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Autore: LianaGrindcore    08/04/2014    4 recensioni
Il destino ha sempre deciso per la piccola, ormai cresciuta, Angie. All’età di soli sei anni si ritrova a dover combattere contro i vampiri. Angie non è la sola, è una delle prescelte. Cosa succederà quando tutto prenderà una piega diversa da quella che aveva programmato? (FanFiction modificata da Le Cacciatrici e i Vampiri).
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Trailer della storia: https://www.youtube.com/watch?v=5ejGqBV3GSA&feature=youtu.be









Prologo - Chi sei, tu?


 


Dicono che quando nasci subito dopo sei già destinato a qualcosa.
Ed è vero. Ognuno di noi è fondamentale in questo mondo, siamo destinati a qualcosa di grande, solo che non lo scopriamo facilmente. Alcuni di noi muoiono senza scoprirlo e così passano l’eternità nell’aldilà a sentirsi inutili, con la consapevolezza che non hanno fatto niente di eccezionale nella propria vita. 

Io ero una bambina come tutti gli altri.
Ero una piccola peste che non faceva altro che far arrabbiare i propri genitori, se solo tornassi indietro li abbraccerei molto di più. E poi non so se ero davvero una piccola peste, ricordo davvero poco del mio passato. Ho dei ricordi sfocati ma è meglio di niente.
Ricordo il volto di mia madre. Era davvero bellissima, una semplice donna con lunghi capelli biondi ed occhi magnificamente azzurri.

Ho preso da lei il colore degli occhi e forse anche la forma.
Ector, quello che dovrebbe essere il nome di mio padre, aveva i capelli neri come i miei. O almeno credo. In realtà non ricordo niente di mio padre, non ho nessun ricordo di lui, so solo che c’è stato ed adesso… non c’è più. Proprio come mia madre.

Sono andati via insieme.
Sono morti un po di anni fa ma non ricordo come.

Ero una normale bambina di sei anni prima che morissero.
Dopo la loro morte tutto cambiò ma non ricordo se prima o dopo del funerale, non ricordo nemmeno se ci fu un funerale. Ricordo solo che da un giorno all’altro, non so quando precisamente, mi ritrovai sola in compagnia di una persona che non conoscevo.

Ed adesso questa persona è l’unica di cui mi fidi.
Gustav, questo è il suo nome, si è sempre preso cura di me. Lui mi ha dato una casa, mi ha fatto sentir protetta, amata e non sola. Stav, come amo chiamarlo io, mi ha insegnato tutto quello che adesso so. Non si è fatto scrupoli. Ha preso una bambiba di sei anni, ormai abbandonata al mondo, e l’ha cresciuta come solo lui potrebbe fare. Ha preso questa bambina di soli sei anni e l’ha resa la cacciatrice più potente di tutti i tempi. 

Non ho mai capito del perché lui avesse scelto me, del perché lui fosse così sicuro che Angylah Rye sarebbe potuta diventare una delle più potenti cacciatrici di vampiri. Forse non ho mai avuto il coraggio di chiederglielo o forse non mi è mai interessato davvero. 

Per i miei 13 anni, il mio caro Stav, mi fece un enorme regalo.
Lui lo chiamavva “regalo” ma sapevamo entrambi che c’era un motivo per il quale portò a casa altre due ragazze che avevano più o meno della mia stessa età. Secondo lui mi sarei bevuta la  storia del “volevi una famiglia e ti ho portato due sorelle” ma non è stato così. 

Helysia e Cassie sono diventate veramente delle sorelle, per me. E credo che lo pensino anche loro. I nostri destini si sono intrecciati ed il nostro compito è quello di distruggere le intere popolazioni di vampiri che regnano su questa Terra. Nessuno escluso. Non  c’è tempo per la pietà, c’è tempo solo per la vendetta e noi la nostra non l’abbiamo ancora  avuta.

Le mie “sorelle” iniziarono fin da subito a chiamarmi Angie e, grazie a questo soprannome pensato così per caso, adesso nessuno riesce a collegare Angie Laryas a Angylah Rye. E’ così che riesco a sfuggire ed uccidere la maggior parte dei vampiri che incontro, se non tutta. 
Sono la più forte delle tre, questo è risaputo.

Ysia e Sie, i loro soprannomi inventati da me per il semplice fatto di tenere anche loro al sicuro, non sono paragonabili alla mia dote di cacciatrice. Esse sono cresciute insieme, si sono allenate insieme e sono ciò che sono perché sono state sempre insieme.

Io sono cresciuta da sola. 
Non ho avuto nessuno al mio fianco, nessuno che mi proteggesse da un Stav arrabbiato o da tutto ciò che mi aspettava. Secondo Stav è per questo che sono diventata la più forte.

Ma lui aveva un piano già dall’inizio; Stav  aveva fatto crescere Ysia e Sie lontane da me ma le aveva fatte crescere insieme. Aveva insegnato ad Ysia a difendersi e il difendere le altre, cioè me e Sie. Aveva insegnato a Sie come attaccare. Aveva parlato chiaro fin dall’inizio, con loro. Dovevano combattere ed essere pronte per essere al mio fianco. 
Ha dato loro l’opportunità di essere a contatto con altre persone, di essere delle persone. 

A me no. 
Io sono stata isolata fin da subito. Per me la mia vita è iniziata proprio quando avevo sei anni, del passato non ricordo quasi niente. E’ come se fossi rinata in quel momento. 
Stav mi trattava come se fossi una delle Killer più spietate al mondo ma, in realtà, ero solo una bambina piena di paura. Una bambina che una volta cresciuta non ha potuto far altro che dire “Grazie Stav”.



 
.



 
Quando una delle tue sorelle decide di andar lontano, in un posto che a nessuno vuol dire, e ti ritrovi ad affrontare tutto senza di lei, senza il suo aiuto e la sua forza allora ti rendi conto di quanto indispensabile sia per te. 

Ysia e Sie si sono sempre sentite imponenti senza Angie ed ecco perché la sua improvvisa partenza, di un mese fa, aveva lasciato tutti molto scossi e sorpresi. Non è un mistero il fatto che senza di lei non erano in grado di far niente. Angie era la loro forza, Angie è la forza ed Angie dev’esserlo ancora.

Stav aveva bisogno di lei. 
Non si era dato pace da quando la ragazza entrò nel suo studio e, come se niente fosse, disse: “Devo andare via. Solo per un po’. Non cercatemi, Stav. Quando ci sarà davvero bisogno di me sarò qui da voi in un nanosecondo”. Stav era rimasto a dir poco schoccato ma non aveva avuto la forza di fermarla.

Certo, non che mettersi contro una potente cacciatrie fosse nei suoi piani ma… accidenti! Aveva cresciuto e allenato lui quella cacciatrice di cui era dannatament fiero ma paurosamente spaventato.

Angie stava mandando a monte tutti i loro piani, tutti i suoi piani.

Dovevano trovare una soluzione e dovevano farlo subito.
Da quando si era sparsa la voce che una delle tre cacciatrici più temute era praticamente svanita, ma non scomparsa, ogni vampiro di una qualsiasi razza si era presentato a Firenze con l’inteto di uccidere le altre due. 

Il problema era proprio la frase “svanita, ma non scomparsa” a far venire i brividi alle ragazze e sopattutto a Stav. Non era preoccupato per Ysia e Sie, loro se la sarebbero cavata insieme mentre invece Angie si trovava là fuori da qualche parte praticamente indifesa.

Sì, Angie era forte ma non immortale, ed in più era sola.

-“Forse dovremmo darle più tempo. Angie è andata via per qualche motivo a noi sconosciuto ma tornerà.”- sospirò Sie sprofondando nella poltrona in pelle. Non ne era sicura nemmeno lei del fatto che Angie sarebbe tornata ma si fidava di lei. Angie non avrebbe mentito alle proprie sorelle.

Stav battè il pugno sulla scrivania -“Non abbiamo tempo. I vampiri continuano a moltiplicarsi. Bisogna agire, non possiamo lasciare che ne nascano degli altri.”- non poteva lasciare che tutti i suoi sacrifici andassero perduti. Angie doveva tornare e dove farlo adesso.

Sie sobbalzò nel mentre Ysie si alzava di scatto dalla sedia. Puntò il suo sguardo in quello chiaro di Stav; era il suo capo ma non il suo padrone. Nessuno doveva osare mettersi contro di loro e se Angie le aveva insegnato qualcosa allora era proprio il “non lasciare che ti mettano i piedi in testa. Tu sei più forte” e questa regola valeva anche per Stav.

Infatti l’uomo abbassò subito il suo domandandosi dove aveva sbagliato. 

Sbuffò, roteò gli occhi e poi decise. Era ora che le sue adorabili ragazze si scontrassero con i vampiri più forti mai esistiti. Angie non poteva rinunciare ad una cosa del genere, aspettava con ansia quel momento.
Sarebbe tornata davvero in un nanosecondo. Ed a quella affermazione Stav ghignò.
-“Ho un lavoro per voi.”- rialzò lo sguardo con un po’ di più coraggio –“tre vampiri, so che non mi deluderete.”- sorrise alle faccie sconvolte delle ragazze. Oh, quante cose ancora dovevano imparare.

Sie si alzò di scatto facendo cadere la sedia, un rumore tonfo riempì la stanza –“Non possimo!”- urlò più a sé stessa che a lui –“Non abbiamo mai distrutto tre vampiri, non senza Angie”- non se non sarebbe tornata, non se… e se…? 

Sie voltò la testa verso Ysia, cercando la sua approvazione che non tardò ad arrivare. Stav stava giocando sporco e a loro non piaceva giocare sporco. Angie lo considerava anche come un padre ma per loro era solo l’uomo pieno di segreti che le aveva strappate da una vita normale per farle entrare all’inferno.

Nel suo inferno.

Ma se Stav voleva giocare sporco allora l’avrebbero accontentato. Ripagandolo con la stessa moneta. 
-“Dove?”- chiese solamente Ysie raccogliendo i suoi capelli scuri in una coda alta.
-“Germania, più precisamente ad Amburgo. Vivono lì, vi stanno cercando ma non si sposteranno prima di altre tre settimane. Avete un po’ di tempo.”- riferì loro, con sguardo fiero.

-“Germania”- ripetè Sie fissando Ysie. 
Angie amava la Germania e questo lo ripeteva in continuazione quando era ancora lì con loro. Però Stav non lo sapeva, Stev non sapeva mai cosa passasse nella testa di Angie. –“Chi sono?”- continuò.

Stav guardò fuori dalla finestra, rifiutandosi di guardarle in faccia –“Non ho molte informazioni. Due sono gemelli, per il terzo non so proprio niente. Trovateli.”- sorrise. Angie avrebbe amato quel misterioso caso.

-“Non sono abbastanza informazioni Stav, non possiamo trovarli così!- esclamò Ysie.

Questa volta Stav si voltò a fissarle –“Oh, li troverete.”- concluse. -E così Angie ama la Germania, eh?- pensò mentre le ragazze lasciavano la stanza non poco sconvolte. 



 
.



 

Non era mai stata un’amante delle discoteche. Preferiva di gran lunga i concerti, non che ci fosse mai stata ma solo l’idea la madava in estasi. 

Però quella sera si trovava lì, davanti la porta di quella discoteca pronta a violentarla con la musica che le avrebbe fracassato i timpani e quelle persone così strette che sembravano tanto delle sardine dentro un boccaccio di vetro.

Avrebbe dovuto affrontare la musica assordante ma anche le sue narici non si sarebbero salate; avrebbe scommesso anche milioni, quelle persone dovevano sudare come porci. Forse i porci erano anche meglio. 
Certo, l’idea di maiali che si rotolavano nel fango non era allettante ma cosa c’era di diverso che entrare dentro quel porcile? 

Eppure doveva farlo.
La sua vacanza stava per finire e avrebbe dovuto abbandonare la sua amata Germania per tornare nell’odiosa Firenza e tornare la cara e vecchia Angylah. Quella era la vita reale doveva tornarci. Non poteva più chiudersi nei suoi sogni ma nessuno le avrebbe strappato via quell’ultima sera di libertà.

Non sapeva perché si trovasse lì, aveva semplicemente seguito l’istinto. 
Così fece un bel respiro pronfono e varcò la soglia. In quel momento non sentii il frastuono della musica ma solamente un’odiosa musichetta che il suo cervello aveva elaborato sul momento. Tanto per accompagnarla nella sua impresa, gentile. No, per niente. Somigliava tanto a quelle musichette dei film d’horror.

Quando le persone iniziarono ad appiccicarsi addosso sii maledì mentalmente. Stupido istinto e stupido cervello per averle fatto pensare alla musica dei film horror!

Con non poca fatica riuscì ad arrivare in una zona tranquilla. 
Non sapeva cos’era o a cosa servisse. Il suo sguardò cadde sulla scritta “Privè”, alzò le spalle ed entrò. Si richiuse la porta alle spalle e finalmente la musica si abbassò di volume. Sospirò guardandosi intorno; la stanza era enorme tra colori che variavano dal nero al rosso. Dietro ogni tenda si trovavano dei divani e poltrone che sembravano così comode. Avrebbe dato oro solo per potersi sedere un po’. 

Alcune tende erano chiuse quindi dedusse che erano occupate. 
Una piccola ed accogliente musichetta iniziò a risuonare nella stanza. Forse avrebbe potuto avere un po’ di tranquilltà, forse il suo istinto voleva solo che si godesse quel posto.

Trovò una tenda aperta ci si fiondò dentro. Sprofondò dentro la poltroncina rossa, poggiò i piedi sul tavolino e chiuse gli occhi. Era stanca, doveva solo riposarsi un po’. Doveva solo godersi la sua ultima sera di libertà.

Riaprì gli occhi e il suo istinto la portò a girare il volto verso la porta che si aprì. Se il suo istinto voleva che si godesse quella sera allora aveva pensanto proprio a tutto! 

Non riusciva a staccare gli occhi da quel ragazzo poco distante da lei. Le venne spontaneo alzarsi per dirigersi verso di lui. Non era solo, era in compagnia di altri ragazzi e di altre ragazze ma le venne spontaneo fermarsi poco distante da lui. Il ragazzo incrociò il suo sguardo e ad Angie venne spontaneo anche poggiare la propria mano sul viso di lui.

Non la respinse. 
Quel ragazzo con  i capelli neri stava lì a fissarla immobile. Quel ragazzo con gli occhi truccati stava lì a poggiare la propria mano sul viso di lei. 

A quel ragazzo dagli occhi nocciola venne spontaneò chiederle –“Cosa sei, tu?”- in un sussurro che quasi Angie pensò di aver immaginato. 

-“Joseph?”- lo richiamò alla realtà il ragazzo accanto a lui, poggiandogli una mano sulla spalla. Joseph si voltò verso di lui ed Angie, tornando alla realtà, ci mise solo due minuti per sparire da quella stanza. Da quella discoteca in cui non voleva nemmeno entrare.

Stupido istinto.


 
End.
Continue...


 
Canzone del trailer: Lost in Paradise - Evanescence
Foto fatta da: Alexa Fazio (la foto non può essere presa ed usata da altri).

 
 
   
 
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