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Autore: Nonna Minerva    09/07/2008    3 recensioni
In una fredda e piovosa notte d’inverno, un viaggiatore solitario ha dei problemi con la sua vecchia auto. È in aperta campagna e chiede ospitalità alla prima casa che trova nelle vicinanze. Il vecchio che lo accoglie gli racconterà una storia che lo porterà a mettere in dubbio le cose in cui prima credeva e a chiedersi se le decisioni che ha preso siano giuste oppure no.
( Con la partecipazione straordinaria di Remus Lupin e Ninfadora Tonk nei ruoli del Lupo e della Ninfa – Remus\Tonks sullo sfondo ).
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

Vi chiedo scusa per il ritardo...

Senza indugi vi lascio leggere, gli altri commenti alla fine!

 

P.S. : le parti in corsivo sono flash-back.

 

 

Capitolo 1

 

Era una notte buia e tempestosa... ecco, voi magari adesso riderete, ma è proprio così che inizia la nostra storia: con un temporale. E con una macchina che, nel bel mezzo del nulla, non ne vuole proprio sapere di andare avanti.

Un bel giovane, sulla trentina, con una massa di capelli scuri, corti e ribelli imprecava impotente contro la pioggia che sferzava con violenza il parabrezza.

All'ultimo bivio aveva preso quella strada perché gli era sembrata la più veloce per giungere a destinazione, e poco dopo si era scatenato il finimondo.

Ultimamente non gliene andava dritta una: prima Abigail lo lasciava con una scusa assurda, ed ora lo abbandonava anche la sua auto.

Maledizione.

 

Sotto la pioggia fitta gli parve di intravedere una casa con le finestre illuminate.

Rimanere lì non gli sarebbe servito a nulla, perciò decise di provare a chiedere se gli lasciavano usare il telefono per chiamare il carro attrezzi.

L’alternativa era quella di passare la notte in auto, aspettare la mattina e mettersi a cercare qualcuno che sapesse dirgli quali problemi avesse la sua macchina.

Meglio rischiare di prendere un po’ d'acqua adesso.

Raccolse il suo zaino ed un ombrello malandato dal sedile posteriore e, maledicendo il giorno in cui aveva accettato l’invito di suo cugino a raggiungerlo in campagna, aprì la portiera dell’auto e si avventurò nel temporale.

 

Trovò riparò sotto al portico e dopo aver chiuso l’ombrello, bussò discretamente alla porta.

Tutto si aspettava tranne che ad aprirgli fosse una bambina di circa cinque anni, scalza e con il suo coniglio di peluche stretto al petto.

Fu un attimo e la sua mente iniziò a vagare.

 

 

 Quella mattina di giugno si era svegliato presto ed aveva pensato di approfittare del bel tempo per passare la giornata al parco.

“Signore!”

Alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo per fissarlo in due stupendi occhi verdi.

“Signore,” insistette timidamente la bambina guardando in alto. “Mi aiuti a prendere la mia palla? Per favore,” aggiunse poi.

Mark  sorrise e cercò con lo sguardo il pallone fra i rami dell’albero sopra di lui; recuperarlo non fu difficile e dieci minuti dopo si ritrovò a giocare sul prato insieme alla piccola.

 

“Sarah!”

Una giovane donna si stava avvicinando a loro.

“Lo sai che non ti devi allontanare, quando veniamo al parco, è mezz'ora che ti cerco! E quante volte ti ho detto di non disturbare la gente? Mi scusi,” fece poi, rivolta a Mark.

“Non si preoccupi,” rispose sinceramente lui. Era un sacco di tempo che non si svagava così. “Non mi ha disturbato, ci stavamo divertendo.”

Un’occhiata gli fu sufficiente per capire che la donna era la madre della piccola: morbidi riccioli castani le accarezzavano le spalle e il suo viso era illuminato dagli stessi occhi verdi della sua nuova compagna di giochi.

“Grazie,” mormorò la giovane, “Nonostante potrebbe riuscirci senza probemi, mia figlia non riesce così facilmente a farsi nuovi amici. Erano secoli che non la sentivo ridere così... non con altre persone, almeno.”

“Se basta così poco... penso si possa rifare, qualche volta. Io sono Mark, comunque,” disse, tendendole la mano.

“Molto piacere, Mark. Io mi chiamo Abigail - Abby, se preferisci- e come già saprai lei è Sarah.”

 

“Christine! Lo sai che non voglio che tu apra la porta agli estranei!” la rimproverò un uomo arrivando lungo il corridoio d’ingresso; un attimo dopo portò lo sguardo sul nuovo arrivato, sorridendogli cordialmente. “Le chiedo scusa, niente di personale, ma non si è mai troppo prudenti.”

“Si figuri, la capisco benissimo; anzi, mi spiace disturbarla, ma la mia auto mi ha lasciato a piedi poco lontano da qui. Mi chiedevo se potessi usare il suo telefono per cercare di rintracciare un carro attrezzi.”

L’uomo apparso dietro alla bimba era alto e imponente, sulla sessantina circa. Sembrava un tipo disponibile e gioviale.

Rimase un attimo soprappensiero.

“Non troverà nessuno disposto ad uscire a quest’ora e con questo tempo,” mormorò infine.

Fantastico, pensò Mark.

“Sa se da queste parti c’è un posto dove posso passare la notte?”

Il vecchio scosse la testa.

“Ci sono solo villette di campagna e fattorie, non troverà nulla per diverse miglia. Però qui abbiamo una stanza per gli ospiti ed io e mia nipote siamo soli stasera... ci farebbe piacere un po’ di compagnia.”

“Grazie mille, lei mi salva la vita.”

 

La domenica successiva si erano incontrati di nuovo e Mark aveva giocato tutto il pomeriggio con Sarah, sotto gli occhi vigili della madre.

Più tardi, mentre guardavano la piccola rincorrere una paperella poco lontano dal laghetto, Mark aveva scoperto qualcosa di più sulla vita di Abigail.

Era una ragazza madre, il padre della bimba le aveva lasciate non appena aveva scoperto di essere incinta e Sarah era tutto quello che aveva.

La ammirava, si era ritrovata molto giovane con una montagna di responsabilità sulle spalle, e nonostante tutto questo, affrontava ogni attimo che la vita le offriva a testa alta.

 

Sarah aveva pian piano imparato a fidarsi di lui e insieme si divertivano un sacco. Mark amava passare ogni suo momento libero con loro, tanto che ormai tornava a casa sua solo la sera per dormire.

 

Una sera aveva cucinato per loro.

Sarah era crollata da un pezzo e dormiva tranquilla nel suo lettino.

“E’ tardi,” aveva mormorato, alzandosi dal divano dove lui e Abby si erano attardati a chiacchierare. “Domani mattina mi devo alzare presto.”

Lei l'aveva accompagnato alla porta e Mark si era chinato per baciarle la guancia, come aveva preso a fare recentemente quando se ne andava; questa volta però la ragazza aveva spostato il viso all’ultimo momento in modo che le labbra di Mark cadessero sulle sue.

Era stato un bacio timido ed esitante, all’inizio, ma poi entrambi vi avevano riversato tutto l’affetto e la tenerezza che si erano venuti a creare fra loro negli ultimi mesi.

 

“In fondo al corridoio c’è il bagno; ora le prendo un asciugamano così può farsi una doccia calda e levarsi di torno quei vestiti bagnati.”

“Grazie,” mormorò Mark, felice di potersi scaldare un po’.

“Faccia con calma, la cena sarà pronta tra un’oretta, io intanto le preparo il letto.”

“Davvero, signor Miller,” protestò debolmente il giovane. “Non è necessario che si disturbi.”

“Nessun disturbo,” lo interruppe il padrone di casa, “Come ho detto io e mia nipote siamo soli stasera, ci fa piacere un po’ di compagnia. Mi permetto di insistere, resti.”

 

Il getto bollente gli colpì la schiena, iniziando a massaggiare i muscoli intorpiditi.

Non sapeva se fosse perché era ancora scosso dagli eventi degli ultimi giorni o se dipendesse dall’assurdità della situazione in cui si trovava, ma per quanto cercasse di bloccarli, immagini e ricordi continuavano a comparirgli davanti agli occhi.

 

A quel primo bacio ne erano seguiti molti altri e col tempo avevano imparato ad attendere con ansia il momento in cui Sarah si addormentava per potersi appartare sul divano e trascorrere il resto della serata indugiando in baci e carezze.

 

Quella sera non era stata diversa; il pomeriggio era stato tutto uno sfiorarsi fugace e baci rubati quando la bimba non guardava per poi assopirsi abbracciati non molto dopo aver messo Sarah a dormire.

Poco prima di mezzanotte si erano alzati e insieme avevano riordinato la cucina e raccolto i giocattoli in soggiorno, ma quando Mark aveva iniziato ad avviarsi verso la porta, lei lo aveva afferato per il polso.

I suoi occhi brillavano di una dolcezza e di un’emozione che Mark non vi aveva mai visto prima.

“Resta,” aveva sussurrato Abigail.

Non aveva saputo resistere.

 

Continua...

 

Per quelli di voi che attendono la comparsa di Remus e Tonks, dovranno aspettare il prossimo capitolo, di cui saranno protagonisti in modo molto particolare!

Cerco di aggiornare il prima possibile!

 

 

SPOILER-SPOILER-SPOILER    Capitolo 2

 

“Non è ora di andare a dormire, signorina?”

“Me la racconti una storia, prima?” chiese speranzosa la bambina.

“Certo, che storia vuoi ascoltare?”

“Quella del lupo e la ninfa!” rispose lei senza esitazione.

Il nonno sorrise; d’altra parte, se lo aspettava.

 

 

RISPOSTE ALLE RECENSIONI:

 

Alektos: Grazie a te! E goditi questa storia, l’unica in cui, come tu ben sai, il tuo Mark è etero!

 

Cucciola_83: Anche a me mancavano i vostri splendidi commenti! Non disperate, presto arriverà anche Fate  ( lavori in corso... hehe… )!

 

PolarLight: Grazie mille, anche io sono felice di essere di nuovo in pista... sto andando ancora un po’ a rilento, ma sto ingranando pian piano. Gli spoiler? Dopo tutte le volte che mi son presa della sadica da voi ( in un paio di occasioni anche senza motivo ), te ne stupisci?

 

Debby93: I commenti fanno sempre piacere e non annoiano mai! Grazie a voi per la calorosa accoglienza, spero di non deludervi, questa storia è un po’ particolare e fuori dai miei soliti schemi, ma ci tengo particolarmente. Sono felice che tu abbia “riconosciuto” il dialogo e credo che anche la situazione in generale ti sia un po’ familiare!

 

Lauretta86: Ciao Laura! Non sai quanto mi commuova sapere di esservi mancata! Scusa se non ho risposto alle mail, non ho mai molto tempo per stare al pc... Sorry!

 

Rainsoul: Eh, sì, eccoci qui. Non è Fate, ma è sempre un progetto che tiro avanti da più di un anno e non mi sembra vero vederlo ondine. Come hai fatto a perderti il prologo?? Dobbiamo dare una spolverata alla nostra connessione telepatica, Appendice, perché mi sembra un po’ offuscata!

 

  
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