Capitolo 2 - Il ritorno
«Dannazione! Non capisco! Non
riesco ad avere visioni chiare. La mente di quel licantropo dev' essere talmente
contorta...». Cercai di origliare la conversazione, e questo sentii dire da
Alice.
«Lasciami capire» - biasimò Edward - «Hai visto Charlie leggere una lettera di
Jacob tra qualche giorno?»
«C'è dell'altro. Non riesco a capire il contenuto della lettera, ma la reazione
di Charlie spiega tutto. Credo che il lupo non si faccia gli affari
propri. Ho visto Charlie svenire, sentirsi male. Andrà all'ospedale e Carlisle lo
visiterà, ma non sarà niente di grave. Il problema è che chiamerà prima Billy, e
credo che approvi anche lui la lettera di Jacob, come se volesse che fosse il
momento che Charlie conosca la verità; poi, sconvolto, chiamerà Renèe e voi, non
so chi per primo, ma...».
«NO! E' una catastrofe assolutamente da evitare!!» Strillai. Stavo uscendo fuori
di senno.
«La eviteremo sicuramente, sta' tranquilla. Si tratta solo di una
lettera. E' facile prenderla dalla cassetta della posta e strapparla. Anche
se... credo che Jacob non sia proprio così stupido, s'inventerà qualcosa...».
Disse Edward.
«Mi sembra ovvio, ma ormai ha preso la decisione della lettera, e non riesco a
vedere le conseguenze se gliela strappassimo.» Disse Alice dall'altra parte del
mondo.
«Dobbiamo comunque provarci, e voglio leggere IO quella lettera.
Voglio tornare a Forks e proteggere mio padre a qualsiasi costo.» A quel
punto avevo già strappato da mano il cellulare di Edward per parlare
personalmente con Alice.
«Ti capisco, Bella. Ma devi stare molto attenta. Probabilmente Jacob deciderà di
andargli a far visita di persona, se si renderebbe conto che la lettera non
funzionerà. E a quel punto dovresti intervenire tu...»
«Sono pronta a tutto, Alice. Ma fammi capire...quindi
Jacob è tornato? Sicura?»
«La lettera proviene da La Push, non c'è dubbio. E dato che ho visto Charlie con
Jacob già qualche giorno fa, significa che ormai è sulla via del ritorno».
Non ci
potevo credere. Dovevo, volevo vederlo.
«Prendiamo il primo aereo per Washington, allora...» Dissi precipitosa guardando
Edward.
«Oh, certo, anche noi! E chiamo subito anche Rosalie, e poi Esme, così
per il fine settimana stiamo tutti insieme e magari organizziamo qualcosa...»
«Frena l'entusiasmo, non mi sembra il caso, Alice. Prima dobbiamo concentrarci
sulla situazione, e vedere come vanno le cose...» La ammonì il fratello,
strappandomi stavolta lui il cellulare da mano.
«Su, Edward, non fare così! Comunque io chiamo Rosalie, ci pensi tu a Carlisle?»
«Sì, tranquilla. Ci sentiamo più tardi, o ci vediamo direttamente a casa,
magari...»
Casa. Quella parola mi suonava in modo strano...
«Non ci posso
credere, siamo quasi arrivati. Com'è strano vedere da quassù la nostra
città verde...» Dissi malinconica.
«Ti mancano molte cose, vero? Mi spiace Bella. Ma ora non si può più tornare
indietro...Te l'avevo detto. Ed ora...»
«Sshh!» Gli tappai la bocca con un bacio. Passionale, intenso, caldo. Non fugace
come quelli di prima. Volevo fargli capire che non doveva sentirsi in colpa.
«Vedi? Ho perso molte cose, ma mi basta sapere che in cambio ho guadagnato
questo». Dissi ricambiando un altro bacio, gli stavo praticamente saltando
addosso sull'aereo.
«Ok, ok. Credo di aver capito cosa intendi. Ma ora calma, siamo sempre in
pubblico...»
«Certo, lo so, anche se ti fai troppi problemi...» Dissi divertita.
«Mi dispiace, ma lo sai, sono vecchio e dunque sono all'antica io...»
«Già, ma tra qualche decennio ti abituerai ai comportamenti delle giovani
generazioni, o resterai sempre all'antica??»
«Bah, chissà...Forse ormai sono così e ti devi solo rassegnare, tesoro!»
Tirai un sospiro e lo baciai di nuovo, fino a quando non atterrammo. Arrivati
all'aeroporto di Washington rubammo un auto, e ci dirigemmo verso Forks. Da lì
corremmo a più non posso verso casa Cullen. Per fortuna passammo inosservati.
«Ma non c'è nessuno in casa?» Dissi non vedendo la Mercedes in garage.
«No. Carlisle fa il turno di notte, ed Esme è lì con lui in ospedale. Torneranno
domattina. Questa notte è tutta nostra, amore...a casa nostra.»
Fu come sentirmi il cuore battere. Tecnicamente non batteva, ma la sensazione
era quella. Edward mi portò in quella che era camera sua, e non era cambiato
nulla in quella casa. Il divano di pelle nera era sempre quello. Ci entravamo
benissimo entrambi, anzi, forse meglio. Perchè stavolta era diverso. Questa
volta non dovevamo frenare i nostri istinti. I vestiti scivolarono via con
facilità, i nostri corpi si muovevano coordinati fra loro. E senza rischiare di
essere mangiata o aggredita: ero anch'io un vampiro.
Avevamo
trascorso una notte stupenda, ma era finita. A svegliarmi fu un fastidioso
raggio di sole che mi sfiorava il viso. Mi spostai di scatto e raggiunsi la
finestra, stranamente non pioveva. Ritornai vicino ad Edward, naturalmente
sveglio. Aveva un volto preoccupato.
«Buongiorno, amore... Qualcosa che non va? Ti vedo preoccupato»
«Mi sembra normale, tesoro. Questa notte non ci abbiamo pensato, ma ora è tempo
di preoccuparci. Alice e Jasper saranno di ritorno tra poco. Rosalie ed Emmet
sono già qui, invece.»
«Dici sul serio? Non li ho proprio sentiti...» Dissi imbarazzata.
«Beh, saranno nella loro stanza. Comunque sbrigati, mettiti qualcosa addosso...»
«Ehm... Certo, anche tu però!!»
«Certo. Un ultima cosa ho da dirti...Stammi a sentire. Sono preoccupato, non
tanto per quello che potrebbe sapere Charlie e neanche per un'ipotetica lotta
contro i licantropi, quello non mi spaventa affatto. Sono preoccupato per te,
Bella. Non voglio che tu ti allontani da me. Non so perchè, ma ho questo
timore.»
«Ma cosa ti viene in mente? Certo che non ti abbandonerò mai, ora che sono tua
per sempre, per l'eternità. Ti amo, Edward, l'hai già dimenticato?»
«Non l'ho dimenticato, ma ho ugualmente bisogno che tu me lo ricordi più volte
al giorno...»
«Stupido ingordo» Dissi, baciandolo ancora una volta.
Note dell'autrice:
Mi dispiace aver aggiornato tardi ed aver postato un breve capitolo, beh il bello deve ancora arrivare!! Ringrazio emily e temptation per le recensioni.