capito di non avere una tagliola al posto della bocca» ripeté Chloe insicura, gli occhi lucidi che facevano di tutto per trattenere le lacrime e il naso che perdeva come un rubinetto rotto.
Logan maledisse Shannon tra sé. Ci aveva messo due ore per farle capire che non aveva le fauci di uno squalo bianco al posto delle labbra, e ci era pure voluto del tempo per far desistere Chloe dal non tentare di baciarla per provare se fosse vero. Era convinta che Jared non sarebbe stato geloso, al massimo le avrebbe rinfacciato di non averlo fatto davanti a lui o di non averlo nemmeno ripreso, ma Logan non avrebbe mai voluto entrare in contatto con la lingua della sua amica. Mai.
E Shannon si era ripresentato bello come il sole a rovinare tutto per la seconda volta.
Non capiva se fosse codardia o se invece affrontasse lunghe sessioni di allenamento con Usain Bolt, dato che per sparire ci metteva sempre meno tempo.
Voleva una medaglia? Stava vincendo a mani basse quella di miglior senza palle di sempre.
«Però devo avere una vagina con i denti, o Godzilla negli slip se tutti fuggono a gambe levate. Ora anche senza fare sesso!» protestò Chloe.
Logan si mise una mano sulla fronte, disperata. Come minimo ora l’amica le avrebbe proposto del sesso lesbico per chiederle di verificare che lì sotto fosse tutto normale. Non poteva farcela, lei adorava baobab. Insomma, il bello di stare con Jared era proprio avere a disposizione tutta quella cosa gigantesca là. Non poteva lamentarsi. Non era disposta a tanto, nemmeno per un’amica.
«Tesoro, non hai pensato che il motivo che ha spinto Shannon ad andarsene è lo stesso che spinge te a piangere adesso?»
«E sarebbe?»
Sì, quei due erano la coppia perfetta. Due geni quando si parlava di sesso, ma due completi idioti se si parlava di relazioni. I sentimenti per loro erano il contorno indesiderato di un piatto di lussuria.
Un po’ come le verdure in un piatto di carne.
Ora, seriamente, chi se li mangiava i cavoletti di Bruxelles? Il mondo sapeva da tempo che la gente era pronta a guardarli con disgusto e raccapriccio, ma qualche cuoco sadico e – probabilmente – vegano si ostinava a propinarli accanto a una bistecca grondante sangue.
«Ha il ciclo?»
No, Chloe era sveglia, davvero, ma quando era coinvolta sentimentalmente diventava come una soubrette a dieta a cui veniva chiesto di parlare del debito pubblico: un’oca senza cervello che non riusciva a fare due cose contemporaneamente. Ecco, se Chloe dava fiato alla bocca non riusciva… Beh, non riusciva a ragionare. Punto.
Logan sospirò a occhi chiusi, aveva bisogno di concentrarsi per mantenere la calma.
«No, potrà sembrare anche mestruato, ma non ha il ciclo. Ma se foste… Per sbaglio eh, entrambi interessati?»
«Mi sembra palese che siamo interessati l’una all’altro, non è mai stato un segreto. Almeno da parte mia». Chloe non era mai stata discreta riguardo la cosa, non vedeva cosa ci fosse di nuovo.
«Intendo dire che vi piacete. Davvero. Come…» ok, doveva parlarle come si parlava a dei cretini, era ovvio. «Tomo e Vicki. O me e Jared. Vi piacete oltre l’attrazione»
«Oh». Il terrore negli occhi sgranati di Chloe. «Oh, cazzo. Come è potuto accadere?»
Logan sorrise, felice che l’amica avesse avuto l’epifania adatta per affrontare una simile conversazione.
«Ti piace Shannon, dunque?» alzò un sopracciglio, scettica e interessata alla risposta. «Lasciamo perdere l’aspetto fisico e il lato attrattivo. Soprassediamo sul desiderio sessuale. Concentrati».
Dio, sembrava una di quei maghi che si vedevano in TV, era raccapricciante.
Chloe la fissò con fare colpevole, mordicchiandosi il labbro inferiore, non riusciva a rispondere.
Cazzarola, non era rimasta coinvolta così nemmeno da Grant, e per lui aveva perso il lavoro dei suoi sogni.
«Oddio. Oddio, oddio, oddio. Ho bisogno di cioccolata». Si alzò dal letto per dirigersi in cucina. «Lo, seguimi! La Nutella in camera mia non entra, le cose libidinose lì devono essere solo di carne».
Logan sorrise, la cioccolata era il suo modo per dire di sì, la risposta che aveva cercato. Era lì che Chloe si rifugiava quando in amore qualcosa non andava.
Quando aveva bisogno di dolci, c’era sotto qualcosa. E a Logan non serviva altro.
Ma a Chloe sì, servivano risposte. Da Shannon.
Perché era fuggito? Lui la trovava carina? Era un solo una questione fisica o anche per lui c’era altro?
Sbuffò nell’affondare il cucchiaio nella cioccolata, quelle domande sembravano ridicole, quelle presenti nelle sintesi delle soap opera.
Lo sapeva, doveva restare a Londra.
 
«Penso… Anzi no, sono sicuro. Mi piace davvero» ammise davanti a Tomo e Jared.
«Era ovvio, se no non te la daresti a gambe levate ogni volta che passi del tempo con lei senza fare sesso» convenne Jared. Sì, si divertiva molto a prenderlo in giro.
«Cosa dovrei fare per farglielo capire?»
«Magari non scappare la prossima volta che la vedi?!» a Tomo sembrava di avere a che fare con una causa persa.
Il cantante lo indicò con fare ovvio per dargli ragione.
«Simpatici, mi sembra palese». Anche se non era una cosa così certa, dato che aveva il terrore di rivederla. Era sicuro che quella volta sarebbe stata un po’ arrabbiata a causa della sua assenza. La seconda nel giro di due settimane.
Ma cosa poteva farci lui? Aveva capito di essere coinvolto, e l’ultima volta in cui si era innamorato aveva avuto sì e no diciassette anni.
C’erano questioni importanti nella vita da affrontare e lui, con la maggiore età, aveva deciso di abbandonare anche le relazioni serie, oltre che l’innocenza. Erano cose da lasciare ai minorenni, quelle. Aveva capito che non c’era bisogno di tanto per avere solo la parte di una donna, il divertimento che a lui interessava.
Quindi, cos’era cambiato? Aveva avuto relazioni in passato, Agnes era uno dei tanti esempi, ma non l’aveva terrorizzato, non era scappato. Ma non le aveva dato metà dell’importanza che stava dando a Chloe.
«Dato che ormai hai la certezza che ti piace, io fossi in te inizierei con il parlarle e dirle quello che provi». In effetti sembrava la cosa più sensata da fare.
«Ma come?»
«Dille che ti sei accorto che provi qualcosa per lei, che vorresti provarci. Non lo so, che è la donna della tua vita» propose il croato.
Le facce schifate di entrambi i fratelli lo fece desistere subito.
«Magari un po’ meno. Una cosa per volta, Mofo. Solo l’idea mi terrorizza»
«Ma la cosa non ti fa rinunciare a lei» rispose soddisfatto l’altro.
«Dille che vuoi montarla come se fosse la tua puledra». Suggerì Jared con sguardo sognante.
«Meno squallido, grazie»
«Che vorresti farla godere da qui fino alla fine dei suoi giorni?»
Non l’avrebbe mai pensato, ma Jared gli aveva fatto sanguinare le orecchie.
Forse non era la persona ideale per affrontare discorsi sentimentali seri. Shannon lo guardò male.
«Che vorresti fosse la madre dei tuoi figli?»
Con Tomo si passava da un estremo all’altro.
Era fottuto.
«Meno smielato».
Come avevano fatto quei due a trovare delle donne con un cervello brillante? Non riusciva davvero a capirlo.
Sarà stato anche un senza palle, ma almeno lui non parlava come una porno star e nemmeno come Brooke di Beautiful. Che poi, in fondo, erano un po’ la stessa cosa.
«Ok, ho capito. Lo farò con parole mie»
«E ci voleva tanto?» sorrise soddisfatto Mofo.
Il problema era trovare il coraggio necessario per affrontare la cosa.
 
«Sei forte. Sei arrivato fino a qui. Ce la puoi fare».
Bene, parlava anche con i portoni adesso.
Era passata una settimana da quando se ne era andato da Chloe. Evidentemente era il tempo necessario che gli serviva per chiarirsi le idee e trovare il coraggio. Aveva gli stessi bioritmi del ciclo mestruale, non era una cosa positiva.
Di solito le donne non lo volevano scacciare dal proprio corpo – specialmente se si trattava della zona a sud dell’ombelico – né volevano prenderlo a calci in culo. Non doveva iniziare proprio in quel momento.
Suonò il campanello, stufo di stare in piedi davanti a una porta chiusa a fissare i citofoni accanto a lui. Era arrivato a casa di Chloe, tanto valeva fare un passo in più e dirle perché era giunto fino a lì.
«Sì, chi è?» per fortuna non aveva la videocamera, era sicuro che se no non gli avrebbe nemmeno risposto.
«Shannon»
«Oh».
Ci fu del silenzio. Troppo. Eppure era ancora lì, la sentiva respirare.
«Mi apri?» fermi tutti: momento verità. Da quella risposta sarebbe dipeso tanto per lui, tra cui la sua dignità e la virilità che si era giocato scappando due volte.
«Sì. Certo» lo disse confusa e sconfitta mentre schiacciava il pulsante per aprire il portone.
Bingo. Ah ah! Gli stava dando la possibilità di farsi ricrescere le palle sotto la Shanaconda, non poteva sprecare l’occasione. Si sentiva emozionato.
Percorse i due piani di scale quasi di corsa, spinto dalla propria adrenalina.
Voleva quella donna? Se la sarebbe presa. Basta aspettare ancora, basta insicurezza, basta fughe. Era lì per riuscire, per dire delle cose e farne molte altre. Era una giornata epica!
Era lì… E la porta di casa era chiusa.
Quasi andò a sbatterci contro.
Suonò di nuovo. «Chloe?»
«Vengo!» urlò lei da dentro casa. Sembrava lontana.
Sentì dei passi affrettati e poi la serratura scattare.
Shannon si preparò: sorriso da infarto, sguardo che poteva mettere incinta.
Sì, c’era tutto.
La porta si aprì.
«Gratificante, almeno per me» rispose lui alla frase di Chloe.
Squallida, doveva ammetterlo anche a se stesso, ma non poteva non ricorrere quei doppi sensi così espliciti, gli si appannava il cervello e non rispondeva più delle proprie parole.
Non era nemmeno sicuro che il cervello si appannasse, ma rendeva l’idea.
Chloe alzò gli occhi al cielo, poi lo fece entrare. «Scusa, stavo sistemando le mie cose e mi sono dimenticata di aprire anche la porta».
Affondò di nuovo il cucchiaio nel vasetto di Nutella che si portava in giro, quasi volesse nascondersi dietro a esso.
Nonostante fosse difficile concentrarsi su altro che non fosse la bocca che succhiava il cucchiaio aveva colto una cosa strana sul volto di Chloe. Sbagliava o era rossa in viso? Era… Imbarazzata?
Ma che problema avevano le donne?
Avevano parlato di sesso senza giri di parole, di masturbazione. Avevano dormito insieme e le loro lingue si erano aggrovigliate quanto Mike Tyson e un suo avversario sul ring e niente, nemmeno una piega. E ora davanti a una semplice battuta si vergognava?
Ok, le donne per lui sarebbero rimaste un mistero. Poco ma sicuro.
La seguì un po’ per casa, studiando e apprezzando il suo abbigliamento. Indossava una maglietta scura con le maniche lunghe  e uno scollo sulla schiena, dei pantaloncini grigi senza forma e si aggirava per casa a piedi nudi, le unghie smaltate.
Vero, non c’era bisogno di precisare su quel dettaglio, ma Shannon aveva una vera fissazione per i piedi curati e con lo smalto scuro, proprio come quelli di lei. Dio, sembrava che Chloe fosse entrata nell’angolo della sua testa dove racchiudeva le sue fantasie erotiche e le fisse e ci avesse sguazzato dentro.
Anche perché, c’era da dire, quei pantaloncini sformati le fasciavano il sedere in un modo che agli occhi di lui risultava peccaminoso.
Solo quando la vide spostarsi dal salotto verso la camera mentre tentava di piegare una maglietta con una mano sola si rese conto che non portava la fasciatura al polso.
«Ehi, ma hai tolto la fascia».
Lei sorrise timida, quasi fosse stata scoperta a pomiciare nei bagni della scuola con un proprio compagno di classe.
«Cosa ha detto il medico? Non te la sei tolta da sola, vero?»
Chloe rise divertita. Se no come lo reggeva il barattolo di cioccolata? «No, sono andata dal medico con qualche giorno di anticipo. Mi ha controllata e si è detto d’accordo con la mia decisione di toglierla prematuramente»
«Ma cosa…» sembrava che in camera fosse scoppiata una bomba atomica. In effetti, ragionò Shannon poi, in tutta la casa regnava un disordine che non era da Chloe. Lei tendeva solo a insozzargli l’auto, ma l’appartamento l’aveva sempre trovato a posto.
«È.. proprio per questo che ho chiesto di togliermi la fascia». Alzò le spalle per ostentare indifferenza. «Ho bisogno di tutta la mia mobilità».
Sul letto era posata una valigia.
Shannon prese dal suo interno una maglia e sorrise nel rimetterla da dove l’aveva trovata.
«Dove vai?» chiese seduto sul letto con un sorriso. «Vacanza?»
Magari avrebbe potuto unirsi. Avrebbe preso una settimana di pausa dall’incisione. Ok, non era carino, ma era stato Jared a spingerlo verso Chloe, non avrebbe potuto permettersi di lamentarsi o l’avrebbe ucciso. Si immaginava già: una spiaggia tropicale, loro due in costume stesi sulle sdraio, un cocktail a base di cocco, le palme, l’acqua. Ma soprattutto le serate trascorse nella stanza, isolata rispetto alle altre per concedere loro la giusta privacy.
Ecco, il paradiso.
Sbirciò per vedere che tipo di costumi indossava Chloe, ma non ne vide nemmeno uno.
«Ehm, no. Non proprio». Si grattò il naso in imbarazzo lei.
Shannon fece scorrere gli occhi sulla stanza. E allora li vide: un paio di scatoloni.
La seguì di nuovo in salotto, e anche lì c’erano un po’ di scatole di cartone mezze vuote. Quello era un trasloco. Che avesse trovato finalmente lavoro?
«Ehi, traslochi?»
«Più o meno».
Mio Dio, quanti misteri! Manco fosse Agatha Christie.
«E dove?» chiese nell’appoggiarsi con le braccia incrociate allo stipite della porta. Aveva indossato la maglietta bianca sformata che tanto le piaceva, giusto per partire un po’ avvantaggiato. «Ti sposti di poco o cambi quartiere? Ci sono, Downtown».
«Shannon…»
«Oppure verso la costa?»
«Shan…»
«Ok, riprovo: San Fernando»
Chloe scosse la testa. «Shanni».
Ok, era riuscita a risvegliarlo dalle sue elucubrazioni mentali.
Lui la guardò storto, ma non disse niente.
«Islington, probabilmente» rispose laconica.
«Non l’ho mai sentito. È il nuovo nome di un vecchio quartiere?»
Chloe abbandonò la maglietta con cui stava litigando da un po’, troppo nervosa per continuare nel tentativo di piegarla. Gli fece cenno di sedersi e Shannon annuì. Si mise sul divano, per nulla rilassato, mentre lei gli camminava davanti, nervosa.
«Islington è a Londra».
Oh, brutte cose.
«Vai a trovare i tuoi? È successo qualcosa? Stanno bene?»
Chloe sorrise per la dolcezza dei suoi pensieri, ma no, era lontano anni luce dalla realtà.
Riprese la maglietta incriminata e si diresse di nuovo in camera.
«No Shannon, i miei vivono a Barnes. E stanno bene, grazie a Dio». La sistemò al meglio nella valigia.
«Dunque? Cosa succede?» c’erano mille altre possibilità, e non voleva prenderne in considerazione mezza.
Chloe sapeva di dover spifferare tutto. Non c’era più tempo per temporeggiare e non aveva voglia di tirare la faccenda per le lunghe.
«Torno a Londra. Cioè, ci sto pensando»
«Non mi pare l’atteggiamento di una che ci sta riflettendo, mi sembra una decisione già presa». Era stato duro e non voleva, ma era scosso. Lui era lì per dirle che era pronto a non scappare, e lo faceva lei.
Nemmeno in Beautiful erano arrivati a tanto. Non separavano definitivamente Ridge e Brooke, nemmeno quando Ridge stesso usciva dalla soap. Poteva essere più sfigato di un personaggio inventato di una serie di pessima qualità? Mai.
«Mi hanno offerto il mio vecchio lavoro…» era insicura, si mordeva un labbro a sangue.
E il loro finale epico? Lui era meglio di un lavoro.
Però il destino era uno stronzo, non poteva giocarsela con la vecchia fiamma di Chloe, Grant. Era una battaglia impari e ingiusta. Eppure l’avrebbe combattuta lo stesso.
«Qui non ho trovato nulla. Là c’è un lavoro sicuro, il lavoro che ho sempre adorato… E non c’è Grant».
Ok, l’Eric Forrester della situazione era stato tolto di mezzo senza spargimenti di sangue, ma questo non voleva dire che la cosa gli piacesse. Perché conosceva i personaggi e la trama di Beautiful? Era convinto che fosse meglio non saperlo, soprattutto per il bene di chi lo ascoltava. Non voleva sporcarsi le mani e uccidere testimoni che si erano ritrovati con quell’informazione tra le mani per caso.
Le rivolse uno sguardo incuriosito mentre la seguiva di nuovo in camera.
«La faccenda ha sollevato più scalpore del previsto». Nella valigia finirono un paio di vestiti, una gonna, degli shorts e alcune giacche. «Così hanno capito di togliere di mezzo lui, dato che era il vicepresidente, e riprendere la povera semplice designer che, alla fine dei conti, è stata vittima e non carnefice».
La punta di rabbia nella sua voce era un elemento da sfruttare. Peccato che fosse Jared il bravo manipolatore. Perché non aveva le doti del fratello? Lui era più istintivo. Fosse stato per lui sarebbero già finiti sul letto al posto della valigia.
«E tu metteresti da parte l’orgoglio per la pietà di chi non sa apprezzare la tua bravura?» sì, si era piaciuto. Bravo Shannon, non sottovalutarti e non sminuirti se paragonato a Jared.
«Anzi, per chi in pubblico vuol salvarsi la faccia? Gli stessi che prima non si erano fatti problemi a metterti da parte per salvarsi il culo? Davvero?»
«Lo so, ci ho pensato anche io. Ecco perché non ho ancora accettato».
Ancora. Male. Malissimo.
Però c’era qualcosa a frenarla. Ma cosa?
«Non posso vivere di aria. Sono a Los Angeles da poco meno di due mesi e non ho trovato lavoro. I soldi calano e di entrate non ce ne sono».
Ma porca miseria ladra Los Angeles, dovevi proprio fare la stronza in questo momento?
«E non pensi a Logan?» provò a buttarla sul sentimentalismo, doveva tentarle tutte. «La lasceresti qui da sola?»
«Logan non è sola. Ha Vicki ed Emma e, soprattutto, Jared».
La maledizioni di organi genitali sovrasviluppati, ecco da cosa erano afflitti. Il motivo per cui tutti li desideravano. Tutti a parte Chloe, a quanto pareva.
«Però è partita da sola»
«Ma Logan è venuta qua perché aveva già un lavoro». Chloe vorticava per la stanza, sempre più nervosa, qualche volta attingeva al barattolo appoggiato sul comodino, come se la cioccolata fosse un calmante.
Possibile che fosse chiaro a tutti e non a lui? Se ne voleva andare perché a Los Angeles, la città dove i sogni diventavano possibili, lei aveva ottenuto solo porte in faccia.  Era lì per rifarsi una carriera e il lavoro più dignitoso che avesse ottenuto era diventare una lap dancer, aveva capito di essere interessata a Shannon e lui scappava, fuggiva ogni volta più a lungo e più lontano. Niente andava per il verso giusto.
Ok essere sfigate, ma anche lei doveva porre un limite alla cosa, non era la protagonista di una sit-com.
Peccato che non avesse mai notato che, puntualmente, Shannon fosse sempre tornato da lei.
Shannon era nel panico. Cazzo, doveva arrivare a quarantasei anni per trovare una donna in grado di metterlo in difficoltà?
Era andato lì con tutta l’intenzione di fare il cavaliere con la fulgida armatura, invece si stava ritrovando a navigare nella merda, sperando che il francesismo gli fosse perdonato.
Doveva riordinare le idee e pensare a un degno contrattacco.
«Non ho motivi per rimanere» ammise sconfitta Chloe, per la prima volta con le lacrime agli occhi da quando si era resa conto di non potere continuare così.
Ok, era arrivato il momento per Shannon di ricordarsi come si conquistava una donna. Doveva mettere da parte le insicurezze, ricordarsi che era lì proprio per quello. Dimenticare i dubbi e sfoderare la migliore faccia da baro. Doveva comportarsi come se fosse già sua, perché se lasciava credere di non avere certezza riguardo la situazione, questa gli sarebbe sfuggita di mano.
«Certo che hai un motivo per restare».
Si era avvicinato, il sorriso che da incerto era diventato uno smorfia sicura. Lo sguardo serio e determinato.
La seguì in salotto, di nuovo.
«Davvero? Non me ne sono accorta. Sarebbe?»
Se lui avesse risposto Ryder o Chick l’avrebbe preso a padellate in testa fino a tramortirlo, era una promessa. Avrebbe potuto usare il vasetto di Nutella che teneva in mano, ma non voleva sprecarla.
Prima di mettere su altri chili superflui, decise di abbandonarla sul tavolino davanti al divano.
«Rimani per me». Oh mio Dio, l’aveva detto davvero.
Aveva sganciato una simile bomba e non si sentiva un perfetto idiota.
«Cosa?» Chloe si era girata per guardarlo, le ginocchia di gelatina. Che brutta immagine! La sua insegnante di danza classica, da piccola, le diceva sempre che le sue gambe erano storte, figurarsi se iniziava pure a camminare con fare incerto. Non voleva assomigliare a un fenicottero ubriaco!
«Già, hai sentito bene. Rimani per me. Il lavoro arriverà, lo prometto, ma ora scegli di restare. Fallo per me, perché ne ho bisogno».
L’aveva chiamato Bridget Jones, rivoleva la sua vagina.
«Shannon, ti senti bene?» era sopraffatta dalle sue parole, non sapeva cosa dire. Aveva soltanto paura di illudersi. «Sei sempre scappato da me!»
«E sono sempre tornato. Sono qui anche adesso. E, per la prima volta, ti sto chiedendo di non andartene». Le aveva cinto la vita per avvicinarla al petto e farle percepire il proprio battito del cuore, così simile alla batteria che tanto amava.
«È solo una questione di sesso». Però era bello e rassicurante percepire il suo battito accelerato sotto il palmo della mano.
«Non nego che mi stuzzichi non poco la cosa, arrivati a questo punto, ma non si riduce a quello. Mi interessi, mi piaci davvero. Mi manchi quando non ci sei, vorrei passare il mio tempo con te. Sei importante, e ora l’ho capito»
«Cazzarola» ridacchiò nervosa. «Non aveva sottomano nulla per registrarlo. Era una bella dose di autostima gratuita, quella».
Gli stava accarezzando le guance con i pollici, delicata come le parole che lui stesso aveva pronunciato. Era tutto vero? Non si sarebbe svegliata di lì a poco per scoprire che Shannon non era tornato?
«Se me ne dai la possibilità te lo dirò ogni volta che posso»
«Premetto, non vorrei sembrare stronza, ma devo farti questa domanda: perché sei fuggito?»
«Ero terrorizzato»
«Tu?»
«Giuro». Rise, la sentiva lasciarsi andare tra le proprie braccia, vedeva il suo sorriso allargarsi un po’ di più a ogni parola, e per lui era aria, era il segno che stava riuscendo ad aprire qualche breccia in lei, e tanto gli bastava. «Ero nel panico più totale»
«Perché?»
«Quando mi hai baciato davanti ad Agnes» la strinse di più, tanto da indurla a mettergli le braccia attorno al collo per stare più comoda. «Ti ho adorata, ma ho avuto anche una paura fottuta. Era successo per i motivi sbagliati, e avrei voluto fare io la prima mossa».
Chloe lo guardò confusa.
«Sono pur sempre un uomo, mi sono sentito privato della mia virilità, almeno un po’»
Lei rise. «Scusa, ma da quello che si dice in giro quella che hai basta e avanza!»
«Avevo paura che se fosse successo di nuovo avresti potuto fraintendere. E non volevo, dato che ero il primo a non sapere cosa mi stava succedendo»
«E qui, il giorno in cui ho rischiato di essere mangiata da un leone?» cercò di sdrammatizzare lei, ma Shannon aveva percepito le dita che gli accarezzavano la nuca, scatenando brividi di piacere.
Chloe non lo sapeva, ma stava giocando con una bestia. Gli davano dell’animale mica per nulla.
«È stato il momento in cui tutto si è fatto chiaro, ho capito che non eri solo attrazione fisica. E immagina un po’? Mi sono spaventato. Me la sono data a gambe. Però da tutta questa faccenda ho capito una cosa: ho bisogno dei miei tempi per assimilare le cose importanti».
«Dovrei sentirmi offesa. Io è dal luna park che ho capito che il mio interesse poteva trascendere la fisicità» sorrise divertita e serena.
Possibile che riuscisse a perdonare gli errori con tanta facilità? E che avesse sempre un sorriso per tutti?
«Parli con uno che si è trattenuto – anche se non so come – quando ti ha premuta contro il muro per baciarti. Cosa pretendi?»
«Per la miseria, davvero?» era colpita.
«Certo, ti è sembrato un bacio quello?» ora era lui a scostarle il ciuffo dal viso, gli piaceva accarezzare le sue guance rosse per l’imbarazzo.
«Sì, e mi era anche piaciuto parecchio». Chloe riprese la propria malizia. «E perché non mi avresti baciata come si doveva?»
Un sopracciglio alzato, l’unghia dell’indice che accarezzava la pelle scoperta tra la nuca e le spalle, facendolo rabbrividire; quel discorso le interessava parecchio.
«Perché avrei voluto fare le cose a modo mio, ma tu mi hai preceduto e quindi mi sono teso, lo ammetto»
«E come sarebbe la cosa fatta a modo tuo?» eh no, era arrivato il momento della verità anche per lei, ora voleva sapere.
Senza dire una parola la attirò a sé. Accarezzò le labbra di Chloe con il respiro, per poi avvicinarsi con le proprie: lente, inesorabili e leggere. Sentire che lei voleva di più era ciò che desiderava, portarla all’esasperazione con un bacio. Posò la bocca su quella di lei con delicatezza, senza imprimere tutta l’urgenza che sentiva scorrergli nel corpo. Doveva conoscerla, stuzzicarla, invogliarla a volere di più.
Aveva sentito la sua bocca schiudersi e le aveva succhiato il labbro superiore, separandosi poi con il fiato corto.
Chloe era stordita. L’aveva trovato piacevole ma non appagante.
«Bene, è giunto il momento di passare dalla teoria alla pratica».
Oddio, forse non era pronta, era ancora turbata dal bacio di prima.
Le circondò la vita con una presa salda per far avvicinare i bacini, con una mano scivolò lungo tutta la schiena fino ad arrivare al collo e la attirò di nuovo a sé. Questa volta fu famelico e irruento, facendola mugugnare di piacere. Le fece schiudere la bocca con la propria lingua, non trovando poi nessuna reticenza da parte di Chloe. Salì con entrambe le mani sul viso di lei per immobilizzarlo e continuò ad approfondire il bacio, sempre più affamato, aggressivo e appassionato. Accarezzava la lingua con la propria, dopo l’aveva passata tra il labbro inferiore e i denti, per poi ripetere la cosa sul labbro superiore. I sospiri di Chloe, sempre più impazienti, erano musica per lui, tanto da spingerlo a continuare.
Fregò il bacino contro quello della ragazza, voleva farle sentire quello che riusciva a scatenare solo stando vicina a lui, anche se non era ormai solo una questione fisica. Prese il labbro inferiore tra i denti e strinse con veemenza, mentre una mano scivolava sul sedere per giocare ancora un po’ sulla loro vicinanza.
Chloe stava per morire, vedeva una luce bianca.
Per fortuna Shannon la reggeva per la vita, perché una volta cessato il bacio si sarebbe ritrovata per terra, le gambe di gelatina e il cuore in gola.
«Io penso che un simile bacio dovrebbe essere vietato per legge, perché uccide. Eppure sto sperando che i federali non lo vengano mai a sapere, conto di ripetere l’esperienza al più presto». Cosa stava blaterando?
«È il tuo particolare modo per dire che ti è piaciuto?» le mani ruvide di lui le accarezzavano la zona bassa della schiena da sotto la maglia.
Adorava essere toccata da lui, voleva sentire le sue mani ovunque.
«È il mio modo per dire che non ne avrò mai abbastanza». Nel dirlo aveva posato la fronte su quella di lui, agitata per quello che era appena successo ma molto più tranquilla riguardo i comportamenti di Shannon.
«Quindi, secondo te…» riprese il discorso, voleva approfondire la cosa. «Non ho una tagliola al posto della bocca?»
Lui rise divertito. «Ovvio che no».
«Dunque, se provo a fare questo» e lo baciò facendo schioccare con forza le loro labbra, soffermandosi su di esse per poterle assaporare. «Non hai paura che io possa ferirti, risucchiarti o altro?»
«Credimi, se tu volessi succhiarmi o ingoiarmi con quelle labbra sarei tutto, tranne che spaventato». Il sorriso furbo e compiaciuto, il bacino che sembrava sempre più costretto nei jeans.
La shanaconda che rivendicava la propria libertà.
Giustizia.
Appagamento.
«Mi sa tanto che non parto per Londra, sai? Mi piace stare qui».
«Dillo» la spinse contro il muro, e a lei scappò un gemito soddisfatto.
«Cosa?» sorrise furba. Sapeva che ora la conduzione dei giochi era passata nelle sue mani, e aveva tutta l’intenzione di divertirsi un po’.
«Non scherzare, non è divertente». Il petto di Shannon schiacciato contro il suo.
I cuori che battevano furiosi, i respiri accelerati che si confondevano con la loro eccitazione.
«Non sto scherzando, sono serissima» le dita che percorrevano i tratti del tatuaggio di lui alla base del collo.
Il sangue di Shannon iniziava pericolosamente a concentrarsi in un’unica zona, ben al di sotto del suo ombelico. Stava perdendo lucidità, tanto che le parole venivano meno.
«Sai che non si sveglia l’animale che dorme?» la provocò lui, la voce bassa e gutturale e gli occhi ancora più scuri, ormai trasformato dal desiderio che prendeva il sopravvento.
«No» sorrise lei maliziosa. «Ma lascia che lo stuzzichi un po’»
Dopo avergli torturato le labbra gonfie dei baci precedenti, Chloe arrivò al collo, e da lì alla triade tatuata. Ne percorse i contorni con la lingua, decretando così tutta la discesa del sangue verso l’innalzamento della shanaconda.
Shannon aveva sentito in modo distinto la traccia umida che il suo passaggio lasciava. Prima i tre lati, poi la linea di mezzo. Senza contare il respiro di lei sulla pelle bagnata e i conseguenti brividi di piacere.
Aveva ringhiato prima di riuscire a mormorare una frase di senso compiuto. «Dio se sei perfida».
Era stata la cosa più eccitante che una donna avesse fatto con il suo corpo, ed era ancora vestito. Pregustava il momento in cui gli abiti sarebbero diventati inutili. Mancava poco, molto poco. Lo sentiva.
Le sollevò le gambe e le incrociò dietro la propria schiena, voleva portarla in camera da letto. Peccato che l’idea di sbatterla contro la libreria, in quel momento, fosse sembrata ancora più allettante.
«Cristo!» mormorò Chloe con un sorriso soddisfatto.
«No, non sono io. Ma se me ne dai l’opportunità ti porto in paradiso».
Lui mise entrambi le mani sul suo sedere prima di baciarla di nuovo, e lei strofinò il proprio bacino con forza sull’eccitazione di lui. Voleva fargli capire che anche lei lo desiderava allo stesso modo, ma a Shannon parve solo giocare sporco.
«Di’ che rimani». La premette contro la colonna della libreria, e schiacciò la shanaconda con forza contro il bacino, facendola rimanere senza fiato. «O me ne vado. Per sempre».
Chloe avvicinò la propria bocca a quella di lui in modo che fossero terribilmente vicine, poi lo fissò negli occhi. «Tu non vai via Shan, perché io non vado da nessuna parte. Rimango per te, per noi. Finché mi vorrai non muoverò un passo».
Nel dirlo non si era sentita stupida come aveva immaginato, al contrario, si era sentita libera di essere se stessa, di nuovo. Con lui.
«Ora però, ti prego» aveva riacquistato il suo solito tono frizzante e il sorriso sbarazzino, mentre gli slacciava il primo bottone dei jeans per infilare le mani nei boxer e raggiungere il centro di tanto sospirato piacere. «Permettimi di fare la conoscenza di qualcuno là sotto»
«Non sarò certo io a impedirtelo» rispose Shannon a fatica, ormai preda dell’eccitazione. La sollevò e continuò il percorso verso la propria meta.
Peccato che il letto fosse occupato per metà dalla valigia.
Shannon posò Chloe sul letto, poi indicò il bagaglio. «Posso?»
Riferendosi alla sua intenzione di spostarla.
«Devi. Puoi anche bruciarla se vuoi, non mi serve più».
La buttò di malo modo per terra, per poi sdraiarsi su Chloe.
«Magari, con calma, dopo aver recuperato tutto il tempo perduto, ti aiuto a risistemare le cose per casa»
«Zitto e continua a fare quello che stavi facendo, abbiamo aspettato pure troppo». Sorrise Chloe nell’alzarsi per facilitargli il compito di toglierle la maglia.
Dio, una donna che parlava in quel modo andava sposata.
«Porca miseria, è davvero enorme!» le sfuggì divertita una volta che gli tolse i boxer.
«Ti dispiace?» le sorrise compiaciuto.
«Affatto» ridacchiò euforica. «Aspettami qui»
«E dove vai ora?» era nudo, non voleva essere preso in giro in un momento simile. Se fosse scappata, anche se nuda pure lei, l’avrebbe odiata fino alla fine dei suoi giorni.
«Ci servirà questa» tornò poco con il vasetto di Nutella che aveva abbandonato prima in salotto. «Mi sono venute giusto un paio di idee…»
Shannon sorrise compiaciuto, quella era la donna della sua vita.
 
Bro, non so che ore sono, non so bene dove mi trovo, ma penso di aver raggiunto il Nirvana. Sappi solo che lunedì salterò le registrazioni, e non puoi farmene una colpa perché dovresti solo prendertela con te stesso. Non ti preoccupare, sto benone.
Ah sì, fammi il favore di dire a Logan di non cercare Chloe. Credimi, sta più che bene, e non vogliamo essere disturbati. Martedì giuro che ti racconto tutto… No ok, tutto quello che può essere raccontato. È meglio così, credimi”.

 
 


Buon pomeriggio! Eccomi qui con il quinto capitolo.
Ho finito l'epilogo? OVVIAMENTE NO, dato che è più lungo della divina commedia e io ho poco tempo durante la settimana per scrivere, ma non mi piaceva l'idea di lasciarvi a bocca asciutta, quindi ho postato lo stesso. Spero di essere in grado di finirlo entro domenica e postarlo.
Se non lo vedeste non preoccupatevi, vuol dire che non l'ho finito. Quindi lo posto a spot, ovvero quando lo finisco e lo rileggo, insomma... ARRIVA IL PRIMA POSSIBILE. Ma siate ottimiste come me, ce la farò.
In caso, comunque, arriva la sera perchè io sono via, e NON sono con LenahBeau, ecco.
Il titolo del capitolo... C'è qualcosa da dire? No dai, se non che riguarda la parte fisica della faccenda, ma con l'epilogo capirete meglio cosa ho vouto dire con queste parole.
E niente, al momento non ho molto da dire, quindi la smetto di rompervi e vi lascio libbbbbere di andare a farvi ingravidare dagli sguardi di Shannon.
E vi dico  BRAFE per seguire i miei consigli, sono molto orgogliosa, fuck yeah.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Se volete spoiler, delucidazioni o quant'altro mi trovate qui: Love Doses.
Vi mando tanti marshugs, Cris.

 
   
 
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