Fanfic su artisti musicali > Bring Me The Horizon
Segui la storia  |       
Autore: SeelLith    06/04/2014    3 recensioni
Questa fanfiction parla degli anni di liceo di Oliver (Infatti le vicende sono narrate dal suo punto di vista), dove sono presenti membri di altre band (come Paramore, You Me At Six, Pierce The Veil, Sleeping with Sirens, All Time Low, Tonight Alive, My Chemical Romance, e con la speciale apparizione dei Green Day, e Jared Leto. Scusate per la macedonia di band.)
I Bring Me The Horizon al completo ci saranno solo in qualche capitolo.
Si può dire che è una specie di multiband.
Dal quinto capitolo:
"Hayley e Josh avevano i maglioncini natalizi coordinati, la trovai una cosa tanto carina.
-Hannah, perché noi non abbiamo i maglioncini natalizi coordinati?!- chiesi piagnucolando indicando Hayls e Josh.
-Oh, tesoro, rimedieremo l'anno prossimo.- disse lei scompigliandomi i capelli."
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 2: You Should Be Alone With Me

 

 

Ormai era un mese che frequentavo quella scuola, uno dei mesi più belli di sempre, se non fosse stato per quella dannata serata. 

Da quel giorno non parlai più con Hannah, ma comunque non la persi mai di vista. Forse me ne sarei dovuto fregare di quel Pete, dare retta a quella vocina che diceva 'baciala ancora' invece di dare retta al mio istinto di sopravvivenza. 

Comunque continuavo ad uscire con Gerard e diciamo che lui mi teneva aggiornato sulla questione Hannah. Gli avevo raccontato cosa successe quella sera e fortunatamente aveva accettato di darmi una mano, in qualche modo. 

Per il resto le cose andavano benissimo. Non mi ero mai sentito così accettato e così pieno di amici. 

Nell'ultimo periodo mi avvicinai davvero tanto a Kellin, che scoprii essere davvero, davvero simpatico. 

Mi stave preparando per uscire con lui, dovevo aiutarlo a comprare i regali di Natale per sua madre e, ovviamente, per Vic, anche se da quello che mi diceva, le cose fra loro due non stavano andando proprio a gonfie vele. 

-Odio il Natale.- esordì Kellin, mentre entravamo nell'ennesimo negozio di biancheria intima femminile. 

-Perchè?- chiesi stupito da quell'affermazione: Kellin non era proprio il tipo. 

-Perchè…- Kellin esitò un po', per poi cambiare completamente argomento. 

-Quale preferisci?- mi chiese lui, mostrandomi due paia di slip da donna. 

-Ehm… Sarebbero per tua madre, vero?- chiesi preoccupato. 

Mi guardò malissimo per un secondo:-Cero, idiota. A Vic ho intenzione di prendere un CD.- rispose -comunque, qual'è il migliore?- continuò rimirando i due capi che teneva in mano.

-Ma perché vuoi comprare un tanga a tua madre? in teoria è una cosa che un figlio non dovrebbe mai fare… E io a cosa ti servo se sai già cosa prendere a Vic?- chiesi  confuso.

-Visto che fai tante polemiche sentiamo cosa proporresti di comprarle.- rispose acido Kellin.

-Non lo so, comprale un maglione!- dissi in tono ovvio.

-Okay, andiamo.- esclamò Kellin dopo averci riflettuto su per qualche secondo.

-Ma, non è un po' presto per i regali di Natale?- chiesi, ricordandomi che fossimo solo a Novembre.

-Presto? Manca solo un mese e mezzo ed io voglio essere preparato. E poi non voglio ritrovarmi alla vigilia bloccato in un centro commerciale a comprare un CD a Vic.- rispose un po' alterato, cercando qualcosa di interessante fra gli scaffali dei CD.

Dopo dieci minuti di indecisione optò per Take Off your Pants and Jacket dei Blink 182. Grande scelta.

Uscimmo dal centro commerciale e andammo in un bar a bere qualcosa.

-Allora, adesso mi dici perché odi il Natale?- chiesi dopo che ci fummo seduti.

-E' una storia lunga, lascia perdere.- disse Kellin liquidando l'argomento con un gesto della mano.

-Per tua fortuna oggi non ho niente da fare.- insistetti io.

Lui sbuffò, ma poi si decise.

-Quando ero piccolo mio padre e mia madre litigavano spessissimo, un giorno litigarono più ferocemente degli altri. Mi ricordo che corsi in camera di mio fratello Justin. A quei tempi io avevo sette anni e lui sei. Visto che io ero il maggiore spettava a me proteggerlo. Andai da lui e gli feci ascoltare la musica con le cuffie per non fargli sentire i nostri genitori che urlavano al piano di sotto. Io intanto sentivo tutto quello che dicevano, mentre premevo le cuffie sulle orecchie di Justin. Ricordo come se fosse ieri il rumore della porta d'ingresso che sbatteva e il pianto sommesso di mia madre al piano di sotto. Fu l'ultimo giorno in cui vidi mio padre. Era la Vigilia di Natale. Quel giorno mi costrinsi a non piangere perché quell'uomo non si meritava le mie lacrime. Aveva ferito mia madre e ci aveva voltato le spalle… Questo è il motivo per cui odio il Natale.- disse Kellin bevendo un grande sorso dell'acqua che la cameriera gli aveva appena portato.

-Mi dispiace tanto…Non lo sapevo, non lo immaginavo nemmeno a dire il vero.- dissi scosso, dopo qualche secondo.

-Tranquillo, ormai è passato.- disse lui sorridendo tristemente.

-Su, andiamo.- disse afferrando i pacchetti con il maglione e il CD.

Pagammo il conto e uscimmo dal bar.

Ci volevano dieci minuti buoni per arrivare a casa mia, e Kellin insistette per accompagnarmi.

-E con Vic?- chiesi dopo un pò.

Kellin alzò le spalle e contorse la bocca in una smorfia.

-Non lo capisco più. Una volta ci intendevamo alla perfezione. Una volta ero quasi innamorato. Ora si scoperebbe qualsiasi cosa che riesce a muoversi…Quando è con me e siamo soli non riesco neanche a provare ad avere una conversazione, gli interessa solo sbattermi e poi sbattersi qualche ragazza e poi provarci con Jenna che non lo filerà mai perché è troppo inaffidabile. All'inizio era divertente poter fare sesso con lui senza che si mettessero in mezzo cose da coppia, ma poi ha iniziato a fare lo snob e abbiamo litigato. E' da un po' che non lo sento, a parte la scuola.- disse abbassando lo sguardo sulle sue scarpe.

-Ah, è proprio un idiota! Senti, non posso darti consigli sulle cose tra ragazzi, ma sulle relazione in generale qualcosa so…Senti, è difficile che non si mettano in mezzo i sentimenti perché alla fine se non c'è amore può esserci qualcos'altro: rabbia, tristezza, sofferenza…Qualsiasi cosa può alterare la nostra percezione di una cosa così intima, insomma, magari lui la viveva in un modo diverso da te e ha pensato che se si faceva qualche bionda a te non sarebbe importato perché la pensavi come lui. Credo comunque che tu debba dirglielo se vuoi che le cose si rimettano a posto, e poi magari non avrai più qualcuno con cui fare sesso ma avrai indietro il tuo migliore amico.- dissi facendo un tiro dalla sigaretta che avevo appena acceso.

Sentii il fumo riempirmi i polmoni, rovinandoli sempre di più, e la nicotina scorrermi dentro. Chiusi gli occhi per un secondo, per poi buttare fuori il fumo.

-Hai ragione. Forse è meglio così. Tanto avrei dovuto comunque rassegnarmi all'idea di perderlo.- rispose Kellin.

Dopo qualche minuto di silenzio arrivammo nella strada di casa mia.

-Ci vediamo domani Kells.- dissi al mio amico.

-A domani.- rispose lui salutandomi con la mano e andando dritto per a sua strada.

Io percorsi velocemente la strada che mi separava da casa mia.

Feci per salire i tre gradini che portavano alla porta d'ingresso ma mi bloccai. Alzai lo sguardo e vidi Hannah seduta sul secondo gradino, in lacrime.

-Hannah. Ehi, cos'è successo?- chiesi inginocchiandomi di fronte a lei.

-Dovevo vederti, ma non c'era nessuno e quindi ti ho aspettato…- disse lei con la voce confusa dai singhiozzi. Si teneva la testa fra le mani, e non riuscivo a vederla in faccia.

-Ehi, guardami…- dissi prendendole il viso fra le mani.

Lei alzò la testa senza protestare troppo. Sgranai gli occhi perché sotto il suo occhio e sulla sua guancia c'era un livido violaceo e un taglio da cui usciva ancora un po' di sangue.

-Chi cazzo te l'ha fatto?- chiesi con un tono duro e incazzato.

Lei non rispose, si limitò a piangere di più.

-Ehi, scusami…Va tutto bene.- sussurrai addolcendomi. Mi sedetti accanto a lei e le misi un braccio dietro alle spalle.

Lei si abbandonò sul mio petto, stringendo la mia maglietta e bagnandola di lacrime.

La tenni stretta finché non si calmò, poi le alzai di nuovo il viso, le accarezzai la guancia sana e le presi la mano.

-Ti prego, dimmi cosa è successo.- la implorai, fissandola negli occhi ancora lucidi.

-E' stato Pete… Abbiamo litigato. Eravamo entrambi incazzatissimi e io l'ho colpito, e poi mi ha colpita anche lui, e io mi sono ritrovata a terra sanguinante mentre lui provava a scusarsi, e me ne sono andata. E sono venuta qui…- disse visibilmente scossa.

-Gliela spacco io la faccia a quel coglione. Vedrai che lo mando all'ospedale la prossima volta che lo vedo.- dissi abbracciandola di nuovo.

Dalle sue labbra a cuore provenì una flebile risata.

-Che ne dici se entriamo?- chiesi alzandomi.

Lei annuì, le presi le mani e la aiutai ad alzarsi, ma le sue gambe cedettero e rischiò di cadere a terra.

-Attenta. Ti aiuto io.- dissi, le misi un braccio sotto le ginocchia, uno sulla schiena e la sollevai.

Era così piccola tra le mie braccia, così leggera e indifesa.

La misi distesa sul divano e mi sedetti accanto a lei.

-Non voglio che stai così lontano. Ti voglio qui.- disse allungando una mano.

Mi fece un po' di spazio e io riuscii a distendermi fra lei e lo schienale del divano.

Le misi un braccio attorno alla vita, e lei appoggiò la mano sulla mia.

Restammo così per diversi minuti, mentre le accarezzavo lentamente i capelli corvini.

Hannah si girò verso di me e ritrovai i suoi occhi che scrutavano la mia anima come la prima volta che ci eravamo visti.

Le sorrisi, lei ricambiò il gesto e poi mi prese una mano attorcigliandola alla sua; si avvicinava sempre di più, e quella volta fu lei a baciarmi. Chiusi gli occhi e assaporai tutto di quel momento, assaporai le sue labbra morbide, le nostre mani intrecciate, i suoi capelli che mi solleticavano il collo, il suo profumo.

-Oliver, non mi importa niente di Pete.- disse staccando le sue labbra dalle mie e fissandomi negli occhi.

-Nemmeno a me importa niente di Pete.- risposi baciandola di nuovo. Quello fu il momento in cui mandai del tutto a puttane il mio istinto di sopravvivenza.

Avrei potuto non smettere mai di baciarla, perché sicuramente le sue non erano labbra di cui ci si stanca. Baciarla era la cosa più bella che avessi mai fatto in tutta la mia vita.

Quando ci staccammo nuovamente per prendere aria, non riuscii a interrompere il contatto e iniziai a baciarle il collo. Le sue mani mi accarezzavano la schiena, scivolando sotto il maglione e la maglietta.

Mi ritrovai sopra di lei.

Ci accorgemmo che se non avessimo smesso, le cose sarebbero degradate e ci saremmo ritrovati non solo a baciarci perché nessuno dei due riusciva a controllarsi quando c'era l'altro.

Ci fermammo e ci tenemmo semplicemente stretti.

-Vuoi qualcosa da bere?- le chiesi continuando a sorridere come un ebete.

-Certo.- disse alzandosi dal divano. Mi alzai anche io e la presi per mano, portandola in cucina.

Ovviamente io non avevo mai fatto un tè, anzi non avevo mai nemmeno lavato un cucchiaino, figuriamoci se sapevo anche solo far bollire l'acqua.

Hannah mi prese in giro e fece il tè.

Ci sedemmo al tavolo davanti alla finestra che dava sul cortile interno di casa mia. Sorseggiammo il tè in silenzio, e mi sorpresi nel notare che le nostre mani erano intrecciate sopra il piano del tavolo. Non mi ero nemmeno accorto di quel contatto, era già una cosa automatica per me cercarla e sentirmi bene quando potevo averla vicino.

Sorrisi.

-Perchè sorridi?- mi chiese Hannah.

-Perchè i tuoi tatuaggi stanno davvero bene con i miei.- dissi indicando le nostre mani intrecciate e i tatuaggi che si toccavano e si confondevano.

Sorrise anche lei.

Il telefono iniziò a vibrare nella mia tasca e fui preso dallo sconforto: per rispondere avrei dovuto lasciare la sua mano, quindi avrei potuto non rispondere, a meno che non avessi potuto avere due mani, ma io avevo due mani; quindi lasciai la tazza sul tavolo e sorrisi compiaciuto visto che potevo rispondere a Gerard che mi chiamava e anche tenere la mano di Hannah.

-Ciao Gerard.- dissi rispondendo al telefono.

-Ehy, sai dov'è Hannah? Ti ha chiamato?- chiese preoccupato.

-Sì, è qui da me, stai tranquillo.- risposi guardando Hannah, lei sospirò.

-Me la passi?- chiese lui, io feci un verso di approvazione e passai il cellulare a Hannah.

-Ehy.- disse tranquillamente. -Sì, sono da Oliver, dovresti averlo capito visto che questo è il suo telefono. No, non voglio tornare a casa. Non mi interessa. Hai davvero visto Pete? E' venuto a casa?! Davvero?! Ah, si, ci siamo mollati. Mi ha colpita. Ah, se te l'ha detto allora va bene. Bravo, in effetti hai fatto bene a tirargli un pugno. No, non voglio tornare a casa, per la seconda volta. Perché non mi importa di Pete, mi importa di Oliver. Sì, non dirmi che non l'avevi capito. Se proprio devi puoi venire qui. Ma non devi. Quindi non venire. Scommetto che verrai comunque, giusto?! Ecco appunto. Ciao. Sai che sei un rompipalle?! Sì, ciao.- questo era quello che Hannah rispose alle domande del fratello.

-Quindi sta venendo qui?- chiesi avendo capito qualcosa della telefonata.

-Già.- disse Hannah sconsolata.

Notai con piacere che le nostre mani non si erano ancora lasciate, e l'avrebbero fatto difficilmente.

-Quindi ti importa di me, eh?- chiesi con una faccia da ebete ricordando una parte della sua conversazione con Gerard.

-Sì, mi importa di te Oliver Sykes. Mi importa molto di te.- disse allungandosi sul tavolo per avvicinarsi a me e baciarmi.

Sorrisi sulle sue labbra, baciandola ancora una, due, tre volte.

Mandai un messaggio a mio padre con scritto di portare mia madre a cena fuori quella sera perché a casa dovevano venire degli amici.

Io e Hannah mangiammo qualcosa per cena e poi ci mettemmo sul divano a guardare un film.

Guardavamo lo schermo, lanciandoci qualche occhiata e qualche sorriso ogni tanto, ormai era il nostro modo di comunicare. Lei era sdraiata con le gambe appoggiate sopra le mie. Io le accarezzavo le caviglie e le cosce, tenendo l'altra mano irrimediabilmente intrecciata alla sua.

Sentii bussare alla porta.

-Chi è?- urlai per la non voglia di alzarmi.

-Sono Gerard.- disse la voce da fuori la porta.

Io e Hannah ci scambiammo uno sguardo e alzammo gli occhi al cielo.

-Entra, la porta è aperta.- risposi. La porta si aprì e si richiuse con un tonfo, e poco dopo Gerard spuntò dal corridoio.

-Ciao ragazzi.- disse lui sedendosi sulla poltrona vicino al divano.

-Ciao Gee.- disse Hannah, io lo salutai con un cenno.

-Hannah, va tutto bene?- chiese lui. Lei annuì sorridendogli e lanciando uno sguardo a me.

Gerard ci guardò sorriderci e poi guardò le nostre mani intrecciate e la mia mano ferma sulle caviglie di Hannah, e il fatto che sembrava una cosa così normale, così assolutamente perfetta. Così assolutamente naturale.

Quando Hannah si alzò per andare in bagno, Gerard me lo disse, mi disse che quello per lui era così assolutamente amore.

Hannah tornò, e ci chiese che cosa avessimo, visto che entrambi sorridevamo, e Gerard aveva le lacrime agli occhi per la felicità perché era un ragazzo molto sentimentale.

In quel momento potei dire che stavamo ufficialmente insieme.

Hannah tornò sul divano vicino a me, si sedette e appoggiò la testa sulla mia spalle. Io la circondai con un braccio e repressi il forte istinto che mi diceva di baciarla, ma non potevo perché c'era Gerard e sarebbe stato fuori luogo.

-Io mi sa che vado in cucina così la puoi baciare, se no che brutto…Non trovi? Poi credo che me ne andrò anche.- disse Gerard e andò in cucina, e io la baciai. La baciai dolcemente ma a lungo, e poi sentii la porta di casa chiudersi perché Gerard se n'era andato. 

-Sai, credo che anche a me importi di te…Ma forse non è che mi importa, è che ti amo.- dissi accarezzandole il viso.

-Sai, credo di amarti anche io.- rispose lei sorridendo e abbracciandomi.

 

Il giorno dopo a scuola salutai velocemente i miei amici e mi diressi subito verso Hannah, che parlava con Hayley e Gerard.

-Ehi.- dissi io abbracciandola e dandole un leggero bacio sulle labbra.

-Ehi.- rispose lei sorridendo e circondandomi la vita con un braccio

-Ciao Oli.- dissero Hayley e Gererd in coro facendo una vocina svenevole e guardando me e Hannah.

Lei arrossì e abbassò lo sguardo, mentre io ridacchiai e la baciai fra i capelli.

La campanella suonò e mi costrinse a salutare Hannah e a lasciarle la mano.

Andai con Hayley a braccetto in classe, mi sedetti al mio banco e finalmente pensai a quanto ero assurdamente felice.

Feci il test di matematica senza pensare a quanto fosse difficile, la professoressa di scienze mi interrogò e andò malissimo perché non sapevo niente e pensavo solo ad Hannah, ma non mi importava; e durante la terza ora guardai continuamente l'orologio perché non vedevo l'ora di rivederla. Stavo diventando maniacale.

Hayley ridacchio scuotendo la testa quando la campanella suonò e io corsi fuori dall'aula.

Corsi per il corridoio e poi giù per la rampa di scale che portava al piano terra, uscii in cortile e la vidi già lì ad aspettarmi nel solito posto dove ci incontravamo con gli altri.

Non c'era nessun altro in cortile per il momento quindi la sollevai da terra e la baciai con passione, finché un colpo di tosse finto non ci riportò alla realtà.

Ci voltammo verso Hayley e Kellin che facevano finta di guardare l'ora e battere il piede innervositi.

Poi si misero a ridere anche loro e ci guardarono dolcemente, compiaciuti e divertiti.

-Insomma, che vergogna, scambiarsi effusioni in pubblico in questo modo!- esclamò Alex arrivando con Jack.

-Parlate proprio voi che non vi staccate un attimo!- disse Hayley sbuffando.

-Guarda signorina che anche tu e il tuo Josh non siete meglio!- la canzonò Alex incrociando le braccia.

-Non vi siete mai resi conto di quanto sia bello essere single?! Non ci sono questi problemi di effusioni!- esclamò Gerard che intanto ci aveva raggiunti.

-Vedrai che prima o poi la penserai diversamente.- gli disse Kellin battendogli una pacca sulla spalla.

Il sorriso sulle labbra di Kells si spense appena vide Vic venirci incontro, seguito da due ragazze che nessuno conosceva.

-Ciao ragazzi, come state?- chiese lui appena ci raggiunse.

-Bene, tu?- disse Josh.

Kellin alzò gli occhi al cielo e se ne andò senza dare troppe spiegazioni.

Non gli aveva ancora parlato, oppure gli aveva parlato e le cose erano peggiorate. 

Istintivamente seguii Kellin, lanciando un'occhiata di scuse ad Hannah e lasciandole controvoglia la mano.

-Ehi, Kells, che hai?- chiesi raggiungendolo. Faticai a stargli dietro perché, anche se era piuttosto basso, camminava molto velocemente.

-Niente, è solo che non ho voglia di parlare a Victor mentre ci sono lì le sue amichette.- disse con amarezza.

-Ma non gli hai parlato? Per chiarire le cose?- chiesi aggrottando la fronte.

-No, non ancora…- ammise abbassando la testa.

-Mi puoi spiegare perché gli hai comprato un regalo?!- esclamai confuso.

-Senti, io gli voglio bene. E sarà sempre così. Poi l'hai detto tu: a Natale manca ancora un bel pò. C'è sempre il tempo che le cose si sistemino.- disse in un modo fin troppo ottimistico; ma mi lasciai trasportare dall'entusiasmo e sorrisi annuendo.

Rientrammo in classe prima che la campanella suonasse e fummo costretti a bloccarci sulla soglia. 

Spesso ci chiedevamo cosa facessero Alex e Jack quando sparivano a ricreazione, e in quel momento i nostri dubbi scomparvero del tutto.

I due erano mezzi sdraiati su un banco a limonate in modo un po' troppo selvaggio per essere le undici di mattina.

-Oh, ciao ragazzi.- disse tranquillamente Alex.

Io e Kellin ci scambiammo un'occhiata e richiudemmo velocemente la porta dell'aula, scappando in cortile.

 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bring Me The Horizon / Vai alla pagina dell'autore: SeelLith