Capitolo 6
4:36 pm
Sono passati tre giorni, da quando Potter ed io abbiamo
avuto il nostro piccolo rendezvous nel bagno e da allora non l’ho più
visto – no, non perché sono diventato cieco.
E’ andato non so dove con Mentecatto e Mezzosangue, credo in un posto in
Cornovaglia, sulla costa.
Dagli stralci di conversazione che sono riuscito a captare, ho intuito che sono
alla ricerca di un oggetto, una specie di medaglione che devono distruggere per
indebolire l’Oscuro.
Il licantropo mendicante e Nymphadora hanno scortato il fantastico trio delle
meraviglie. Avrebbe voluto accompagnarli anche l’Auror di colore con
l’orecchino, ma, a quanto ho capito, doveva svolgere un altro incarico per conto
dell’Ordine della Fenice.
La Mezzosangue era eccitata come una scolaretta, che deve partire per la gita.
Continuava a controllare di aver preso tutto, cambiando incessantemente le cose
infilate nello zaino.
Si è perfino portata una crema solare.
Una crema solare? In Inghilterra?
Le ho fatto gentilmente notare che una scottatura non potrebbe renderla più
brutta di quanto non sia già e lei mi ha mandato al diavolo, guardandomi con la
sua aria di superiorità.
Finalmente può giocare a fare l’Auror, può dimostrare quanto è brava,
quanto è arguta, quanto è intelligente e quanto si merita di
essere sempre la prima della classe.
Gorilla seguiva i preparativi con occhio spento, la testa leggermente incassata
tra le spalle incurvate, con l’espressione di uno che non sa bene che cosa deve
fare, perché è al mondo e perché non può rintanarsi nel suo letto ad ascoltare
musica psichedelica.
Non ho ben capito perché se lo portano dietro. Forse Granger non vuole separarsi
dal suo vibratore personale.
Potter … beh Potter aveva sempre la solita faccia da cazzo.
Ascoltava quello che gli dicevano, annuiva di tanto in tanto.
Indossava un paio di jeans, lisi sulle ginocchia e sul fondo, che urlavano
“toglieteci” a gran voce, e un paio di Converse che sono decisamente molto poco
fashion.
Rassicurava tutti, dicendo di non preoccuparsi, che sarebbe andato tutto bene.
Oh, mi sembra quasi di vederlo gonfiare il petto – il ricordo dei piccoli
capezzoli scuri di Potter mi fa contorcere lo stomaco e rizzare qualcosa che si
erge più in basso – come un galletto.
Gli mancano soltanto i bargigli per sembrare un galletto.
Il cervello da gallinaceo già ce l’ha.
Potter… puah.
4:49
La signora Weasley è tranquilla, cucina normalmente e riordina la casa,
lanciandomi di tanto in tanto un caro, che evito abilmente.
Si è anche offerta di riattaccarmi un bottone della mia camicia preferita.
Non ho rifiutato solo perché odio essere in disordine.
Ma non l’ho ringraziata.
Così impari, vecchia grassona, abituata a fare il lavoro che toccherebbe agli
elfi domestici.
Comunque dal suo incessante cicaleccio, degno della peggior versione teatrale di
una comare di Shakespeare, penso che tutto stia andando male per noi e che,
purtroppo, i seguaci dell’Oscuro non sono riusciti a tender loro un’imboscata.
Peccato.
Non sono ancora tornati e questo mi fa ben sperare.
Dovevano essere qui per mezzogiorno, sono le 4 passate e ancora nessuna traccia.
“Oh arriveranno. Avranno deciso di prendere una strada diversa all’ultimo
momento, per essere sicuri di non essere intercettati. Non c’è nulla di cui
preoccuparsi” ha detto la signora Weasley.
Ma io ho letto la preoccupazione nei suoi occhi. Era scritta a chiare lettere.
Beh ma non sono affari miei.
4:52
L’unica cosa che mi indispone veramente tanto è il non
riuscire a cancellarmi dalla testa il sorriso che mi ha lanciato Potter, poco
prima di partire.
Era in piedi al centro del salone, con uno zaino assicurato su una spalla e la
bacchetta già in pugno. Annuiva di tanto in tanto in risposta alle
raccomandazioni del vecchio rincoglionito, senza una gamba e con il naso
mangiucchiato – quel bastardo che durante il quarto anno mi aveva trasformato in
un furetto.
Mentre Moody si voltava verso Weasley per spiegargli cosa vale in caso di una
particolare maledizione – non che Weasley avesse una sola chance di capire le
sue parole - , Potter ha fatto scorrere lo sguardo sulla sala, finchè i suoi
occhi non si sono incrociati con i miei – non ero andato lì per salutare Potter!
Volevo solo spiare dalla soglia. Che Potter mi abbia visto è stato solamente un
caso fortuito.
Ad ogni modo, Potter mi ha guardato e mi ha sorriso.
Non c’era trionfo nella sua espressione. Inspiegabilmente, visto quello che era
accaduto solo poco prima nel bagno.
Se io avessi vinto la nostra particolare sfida, non avrei mancato di
ricordaglielo in ogni occasione. E invece lui mi ha sorriso e basta.
Non capisco.
Perché Potter si comporta in quel modo?
Che diavolo gli passa per la testa?
Pronto? Sono Draco Malfoy, quello che ti ha rotto ininterrottamente le palle per
sei anni di scuola, quello che ha – aveva – una famiglia con un nutrito gruppo
di Death Eaters – mio padre ha cercato di ucciderti, di uccidere la Weasley. Mia
zia Bella ti ha ammazzato il padrino …
Non riesco a capire questa strana situazione.
Lo bacio, mi bacia, mi bacia ancora, gli faccio una sega, mi fa un pompino.
E mi sorride.
E’ questo che non comprendo. Il sorriso. Perché Potter mi ha sorriso?
Avrebbe dovuto archiviare il fattaccio del bagno, come ho fatto io.
Non pensarci più, come sto facendo io.
Siamo entrambi nel pieno della nostra potenza sessuale, è normale aver voglia di
sfogarla ed essere preda di raptus improvvisi – che mi fanno dire cose come
“Voglio vedere il tuo pene”.
Non è che il venire in bocca a Potter mi abbia fatto cambiare la visione del
mondo.
Spero ancora che l’Oscuro Signore vinca la guerra e lo faccia secco.
E non mi sognerei mai di sorridergli.
Nemmeno se mi elargisse il più grandioso dei pompini, il re dei pompini, mi
abbasserei a sorridergli. Perché un pompino implica voglia repressa, desiderio
sessuale, attrazione sessuale.
Un sorriso no. Implica intimità, complicità.
Complicità, capito?
Io e Potter che siamo complici.
Questo sarebbe a dir poco bizzarro, più dei nostri palpeggiamenti.
Quindi non voglio che mi sorrida. Punto.
4:57
Però Potter è veramente sexy quando sorride.
Le labbra si tendono, scoprendo i denti molto bianchi e disegnando due fossette
adorabili ai lati della bocca. La pelle attorno agli occhi si piega in deliziose
rughe di espressione e gli occhi gli diventano di un verde brillante, così
intenso da poterci annegare.
E a volte ho desiderato che lui sorridesse con una tale intensità anche a me,
come fa con i suoi patetici e luridi amici.
E adesso che l’ha fatto, non lo voglio più.
Non voglio che mi sorrida mai più in quel modo, perché quando lui lo fa, io
sento l’impulso di rispondergli.
Vorrei sorridergli a mia volta e poi scostare lo sguardo, perché le gambe mi
tremano troppo per poter sostenere ancora il suo sguardo, consapevole, però, che
nel giro di pochi secondi i miei occhi cercheranno di nuovo i suoi – al pari di
due dementi.
E io non sono un demente.
Perciò aboliamo i sorrisi.
5:05
Non sono ancora tornati.
Dovevano essere qui più di cinque ore fa.
Perché non sono ancora tornati?
5:09
Ma non sono preoccupato.
Oh no, non sono affatto preoccupato.
La mia è pura e semplice curiosità, nient’altro.
Mi chiedevo curiosamente che cosa possa essere andato storto.
Magari un loro informatore li ha traditi, ha fornito loro notizie sbagliate
apposta per farli cadere in una trappola.
E a quest’ora saranno tutti morti.
5:11
Harry Potter morto.
Questo pensiero non mi piace.
Ma solo perché vorrei essere io quello che pone fine alla sua inutile e già
troppo lunga vita.
Mi immagino con la bacchetta puntata verso il cielo e il piede appoggiato
trionfalmente sul suo corpo riverso a terra.
Il suo corpo dilaniato dalle ferite. Freddo e pallido.
I suoi occhi vitrei a fissare il vuoto. Le labbra morbide, lasciate dischiuse,
rosse del suo sangue, ormai coagulato in una pozza scura sotto alla sua testa. I
vestiti laceri, le unghie sporche di terra, perché sono sicuro che lui avrebbe
lottato fino all’ultimo, a costo di strisciare nel fango.
Le lenti degli occhiali frantumate.
E addio Harry Potter. Non ci sarebbero più liti furibonde, scazzottate nel mezzo
del campo di Quidditch, niente più baci, niente più sorrisi.
Non potrei più detestarlo perché mi sorride.
Non potrebbe più sorridere a nessuno, nemmeno ai suoi patetici amici, che
l’hanno seguito anche nella morte – là dove io non posso andare per dirgli: Te
l’avevo detto, Potter, che sei una schiappa. Morire così, come un coglione… è
degno di te.
Harry Potter non ci sarebbe più.
Non sarebbe altro che un pezzo di carne lasciato a imputridire sotto la pioggia.
5:18
Mi metto a sedere di scatto con il respiro mozzato in
gola.
Non voglio vederlo così.
Non so perchè ma non voglio vedere Potter in quelle condizioni.
Mi alzo e inizio a camminare nervosamente per la stanza.
No, ma non sono preoccupato.
Potter, mi costa ammetterlo, ma è uno che se la sa cavare.
Non sarà successo nulla di grave, probabilmente si saranno fermati perché la
Granger doveva comprarsi altra crema solare.
Non sono preoccupato.
Non sono per niente preoccupato.
Sono il ritratto della tranquillità.
5:21
E se invece gli avessero teso un’imboscata?
Si sono portati Lupin e Nymphadora come scorta, capito?
Uno è un licantropo che vive grazie al sussidio per la disoccupazione del
Ministero, l’altra è l’Auror più sfigato della storia degli Auror.
Ah e poi non dimentichiamoci di Weasley, il miglior amico dell’uomo…un cane!
Weasley combatte come un cagnolino mal ammaestrato.
Sarebbero più efficaci Tiger e Goyle – mi mancano Tiger e Goyle. Qui non posso
sfogarmi con nessuno e invece loro due stavano a sentire pazientemente le mie
lunghe disquisizioni, grugnendo o mangiando o semplicemente fissandomi come
Bernadette deve aver fissato la Madonna.
Probabilmente Potter sarà diventato mangime per i vermi ormai.
E’ perduto.
E’ perduto per sempre.
5:22
Potter è morto.
Io lo so.
Lo sento.
Ho un dolore qui, al centro del petto che mi dice che è morto.
Non lo rivedrò mai più.
Chi bacerò adesso?
Chi palpeggerò?
A chi romperò costantemente le palle?
A chi farò scherzi?
Come faccio io a vivere senza Potter?
Oh strappatemi il cuore e gettatelo alle oche, la mia vita è vuota e grigia
senza di lui.
E’ solo una distesa di noia e ancora noia e altra noia ancora.
Voglio Potter.
5:23
Potter
5:24
Harry
5:25
Voglio Potter.
Davvero.
Voglio poterlo guardare in faccia e digli: ah, sei ancora vivo. Beh mi andrà
meglio la prossima volta.
5:26
“Harry, Ron, Hermione! Grazie a Dio state bene!” dice a
voce alta la signora Weasley dal piano inferiore.
Ha tracce di lacrime nella voce.
Senza nemmeno pensarci, apro la porta e volo di sotto, arrivando di corsa nel
salone – anzi no, i Malfoy non corrono. Permettono solo al pavimento di scorrere
più velocemente sotto ai loro piedi.
Sono tutti riuniti qui. Tutti vivi.
Potter è vivo.
Deglutisco a vuoto, cercando di sciogliere il nodo che mi serra la gola.
Il licantropo è seduto su una poltrona, ha una gamba stesa in avanti. Uno
squarcio nei pantaloni rivela una ferita, che gli percorre tutto il polpaccio. I
suoi vestiti non sono mai stati così malandati come in questo momento.
Nymphadora – con i capelli insolitamente di colore normale - è accucciata al suo
fianco e sta esaminando la ferita.
Weasley è accanto al camino, bianco come un cencio. Ha un occhio tumefatto.
Ascolta, senza sentirla davvero – presumo – la Granger che sta spiegando
concitatamente al signor Weasley, all’Auror di colore e a quella vecchia gallina
della McGonagall che cosa è accaduto.
“Dappertutto. Erano dappertutto, ma Harry è riuscito a distruggere il medaglione
prima che potessero raggiungerci” dice, agitando le mani per enfatizzare le sue
parole. La Granger sembra stare sfortunatamente bene.
Sposto lentamente lo sguardo su Potter, imprigionato in un abbraccio della
signora Weasley, che gli sta inzuppando la maglietta di lacrime. Anche il
davanti della maglietta di Mentecatto è umido, quindi presumo che un trattamento
simile sia toccato anche a lui, prima.
“I miei bambini” piagnucola la donna, tirando su col il naso. Si scosta e
appoggia una mano sulla guancia di Potter. “Ero così in pena per voi” dice. Ha
gli occhi rossi e gonfi.
E’ veramente un disastro.
Mia madre non avrebbe mai perso la sua compostezza in questo modo.
Mia madre avrebbe provato la stessa angoscia, nel sapermi in pericolo, ma non
l’avrebbe mai dato a vedere in questo modo. Si sarebbe rinchiusa nel suo
dignitoso silenzio e mi avrebbe accolto con un caldo abbraccio.
Senza tutte queste lacrime, tutti questi sorrisi e soprattutto senza tutte
queste smancerie da plebei. È questo che ci differenzia in modo sostanziale da
loro. Qualsiasi cosa facciamo, la facciamo con classe. Anche disperarci.
La signora Weasley sposta delicatamente una ciocca di capelli dalla fronte di
Potter, scoprendo una ferita che lascia colare una scia di sangue dalla tempia
fino alla mascella.
“Facciamo qualcosa per queste ferite eh”
“Non preoccuparti, Molly, è solo un graffio” risponde Potter, mentre Weasley si
avvicina alla madre.
“Lascialo stare, ma’. Sta bene” s’intromette, parlando con le spalle incurvate
in avanti.
Potter sorride al Mentecatto, prima di voltare lentamente la testa verso di me,
mozzandomi istantaneamente il respiro in gola. La sua espressione muta
impercettibilmente, ma non saprei dire che cosa stia pensando in questo momento.
Potter si gira di nuovo verso la signora Weasley, apparentemente ignorandomi.
“Ho bisogno di una doccia” dichiara “Se Hermione non vuol farla per prima”
aggiunge dopo un attimo.
La Granger si volta e gli sorride. “No, vai pure, Harry. Io userò il bagno di
sotto” risponde, ma io sto già correndo su dalle scale il più silenziosamente
possibile.
Potter non avrebbe mai chiesto di fare la doccia per primo. Potter l’avrebbe
lasciato usare il bagno prima alla Granger e poi a Mentecatto e poi a chissà chi
altro.
Era per me. Era un messaggio in codice per me, che decodificato significa:
Malfoy, fatti trovare nel bagno.
E io sono il mago della decodificazioni dei codici, sono meglio di John
Nash! (*)
5:39
Entro nel bagno e mi chiudo la porta alle spalle.
E se invece non fosse così?
Se ci fosse stato un errore di trasmissione e avessi ricevuto il messaggio
sbagliato?
Se Potter volesse semplicemente farsi una doccia?
Devo uscire di qui.
Farei la figura del cretino!
Anzi peggio… farei la figura di uno che lo stava aspettando e io non lo stavo
aspettando.
Non lo stavo affatto aspettando.
Quasi mi ero dimenticato di lui durante questo giorni.
Potter chi?
Harry Potter!
Harry Potter? Non ho mai sentito questo nome in vita mia.
5:40
Devo uscire di qui.
Davvero.
Sto per fare la figura di merda più colossale di tutta la mia vita.
Faccio per raggiungere la porta, ma questa si apre rivelando la figura di
Potter. Il suo viso è privo di tracce di sangue, probabilmente la signora
Weasley ha voluto medicarlo prima di lasciarlo andare. Da me.
No, no, ferma. Potter non è venuto – venuto… - da me. E’ qui solo per farsi una
doccia.
E io sono qui perché avevo bisogno di un Cotton Fioc.
Esattamente. Un Cotton Fioc.
Dove sono i Cotton Fioc?
5:41
Potter mi lancia un’occhiata, prima di entrare e
richiudersi la porta alle spalle, cancellando le voci ovattate che provengono
dal piano inferiore.
Copre la distanza che ci separa con poche falcate e mi prende il viso tra le
mani, cercando la mia bocca con la sua.
Chi gli ha dato il permesso di baciarmi?
Magari sono solo venuto qui per - oh my God, la sua lingua sta facendo qualcosa
fantascientifico alla mia! Come può torcerla in quel modo? – darmi una
rinfrescata.
Ah no, ero venuto qui alla ricerca di un Cotton Fioc.
Non sono qua per farmi … farmi fare queste cose meravigliose dalla sua lingua!
“Ci ho pensato per tutto il tempo” sussurra sulle mie labbra con voce affannata.
“A che cosa?” rispondo io in un bisbiglio.
Merda, anche la mia voce è affannata.
Tengo gli occhi chiusi per non essere costretto a guardare la sua faccia da
cazzo.
“A quello che abbiamo fatto prima che partissi” bisbiglia.
Piego un angolo della bocca in una specie di sorrisino. Ovvio che ci abbia
pensato.
Voglio dire, non sono di certo una persona che si dimentica facilmente.
E tutto quello che faccio non può che rimanere impresso nella memoria di coloro
che hanno l’onore di esserne testimoni.
“Lieto di farti questo effetto, Potter” replico, guardandolo negli occhi.
Ha le labbra umide, leggermente dischiuse. E io tre giorni fa ho avuto quelle
labbra avvolte attorno al mio uccello.
Potter fa scivolare le braccia sulla mia schiena, attirandomi contro di lui.
“Non sai che effetto mi fai” mormora.
Infilo, con un po’ di fatica, la mano nei suoi jeans – porta i jeans! Dovrebbero
diventare la sua divisa! – e stringo nella mia mano la sua erezione, attraverso
la stoffa sottile dei boxer.
“Oh penso di avere un’idea piuttosto precisa dell’effetto che ti faccio”
ribatto.
Adoro aver ragione, dimostrare di essere all’altezza della situazione. E adoro
avere in mano la situazione. Stringerla tra le mie dita, sentendola
diventare più dura e calda. Bollente e umida.
Oh my God, anche la mia situazione non è messa meglio!
5:43
Un basso gemito gli sfugge dalle labbra.
Adoro avere il controllo su Potter.
Accosto la mia bocca al suo orecchio, sfiorandolo appena. Sfrego la punta del
mio naso sulla sua guancia, leccandogli fuggevolmente la mascella.
“Puzzi da far schifo” sussurro.
Di erba e terra. E sudore. E di uomo. Il profumo della pelle di Potter è così
virile, così maschio.
“Sono tre giorni che non mi lavo”
“A questo inconveniente, possiamo fortunatamente porre rimedio” dico,
sfilandogli la maglietta.
La faccio cadere a terra, per poi accarezzare il petto di Potter con entrambe le
mani. Sento i suoi capezzoli indurirsi sotto ai miei palmi e i suoi muscoli
contrarsi impercettibilmente.
Il ritmo della respirazione mutare, passando a un affanno leggero.
Si sta eccitando – perché non sa quanto mi sto eccitando io!
Gli tolgo gli occhiali, appoggiandoli sul ripiano accanto al lavandino. Lo
guardo sbattere un paio di volte le palpebre, stringendo gli occhi, per
abituarli a vedere senza l’ausilio delle lenti.
Ha tre graffi sul fianco, come se avesse corso velocemente in un bosco e si
fosse impigliato in un ramo.
Risollevo lo sguardo per incrociare i suoi occhi con i miei. Le sue guance sono
– deliziosamente – colorate di rosso. Gli sbottono i pantaloni e glieli faccio
scendere lungo le gambe, seguendo il loro percorso con la punta delle dita.
Sta trattenendo il respiro.
Mi piego sulle ginocchia e gli slego le stringhe delle All Stars, cosicché
Potter possa calciarle lontano.
Potter abbassa lo sguardo su di me, sorridendo in un modo che mi fa
aggrovigliare lo stomaco.
“E’ così che ho sempre voluto vederti, Malfoy. Accovacciato ai miei piedi”.
Gli scocco un’occhiata piena di superiorità. Volevo solo essere gentile. Perché
credo di aver capito una grande verità: se io sono gentile con lui, lui è
gentile con il mio uccello.
E ciò è molto, molto bello.
“Davvero? Non mi preferiresti avermi inginocchiato a succhiartelo?” ribatto,
inclinando leggermente la testa di lato.
Il sorriso di Potter si paralizza sulla sua faccia. Si inumidisce le labbra con
la punta della lingua, mentre gli faccio scendere i boxer e accosto il viso alla
sua virilità.
“Sì” sussurra.
“Sì, cosa?”
“Voglio che tu lo faccia” dice con voce tentennante.
“Faccia cosa? Vuoi che te lo succhi?” gli chiedo, sfiorandogli la pelle bollente
dell’inguine con le labbra. Sento il profumo forte della sua pelle invadermi le
narici. “Vuoi avere il tuo cazzo nella mia bocca, Potter?” sussurro, leccandone
la punta umida.
Le dita di Potter si posano leggere sulla mia nuca, stringendo alcune ciocche
dei miei capelli.
“Sì” singhiozza.
Ed è questo il momento esatto del mio trionfo.
Fanculo alla gentilezza.
Sorrido apertamente, rimettendomi in piedi, ignorando il suo gemito di protesta.
Faccio schioccare la lingua, guardandolo disgustato e intrecciando le braccia
sul petto.
“Credo che tu abbia davvero bisogno di quella doccia, Potter” dico,
avvicinandomi. “Non mi piace toccare qualcosa di sporco” sibilo
malignamente al suo orecchio prima di superarlo.
Esco dal bagno e mi dirigo in camera mia, senza degnarlo di una seconda
occhiata.
5:50
Mi appoggio alla porta della mia stanza e mi slaccio i
pantaloni furiosamente.
Chiudo il pugno sulla mia erezione, mentre il ricordo del corpo nudo di Potter e
del suo odore pungente mi riempiono la mente.
Affondo i denti nel mio labbro inferiore, cercando di trattenere un gemito.
Volevo prenderglielo in bocca. E volevo farmi scopare dal suo cazzo proprio lì,
sul tappeto del bagno, aggrovigliati come due animali.
Stringo forte le labbra, mentre vengo nella mia mano.
Riapro gli occhi, guardando la parete spoglia di fronte a me.
Il cuore mi batte talmente forte nelle tempie da ottenebrami il cervello.
Prendo un fazzoletto per ripulirmi e lancio distrattamente un’occhiata al mio
orologio.
Questa volta Potter ci ha impiegato esattamente trenta secondi per farmi venire.
E senza neppure toccarmi. Basta quel suo corpo così disgustosamente
desiderabile, per farmi avere un orgasmo sconvolgente.
Mi abbandono sul letto, respirando ancora affannosamente.
5:53
Cazzo, Potter ha un effetto devastante su di me.
E questa cosa non va bene, non va bene per niente.
Nota: (*) John Nash, premio Nobel per l'economia 1994 - è anche il protagonista di a Beautiful Mind
***
x Rica : grazie per avermi lasciato un commento, sì sì la fanfiction è già finita quindi in breve tempo dovrei mettere i capitoli che rimangono anche qui^^