Senza luce, il buio (29/36) by Mistress Lay
Capitolo Ventinovesimo – La schiusa della
crisalide
Quella
mattina, quando Harry riaprì gli occhi, il sole stava invadendo la stanza in
ogni suo angolo, scacciando persino le tenebre create dalle ombre: la camera
era così luminosa che per un attimo ne rimase abbagliato. Che ore erano?
Generalmente era mattiniero, ma questa volta il sole lo stava accecando.
Le tende
stavano svolazzando di fronte alla finestra spalancata, cullate dal sibilo del
vento, creavano larghe volute irregolari, raccogliendo il vento che pulsava al
suo interno aritmicamente e creava piegoline che si cancellavano
automaticamente al minimo variare del soffio ventoso. Il fruscio che
provocavano aveva qualcosa di ipnotico fino ad evaporare con quel ridondante
‘pop’ del lembo di tessuto che colpiva l’altro.
Harry si
alzò a sedere, si guardò attorno, vide i raggi del sole penetrare dalla
finestra spalancata e colpire le due lampade di vetro sopra i comodini creando
giochi di luce iridescenti proiettati sulla biancore del muro alle sue spalle,
scandagliando la stanza vide il letto sul quale era ancora semicoricato, la
trapunta bianca che sembrava divertirsi a raccogliere anch’essa i raggi del
sole e rifletterli in un chiarore bizzarro, la luce pure strisciava lungo il
parquet lucido, ancora fin là, sul fondo, dove si trovava la porta che
conduceva al bagno, era socchiusa, ma anche lì penetrava un riverbero fino alla
trama intessuta del piccolo tappeto antistante il lavandino.
Colori,
luci, forme degli oggetti...
Lui... ci
vedeva?
Harry
spalancò ulteriormente gli occhi, sconvolto, mentre un tremito gli scuoteva il
corpo sollevò le mani all'altezza del volto, guardandone attentamente il dorso
e ogni singola linea del palmo. Osservò con scrupolosità i polpastrelli, le
unghie, le singole vene in rilievo.
Sollevò gli
occhi, lanciò un veloce sguardo sgranando gli occhi addosso a tutta la stanza,
facendo una rapida panoramica dell'arredamento spartano, i pochi suppellettili,
tutti pragmatici in modo da non ostacolare nessuno dei suoi movimenti. Certo,
perchè lui era cieco.
Però...
lui... lui... ci vedeva.
Tutto era
colorato, tutto definito, nessuna massa informa oscura, nessun buio totale ad
accoglierlo.
Aprì più
volte la bocca, senza che ve ne uscì una sola sillaba, deglutì, recuperando
solo allora l'uso della gola: - Io... ci vedo... - gli uscì un solo rantolo,
quasi incomprensibile, se solamente ci fossero altre orecchie all'ascolto.
In quel
momento la porta della stanza si aprì ed entrò Draco, quasi come lo ricordava
Harry, solo, con quelle caratteristiche che aveva avvertito tramite tatto, che
aveva immaginato baciando quelle labbra, quando aveva soffiato giocosamente il
fiato in quelle orecchie o sfiorato con il proprio naso quello di Draco.
Lo vedeva,
ed era bellissimo.
Stava
sorridendo, le mani sorreggevano un vassoio per la colazione, conteneva una
tazza di caffè, una spremuta d'arancia, delle brioche, tutto disposto
elegantemente e con ordine. Draco aveva lo sguardo allegro, spensierato, come
Harry lo aveva immaginato la sera prima, quando avevano passato il resto della
giornata prima a stare assieme, come una coppia che poco a poco si conosce,
parlando fra di loro del lavoro di Harry, del ricevimento di Draco, delle
rispettive infanzie.
La
questione della fiducia tra Harry e Draco si era consolidata , dopo il discorso
di Harry, e quello aveva aperto i punti d'appoggio per qualcos'altro, qualcosa
di molto più importante, come se avessero buttato le basi per costruire
qualcosa di molto più serio.
-
Buongiorno -
Harry
sorrise a quel radioso saluto, estasiato da tutto quello che lo circondava,
quel mondo che un tempo non era altro che oscurità ora risplendeva di luci e
colori.
- Draco! Io...
ci vedo! Ci vedo! -
Draco
continuò a sorridere con dolcezza e si sedette sul letto accanto ad Harry,
appoggiando il vassoio in bilico sulle sue gambe.
Harry gli
gettò le braccia al collo: - Draco ci vedo! Ci vedo! -
Draco
seguitava con il suo silenzio, ricambiò per un attimo il suo abbraccio, finchè
Harry non lo sciolse, deluso per la reazione dell'altro, perchè non scoppiava
di gioia anche lui? Perchè non era felice?
- Draco...
perchè non sei felice? -
- Certo che
sono felice per te, Harry - rispose a bassa voce, gli tenne affettuosamente la
mano.
Harry
s'imbronciò: - Non sembra... -
Draco per
tutta risposta sorrise, quasi di scusa, eppure con quell'espressione
soddisfatta, sconcertante in una occasione del genere.
Perchè
Harry provava il desiderio di saltare su e giù sul letto in preda alla felicità
mentre Draco rimaneva con quel meraviglioso ma disinteressato sorriso sulle
labbra?
Draco gli
accarezzò la guancia e al suo tocco Harry non sentì il calore della sua mano o
quella deliziosa sensazione di protezione che Draco gli donava sempre, avvertì
quel semplice contatto come qualcosa di rarefatto, di impalpabile.
- Draco… -
- Da quanto
non facevi un sogno del genere, Harry? – domandò l’altro con voce bassa, quasi
impercettibile – Da quanto non avevi la quieta speranza di svegliarti al
mattino e di vedere, come adesso? -
Harry non
rispose, un nodo alla gola glielo impedì.
- Da tanto
tempo – rispose per lui Draco – e da quanto non ti rendi conto che quando ti
sveglierai non troverai altro che oscurità ad avvolgerti? Un tempo perdesti la
speranza, Harry e desiderasti non fare più sogni del genere, perché ti
avrebbero riportato troppa sofferenza… ma adesso, adesso qualcosa è cambiato,
no? -
Ancora una
volta Harry rimase in impietrito silenzio.
- Ora,
Harry… puoi rincominciare -
- A fare
cosa? -
- A tornare
te stesso -
- Io… -
- Quando ti
sveglierai nulla cambierà, tranne questo ricordo… -
Harry aprì
gli occhi e non vide nulla. Il buio lo inghiottì di nuovo nel suo abbraccio
crudele.
Un sogno…
solo un sogno…
Per una
volta le lacrime di rabbia non gli salirono agli occhi, nemmeno la consueta
stretta al cuore, quella che lo prendeva sempre al risveglio dopo un sogno del
genere, che gli alimentava la speranza per poi distruggergliela al minimo
sentore di ritorno alla realtà.
Era davvero
da tanto che non faceva un sogno del genere ed era la prima volta che aprendo
gli occhi non ebbe l’impressione che il buio lo stesse inghiottendo
sbeffeggiando la sua ritrovata condizione e questo solo per merito di Draco.
Il respiro
di Draco addormentato accanto a sé, in mezzo alle coltri calde, la presenza di
quel braccio attorno alla vita che, disperatamente, si aggrappava alla maglia
del pigiama, quasi a volerlo trattenere dal consueto allontanamento che Harry
compiva durante la notte.
Quell’ultimo
particolare toccò profondamente il cuore di Harry, allora era così, Draco
cercava sempre di impedirgli la ritirata, lo teneva vicino per quanto potesse,
non accettava la separazione, la combatteva strenuamente tutte le notti.
Quando
ti sveglierai, nulla cambierà, tranne questo ricordo…
Sì,
qualcosa era cambiato dentro Harry, perché quella stretta di Draco, unita al
ricordo di quel bizzarro sogno, e alfine l’accettazione che aveva sentito nel
cuore, lo avevano completamente cambiato.
Accettazione,
ecco la parola chiave.
Non
adeguamento. Accettazione.
Ieri sera
aveva detto a Draco che prima di stare bene con gli altri doveva stare bene con
se stesso, che prima di tutto doveva accettare se stesso e la cecità… ebbene,
ora l’aveva accettata.
Non era
stato un cambiamento repentino, assolutamente, solo molto sofferto, che era
durato mesi, anni.
Precedentemente
aveva convissuto con la cecità ogni giorno, vivendo in oscillazione tra il
desiderio di respingerla e di accoglierla, quando aveva incontrato Draco si era
costretto ad accettarla per quello che era: segno di dolore, ostacolo, ma parte
di sé. Scendendo a patti con questa poteva smetterla di crogiolarsi nel passato
e guardare davvero al futuro.
Man mano
che Draco si avvicinava al suo mondo, che gli si accostava con il cuore, Harry
aveva cominciato ad avere bisogno di lui, della sua presenza, della sua persona
intera. Lo aveva accettato, ed accettandolo aveva ammesso assieme la sua
condizione, perchè amando Draco, era sceso a patti con se stesso.
Di quell’
ammissione fatta tempo prima se ne rese conto solo adesso, comparando la sua
nuova situazione con quella precedente, la sua vita con e senza Draco. Quel
sogno gli aveva fatto capire questo.
Sorrise,
rassicurato.
Al suo
risveglio, Draco si ritrovò tra le braccia Harry, la schiena combaciava con il
suo petto e sulle proprie mani era poste quelle dell’altro, comodamente
adagiato in quella culla confortevole.
Ogni
mattina, da quando aveva preso a dormire con Harry, si svegliava sempre con
l’amarezza derivante dalla sua lontananza, rimproverando se stesso e l’altro,
stringendo i denti deluso per quel rifiuto di accettazione completa. Eppure
quella mattina… quella mattina si sentì accettato completamente da Harry.
Per un
istante si sentì sopraffare dalla commozione nel constatare che per una volta
l’abbraccio aveva perdurato nonostante la notte trascorsa.
Draco cercò
di regolarizzare il battito e il respiro per non svegliare l’altro, poi strinse
ulteriormente a sé Harry, chiudendo gli occhi e addormentandosi con il sorriso
sulle labbra.
*
Si svegliò
nuovamente quando ormai era mattina, si mise a sedere, cercando di coprire la
delusione di non avere Draco accanto a sé come avrebbe sperato. Sentì la porta
aprirsi e aprì il viso in un sorriso, sentendo Draco entrare, accompagnato da
un profumo di caffè appena fatto.
-
Buongiorno -
Per un
istante Harry rimase interdetto, notando una strana verosimiglianza con il
sogno che aveva fatto quella notte: quella sensazione di deja-vu si acuì
ulteriormente quando Draco si sedette sul letto accanto a lui, dalla sua parte,
posando il vassoio con la colazione sulle gambe di Harry, in bilico. Quando gli
prese la mano, proprio come aveva fatto nel sogno, sentì il cuore stringersi
perché in quel momento si accorse di quanto fosse miracolosa la presenza di
Draco lì. E aveva dovuto rendere i conti a se stesso prima di ammetterlo.
- Tutto
bene, Harry? – domandò con voce preoccupata Draco, notando l’assenza di
risposta al suo ‘buongiorno’.
Harry
annuì: - Sì, tutto ok – l’aroma di caffè unito ad un forte profumo di toast lo
distrasse dalle sue reminiscenze – Che cosa festeggiamo? –
Draco si
avvicinò e lo baciò sul naso: - Te –
Harry
strinse le labbra, confuso: - Me? Che ho fatto? –
- Mi ami -
- Lo so -
- Stanotte
ti ho trovato abbracciato a me – Draco fece veramente poco per trattenere il
sorriso vittorioso che spuntò sulle proprie labbra – Non trovi sia un motivo
perfetto per festeggiare? Non volevo lasciarti svegliare da solo ma… ti ho
preparato la colazione! – mosse le mani, eccitato – E il caffè è ottimo! -
Vero.
Harry
annusò l’aroma del caffeina, non era acre, ma puro caffè, senza aver traccia di
bruciato. Ci mise qualche secondo a registrare il profumo di confettura di
pesche – la sua marmellata preferita – e l’odore di pane tostato. Draco aveva
pensato proprio a tutto.
- Che c’è?
– la voce di Draco aveva una nota allarmata, poi bofonchiò con disappunto – Ho
fatto qualcosa che non va? La marmellata di… -
Harry
spostò il vassoio che stava in mezzo a loro, era così felice di sentire
l’amore di Draco e non trattenersi dal mostrare felicità e compiacimento, si
chinò su di lui: - Trovo tutto perfetto. Ti amo, Draco –
Draco sorrise
orgoglioso e un poco stupito dalla reazione di Harry, si sentì come al
risveglio, completamente accettato da Harry, come se quest’ultimo avesse
esorcizzato i suoi demoni interiori. Quella nuova sensazione lo fece sentire
bene, mettendogli addosso una strana euforia.
- Voglio
che sia tutto perfetto per te – replicò Draco e lo baciò come se fosse la cosa
più preziosa e fragile del mondo, riprese il vassoio della colazione,
posizionandolo nuovamente sulle gambe di Harry – Mangia, abbiamo tempo per le
romanticherie dopo colazione -
Osservò
attentamente Harry sorseggiare il caffè e mangiare con gusto la brioche e un
toast con la marmellata, si beccò le lodi e confessò di aver imparato a
maneggiare l’infernale tostapane usando l’orologio per regolarsi e non bruciare
nulla.
- Imparo in
fretta – concluse fieramente Draco.
Harry mandò
un colpo di tosse che assomigliò vagamente ad un ‘due mesi!’ prima che Draco
gli desse un colpetto sul braccio prima di lamentarsi scherzosamente: - Sono io
l’eroe del momento! Devi elogiarmi, non prendermi in giro! –
- Oh sì, un
valoroso eroe che è riuscito ad ammansire i marchingegni babbani! Ah,
dimenticavo che ha anche salvato il Natale! – ovviamente con Natale si riferiva
ai festeggiamenti pre-natalizi, non al giorno in sé, decisamente da
dimenticare. Draco non accennò ad accorgersene, ma la registrò mentalmente,
felice che Harry potesse cominciare a scherzarci su con naturalezza.
Sì, Harry
stava veramente rinascendo, proprio lui, Harry.
-
Precisamente e quindi dovresti… -
- I regali!
Ci siamo dimenticati di aprire i regali! -
Draco
sorrise, Harry sembrava quasi un bambino deluso con quella smorfietta sul viso:
- Allora dobbiamo rimediare! Lavati e vestiti, ti aspetto di sotto – prese il
vassoio, gli donò un bacio e scese di sotto, trattenendosi dal gridare al mondo
la sua felicità.
*
La giornata
che ne seguì fu per entrambi qualcosa di estremamente nuovo: certo, avevano
vissuto assieme per più di un mese, ma il loro legame era andato incontro a
continui alti e bassi, a vacillamenti ed oscillazioni.
Era stato
qualcosa di simile ad una cerimonia iniziatica, in attesa che il loro rapporto
si consolidasse al punto di cementarsi con il tempo.
Per loro
era una continua novità sedersi di fronte al camino acceso, profondati nel divano,
e scartare i regali. Era una novità pensare persino di festeggiare il
Natale!
Draco
trovava impossibile evitare a lasciarsi andare a continue romanticherie – mai
stucchevoli, ma decisamente insolite per un Malfoy normalmente freddo e
distaccato –, Harry trovò spontaneo appoggiarsi a Draco, cercarlo con i gesti e
con la presenza per essere davvero sicuro che oltre al buio di fronte a sé ci
fosse una realtà luminosa attorno.
Il regalo
di Harry si rivelò essere una calda sciarpa di lana verde inanellata, nelle due
parti terminali, con una striscia sinuosa color mercurio. Il pacchetto lo aprì
Draco, ma non fece in tempo a dire o fare alcunché che Harry gliela strappò
letteralmente di mano, avvolgendogliela attorno al collo.
- Ti occupi
sempre di me – spiegò Harry – Da adesso voglio prendermi io cura di te -
Seguitò un
momento di silenzio piacevolmente sorpreso interrotto poi da Draco che si
schiarì la gola, tossicchiando per diminuire la felicità che minacciava di
soffocarlo, poi gli strinse le mani, commosso dal gesto e dalla volontà di
Harry, slacciò la sciarpa per allungarla verso l’altro e avvolgerlo vicino a sé
con una delle due liste, poi gli sussurrò, ad un centimetro dalle sue labbra: -
Così non mi scappi –
Harry fece
combaciare le due fronti: - Non ho intenzione di andare da nessuna parte -
- Mi piace
come risposta -
Draco
allora si scostò, allungando la mano per afferrare il proprio regalo e tenderlo
a Harry, ma nel farlo fu colto da un dubbio, quindi si ritrasse: e se Harry l’avesse
preso per una ‘trappola’? era troppo presto, troppo azzardato?
- Beh? – lo
incalzò Harry – e il tuo regalo? – tese le mani impaziente – Avanti! Se è una
sciarpa non mi offenderò! -
Infine
Draco lasciò scivolare il suo regalo nelle mani di Harry, sebbene con qualche
riserva – non per sé, ma per la possibile reazione di Harry, lui che quella
mattina appariva così spensierato… - e osservò con attenzione ciascun gesto di
Harry: lo vide tastare il pacchetto, cercare il nodo nel nastro, infilare le
dita sotto e spingere verso uno degli angoli, ancora uno sforzo, ecco, poi fu
la volta della carta rossa, sollevò con delicatezza il piccolo pezzo di scotch
e svolse il piccolo ripiego. Infine il pacchetto venne alla luce, le dimensioni
erano di una scatoletta di nemmeno un palmo in velluto nero notte.
Harry non
lasciò trapelare nulla della sua reazione, con un dito percorse il
perimetro della scatoletta fino a quando non trovò l’apertura da sollevare. Lo
fece e un respiro particolarmente profondo di Draco lo spinse ad allungare le
dita per toccare il contenuto custodito.
Il metallo
era freddo al tocco fisico ma Harry poteva avvertire il calore della magia
attraverso gli schermi di resistenza. Un tipo di magia protettivo o custodente?
A primo acchito non si seppe dare risposta.
Ritrasse di
scatto le mani, come se fosse spaventato, sollevò il capo, ponendo a Draco una
muta domanda.
Il biondo
si affrettò a spiegare: - Non sei tenuto ad indossarlo adesso – precisò
frettolosamente – Voglio solamente che tu sappia quanto profondo è il legame
che mi lega a te, sono stato forse un po’ precipitoso ma voglio solamente che
tu sappia che ci sono e ci sarò sempre – prese un profondo respiro. Perché le
parole adesso gli uscivano con difficoltà? Quando aveva pensato a quel discorso
non c’era stato spazio per le insicurezze… perché l’esecuzione di quel dialogo
gli risultava così incerta? – Non è una costrizione, è una promessa -
- E poi? –
- Come? -
- E poi,
Draco? – sospirò Harry – Posso sentire la magia scorrere attraverso il metallo…
-
Draco
spalancò gli occhi dalla sorpresa prima di rendersi conto che si trovava di
fronte a Harry Potter, il mago che aveva fatto sparire dalla faccia della terra
Voldemort, sorrise imbarazzato: - Oro bianco temprato con la magia: sono due,
quando una delle due persone che l’indossano chiede aiuto, l’anello dell’altro
si scalda –
- Anelli?
-
- Sì… sono…
sono due -
Harry si
fece coraggio e fece scivolare un dito all’interno della scatoletta, sì, poteva
avvertirle a tatto, erano due anelli identici, la loro superficie non era
liscia ma irruvidita da disegni di forma spigolosa che correvano fino ad
incontrare l’ostacolo di una pietruzza al centro, dal taglio irregolare.
Un
incantesimo di protezione e avvertimento, sì, ecco, poteva avvertire le linee
della magia addensarsi sotto il suo tocco, allungandosi fino a toccare i suoi
polpastrelli…
Di scatto,
ritrasse la mano, lottando con il desiderio di richiudere la scatoletta,
pensando che questo avrebbe potuto ferire i sentimenti di Draco, semplicemente
l’abbassò, fino ad appoggiarla sulla sua gamba ripiegata e ancora sentì il
forte richiamo della magia combattere per toccare nuovamente gli anelli.
La magia…
per la quale aveva abbandonato un intero mondo di promesse si era ripresentata
alla sua porta, incartata e tirata a lucido in una scatoletta elegante! Amara
ironia della sorte.
- Non è un
obbligo – seguitò a spiegare Draco, notando le ombre cupe e il cipiglio scuro
che si alternavano sul viso di Harry – La indosserò anche io quando vorrai -
- Un anello
è un obbligo, Draco – lo corresse placidamente Harry.
Facendo
qualche conto mentale, pensando a come andassero quelle cose nel mondo della
magia, probabilmente Draco le aveva fatte fare da prima delle vacanze di
Natale. Doppia ironia. Un incantesimo del genere apportato agli anelli che
poteva essere usato se Harry avesse aperto quel regalo prima… e se lo
avesse indossato, ovviamente.
Un anello.
Improvvisamente,
le implicazioni di quel dono vennero alla luce: prima era stato preso dalla
sorpresa della magia, quindi aveva risposto automaticamente alle parole di
Draco riguardo il suo impegno, ma ora il significato del gesto lo stordì, non
era per niente pronto ad una cosa del genere.
Un anello.
Il cuore
prese a battere più forte, quasi in sincronia con i pensieri tortuosamente
contraddittori che si susseguirono nella sua mente, alla ricerca di una
risposta, di una spiegazione, di domande…
Un anello.
- Avevi
pensato a tutto, eh? – domandò tristemente Harry, pensando a Gary.
- Mi
piaceva l’idea di essere previdente – rispose con amarezza Draco.
Aveva
pensato agli anelli da molto, in realtà l’idea originale era un’altra, non un
anello, per non dare ad Harry la sensazione di essere braccato, ma poi la
scelta era stata quasi dettata dall’istinto. Quando era entrato in Diagon Alley
aveva una precisa di idea di come doveva essere il suo regalo, poi la sua
attenzione era caduta su un paio di vere in vetrina e aveva deciso per degli
anelli.
Dentro di
sé aveva sempre pensato che l’anello era un gioiello semplice da portare,
comune, non avrebbe portato fastidio come una collana o si sarebbe impigliato
da qualche parte come per un bracciale, inoltre era a diretto contatto con la
pelle.
Un anello.
Sì, nella
parte più recondita della sua mente, quella che cercava di ignorare la maggior
parte delle volte, aveva cercato di fargli capire che no, un anello non andava
bene perché, anche se pratico, prometteva troppe cose, e forse nemmeno molto
gradite ad una persona indipendente come Harry.
Un anello.
Lo aveva
fatto preparare appositamente, non aveva donato a Harry qualcosa dalla
cassaforte dei Malfoy, che pure possedeva meravigliosi anelli con incantesimi
di protezione potenti, no, voleva donare a Harry qualcosa di nuovo, che
tagliasse i ponti con un passato legato ai Malfoy, e fosse solamente un anello loro.
Nel momento
in cui aveva messo piede dentro la gioielleria, si era immediatamente figurato
come dovesse l’anello, quale fantasia, quale pietra, quale metallo.
Oro bianco,
il miglior conduttore di magia, smeraldo, la piccola pietruzza che riprendesse
lo straordinario colore degli occhi di Harry, alamari intrecciati in rilievo,
il simbolo del legame infrangibile.
Un anello.
Non avrebbe
mai pensato, un giorno, di ritrovarsi nelle vesti di innamorato trepidante,
eppure eccolo lì, ad offrire il cuore, ad offrire una vita assieme a qualcuno.
A Harry Potter tantomeno.
Aveva
pensato più volte che quel dono fosse melenso e stucchevole, però aveva
cancellato quell’impressione per dare più importanza all’incolumità di Harry e
all’impegno di proteggerlo.
Improvvisamente
il silenzio fu interrotto da Harry che, con voce quasi esitante, chiese: - E’
così importante questo anello per te? –
- Non è un
obbligo – ripetè per l’ennesima volta Draco, chiudendo la scatoletta –
Deciderai tu quando e se indossarla. L’ho data a te non per l’immediato futuro.
Volevo semplicemente che tu l’avessi… -
Harry
sorrise, divertito: - Niente dichiarazione? –
Draco
scosse la testa: - Non mi inginocchierò e chiederò la tua mano, promesso –
Harry si
appoggiò contro il petto di Draco, ed immediatamente le braccia di questi lo
avvolsero strettamente: - Grazie, Draco, davvero, ma io… -
- … Non lo
puoi accettare – concluse Draco, non lo disse tristemente, però, ma con calore,
comprensivo. Annuì una volta, e annuì una seconda volta mentre appoggiava la
scatoletta sul tavolino lì accanto: non poteva davvero dire di non esserselo
aspettato, però la delusione, seppur attenuata, c’era e bruciava.
La mano di
Harry strinse la propria.
- Non ti
preoccupare – disse d’istinto Draco, stringendo la presa di rimando,
rassicurandolo.
- Voglio
essere chiaro – esclamò con determinazione Harry – non sto rifiutando te o
quello che mi stai promettendo. Voglio solo del tempo e non lo voglio per pensare
all’impegno che hai preso con me – una traccia di felice imbarazzo passò sul
suo viso – ma per accettare la magia nell’anello. Lo so, sembro puerile… -
- Ti darò
tutto il tempo di cui hai bisogno, Harry – affermò Draco con voce ardente,
sollevato dalle parole di Harry. Merlino, quanto lo amo… – Ti ho dato
questi anelli per farti capire quanto ti amo, non per costringerti o soffocarti
in alcun modo -
Non gli
chiese che cosa avvertisse esattamente nella magia degli anelli, decise di
aspettare che Harry spontaneamente glielo confessasse.
Harry annuì
ma la verità che aveva dato a Draco era incompleta, ma era certo che Draco
avesse comunque compreso il suo sottile timore: la paura di accettare non solo
la magia, ma anche il concetto di aver bisogno di aiuto e di doversi appoggiare
completamente ad un’altra persona e consentirgli di fargli indossare un anello
con un incantesimo del genere…
- Ho
capito, non preoccuparti – lo rassicurò Draco, comprendendo i suoi timori
inespressi.
Harry
allora annuì di nuovo, confortato e Draco gli sorrise, sempre stringendolo a
sé, passandogli scherzosamente l’indice sulla punta del naso: – Non hai bisogno
di dirmi niente –
Harry
ridacchiò: - E’ anche per questo che ti amo – trascinato da quell’atmosfera
leggera e allegra gli fece la linguaccia – Mi hai risparmiare un sacco di fiato
–
- Ah, è
così che la pensi? – Draco cominciò a fargli il solletico – Non ti meriti
proprio niente, crudele! -
Harry rise
felice, pieno di allegria e soddisfazione, sentendosi leggero come l’aria…
In quel
momento squillò il campanello, Draco si alzò a malavoglia e man mano che si
avvicinava alla porta sentì parecchie voci intrecciate, tra le quali riconobbe
la profonda voce di Richard, quella cristallina di Dana… forse c’era anche
Timmy con loro.
Andò ad
aprire con un sorriso, immaginandosi il motivo per il quale i vicino fossero
venuti in visita, sicuramente per chiedere come andasse e delle spiegazioni per
la scomparsa di Harold.
Ma quando
aprì la porta, il sorriso si spense immediatamente e rimpianse di aver lasciato
la bacchetta al piano superiore. Uscì di casa, socchiudendo la porta alle sue
spalle, sibilando furibondo: - Che cosa ci fai qui? –
C’erano
Richard e Dana, ma Timmy no, al suo posto c’era la presenza meno benvoluta
sulla faccia della terra, quella inopportuna ed invadente di Gary che sfoggiava
un sorriso incerto, a tratti ancora più arrogante del solito, quasi volesse
mascherare il disagio con una dose ulteriore di boria, una cosa che sapeva fare
decisamente meglio.
In ogni
caso, appena vide l’espressione minacciosa di Draco, abbassò gli occhi per
terra, quasi imbarazzato: - Dov’è Harold? – domandò.
- Dove non
puoi raggiungerlo con le tue mani! – gli prudevano le mani dal desidero di
cancellare quell’espressione sul viso di quel bastardo. Come due sere prima non
desiderava solo farlo a pezzetti e torturarlo con le cruciatus, ma desiderava
anche fargli del male fisico: quasi volesse dimostrargli una rabbia più
d’impatto e più violenta invece che la semplice collera magica.
E magari anche
la magia. Come ciliegina sulla torta.
- Io volevo
scu… -
- TU
volevi sparire immediatamente da qui e non farvi più ritorno altrimenti ti
ridurrò in così tanti piccoli pezzetti da rendere impossibile l’identificazione
di un essere così abietto come te. Ora sparisci, che se non avessi avuto altri
problemi per la testa ti avrei dato una bella lezione ieri! -
La voce di
Draco era diventata un sibilo così minaccioso da far venire i brividi a tutti e
tre gli ospiti, era così furioso che le parole gli uscivano dalla bocca con
l’impatto di una sferzata di vento gelido che, seppur glaciale, sembrava fosse
rovente dalla furia che marchiava quelle parole.
Gary
arretrò istintivamente, si morse le labbra ma non ebbe il coraggio di dire
niente, nemmeno le parole che desiderava dire, nemmeno quelle scuse che gli
bruciavano sulle labbra, girò le spalle ed entrò nella sua macchina per poi
andarsene via.
Draco si
appuntò mentalmente di andare più tardi da lui e fargli un discorsetto: ieri
non ne aveva avuto occasione, preso prima a parlare e poi a stare con Harry, la
sera ancora prima non ne parliamo. Sì, decise, doveva ancora farglielo quel discorsetto.
E doveva ricordarsi la bacchetta.
Richard e
Dana, impietriti di fronte a quella scena, rimasero immobili e muti fino a che
Gary non fu un puntino in strada, allora Richard si schiarì la voce, osservando
Draco con circospezione: - Ehm… c’è una spiegazione a quello che abbiamo appena
assistito? –
Solo in
quel momento Draco si rese conto del suo inatteso pubblico tuttavia, ancora
memore della rabbia nel rivedere quel bastardo, non si trovò in dovere di
imbarazzarsi: - Sì, una spiegazione fin troppo esauriente –
- A cosa? –
domandò Harry, sopraggiungendo alle sue spalle. Preoccupato dal così tanto
tempo che Draco ci metteva a far accomodare gli ospiti, lo aveva raggiunto,
cogliendo solo quelle ultime parole della conversazione, oltre, ovviamente,
alla sgommata di una macchina che si allontanava a gran velocità dal vialetto.
Non fece
parola però di quell’ultimo particolare. Né delle conclusioni che aveva tratto.
- Nulla –
si schermì Draco – Entrate, comunque – colse con la coda dell’occhio un
movimento dalla tendina della casa della signora Middlewest, questa volta non
sentì la sensazione di fastidio di essere spiato, al contrario, fece un segno
con la testa. In fondo era stato anche merito suo se era riuscito ad arrivare
in tempo da Harry, due sere prima.
- Ciao
Harold – lo salutò con voce dolce Dana – va tutto bene? -
- Certo
– rispose precipitosamente Harry – su entrate, vi faccio qualcosa di
caldo? -
- Non
preoccuparti – replicò Richard – abbiamo appena fatto colazione – scambiò uno
sguardo interrogativo con Draco. Doveva o non doveva parlarne di fronte a
Harold di quanto fosse successo prima? Draco sviò lo sguardo, facendo un segno
di diniego con la testa.
I coniugi
furono fatti accomodare in cucina e, una volta seduti, Richard riprese la
parola: - Possiamo sapere che cos’è successo due giorni fa? –
Harry si
irrigidì immediatamente, certo, aveva immaginato che Draco avesse dato di matto
nel trovare la casa vuota al suo ritorno dal ricevimento, per questo aveva
detto a Gary di scrivere un biglietto. Considerato quanto fosse furioso,
probabilmente era andato da Dana e Richard per chiedere loro dove fosse la casa
di Gary.
- Niente –
disse Harry in fretta.
Draco cercò
di far segno di non parlare ma Dana lo ignorò: - Draco era sconvolto quando è
piombato da noi dopo che ha trovato la casa vuota e nessun segno che indicasse
dove fossi andato –
- Nessun…
cosa? – domandò Harry.
- Nessun
segno, Harold – ribadì Dana.
Harry si
rivolse a Draco: - Il biglietto? Non l’hai trovato? –
Draco
sbuffò: - Molto esplicativo, quel biglietto. Era vuoto, come avresti voluto che
lo interpretassi? –
- Vuoto? -
Vuoto. Ma a
Gary aveva detto di scrivere…
Ah, certo.
L’ennesima
bugia.
Scosse la
testa: - Avevo chiesto a Gary di scriverci dove fossi ma evidentemente non… non
l’ha fatto –
Draco lo
guardò con preoccupazione, ma prima che potesse dire alcunché Richard li
interruppe: - Gary? Eri da Gary? – sembrò quasi allegro – Ecco perché
Draco era così furioso! -
Già, chissà
quanto era sconvolto Draco quando non l’aveva trovato, riflettè Harry. Povero
Draco. Istintivamente ricercò la sua mano, trovandola immediatamente e la
strinse.
- Non
credevo fossi così geloso, Draco – continuò Richard, strizzandogli l’occhio.
Harry
scosse lentamente la testa: - Non è per gelosia, Richard –
- Come, non
capisco… -
- Harry… -
Harry
poteva immaginare i due coniugi sedutigli di fronte: Dana, con i suoi capelli
ramati e gli occhi verdi, stava di certo attendendo la sua risposta con quieta
curiosità. Dana era così, quieta come un ruscello di montagna che zampilla
acqua pura in mezzo ai sassi sferici del letto fluviale, una purezza che si
rifletteva nella dolcezza delle sue parole, sempre pacate, e nelle sue
espressioni, sebbene Harold non le avesse mai visto susseguirsi sul suo viso
ovale e pallido.
Più volte
si era trovato a pensare quanto lei e Richard formassero una coppia perfetta: solidità
e serenità, ecco cosa trasmettevano. La famiglia che Harry non aveva mai avuto.
Richard,
con i suoi morbidi capelli castano chiaro e gli occhi color caffè, lo superava
di una buona spanna, questo lo rendeva alto quanto Draco… chissà che effetto
gli avrebbe fatto vederli in piedi uno accanto all’altro.
Due persone
così diverse.
Richard era
come Dana, come un ruscello di montagna, solo dal getto più forte, più vitale,
vigoroso come l’acqua nell’atto di colpire e travolgere, non trasmetteva solo
tranquillità, ma un senso di protezione. Lo aveva sentito spesso quando era da
loro a cena, o quando lo accompagnava in città. Richard trovava naturale
proteggere le persone, soprattutto gli amici.
Amici… già…
Si prese
del tempo per riflettere sulla risposta da dare a Draco, eppure sapeva bene che
era completamente inutile, il flusso di pensieri di interruppe a metà,
lasciando da parte le sue solite congetture fin troppo rimuginate e si lasciò
guidare dall’istinto.
Draco aveva
ragione: per un suo semplice errore non doveva rifiutare il mondo
rinchiudendosi nella sua solitudine.
- Puoi
dirglielo – rispose l’altro a bassa voce, seppur senza traccia di incertezza –
a loro puoi dirlo -
- Dirci
cosa? -
Draco lo
raccontò, tenendo la mano di Harry per tutto il tempo, ed osservando il rossore
che si stava propagando sulle gote del moro per tutto il tempo della narrazione
– era imbarazzo di dover confessare la sua debolezza? O forse semplice disagio?
–, nettamente in contrasto con l’orrore sul viso di Dana e la rabbia
progressiva su quello di Richard.
Al termine
del racconto Dana dovette mettere una mano sulla coscia di Richard per
calmarlo, altrimenti si sarebbe alzato in piedi e chissà cos’altro.
- Harold…
mi dispiace tanto! – esclamò infelicemente Dana mordicchiandosi poi il labbro,
affranta – Non avrei mai creduto che Gary… insomma… ma tu stai bene? – domandò
con premura. Cercò di non soffocarlo, ma desiderava davvero fare qualcosa,
anche prendergli la mano e fargli capire che lei era lì per qualsiasi cosa,
purtroppo doveva cercare di tenere a bada il marito, altrimenti si sarebbe
trovata moglie di un uomo condannato all’ergastolo.
- Non
preoccuparti, Dana, è tutto passato, Draco è… è arrivato in tempo -
- Oh, Draco
– esclamò Dana rivolgendosi al biondo con un tale sollievo da farlo quasi
sorridere – per fortuna sei arrivato tu! -
Non disse
altro, perché conosceva l’orgoglio di Harold, ma capì, dall’espressione sul suo
viso, che era sceso a patti con quella brutta esperienza. Quasi sentendosi
osservato, intuendo ciò che Dana stava pensando, le rivolse un piccolo
sorrisino.
- Era per
questo che hai detto quelle cose a Gary prima? – domandò Richard a denti
stretti, pronunciare il nome dell’altro quasi come se volesse masticarlo e
martoriarlo con i denti, così arrabbiato e deluso da dimenticarsi del cenno di
intesa che aveva scambiato con Draco prima sul tacere.
- Richard!
– lo rimproverò aspramente Draco.
-
Tranquillo… - Harry gli fece un piccolo sorriso – ho sentito la macchina
allontanarsi -
- Mi
dispiace -
- Non
preoccuparti – lo rassicurò Harry – non fa niente. Non avevo molta voglia di
vederlo -
- Io vorrei
farlo a pezzi, pensa un po’… - borbottò a mezza voce Draco.
Richard gli
rivolse uno sguardo: - Credo che ho anche io quel desiderio… -
- Ora però
tenete a bada il vostro desiderio di apparire macho, per favore! – sospirò Dana
per alleggerire l’atmosfera.
- Ma
tesoro, non … -
- Oh, sono
perfettamente d’accordo con te, Richard, se incontrassi Gary per strada uno
schiaffo non glielo risparmierebbe nessuno ma adesso non mi sembra il caso di
parlare di queste cose… - immaginò che Harold fosse ancora scombussolato per la
vicenda, sebbene non sconvolto dalla stessa. Si stava riprendendo, ma non era
il caso di assillarlo con piani di vendetta. Richard e Draco protestarono e
Dana alzò gli occhi al cielo – Uomini! -
- Vorrei
farti presente, Dana, che anche io sono un uomo. Potrei offendermi –
puntualizzò divertito Harry. Aveva capito l’intento di Dana di spostare la
conversazione sul piano meno serio e più faceto, cercando di non fargli pesare
la situazione passata. Ne avrebbe parlato con Richard a casa, forse avrebbe
sollevato la questione anche con Draco, ma non con Harry, era troppo sensibile
per farlo. Apprezzò quella sua caratteristica e si trovò felice della sua
scelta di mettere al corrente i due amici, il loro sostegno contava molto per
lui.
Dana
sorrise, stando al gioco: - Harold, tu sei uomo sensibile, mica un violento
come questi due…! –
- Violento?
– esclamò Draco inarcando un sopracciglio. L’irritazione che aveva provato a
ricordare la brutta esperienza di due giorni prima scemò nell’isyante in cui
Harry pronunciò quella mezza battuta. Non stava incassando quella brutta
esperienza, no, stava imparando da questa e stava attenendosi alla loro
conversazione: stava rinascendo, poco a poco. – Avresti dovuto vederlo che
pugni che mi tirava a scuola! – Harry gli rifilò un pizzicotto per gioco –
Visto? Un violento –
- Sono
sicura che i pugni che ti ha dato sono stati del tutto meritati – replicò pacatamente
Dana.
- Eccome! –
approvò Harry con un ghignetto sul viso. Quel ghigno, così scherzoso, fece
perdere l’ultimo residuo di rabbia anche a Richard. Non l’aveva mai visto così,
Draco stava davvero compiendo un miracolo. Rilassò i tratti del viso e Dana gli
scoccò un sorriso. Era ancora furioso con Gary, ma la sua rabbia avrebbe potuto
aspettare – Draco era un bastardo arrogante a scuola! -
- Beh,
questo è vero – confermò Draco per amor del vero.
I tre
scoppiarono a ridere, Harry si allungò per dargli un piccolo bacio sulla
guancia, niente di profondo, ma trasmise a tutti una sensazione quieta di
affetto e tenerezza. L’Harold che Richard e Dana conoscevano non l’avrebbe mai
fatto ma ora, evidentemente, molte cose erano cambiate.
Draco,
sebbene preso in contropiede a quella dimostrazione di affetto pubblica,
protestò: - Se vuoi scusarti delle brutte parole che hai usato prima, potresti
darmi un bacio come si deve! –
Oh sì,
voleva essere coccolato anche lui…
- Ma se hai
cominciato tu! Ora non fare il furetto alla ricerca di attenzioni! – Harry non
finì nemmeno la frase che scoppiò in una risata così spensierata che gli altri
tre sentirono incurvare le labbra in risposta.
- Spero che
ti ci strozzi! – grugnì Draco.
Harry non
smise di ridere, allora Richard domandò, curioso: - Perché ‘furetto’? –
Il moro
riuscì a placare le risa abbastanza per poter rispondere, ma mentre apriva la
bocca per rispondere ‘uno scherzo a scuola’, Draco gliela tappò
preventivamente: - A cuccia. Non vorrai finire nei guai con me più di quanto tu
non sia già, vero? –
Harry
sorrise dietro quella mano, sentendosi circondato da un’atmosfera così
spensierata da renderlo euforico, non a disagio, malgrado la straordinarietà
dell’evento: era nella sua cucina con Draco e due amici a ridere e scherzare.
Cosa voleva
di più?
Continua…
Mistress
Lay
Elucubrazioni
post-capitolo:
generalmente non mi piace utilizzare l’idea dell’anello come regalo, almeno non
per le mie fic – in quanto alle altre sono di norma un’inguaribile romantica –,
essendo un’idea molto usata e non originale. Eppure, i regali come dovrebbero
essere? Alla fine si ricade sempre sui soliti cliché… inoltre la mia nee-san in
spirito Astaroth, da brava manipolatrice qual è, mi ha esposto dieci ragioni
per le quali invece sarebbe stato giusto uno scambio di anelli in questo
frangente, chi sono io per oppugnarmi alla logica? >< Come spesso accade,
però, non sempre la logica si sposa con le mie idee malate… U.U Vero che non mi
uccidi Ast adorata? *Miss si va a nascondere in un remoto angolo dell’universo*
Tra una
cosa e l’altra alla fine mi sono pescata l’aggiornamento… sono riuscita a
recuperarlo oggi nonostante condizioni avverse… XD
Vi assicuro
la fine di questa fic ad Agosto (e questa volta mi sono decisa a segnalare la
lunghezza della fic accanto al titolo…).
Naiad26(grazie tesoro! ^//^ scusa
sull’altro sito ho fatto un disastro!), Moony9 (ah sì, la sinestesia era
proprio voluta… ero certa che l’avresti colta! XD), Heris
(oh my… Ysy… così mi
lasci senza fiato, altrochè! *//*), Kira Hashashin (dì la verità,
SisSly, proprio non te lo aspettavi che Harry avesse smesso di… come dicevi? Ah
sì… sbattere la testa contro un muro di piombo e prendendoci pure gusto.
U.U Quando si dicono miracolo… addirittura ringraziare Gary?), Astaroth (XD
mi vuoi ancora uccidere?), Francesca Akira89 (scrivo come Dickens? O.o),
ice90 (ah no, se Draco mi finisce in prigione cosa succede con Harry?
XD), alicesimone (salvata in corner dici? Wow me la sono scampata bella…
XD ah, non dirmi niente… mi finisce pure slib, che crudeltà! – e dovrei
prendermela solo con me, lo so – ^^), Ina (ah, sono felice che ti sia
piaciuto *__*), Draco Malfoy (beh… spero davvero di continuare così
allora ^////^), nicodora (slib mi mancherà un sacco… non hai idea… ç_ç
sono sempre in crisi quando si tratta di terminare qualcuna delle mie fic! Però
sono molto felice se leggerai qualche altra mia fic… *___*), Captain,
Vampire_and_Witch (2), James_Prongs, Noctumbrial,
mara_star
(Credo proprio di non aver mai ricevuto una
recensione così, ti assicuro. Sì, ogni mia fic – o quasi – è proprio come un
figlio XD slib in particolare: c’è davvero molto di me in questa fic, molto,
quindi sono doppiamente onorata del tuo commento: ecco, sono orgogliosa di
essere riuscita a trasmettere quello che volevo comunicare tramite i miei
soliti rigiri di parole, ma il merito va tutto alla fic che, miracolosamente,
si scrive da sola, raccogliendo pezzi delle mie esperienze e quello che sento.
Mi fa piacere, inoltre, riuscire a suscitare il desiderio di ‘scavare più a
fondo’. Inutile dire che ho una specie di fissazione per esplorare fino al
parossismo il lato psicologico dei pg… più che una virtù mi sembra
un’ossessione XD Risparmierei un sacco di giri di parole se non lo facessi ma
le abitudini sono dure a morire… non potrà accadere mai. Avevo cominciato a
scrivere una fic originale ma era diventata un progetto troppo ambizioso,
troppo esteso, e ho lasciato perdere, dal momento che non ho avuto molto tempo per
me in questo ultimo periodo (a proposito, la maturità è andata bene! XD) e per
scrivere un libro… se continuerete a ripetermelo temo che prima o poi lo
scriverò davvero! XD Beh, mi piacerebbe, ma non credo che potrei dedicarmici
come vorrei, troppi impegni. Mai dire mai… chissà XD Ma non credo proprio che
sarebbe il fenomeno letterario della stagione, forse un libro che passa
inosservato nelle librerie.
La mia
nuova fic chissà quando verrà postata XD E’ molto complessa (come se non
scrivessi mai fic complesse… sigh ><) E’ una thriller, nientemeno. Mi
farebbe davvero molto piacere se la leggessi ma non è un granchè (sebbene ne
abbia scritto solo un capitolo e mezzo). Non ho letto "Un posto nel
mondo" di Fabio Volo, perché, com’è? Un bacio!
Commentate,
eh!
Miss