Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Northern Isa    19/04/2014    1 recensioni
Inghilterra, XI secolo. Una terra di cavalieri e stregoni dominata da re Ethelred l'Impreparato, sopravvissuta alle incursioni vichinghe, si appresta ora a vivere un periodo di pace.
Nonostante la tregua, l'equilibrio tra maghi e Babbani è sempre più instabile, non tutti i Fondatori di Hogwarts condividono l'operato del sovrano e c'è chi auspica un dominio dei maghi sull'Inghilterra. Una nuova minaccia è alle porte: Sweyn Barbaforcuta e i suoi Danesi sono ancora temibili, e questa volta hanno un esercito di Creature Magiche dalla loro. Roderick Ravenclaw, nipote della celebre Rowena, farà presto i conti con quella minaccia. Ma scoprirà anche che il pericolo maggiore per lui proviene dal suo passato.
[Questa storia partecipa al contest "Gary Stu, noi ti amiamo" di Santa Vio da Petralcina]
Genere: Angst, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corvonero, Godric, Nuovo, personaggio, Priscilla, Corvonero, Salazar, Serpeverde, Serpeverde, Tassorosso, Tosca, Tassorosso
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 11


L’estate si era definitivamente dissolta, lasciando il posto a un autunno particolarmente rigido che preannunciava un inverno inclemente. Il parco di Hogwarts era spazzato da una brezza tagliente, che smuoveva i bordi dei mantelli e scompigliava le chiome.
Roderick strinse una mano intorno al collo della sua cappa per proteggersi dal freddo umido e imprecò tra i denti quando iniziò a cadere una pioggia fitta e sottile. Allungò un braccio e utilizzò il suo mantello per coprire Lamia, che camminava accanto a lui stringendo al petto un paio di libri. Negli ultimi mesi Roderick era cresciuto così tanto di statura che ora la ragazza arrivava alla sua spalla. Sua zia Rowena aveva avuto ragione, dopotutto, il mago assomigliava sempre di più a suo padre. A sentire lei o le altre persone che lo avevano conosciuto, oltre all’altezza di Rastor, Roderick aveva anche la sua mascella squadrata e i suoi occhi piccoli e marroni. Persino il colore dei capelli, che da bambino era stato il medesimo oro pallido della madre, crescendo era andato sporcandosi e scurendosi appena.
«Finalmente» sospirò Lamia, al riparo del portone di quercia, allontanando da sé il mantello del mago.
Quando entrambi fecero il loro ingresso nella Sala Comune, Baldric e Fabian Farley, un corpulento studente dell’ultimo anno, gli andarono incontro. Lamia scoccò un’occhiata risentita al barone. All’inizio dell’anno, lui e Roderick erano stati nominati Prefetti da Lord Slytherin, ed era evidente che la strega non aveva ancora digerito la decisione del padre. Il giovane Ravenclaw la conosceva abbastanza da sapere quanto la sua promessa sposa fosse ambiziosa e, sebbene Baldric ricoprisse egregiamente quel ruolo, sapeva che la scelta di Lord Slytherin di non affidare la carica alla figlia l’aveva ferita ancora. Con lui invece il Fondatore era sempre pieno di premure, come quasi tutti al castello. Roderick lo apprezzava, ma a volte si sentiva in imbarazzo perché sembrava che Lord Slytherin tenesse più a lui che alla sua stessa figlia.
«Perché non eri alla lezione di Volo?» chiese Lamia, strizzandosi le ciocche di capelli che si erano bagnate comunque.
«Sono stato trattenuto da Lord Slytherin insieme al Caposcuola» rispose Baldric, accennando con la testa in direzione di Fabian Farley. Quando si concentrò su Roderick, non notò l’espressione risentita di Lamia. «A proposito, il Lord avrebbe voluto vedere anche te.»
Il ragazzo si strinse nelle spalle: se lo avesse saputo, non avrebbe accompagnato Lamia nel parco per la sua lezione.
«Andrò adesso a vedere di cosa si tratta» disse infine. Salutò gli altri e attraversò la Sala Grande in tutta la sua lunghezza.
Quando Roderick giunse nei sotterranei, passò dal suo dormitorio per lasciare il mantello fradicio, dopodiché si affrettò verso l’alloggio del suo Capocasa. Fece appena in tempo a bussare, che Lord Slytherin aprì di scatto la porta.
«Vieni dentro» gli ordinò. «Avevo convocato il Caposcuola e i Prefetti, perché tu non c’eri?»
Roderick aprì la bocca per rispondere, ma Lord Slytherin lo mise a tacere con un brusco gesto della mano, dopodiché gli intimò di sedersi sulla panca che ormai conosceva bene.
«Dovrò assentarmi da Hogwarts per qualche giorno, e la stessa cosa sarà per gli altri Fondatori. Ti rendi conto di cosa significa questo?» Il ragazzo lo fissava, impietrito. «Nessun Fondatore nella scuola.»
Fino a quel momento Lord Slytherin, Lord Gryffindor, Lady Ravenclaw e Lady Hufflepuff si erano alternati nel lasciare il castello.
«Siete stati chiamati da re Ethelred?» domandò Roderick.
«Esatto» rispose il Capocasa con una smorfia di disgusto. «Questo significa che fino al nostro ritorno le lezioni sono sospese e che la responsabilità della scuola graverà sui Capiscuola e sui Prefetti. Mi raccomando a voi.»
I quattro Fondatori avevano deciso di recarsi al castello di re Ethelred con una Passaporta, che li fece atterrare appena fuori la sala del trono. Quando fecero il loro ingresso con passo marziale, il sovrano e i suoi consiglieri sussultarono, dal momento che non si erano accorti del loro arrivo.
«Mio signore» salutò Rowena con un calcolato cenno del capo, imitata dagli altri tre. L’arciduca Beauregard Bachelor e gli altri consiglieri si alzarono al passaggio dei due maghi e delle due streghe.
Re Ethelred sospirò di sollievo non appena si fu ripreso dalla sorpresa dell’arrivo dei quattro, comparsi dal nulla. Aveva un aspetto molto più sciupato rispetto all’ultima volta che Rowena lo aveva visto. Il colorito da roseo era diventato cinereo, le guance erano scavate, le rughe sulla fronte erano più marcate e stava perdendo i capelli. Anche il corpo sembrava meno pingue, ed era ricurvo sotto un peso troppo grande persino per un re.
«Eccoci, come avete comandato» disse Godric, inclinando il capo.
Re Ethelred congiunse le mani e sorrise, animandosi un poco. Poi afferrò i braccioli del trono intagliato su cui sedeva e si sporse verso i consiglieri.
«Benissimo, ecco… Abbiamo iniziato proprio adesso, perciò non avete perso niente di importante. Le pergamene… Dove sono quelle dannate? Dovremmo proprio mandare qualcuno a prenderle…»
Il sovrano non fece in tempo a terminare la frase che Helga e Salazar avevano impugnato le loro bacchette. La strega aveva fatto Materializzare un largo tavolo di legno lucido, sul quale si adagiarono le mappe fluttuanti Appellate dal mago. Re Ethelred trattenne il fiato di fronte a quegli incantesimi, ma non si esibì in commenti fuori luogo. Lord Caradoc, un canuto consigliere dalle spalle troppo larghe per il fisico sottile che si ritrovava, si sporse sul tavolo appena comparso con una certa diffidenza. Quando L’arciduca posò le mani sulla mappa delle isole inglesi Appellata da Salazar, Lord Caradoc sembrò convincersi della bontà di quegli oggetti.
«I Danesi ci stanno mettendo a dura prova» esordì l’arciduca, senza tanti preamboli. Rowena scrutò con intensità il volto del marito cercando di interpretare non solo le sue parole, ma anche le sue espressioni, poi il suo sguardo scivolò lungo il suo braccio per concentrarsi sui nomi che stava indicando sulla mappa. «Irlanda, Scozia, Galles, Man, Maldon, Northumbria, Cumberland.»
Beauregard picchiettò con l’indice su ogni località nominata. Rowena strinse gli occhi: la situazione era peggiore di quella che aveva immaginato.
Il principe Edmond, un giovane alto, atletico e dall’aspetto fiero che tanto strideva con quello del padre, colpì la tavola con un pugno.
«Abbiamo altri soldati da inviare! Sweyn non troverà un branco di pecore ad attenderlo.»
Godric mosse il capo nella sua direzione in segno di approvazione. Per un attimo, Rowena vide bene Edmond tra gli allievi del Fondatore, peccato che il ragazzo fosse un Babbano.
«I soldati non sono l’unico problema» obiettò Beauregard, corrugando le folte sopracciglia scure. «I Danesi hanno portato con loro alcune… creature. Pare che si tratti di Creature Magiche.»
«Davvero?» domandò Godric, sciogliendo le braccia che aveva incrociato sul petto e sollevando le sopracciglia per l’interesse.
Lord Caradoc trasse da una piega delle sue vesti alcuni frammenti di pergamena e li mostrò ai Fondatori. Su ognuno di essi era disegnato un soggetto.
«I nostri cavalieri hanno tentato di raffigurare le creature in cui si sono imbattuti. Speriamo che voi possiate riconoscerle.»
Rowena afferrò i disegni e iniziò a scrutarli con attenzione, passandoli man mano ai suoi compagni. Uno di questi rappresentava in maniera piuttosto accurata una donna bellissima, sottile e dotata di lunghi capelli.
«I Danesi le chiamano huldre» spiegò Edmond.
Rowena avvertì una sensazione di vertigine coglierla improvvisamente. Appena fu passata, si riscosse e si costrinse a tornare salda sulle gambe.
«Sono Veela» dichiarò, per poi passare rapidamente a un altro disegno.
I Fondatori scorsero i disegni rimanenti, arrivando a stabilire che ciò che i nemici chiamavano Jotunn erano i Giganti, che il nome con cui indicavano delle creature marine, forse Kelpie, era impronunciabile e che i Troll erano universali.
«Miei Lord e mie Lady, converrete con me che è giusto per noi avvalerci della magia» disse re Ethelred, puntandosi un dito arcuato contro la guancia. I presenti nella sala del trono annuirono.
Rowena si disse che infatti un nutrito numero di maghi e streghe stava combattendo al fianco dei cavalieri schierati contro le truppe di Sweyn barbaforcuta. Peccato che re Ethelred sembrava essersene dimenticato, rifletté ancora, sentendosi ribollire. Fu Helga a dar voce ai suoi pensieri, ma il sovrano badò poco alle sue parole.
«Cosa possono fare dei maghi normali contro i Danesi? Io voglio voi.»
Accanto a lei, Salazar strinse le dita fino a farsi sbiancare le nocche. Dal modo in cui i muscoli del viso erano in tensione, la donna dedusse che stava digrignando i denti. Condivideva il suo sdegno, ma Salazar non doveva reagire, altrimenti sarebbe stato peggio per tutti.
«Sire, cosa intendete dire?» domandò con l’obiettivo di anticipare qualsiasi risposta di Lord Slytherin.
«Voi quattro dovete lasciare Hogwarts e dovete dedicarvi a tempo pieno alla protezione del mio regno.»
A Rowena bastò un’occhiata fugace per rendersi conto che neanche Helga e Godric avevano accolto con favore l’iniziativa di re Ethelred, Salazar però era l’unico a mostrarsi apertamente ostile.
«Ma sire… non crederete che…»
«Io credo» ribatté il sovrano con una smorfia compiaciuta. «E ordino, perciò voi, in quanto miei sudditi, dovrete obbedirmi.»
Salazar avanzò di un passo in direzione del re, ma Rowena fece scivolare silenziosamente la sua mano alle sue spalle e lo trattenne per il mantello. Sperò che nessuno si fosse accorto di quel gesto, ma si sbagliava.
«Lord Slytherin» si rivolse a lui infatti re Ethelred, «avete qualcosa da dire?»
Il mago esitò un istante prima di rispondere negativamente.
Il cervello di Rowena era in piena attività: nessuno di loro avrebbe voluto lasciare la scuola, doveva trovare un modo per dirlo al sovrano senza fargli intendere che consideravano la sua decisione una sciocchezza.
«Altezza» esordì dopo un po’, «siamo pronti ad obbedirvi. Ma forse, nell’ardore di combattere il nemico, non avete considerato una cosa. I nostri poteri sono grandi, questo è certo, ma siamo solo in quattro. I giovani che stiamo istruendo a Hogwarts saranno a breve pronti per difendere le loro famiglie, il loro Paese e il loro re. Non credete che sia più utile terminare la loro istruzione?»
Beauregard e Lord Caradoc strabuzzarono gli occhi, invece re Ethelred si accarezzò distrattamente il mento per qualche istante. Alla fine decise di accogliere il suggerimento di Rowena: i quattro Fondatori non avrebbero lasciato definitivamente la scuola, ma avrebbero dovuto aumentare i loro compiti al servigio del re. Le due ore successive trascorsero tra varie pianificazioni affinché la scuola non rimanesse nuovamente sguarnita di tutti e quattro i maestri. I Fondatori ripianificarono argomenti e orari delle lezioni in modo da renderli più funzionali alle esigenze di quei tempi. Helga avrebbe inoltre prestato la sua opera nei vari monasteri dei cerusici che si occupavano di curare i soldati feriti, Rowena avrebbe incrementato le scorte di pozioni che sarebbero state utilizzate dai guaritori, mentre Godric e Salazar si sarebbero dedicati a rinforzare regolarmente gli Incantesimi di Protezione già scagliati in precedenza in tutto il regno.
Terminato il consiglio con il sovrano, Rowena si sentiva distrutta. Re Ethelred accomiatò tre dei Fondatori, mentre Godric sarebbe rimasto ancora qualche tempo per mettere a punto ulteriori strategie militari insieme al principe Edmond. Rowena e Helga sarebbero tornate al castello, mentre Salazar avrebbe iniziato subito la sua opera di protezione delle zone limitrofe.
La strega bruna si stava apprestando a lasciare la sala del trono, quando suo marito le fu accanto in pochi passi.
«Lady Hufflepuff» disse rivolgendo a Helga un secco cenno del capo, «vi chiedo la gentilezza di attendere un attimo. Devo interloquire in privato con mia moglie.»
Sorpresa, Rowena seguì Beauregard in un angolo a riparo da orecchie indiscrete. L’arciduca aveva i lineamenti del volto induriti da qualcosa che la strega non riusciva a decifrare.
«Quindi torni a Hogwarts.» Non si trattava di una domanda, ma di un’affermazione asciutta. «Passi più tempo lì che nella nostra dimora.»
Rowena si guardò alle spalle per dare un’occhiata agli altri Fondatori. Helga, con i lunghi capelli biondi intrecciati che le arrivavano alla vita, fingeva di osservare gli affreschi che decoravano la sala mentre la aspettava. Salazar le passò accanto, salutandola brevemente, per poi prepararsi alla Smaterializzazione. Godric era ancora nella sala del trono, la sua voce si elevava su quella di Lord Caradoc mentre cercava di imporre la strategia migliore.
«Non adesso» sostenne Rowena. «C’è tanto da fare, hai sentito re Ethelred? Devo preparare i rimedi che serviranno a Helga. I miei allievi…»
«Tua figlia ha bisogno di te!» la interruppe bruscamente Beauregard. Gli occhi scuri dell’arciduca lampeggiarono, e per un attimo Rowena ne rimase colpita.
«Mia figlia ha bisogno di essere protetta» replicò freddamente subito dopo. «Così come l’intera Inghilterra.»
Roderick e Baldric stavano facendo una ronda nei corridoi di Hogwarts per controllare che ogni cosa fosse al suo posto. Il fatto che nessuno dei Fondatori fosse al castello li aveva caricati di una responsabilità che quasi impediva loro di parlare.
Avevano lasciato la Sala Comune sia per dovere, sia perché il Caposcuola allievo di Lord Slytherin, Fabien Farley, era diventato un fascio di nervi insopportabile. Vero era che, se qualcosa fosse andata storto durante l’assenza del Capocasa, le conseguenze più gravi sarebbero ricadute su di lui. Fabien però sembrava aver dimenticato che anche i due Prefetti avevano il loro fardello da portare, e Roderick e Baldric non si erano presi la briga di spiegarglielo.
I due ragazzi svoltarono un angolo e iniziarono a percorrere un corridoio sovrastato da volte a crociera e illuminato da diverse torce accese. Il loro calore sulla pelle quando ci si passava davanti era addirittura piacevole.
«Non ho neanche finito i compiti di Difesa Contro le Arti Oscure» borbottò Baldric tra i denti.
Roderick non seppe cosa rispondere. Mai come in quel momento gli sembrava che tutto il sistema di compiti, interrogazioni ed esami fosse fuori luogo, quasi inutile. D’altra parte, mai come in quel momento sentiva il bisogno di imparare davvero, imparare per difendersi, per attaccare.
«Qualcosa cambierà» previse poco dopo il barone, scuotendo il capo.
L’amico in cuor suo fu totalmente d’accordo.



NdA:  Ho dato al Caposcuola Slytherin lo stesso cognome del Prefetto di quella Casa su Pottermore. Forse ho calcato un po’ la mano sulla “coglionaggine” di re Ethelred, ma doveva esserci una ragione se storicamente era conosciuto come “l’Impreparato”.
Il nome di Lord Caradoc è preso da uno dei cavalieri della tavola rotonda.
Le huldre sono delle creature del folklore scandinavo, creature di sesso femminile estremamente belle, così mi è partito il parallelismo con le Veela. Ho immaginato che le creature potessero essere le stesse, solo che i popoli scandinavi le chiamavano con un nome diverso. Lo stesso ragionamento è stato fatto sugli Jotunn e sulle altre creaturine.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Northern Isa