Libri > Le Cronache di Narnia
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Autore: _joy    14/04/2014    13 recensioni
"... Tu sei giusta per me. E io ti voglio per me. In modo egoista, folle e assolutamente deciso. Non voglio nessun’altra. Non sceglierò mai nessun’altra. Voglio te e solo te. Voglio che tu mi sposi, che passi la tua vita con me. Voglio che invecchiamo insieme. Voglio che tu sia la madre dei miei figli. Voglio tanti figli e voglio crescerli con te. Voglio passare le mie giornate con te al mio fianco, voglio ascoltare i tuoi consigli e voglio studiare con te qualsiasi cosa ti appassioni. E voglio che tu sia accanto a me ogni notte della mia vita, da oggi… alla mia ultima notte"
Cosa accadrebbe se Hermione Granger venisse catapultata a Narnia e incontrasse il principe Caspian? E se quel mondo magico fosse minacciato da un'antica nemica? E se quell'antica nemica fosse legata misteriosamente a Gellert Grindewald? Chi potrebbe salvare Narnia, allora?
[Caspian/Hermione]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Caspian, Jadis
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache della Grande Magia'
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Le sembrava di non essere più capace di articolare un pensiero coerente.
 
Il suo cervello girava in tondo, senza scopo. Senza meta. Senza senso.
Per Hermione, era una follia.
Ma la sua vita era ridotta a due alternative antitetiche e terribili.
 
Abbandonare Caspian.
Impossibile. Intollerabile.
 
Abbandonare Harry e Ron.
Oh, come poteva?
 
Caspian viveva la stessa angoscia.
Narnia era l’eredità di suo padre, dei suoi genitori.
Era casa sua, per diritto di nascita… e Aslan in persona gli aveva dato il trono.
Lui non poteva lasciare Narnia.
Mai, neppure per Susan Pevensie, aveva mai pensato a un gesto tanto estremo.
 Ma Hermione… Hermione gli era entrata nel cuore e l’idea di vivere senza di lei era semplicemente insopportabile.
 
*
 
C’era una soluzione che poteva mettere fine a quell’angoscia?
 
Dopo un giorno di cupe riflessioni, Hermione quasi invidiava il sonno in cui Jadis era intrappolata.
Smettere di pensare. Di soffrire.
Sembrava quasi una benedizione.
 
Da chi poteva venire un aiuto?
Cornelius, Lucy e Tartufello sviscerarono per ore le stesse domande che assillavano le menti e i cuori della coppia, non riuscendo a far altro che deprimerli ancora di più.
Silente si scusò con entrambi per aver insinuato il dubbio in Hermione, ma aggiunse:
«Purtroppo, miei cari, la strada non è sempre piana e facile… per voi due, purtroppo, sembra più tortuosa che per altri e non sapete quanto mi dispiace»
Aslan disse praticamente la stessa cosa:
«Caspian, figlio mio, so che hai sofferto in passato e non sai quanto vorrei risparmiarti un nuovo dolore. Ma il dono che posso fare a entrambi, in omaggio alla vostra intelligenza e al vostro coraggio, è la possibilità di decidere da soli, insieme, senza che da parte nostra vi sia imposto alcunché»
 
Sia Hermione che Caspian si rendevano conto che era un dono… eppure, da un certo punto di vista, rendeva tutto più terribile.
Dirsi addio volontariamente?
Voltare le spalle agli amici? Alla propria casa?
 
Ci sarebbe mai stato un giorno di luce, dopo queste tenebre dell’anima?
 
*
 
Tre giorni dopo, Caspian trovò Hermione raggomitolata sull’erba sotto il loro albero, nel giardino.
«Piccola, non voglio tu prenda freddo» mormorò, chinandosi per abbracciarla.
Lei alzò su di lui un viso pallido e tirato.
Il re le accarezzò dolcemente le palpebre stanche e le occhiaie.
«Amore, devi riposare»
«Non riesco» lei scosse il capo, nervosa «Non riesco a rilassarmi né a smettere di pensare. Il mio cervello gira in tondo e si è ridotto a formulare sempre lo stesso pensiero. E se… e se…»
«Lo so» bisbigliò lui in risposta «Lo so»
«E se la soluzione non ci fosse?» la voce di Hermione si alzò, isterica «Se tutto quello che otterremo sarà farci del male? Se questa è la nostra punizione per aver sfidato le regole dei nostri mondi, allora…»
«Ehi, ehi» Caspian la strinse tra le braccia per calmarla «Amore, non dire così. Lo sai che non è vero…»
«Io so solo che abbiamo tre possibilità davanti a noi e ognuna di esse mi sembra più spaventosa di ora in ora! Inizio a pensare che il libero arbitrio sia una gran fregatura! Voglio… voglio solo che qualcuno scelga per me, così potrò dargli tutta la colpa della mia infelicità futura…»
La voce di Hermione si spezzò in un singhiozzo.
Caspian le baciò i capelli.
 
Avevano affrontato quel discorso mille volte, di giorno e di notte.
Ma, come se non potesse tacere, lei riprese:
«Non posso lasciarti, non lo sopporterei. Ma… a casa c’è bisogno di me… I miei genitori, i miei amici…»
Caspian annuì.
Capiva come si sentiva Hermione.
«Non vuoi abbandonarli. Lo so, piccola. Lo capisco perfettamente, perché io sento lo stesso dovere nei confronti del mio popolo. Non dirlo con un tono di scuse: il tuo coraggio e il tuo senso del dovere ti fanno onore»
«Il tuo popolo ha bisogno di te» ragionò lei, con voce di pianto «Con che coraggio posso chiederti di abbandonarli? Io non ce la faccio!»
«Lo so» Caspian serrò le palpebre «Lo so, amore. Nemmeno io riesco a chiederlo a te»
«Caspian, ti prego» mormorò Hermione, con il viso affondato nella spalla di lui «Io…non ce la faccio più. Ti prego, andiamocene!»
 
Caspian la portò a cavalcare per il regno, le mostrò la flotta in costruzione e la fece salire sul Veliero dell’Alba.
Insieme passeggiarono per la campagna verde e per i boschi animati di Narnia.
Gli alberi e le piante vedevano il dolore sul viso della coppia e, per rispettare il loro turbamento, persino le foglie cessarono di agitarsi al vento.
Il silenzio era la loro compagnia.
Si amavano con trasporto e passione, ma poi giacevano svegli, l’uno tra le braccia dell’altra.
Hermione iniziò a perdere l’appetito e il sonno.
Caspian era enormemente distratto nelle questioni relative al regno… in ogni questione che non riguardava Hermione.
 
Aslan attese una settimana, poi li richiamò.
Il cielo di Narnia era cupo, minacciava tempesta; o, forse, rivaleggiava solo con le nubi che gravavano sull’animo del suo re.
«Figli miei» esordì Aslan, la cui sagoma si stagliava enorme nella luce grigiastra di cui era ammantata la sala del trono «So quanto sono difficili per voi questi giorni. Mi dispiace vedervi soffrire, ma devo chiedervi cosa avete deciso»
Hermione aveva gli occhi rossi e non li alzò dal pavimento.
Fu Caspian a parlare, invece.
«Aslan, io ci penso in continuazione, notte e giorno… e quello che posso dirti, egoisticamente, è che vorrei che Hermione restasse qui con me, diventasse la mia regina e la madre dei miei figli. So che sarebbe una sovrana di cui Narnia andrebbe fiera. E sono certo che sarebbe una madre fantastica. Ma, proprio perché la amo… io non posso. Non posso essere così egoista da allontanarla da casa sua, in un momento in cui teme per i suoi cari, in cui i suoi amici stanno affrontando una guerra. Non è giusto che io la tenga legata a me, sapendo che ne proverebbe rimorso per tutta la vita. Non posso farle una cosa del genere»
Hermione alzò gli occhi a guardarlo.
Si fissarono, per un lungo attimo, poi il re le prese la mano e mormorò:
«Se toccasse a me, se Narnia fosse in pericolo… per quanto io ti ami, so cosa significa la fedeltà verso la propria terra. E io… io non so se riuscirei a lasciare Narnia»
Ecco.
L’aveva detto.
Di quelle che erano le tre scelte di cui Hermione parlava, Caspian sapeva bene che una l’avevano già esclusa a priori: lui non avrebbe lasciato Narnia.
Sarebbe stata lei, eventualmente, a lasciare la Terra.
Caspian si vergognava di se stesso, di quel legame viscerale con il suo mondo che non riusciva a spezzare, pur sapendo che, per lui, Hermione stava tentando invece di farlo, da parte sua.
«Io non te lo chiederei mai…» mormorò infatti la fanciulla.
Caspian le sorrise, triste.
«Lo so, amore mio. Concedimi, ti prego, di essere altrettanto generoso e coraggioso nei tuoi confronti»
Lei scosse la testa.
«Non… non ce la faccio. Scusate. Non mi riconosco, mi sembra di essere un’ameba, ma… non riesco a pensare!»
Il re la prese tra le braccia.
«Perché hai paura della soluzione che vedi davanti a te, piccola»
Sopra la testa di lei, lo sguardo del sovrano incontrò quello di Aslan.
«Figli miei» esordì il Leone, dolcemente «Amare qualcuno significa mettere i suoi desideri davanti ai propri, la sua felicità davanti alla propria. E, a volte, significa lasciar andare qualcuno che si ama. Ma il vostro legame non si spezzerà mai»
«Dovrebbe essere un sollievo?» la voce di Hermione era attutita dalla stoffa nella quale aveva affondato il viso «Soffriremo per sempre così? Saremo lontani e ricorderemo e malediremo per sempre il giorno in cui non abbiamo avuto il coraggio di essere egoisti?»
Caspian chiuse gli occhi.
«Hermione» bisbigliò «Non è nella tua natura essere egoista…»
«Ma io…io lo vorrei!» gemette lei «Vorrei essere capace di dire, ora, che dimenticherò casa mia, che non mi importa di come i miei amici faranno ad affrontare Voldemort, che non voglio sapere se i Mangiamorte andranno mai a cercare i miei genitori per torturarli… Vorrei dirlo e vorrei restare qui con Caspian, per sempre!»
«Ma non puoi» concluse Aslan a bassa voce.
Hermione rispose con un singhiozzo.
Caspian posò le labbra sui capelli di lei.
«Aslan. Come posso lasciarla andare sapendo che sarà in pericolo, che dovrà affrontare una guerra?»
Hermione strinse forte il re alla vita, poi si separò di scatto da lui e si gettò ai piedi del Leone.
«Aslan, ti prego, ti supplico… promettimi che potrò tornare a Narnia!»
Il Leone sospirò.
«Bambina, se potessi te lo prometterei… Ma non lo so neppure io, in questo momento»
«Com’è possibile, Aslan?» chiese Caspian.
Ma Hermione si asciugò gli occhi e disse:
«Non sai… non sai se sopravvivremo alla guerra contro Voldemort?»
Il Leone annuì, piano.
«Non ho poteri sul tuo mondo, Hermione… O meglio, il mio potere non si manifesta come accade qui a Narnia. Ma io sarò con te, anche lì»
A lei si inumidirono di nuovo gli occhi.
«Me lo prometti?»
«Sì, figlia mia»
«E mi prometti che proteggerai sempre Caspian?»
«Hai la mia parola» promise.
Il re cadde in ginocchio accanto a Hermione.
«Aslan, ti prego… la potrai proteggere, quando sarà a casa?»
«Sarò con lei, Caspian, ma deve esserti chiaro che sta andando ad affrontare un nemico terribile. Ci saranno decisioni che dovrà prendere… come è accaduto a te, ai tempi di Miraz, sul Veliero dell’Alba e poi davanti alle porte del mio Regno. Tu hai deciso da solo, Caspian… e per lei sarà lo stesso»
Caspiand deglutì a vuoto, poi serrò le palpebre.
Quando le riaprì fissò deciso Aslan.
«Aslan, ti prego» chiese «Mi permetti… mi permetti di sposarla, ora?»
Fu Hermione a rispondere:
«Oh, amore mio… come posso? Come posso essere così egoista da legarti a me senza sapere se potrò mai tornare?»
«Hermione…» Caspian le prese le mani e se le portò al viso «Non dire così, non posso sopportarlo! Sei l’unica per me, sei l’unica che potrò mai amare!»
«Lo so» lei cercò di ingoiare le lacrime «Lo so e tu sei l’unico per me, allo stesso modo. Ma tu sei un re, amore mio, e hai dei doveri nei confronti del tuo popolo. Narnia ha bisogno di un erede»
«No» mormorò lui, dolente «Io ti aspetterò, sempre»
 
A Hermione sembrava che il suo cuore fosse sul punto di spezzarsi in due e si chiese quanto, ancora, poteva sopportare.
«Non devi» bisbigliò «Caspian, io conosco il tuo amore e la tua lealtà, ma voglio che mi prometti che, se io non tornerò, tu troverai una regina che ti ami… che ti ami per tutta la vita e ti dia dei figli»
Gli occhi di lui erano due pozze scure di dolore.
Scosse il capo.
«Non ce la faccio. Non voglio!»
«Per me. Ti prego»
Lei lo prese tra le braccia e, inginocchiati di fronte ad Aslan, si strinsero spasmodicamente per un lungo momento.
Quindi, il re chinò il capo davanti al Leone e mormorò:
«Aslan, perdona la mia poca dedizione… ma non posso. Non ci riesco. Ho già dato tanto a Narnia… non ce la faccio»
«Figlio mio» rispose Lui «Lo so e ti rispetto per la tua generosità. Mi dispiace che, ancora una volta, la tua prova sia così dura»
«Figlia mia» disse poi «So che il vostro amore è sincero e, da parte mia, posso soltanto dire che saresti una regina della quale Narnia sarebbe giustamente orgogliosa»
Hermione sorrise tra le lacrime.
«Grazie, sommo Aslan. Ti prego, prenditi cura di lui»
Il Leone annuì.
«È la vostra decisione?»
 
I due tacquero, spaventati di essere di fronte al momento in cui avrebbero dovuto confermare una decisione che li straziava.
Ma, di nuovo, Aslan domandò:
«Figli miei, è la vostra decisione?»
Hermione annuì, impercettibilmente.
«Aslan, io… sì, devo tornare. Ma… il mio cuore resta qui, con Caspian. Per sempre»
«Aslan ti prego, ti scongiuro… riportala da me» implorò Caspian «Non farmi restare senza di lei… ti prego!»
E, improvvisamente, la figura di Aslan si illuminò di un chiarore abbacinante.
Il re tentò di vincere la luce, di guardare gli occhi del Leone per leggervi una risposta…
Gli sembrò di riuscirci, ma la luce era troppo, troppo intensa: aumentò ancora e, mentre la coppia si schermava gli occhi, si udì la Sua voce:
«Saluta i tuoi amici, Hermione. Tornerò stasera per riportarti a casa»
Poi scomparve, e fu buio nella sala.
 
*
 
Come se non bastasse il dolore che aveva nell’animo.
 
Cora pianse per ore, abbracciandola.
Cornelius versò qualche lacrima, poi si scusò e si rintanò nella sua torre, lasciandola con la sensazione che si sarebbe seppellito nei libri per soffocare la solitudine.
Silente la abbracciò: una cosa che Hermione non si sarebbe mai aspettata e che la avrebbe scandalizzata, a Hogwarts… ma, a Narnia, lei lo strinse come se fosse stato suo nonno e pianse parte delle sue lacrime.
Che sembravano non finire mai.
 
Lucy le offrì la speranza, perché le ricordò che lei era tornata a Narnia:
«Hermione, prega e desideralo ogni giorno… Aslan vuole il bene tuo e di Caspian, io lo so. Non vuole che soffriate, Lui è con voi! Devi crederci, non lasciarti andare!»
Crederci.
Sperare.
Combattere.
Tutti volevano che combattesse… ma lei era così stanca.
Così spossata.
Così distrutta.
Eppure, pianse ancora quando Tartufello la strinse in un goffo abbraccio e mormorò:
«Non piangere, Hermione… Non può essere finita. Non è la fine, non sarà la fine finché tu e Caspian non sarete felici, insieme!»
 
E Caspian… dov’era Caspian?
Ricomparve quando Hermione, prosciugata dai saluti, iniziava a sentire il panico dovuto alla sua assenza.
Scese in giardino e, davanti a tutti gli amici e a Silente, senza una parola si sfilò l’anello con sigillo che era stato di suo padre e lo mise all’anulare di lei.
Malgrado Caspian avesse delle mani sottili ed eleganti, l’anello le andava un po’ largo.
«Caspian… l’anello di tuo padre» mormorò lei.
«È tuo, insieme al mio cuore. Torna da me, Hermione»
Si guardarono per un momento infinito.
«Sì» disse poi lei «Io voglio, voglio tornare da te. Lo vorrò ogni giorno della mia vita, sempre»
«Sono tuo» mormorò lui, chinandosi a baciarla.
«E io tua» rispose lei «Per sempre»
 
Si separarono nell’istante in cui Aslan apparve dal nulla, nel giardino.
«Aslan…» mormorò Lucy, triste.
«Lo so, mia piccola Lucy, lo so» rispose Lui, abbracciando con gli occhi la scena.
«Aslan» Silente si avvicinò di un passo «È stato un onore averti conosciuto»
«Ti auguro di riuscire nella tua impresa, amico mio» rispose Aslan «Vi aspetta una dura battaglia, a casa»
«Sarai con noi?»
Il Leone annuì.
«Sempre»
Silente si inchinò in un muto ringraziamento e poi arretrò di un passo.
 
Il Leone agitò la folta criniera e un varco luminoso apparve tra gli alberi.
Albus Silente guardò Hermione stretta a Caspian, quindi salutò con un sorriso i narniani e attraversò la fenditura, in silenzio.
Hermione si avvicinò al varco tremando, con la mano stretta in quella di Caspian.
Non piangere – si disse – sei una Grifondoro. Salutalo con il sorriso.
Prese il viso del re tra le mani, sentendo il rigido metallo dell’anello accarezzare la corta barba di lui.
«Ti amo»
«Ti amo» le rispose il sovrano, con voce ferma.
Si baciarono un’ultima volta, quindi Hermione guardò Aslan.
«Aslan, grazie» mormorò «Addio»
«A presto, bambina mia» rispose lui «A presto»
 
Sulla soglia del passaggio, Hermione si voltò, incrociando ancora una volta lo sguardo del re.
Fu l’ultima cosa che vide, prima che la luce si richiudesse su lei.
Poi, fu penombra.
Batté le palpebre un paio di volte, per far abituare gli occhi all’oscurità.
La prima cosa che vide fu Silente, che le sorrideva comprensivo.
Poi, riconobbe il corridoio di Hogwarts nel quale si era inoltrata.
Si guardò attorno e sussultò.
Il quadro che aveva attirato la sua attenzione, il quadro che ritraeva Caspian… era cambiato.
Era ancora immobile, a differenza di tutti gli altri quadri della Scuola, ma ora il giovane bruno era solo, nella tela: aveva la mano destra appoggiata all’elsa della spada e il suo sguardo serio si perdeva nel mare all’orizzonte.
Sotto di lui, una flotta sembrava pronta a salpare.
Un re conquistatore.
Un re solo.
 
Hermione allungò una mano verso il dipinto, poi si fermò.
Esitò un attimo e, con grande sforzo, si voltò.
Silente le sorrise.
«Sai, Hermione, ho sempre saputo che eri una studentessa eccezionale… ma questo non è nulla, di fronte ad essere una persona eccezionale. Sono fiero di te, mia cara»
Lei fece un sorriso stentato, perché non si fidava a parlare: temeva di scoppiare a piangere e aveva l’impressione che le lacrime sarebbero durate una vita intera.
Il Preside parve leggerle nella mente.
Le posò una mano gentile sulla schiena e la condusse per il corridoio e poi sulle scale, parlandole a bassa voce di argomenti poco importanti riguardanti la scuola.
La accompagnò personalmente fino alla Torre di Grifondoro, salutò garbatamente la Signora Grassa e grande fu lo stupore dei Grifondoro riuniti nella Sala Comune quando si videro apparire davanti il Preside assieme a Hermione Granger.
«Vai a riposare, mia cara» mormorò Silente «Davvero, sono fiero di te»
Con queste parole, Silente si voltò e uscì.
Dopo un momento di silenzio, nella Sala esplose un chiacchiericcio curioso.
«Hermione, che succede?» squittì Calì Patil, saltando su dalla poltrona in cui era sprofondata.
«Cosa voleva Silente?» chiese Dean Thomas, curioso.
Hermione rivolse alla Sala uno sguardo vacuo, registrando i visi curiosi e, in un angolo, Ron e Lavanda, abbracciati, che la fissavano curiosi.
Buffo.
L’unico pensiero che le venne in mente non fu quanto tempo era passato, che cosa si era persa a casa, o se la sua assenza era stata notata… No, solo quanto ridicolo sembrava Ron con quell’espressione da allocco stampata in faccia.
Sbuffò, a metà tra una risata e un singhiozzo, e senza rispondere a nessuno imboccò la porta che conduceva al dormitorio femminile.
 
 
Non si alzò dal letto per qualche giorno.
Alla fine, non aveva perso nulla: Aslan l’aveva rimandata indietro alla stessa sera in cui era iniziata la sua avventura a Narnia.
Ma Hermione non studiò per il compito di Antiche Rune del giorno dopo, non si presentò a lezione né ai pasti.
Gli insegnanti furono avvisati dal Preside che la signorina Granger era esentata dalle lezioni, per qualche giorno.
Sempre per ordine del Preside, nessuno la disturbò – né compagni, né insegnanti – e gli Elfi Domestici le portarono i pasti in camera.
I primi due giorni, li rimandò indietro intatti.
Il terzo giorno udì un bussare alla porta.
Sprofondò nelle colti, in un letto ormai informe a causa del suo continuo agitarsi, ma poi udì un peso sulle sue gambe e il lenzuolo che veniva scostato dalla sua testa.
Emerse con i capelli aggrovigliati e gli occhi pesti e incontrò lo sguardo spaventato dei suoi migliori amici.
Harry era seduto sul letto, gli occhi verdi preoccupati sotto la cicatrice a forma di saetta, dietro le lenti.
Dietro di lui, in piedi, imbarazzato, Ron muoveva i piedi a disagio.
«Hermione!» esclamò Harry «Ma che succede? Stai bene? Sono due giorni che…»
Si interruppe osservando l’espressione vuota di lei, così insolita nel viso intelligente.
Eppure… non era l’unica differenza.
C’era qualcosa di nuovo, in Hermione.
«Harry…» borbottò lei «Sono tornata per la guerra»
«Guerra?» bofonchiò Ron «Che guerra?»
Poi fece un passo indietro, temendo che lei gli si sarebbe rivoltata contro.
Invece l’amica passò lo sguardo dall’uno all’altro, poi i suoi occhi si gonfiarono di lacrime.
«Hermione!» gridarono, insieme, Harry e Ron, precipitandosi ad abbracciarla.
 
 
*
 
 
Dieci mesi dopo
 
Esattamente dieci mesi dopo, Hermione Granger era seduta in una tenda da campeggio, con Harry che si contorceva in una branda vicino a lei, lottando contro gli incubi provocati dal legame con Voldemort.
Erano appena sfuggiti ad un suo agguato, a Godric’s Hollow.
Tra le mani, la fanciulla stringeva un libro con una copertina sgargiante: “Vita e menzogne di Albus Silente” di Rita Skeeter.
Lo aveva preso a casa di Bathilda Bath.
Stava leggendo il capitolo sull’amicizia tra il giovane Silente e Gellert Grindewald.
Giunta all’ultima riga, Hermione lasciò scivolare il libro a terra.
Silente. Grindewald.
Certo, lei sapeva che si conoscevano.
Ripensò a quel giorno, nella radura di Narnia.
Rivide il dolore negli occhi di Silente e capì quanto aveva taciuto della sua storia personale.
Poi rivide la strega pallida e altera.
Jadis…
E poi, come ogni giorno, come ogni istante, ripensò a lui.
Caspian.
 
Nel freddo della tenda, Hermione socchiuse gli occhi e si preparò a montare di guardia per tutta la notte, con la sola compagnia dei suoi ricordi.
 
*
 
Cair Paravel era inondata della luce del tramonto.
Il sole arancione incendiava il mare, i cui riflessi amplificavano quello spettacolo che mozzava il fiato.
La collina, il villaggio e la spiaggia erano ammantate di quella luce calda.
Ritto sulla spiaggia, Drinian osservava orgoglioso la nuova flotta di Narnia, che quella sera, per la prima volta, veniva calata in mare.
Il lavoro di tanti mesi, finalmente, era concluso.
L’entusiasmo dei marinai era contagioso: canti goliardici e abbracci si vedevano dalla mattinata, lì al porto.
Poco dopo, due squilli di tromba annunciarono l’arrivo del sovrano.
I marinai si disposero in due file ordinate e si inchinarono al passaggio del re.
Drinian lo affiancò e lo accompagnò sul ponte della nave ammiraglia, il Veliero dell’Alba.
Caspian lodò il lavoro fatto e si complimentò con il suo capitano.
«Viene quasi voglia di riprendere il mare, eh, Sire?» domandò l’uomo, emozionato.
Caspian sorrise all’orizzonte.
«Se potessi portarmi dove voglio andare, Drinian, io partirei ora» rispose, piano.
Mosse un paio di passi e, improvvisamente, avvertì una strana sensazione: come se non fosse solo su quel ponte.
Come se sarebbe bastato allungare una mano per stringere quella di lei.
Caspian contrasse la mascella e chiuse gli occhi, respirando l’odore del mare.
 
Hermione.
 
 
 
Eppure, come Tartufello aveva inconsapevolmente predetto, non era ancora finita.



***
Miei adorati lettori, siamo giunti alla fine di questa avventura!

Non so se ve la aspettavate così, forse sì vista la piega presa dagli ultimi capitoli... Del resto, il sottotitolo parlava chiaro, no?
"Tra ciò che è giusto e ciò che vuoi"... Riadattando una frase meravigliosa di Silente, dal quarto libro!
Comunque... E' una fine "momentanea", in quanto sto scrivendo il seguito di questa storia, ma comunque ad ogni epilogo io avverto un certo senso di malinconia :)


Voglio ringraziare di cuore le mie meravigliose e speciali Susan (la mia gemellina astrale), Clairy, Fedra, Nadie e la mia Nonnina: siete meravigliose e avervi vicino è un vero dono!
Inoltre, un grazie speciale alle lettrici fantastiche che ho conosciuto con questa storia e che mi hanno accompagnata e incoraggiata in modo unico: Black Hurricane, Sabrina_Potter, Gatta12, denydany1105, ecate_92, furaibo, ukuhlushwa, La Tigre Mezzo Sangue, Nessie Jonas, Selena Gilbert, Elvass, warrior efp. Vi adoro!
Grazie a chi, come Lisbeth, si è avvicinato a questa mia storia anche se non è il suo genere. 


Grazie a chi ha letto, a chi ha seguito/ricordato/preferito, a chi ha passato un po' del suo tempo con Caspian e Hermione e si è emozionato con loro e con me!
Scrivere è bellissimo e condividerlo con voi anche di più.


A proposito dello scrivere di Hermione e Caspian, in particolare, come vi dicevo sto già lavorando al seguito e ho pronti 13 capitoli: se vi fa piacere potrei inziare a postarlo tra una, massimo due settimane... Chiedo il vostro parere perchè nella mia testa la storia è abbastanza nebulosa e potrebbe diventare lunghetta... preferite che io accantoni più capitoli prima di iniziare, così che siamo sicuri che gli aggiornamenti siano continui?
Andremo avanti comunque con un capitolo per settimana, il che significa 13 settimane già coperte... insomma: dite la vostra, sapete che sono felice di ricevere consigli!!


Per tutte le informazioni in generale sapete che potete trovarmi qui: https://www.facebook.com/Joy10Efp

Che altro?
Ancora un grazie sincero e smisurato a tutti voi!
A prestissimo,
Joy

   
 
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