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Autore: Yellow Canadair    12/04/2014    10 recensioni
"Tornava bel bello dalla sua passeggiata verso casa, sulla sera del giorno 7 novembre in un anno a caso dei Cent’Anni del Grande Buio, don Emporio, curato d’una delle terre nel Mare Settentrionale. Chiuse il breviario che leggeva tenendovi dentro un indice per portare il segno, si girò verso il lago come faceva sempre giunto a quel punto del sentiero e guardò le acque placide..."
Bloccati su un'isola piovosa per esigenze di magnetismo, Rufy e i suoi compagni decidono che l'ultima storia che Nico Robin narra loro è troppo noiosa, e corrono ai ripari.
Da un'idea di Alessandro Manzoni.
Genere: Comico, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boa, Hancock, Donquijote, Doflamingo, Monkey, D., Rufy, Mugiwara, Sorpresa
Note: AU, Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Un curato di campagna

 

-“Quel ramo del lago di Como che volge a Mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi…”-

-Seni? Hai detto seni, mia dolce Robin?

-Magari con una bella lingerie?

-Maledetti pervertiti! Sono le insenature! Chiudete il becco!

Robin sospirò e riprese a leggere il libro ai suoi compagni.

-“…a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un’ampia costiera dall’altra parte;”

-Uffa Robin, quand’è che arriva la parte dove si picchiano?- sbuffò Rufy gonfiando le guance.

-Più tardi, Rufy.- spiegò l’archeologa. -Quando Renzo parte per Milano.- disse.

-E dov’è Milano?- domandò Nami, interessata.

-Non esiste.- sorrise la mora. -È solo un romanzo di fantasia, questo.-

-Però così è un po’ noioso.- protestò Usop. -La prende un po’ troppo alla lontana. Chi sono i protagonisti?

-Due ragazzi che si devono sposare.- spiegò la donna. -Ma che vengono ostacolati da un ricco signore che vuole a tutti i costi sedurre la fidanzata.

-Sedurre…?- mormorò dubbioso Rufy.

-Rapire.- semplificò Nami.

-E cosa succede a questi due?- domandò Sanji.

Robin chiuse il libro, rinunciando alla lettura integrale. -Prima il loro parroco non li vuole sposare.- disse. -Poi cercano di sposarsi lo stesso, con un imbroglio. Poi devono scappare, ma arriva la peste, e…

-La peste!?- inorridì Chopper. -Quella malattia scomparsa, di cui non si è mai trovata la cura?-

-Quella!- sorrise Nico Robin.

-Ehi ehi, lasciate che Robin racconti questa favola, no? Tanto siamo bloccati qui.- sbuffò Franky versando a tutti un bicchiere di Coca-Cola. Erano alla fonda in un isolotto piccolo e piovoso, in cui nessuno, nemmeno l’energico capitano, era stato capace di trovare qualcosa di avventuroso da fare. Si erano dovuti tappare dentro la Sunny aspettando che il log-pose indicasse la prossima isola.

-Forse possiamo rendere la storia un po’ più interessante.- sorrise Sanji.

 

~

Tornava bel bello dalla sua passeggiata verso casa, sulla sera del giorno 7 novembre in un anno a caso dei Cent’Anni del Grande Buio, don Emporio, curato d’una delle terre nel Mare Settentrionale. Chiuse il breviario che leggeva tenendovi dentro un indice per portare il segno, si girò verso il lago come faceva sempre giunto a quel punto del sentiero e guardò le acque placide.

-Ciao caro!!- lo salutò un virile bagnante con un costume intero sulla riva.

-Ciao tesoro!- rispose il curato sbracciandosi. Poi tornò a camminare, e voltata che ebbe la stradetta giunse ad un bivio; qui vide una cosa che non s’aspettava e che non avrebbe voluto vedere: appoggiati al muricciolo che delimitava la via, c’erano due oscuri figuri. Il loro aspetto e il loro atteggiamento scanzonato, irrisorio e indolente li caratterizzavano come individui della specie de’ bravi.

Che fare?, pensò il coraggiosissimo don Emporio. Non c’era più tempo per tornare indietro, a scappare quei due l’avrebbero inseguito. Il suo micidiale Death Wink li avrebbe fermati, ma decise sarebbe stato un OOC troppo lampante per un modesto parroco di campagna. Affrettò dunque il passo e si trovò a poca distanza da due tipacci.

-Signor curato.- disse uno dei due, con un ciuffo biondo che gli copriva un occhio.

-Cosa comanda? Ehi, ma io ti conosco!- rispose il pretino.

-Te l’avevo detto di non venire, sopracciglio a ricciolo!- s’infuriò l’altro masnadiere verso il compare. -Solo tu potevi avere a che fare con questo svitato!-

-Come osi, Marimo del cazzo??- si rigirò il biondino.

-“Marimo” a chi? Lascia che torniamo al castello e ti farò ingoiare i tuoi mestoli!-

-Scusate… io sarei qui.- li richiamò don Emporio.

-Ehm!- si schiarì la voce il bravo dalla zazzera verde. Il ciuffo per i bravi era d’ordinanza, ma lui preferiva tenere i suoi capelli corti. -Lei ha intenzione di maritar domani Lorenzo (o come dicevan tutti Rufy) Tramaglino e Boa Mondella.

-Oh, quello.- sospirò di sollievo don Emporio. -Ma no… cioè, sì, domani li sposo, ma in realtà non è tanto Lorenzo (o come dicevan tutti Rufy) che vuole sposarsi, sono più suo nonno e la sua fidanzata che…

-Or bene.- ghignò il bravo dai capelli verdi, con l’occhio nero e il sorriso accattivante. -Questo matrimonio…-

-La dico io la battuta chiave del romanzo!- lo atterrò con un calcio il biondo. -Questo matrimonio…-

-Sei impazzito!?!- gridò il bravo sguainando ben tre sciabole. -Maledetto cuocastro, la dico io LA frase!!-

-QUESTO MATRIMONIO NON S’HA DA FARE!!!- gridarono i due in coro.

-Ne’ domani…- cominciò Marimo.

-…ne’ mai!- concluse Cuoco.

Don Emporio scosse la testa, scuotendo i ricci violetti e sorridendo indulgente. -Ahi, biondo. Eppure ho tanti ricordi felici con te. Non mi aspettavo di vederti fare questa fine.-

-Mi scambi con un’altra persona, curato del cazzo!!- sibilò il bravo scostandosi la retina che gli tratteneva i capelli con il risultato però di celare meglio il volto.

-Sarà. Non ti preoccupare, non mi offendo.- sussurrò don Emporio. -Comunque, è modo di andare in giro a minacciare la gente?- rimbeccò i due.

-Una brutta fine v’attende, se celebrerete le nozze.- ruggì il bravo con la sciabole ancora in pugno, somigliava ad un demone anche se la tranquillità della campagna lombarda sembrava sminuire la sua potenza.

-Che bella frase forbita, quanto ci hai messo per comporla e mandarla a mente?- disse il biondino sfottendo il compagno.

-Ehi Ricciolo, stai tirando la corda…- ringhiò lui.

-Ehm…- tossicchiò don Emporio, ricordando ancora la sua presenza.

-Ah già.- si ricomposero i bravi. -Signor curato, l’illustrissimo signor Don Flamingo nostro padrone la riverisce caramente.

Don Flamingo? Don Flamingo della famiglia Donquijote, signorotti venuti dalla Spagna a portar sciagura fra le campagne e che spadroneggiavano potenti e indisturbati senza che nessuno osasse imporsi loro?

-Buonanotte, messere.- si congedarono i due con un lieve inchino, poi s’allontanarono cantando una canzonaccia che suonava più o meno così: “Porto il liquore a Como / veleggiando sopra al lago / vento in poppa arriverò e lo consegnerò…” e altre parole che si son perse nel tempo.

Don Emporio, cogitabondo e preoccupato, s’incamminò lungo la strada che conduceva alla sua casa, pensando e ripensando a quello strano incontro. Più ci ragionava su e più era convinto di aver già visto da qualche parte il biondino!

Che gli avevano detto? Oh, sì, di non sposare Rufy Tramaglino e Boa Mondella. Beh, tanto lo sposo non sembrava molto convinto, poco male. Anzi, sembrava non aver afferrato bene in che razza di affare stava per imbarcarsi.

E poi, Don Flamingo! Vai a metterti contro una delle sette nobili casate più importanti della Spagna!

Seguendo questi turpi pensieri, arrivò alla sua casetta dove la sua perpetua lo aspettava con cipiglio combattivo sull’uscio di casa.

-Ehi, Emporio! Già stanco a metà mattina!?!- strillò appena lo vide in lontananza.

Lei era la perpetua, serva di don Emporio, serva affezionata e fedele, che sapeva comandare ma sicuramente non obbedire, tollerava il brontolio del parroco a patto che non s’immischiasse nel suo segreto per rimanere così giovane e bella.

-Non sei affatto happy, ragazzo mio.- disse. -Entra, beviamoci un goccio.-

Afferrò due sedie e le mise attorno al tavolo, prese una bottiglia di rhum e ne versò il contenuto in due bicchieroni.

-Avanti, don.- lo incoraggiò. -Che diavolo hai fatto?

-Nulla, Doctrine.- la rassicurò il curato. -E se dico nulla, o è nulla o è cosa che non posso dire.-

-E non chiamarmi così, animale!!- ruggì la donna. -Lo sai che sono in incognito!! Chiamami Perpetua e bevi il tuo rhum, altrimenti me lo scolo io.- lo minacciò servendosi il secondo bicchiere.

-Che nome orrendo, “Perpetua”.- osservò don Emporio.

-Prenditela col Manzoni.- sbottò Doctrine.

-Ebbene Perpetua.- disse Emporio. -Don Flamingo mi ha intimato, tramite i suoi scagnozzi, di non celebrare il matrimonio di domani.-

-Il matrimonio tra Lorenzo (o come dicevan tutti Rufy) e Boa?- spalancò i rugosi occhi la donna.

-Quello. E ho deciso di mantenere fedele il mio personaggio piegandomi alla richiesta del signorotto.- annunciò il curato.

-Maledizione.- sputò fuori la serva. -Al vecchio Garp non piacerà neanche un po’.-

 


Dietro le quinte...

Benvenuti a tutti! Grazie per aver letto il primo capitolo di questa parodia del Mattone per eccellenza, I Promessi Sposi. Spero che vi piaccia, cercherò di mantenere i personaggi IC per quanto possibile, rispettando sia il canon di Oda sia quello Manzoniano! Difficilissimo!! Infatti non ho mica detto che ci riuscirò. Però ci proverò, davvero ^^'

Grazie ancora e a presto,

Yellow Canadair

  
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