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Autore: Annabeth Chase    12/04/2014    3 recensioni
Una ragazza e un ragazzo che si conoscono per caso, che hanno molto in comune. Una semplice storia d'amore, con complicazioni e incertezze. Però loro si aiuteranno a vicenda, superando le cose insieme amandosi alla follia.
So che questa storia può sembrare sdolcinata, ma invece non è proprio così. Se volete saperne di più cosa aspettate a leggere il primo capitolo?
Genere: Avventura, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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CAPITOLO 2. IL CLASSICO SALVATAGGIO DA UOMINI CORAGGIOSI



– Allora, hai comprato tutto al mercato, tesoro? -

– Certo papà – rispose Riley sorridendo e pensando solamente allo sguardo solare di Peter, il ragazzo che vendeva la frutta e la verdura.

– Sai una cosa, papà? - chiese lei, sistemando meglio la sella sul cavallo. - Il ragazzo nuovo che è venuto ad abitare qui ha venduto al mercato. Ricordi che andiamo sempre a trovare la nuova gente che viene ad abitare? Perché non andiamo a salutarli, per conoscerli. - propose, pensando che voleva solo rivedere quel Peter.

– Si può fare. Ma andiamo adesso, non voglio aspettare ora di pranzo -

Papà e figlia smisero di fare quello che stavano facendo e si incamminarono verso casa McRady. Attraversarono il vialetto ricoperto di sassi e erba e, arrivati davanti alla loro casa, notarono che era molto più spaziosa della loro. Avranno molti figli, pensò Riley. Arrivarono fino alla porta di legno e bussarono. Ad aprire fu una donna, dai capelli castani raccolti in una coda di cavallo, con un grembiule molto sporco e gli occhi stanchi, ricoperti da occhiali dalla montatura larga.

– Buongiorno – disse abbozzando un sorriso. - Con chi ho il piacere di parlare? -

– Oh, io sono il signor Notterd, vivo qui vicino e ho visto che siete venuti ad abitare qui da poco – rispose il padre di Riley.

– Certo, solo due giorni fa. Forza, entrate, entrate entrambi, ci possiamo conoscere meglio – la signora McRady, alla vista molto simpatica, li fece accomodare in un salotto spazioso, occupato da una “miriade” di bambini che correvano di qua e di là, tranne qualcuno di più grande.

– Loro sono tutti miei figli. Ne ho tredici. I maggiori sono Josh, Peter e Candy. Venite, ragazzi – chiamò i tre fratelli maggiori, che arrivarono da una porta lì vicino.

A Riley venne da abbassare lo sguardo appena Peter fu lì. Non sono innamorata di Peter, è solo una semplice attrazione perché lo trovo simpatico, si ripeteva sempre in testa.

– Io e Riley ci siamo conosciuti al mercato – disse Peter, presentandosi al signor Notterd.

– Me lo ha detto, me lo ha detto – disse con palese noncuranza il padre di Riley.

– Perché non gli fai un po' vedere la nostra famiglia, Peter? E magari anche il giardino? - domandò la signora McRady. Riley arrossì violentemente e il ragazzo sorrise.

– Certo, mamma. Vieni pure, Riley. -

– Grazie – disse timidamente lei, seguendo Peter.

– Allora, Josh e Candy li hai conosciuti. Ora, ci sono i gemelli, Tom e Leo. - si accucciarono sul tappeto dove due ragazzini, identici, giocavano a carte.

– Ciao – salutò uno.

– Ciao – salutò l'altro. - Mamma non ci riconosce ancora, credo che tu ci metterai un po' a imparare chi è Tom e chi è Leo. Io comunque sono Leo. -

– E io Tom – disse l'altro.

– Adesso ti presento Molly, Siril, Giuly e Woody. Sono più o meno tra gli anni dieci e quindici. - e indicò altri quattro fratelli.

Riley era confusa. Non ci capiva più nulla.

E gli altri quattro? Se non sbaglio fanno tredici, giusto? -

Peter annuì. - Eccoli lì gli altri. Antony, Paul, Mia e Sibill -

– Spero che non ti dispiaccia se non mi ricordo bene tutti i nomi, no? -

– Affatto. Ci sbagliamo anche noi qualche volta. Ora usciamo da questo salotto in confusione e andiamo un po' fuori. -

Peter accompagnò Riley, fuori, all'aria fresca del mattino. Camminando tra i prati e gli alberi parlarono del più e del meno: quanti anni avevano, da dove venivano, che cosa studiavano, se avevano animali o parenti qui vicino, si raccontarono persino barzellette. Risero per un bel po' di tempo, finché un cane non partì all'impazzata verso Riley e Peter che non si erano accorti della sua presenza così lui li spinse e loro caddero nel piccolo torrente vicino a un salice.

La ragazza scalciava e cercava di salire verso la superficie, ma non sapeva nuotare. Era la cosa che odiava di più e ora ci era finita dentro. Pian piano scendeva, senza accorgersi che una mano afferrò il suo polso e lei fu di nuovo, ma fradicia, sull'erba.

– Tutto a posto? E tu, Jersey, vattene via! Ti sembra il modo? - il cane uggiolò triste e corse via a testa bassa. - Tu stai bene? - chiese di nuovo a Riley.
– Ma sì, non ti preoccupare. Scusa, non so nuotare. - Riley sorrise al volto spaventato del ragazzo, ma poi tornò subito in sé. Non doveva innamorarsi. Per nulla al mondo.

– Adesso devo andare, ciao – disse allontanandosi.

– A presto, Riley – raccomandò Peter, già follemente innamorato del suo sorriso, dei suoi occhi, della sua pelle chiara e delicata. Già gli mancava la sua voce flautata, che gli ricordava il suono delle onde. Sì, Peter viveva al mare prima di venire ad abitare in campagna per ordine dei genitori. E, oltre a sentire la mancanza di Riley, sentì improvvisamente anche quella del mare.



ANGOLO AUTRICE *si fa largo tra la folla che applaude*
Ciao lettrici!! Come butta? Mi scuso per il ritardo del capitolo, mi spiace molto di non essere riuscita a postarlo prima. Vi è piaciuto? Vi sembra sdolcinato? Spero che vi sia veramente piaciuto. Ringrazio tantissimissimo chi recensisce!!! :) UUUH! E ora... spazio ai commenti!
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