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Autore: Corvo Azzurro    19/04/2014    0 recensioni
Piccoli, dolorosi tagli comparivano lasciando colare sangue misto ad una sostanza nera, dall’odore nauseabondo.
Il silenzio ed il vapore contornavano la figura oramai impietrita della ragazza, che interruppe quel quadro osceno con un urlo.
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Genere: Avventura, Fantasy, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
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Riusciva a sentire prima il calore e poi il freddo sulla pelle, Aliki.
Calore di qualcuno, freddo del distacco da quest’ultimo. Poi più nulla.
“Abrahel”
Spalancò gli occhi, in preda al panico, controllando e ricontrollando se fosse tutta intera, se fosse illesa o sanguinante. Ora più calma respirò profondamente e si alzò, ricurvando la schiena sui polsi, che teneva stesi sulle gambe doloranti.
Quando l’ansia le fu scivolata via dalle ossa, riprese a guardarsi intorno stordita.
Si trovava nella stanza dell’amico con indosso solo una lunga maglietta e un paio di mutande bianche.
Fantastico – pensò – o Geremy mi ha vista nuda, o mi hanno molestata nel sonno.”
- E preferirei di gran lunga la seconda opzione. – aggiunse a voce alta.
Poi si guardò il seno una volta immacolato dove ora, un po’ più in basso della clavicola destra, v’era un taglio a forma di mezza luna.
I polsi e le cosce le erano state medicate.
“Geremy” - pensò impulsivamente la ragazza - “ Ma lui è uscito.”
Un rumore, proveniente dalla zona giorno, la scosse.
Chi l’aveva portata di la in camera dell’amico inquilino?
Si alzò lentamente dal letto cercando di fare meno rumore possibile. Afferrò poi la spada laserda collezione di “Star Wars” che Geremy amava tanto e passò quatta per il corridoio.
- Nespole! – Gridò qualcuno.
Aliki si buttò senza pensarci due volte contro lo strano ceffo che s’era appostato davanti il frigorifero, colpendolo alla schiena con la spada.
Canotta nera, capelli molto, troppo chiari.
- Brutto bastardo! – Urlò la ragazza saltandogli al collo.
- Ehi, ma cos…- Ovviamente Stephen reagì sollevandola e lanciandola, letteralmente, sul divano.
Lui la seguì, quasi disperato, come se si fosse accorto solo in quel momento di quello che aveva fatto. Così tutto preoccupato avanzò : - Scusa, scusa io non volev…- Non fece in tempo a finire la frase, che Aliki gli mollò un ceffone dritto in faccia.
A quel punto il ragazzo dovette bloccarla a terra, con un semplice, veloce movimento, quindi si accomodò sul suo ventre, senza fare pressione, e le fermò le braccia sopra il capo.
- Davvero audace da parte tua, devo dire.
Aliki gli ringhiò contro, tanto che lui assunse un’espressione del tutto contraria.
- Dov’è Geremy? L’hai ucciso?
Inaspettatamente, il ragazzo la guardò stupito : - Ucciso? Io? Scherzi, vero? – Disse Stephen come se fosse ferito.
Aliki non ne poté più. Con le braccia bloccate, piazzò una ginocchiata tra le gambe di lui, che si piegò su se stesso all’istante, urlando.
In preda al panico Aliki aprì il cassetto della cucina in cui v’erano le posate ed estrasse un forchettone per l’arrosto, così avanzò minacciosa, verso Stephen che ancora si stringeva l’interno della coscia.
Adesso lei lo sovrastava, che avanzava con il forchettone. Con una punta di ironia, ancora forte, dopo la brutta botta presa, tirò fuori un sorriso un po’ morto : - Vuoi cucinarmi?
- Zitto, maniaco! – Avanzò lei.
Stephen prima la squadrò, poi diventò rosso.
- Guarda che, sei tu quella mezza nuda, non io. – Lei allora lo colpì in volto. Per lei quello schiaffo conteneva tutta la sua forza, peccato che a Stephen pareva solletico. – Prima il calcio ora un altro schiaffo? Cosa ti ho fatto??- Prima che la ragazza potesse ricambiare nuovamente, entrò Geremy, tutto zuppo d’acqua, e totalmente preoccupato.
- Stephen! – Gridò sconcertato.
- Ehilà… - Rispose tutto d’un pezzo il ragazzo. – Hum, ti dispiacerebbe…? – Disse rivolgendosi ad Aliki, che andò a nascondersi dietro l’amico imbarazzata.
Geremy, vedendo le medicazioni sul braccio della ragazza, non poté far altro che tirare fuori una di quelle smorfie che non hanno una precisa descrizione. – Cosa hai fatto sulle braccia?- Disse super preoccupato – Tu… ti avevo detto di darle un’occhiata!
Stephen fece spalline, mentre s’avviava verso la porta d’ingresso.
- Tu gli avevi detto di fare cosa… a chi?! Quel tizio, dentro casa, con me nella doccia?
- Se non ci fossi stato io, saresti morta dissanguata, in quella doccia.- Aggiunse lui, prima di scomparire al piano di sopra.
- Dissan…che? – Sussultò Geremy. – Cosa ti sei combinata? Aliki!
- I-Io non lo so. – L’amico, sgranò gli occhi. – Geremy, lo giuro! Io non ne ho idea…
- Ti avevo detto… che se c’erano problemi, avresti potuto parlarmene…
- Io non… - Ma Aliki venne interrotta.
- Tu, dovresti fidarti di me.- Poi chiuse la porta e si diresse verso la sua camera da letto, che chiuse a chiavi. – Vado a cambiarmi.
Aliki del tutto fuori luogo, magari per tranquillizzarsi, e per trattenere le lacrime che le stavano salendo agli occhi, cominciò a raccogliere le mele rosse cadute dalla busta dell’amico.
Faceva il tutto con una calma che non ci si poteva aspettare da lei, che era sempre impulsiva, e che non riusciva a tenere dentro niente per più di cinque minuti, senza piangere. Si piegava sulle ginocchia, chinava il capo lasciando cadere i ciuffi ribelli in avanti, raccogliendo frutto per frutto. Una lacrima toccava il pavimento.
Un’altra le sfiorava la guancia, e poi, quando tornava a raccogliere l’ultima mela, ricadevano a terra, gonfie bollicine d’acqua.
- Ah il giubbino, devo appenderlo. – Sospirò Geremy, uscito fuori della sua stanza.
Aliki era piegata su se stessa, colpevole di qualcosa che non aveva fatto. Con una mela rossa in mano, e il viso chino, piangente. - Aliki, io... - Geremy, a petto nudo, probabilmente perchè si stava cambiando, cominciava a ribollire d'una strana sensazione.
Rabbia, gelosia, odio? Ma nei confronti di cosa? No. Quella era impotenza. Impotenza nei confronti della persona a cui teneva di più al mondo: Aliki.
Non sapeva, cosa poteva fare. Non la capiva, o forse non voleva capirla. Di cosa aveva paura?Ci fu solo una cosa che fece sul momento: abbracciarla.
Abbracciarla e stringerla così forte che le lacrime di lei si spezzarono sulla pelle di lui. Abbracciarla talmente forte, da rompere tutte le cose brutte dette, tutti i diti puntati e tutti brutti ricordi. Talmente tanto, da farle riprendere il fiato, e farla staccare di un poco.
- Scusami, non avrei dovuto parlarti in quella maniera.
- Hum...
- Ma, questi. - disse indicando i tagli sulle braccia di lei. - come te li sei procurati?
- Io non lo so, sul serio. Sono solo svenuta, dopo che è successo. Ero nella doccia, ma non sono stata io.
- Aliki, mi sono scusato, ma non prendermi per stupido,ti prego. - disse di nuovo lui freddo.
- Allora non credermi. Potevo morire. - Reagì la ragazza, guardando dritto l'amico negli occhi.
Lei non mentiva.
- O-ok. Ok...
- Aiutami, ti prego. Aiutami a capire perchè quella cosa mi perseguita!
- Quella cosa...?
- Abrahel! Abrahel. Non faccio altro che sognarla, di notte, e la testa mi fa male, e i miei polsi...- Aliki esplose di nuovo. Questa volta, cadde tra le braccia dell'amico. Prima di svenire nuovamente, disse solo una cosa. Una piccola parola, un nome.
" Stephen. "

Fu in un secondo. Geremy si alzò di scatto, spalancò la porta e cominciò a correre.
Arrivato d'innanzi all'appartamento del vicino di casa, cominciò a battere violentemente i pugni sulla porta di legno. Stephen aprì al quarto botto, anche un po' impaurito.
Vedendo la sua faccia a Geremy salì sempre più forte l'istinto di massacrarlo di botte, ma si trattenne.
- Aliki. - Aveva il fiatone e quasi non riusciva più a trattenere le lacrime nervose.
Stephen sgranò solo gli occhi. Poi scese i primi due scalini, afferrò il corrimano e si lanciò, letteralmente , saltandosi due rampe di scale. Ricadde in equilibrio, leggero come un gatto, poi svoltò l'angolo e soccorse la ragazza.
Dopo poco arrivò, dietro di lui anche Geremy, che si distese a terra, a fianco all'amica.
- Non ho sentito la sua energia vitale svanire... - Avanzò Stephen.
- La sua che? Cos'ha fatto? - Chiese insicuro l'altro.
- La sua Energia Vitale. Io dovrei percepirla, ma non la ho percepita, scendere all'improvviso.
Non l'ho sentita.- Disse - Perchè?
- Lo chiedi a me?
Stephen alzò gli occhi al cielo. Poi prese la ragazza delicatamente, e se la caricò sulle braccia.- E' solo svenuta, non è morta. Stai tranquillo. La porto al letto io. - Venne fermato da Geremy che gli bloccò il braccio. 
- La porto io, grazie.
L'altro non obbiettò, ma rimase comunque a fissarlo attentamente, mentre Geremy portava la ragazza sul suo letto. Poi si chinava, la copriva e le baciava la fronte. 
Stephen abbassò lo sguardo, che poi dovette confrontare con quello di Geremy, che lo fissava immobile.
- Adesso io e te parliamo.

" - Dove sono?- L'aria gelida penetrava la pelle sino ad arrivare alle ossa. - C'è nessuno?
- Aliki. - Rispose una voce piuttosto gutturale. - Sono io.
Una figura femminile comparve in quel nulla più totale.
- Mamma.
Ora quest'ultima lasciava sulle labbra un lieve sorriso, che ben presto si trasformò in un ghigno malefico. Gli occhi si tirarono, la pelle diventò bianca, così come i suoi iridi.
- Ciao, tesoro.
  
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