Anche se in ritardo… Buona Pasqua! Scusatemi se vi ho
fatto aspettare qualche giorno in più, ma sono stata un po’ presa anche io,
inoltre lo studio non aiuta ahimè!
Volevo comunicarvi che ho aggiornato anche la mia fan
fiction sulla New Generation (se interessati, le coppie sono JamesDominique, ScorpiusAlbus. Qui il link al
primo capitolo: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1111818&i=1
).
Siamo ormai a pochi capitoli dalla fine di Father e già sto piangendo. Che cosa farò dopo che tutto
sarà finito? Come farò a stare senza il mio Alistair? Beh… chi vivrà vedrà!
Il prossimo capitolo lo avrete per giugno, visto che ho
due esami da dare a maggio e non so quanto riuscirò a scrivere.
Lo so, i capitoli si sono accorciati drasticamente, ma
sono molto più intensi e difficili da scrivere.
Volevo inoltre avvisarvi che per rendere più reale questo
capitolo ho riportato un pezzo tratto da “Il Principe Mezzosangue”.
Beh… non mi resta che augurarvi buona lettura!
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Chapter XLII:
Severus, please
“Severus… please”
“Avada Kedavra!”
-Harry Potter and the Half-Blood Prince-
Alistair
era profondamente addormentato: quel giorno aveva smontato dal turno di notte
al San Mungo –ospedale in cui stava facendo ancora del tirocinio-. Come negli
ultimi mesi, il suo sonno non era per nulla tranquillo, anzi: era agitato e
dominato dagli incubi. Continuava a rivivere la cerimonia in cui era diventato Mangiamorte, il momento in cui aveva lasciato Hermione,
vedeva la donna amata morire e persino suo fratello perire per mano dell’Oscuro
Signore.
Iniziò
a sudare e si svegliò di soprassalto, urlando, quando si sentì letteralmente
bruciare. Deglutì a fatica e portò la mano a grattarsi l’avambraccio sinistro.
Ritrasse immediatamente la mano quando sentì la pelle più calda del normale.
Abbassò lo sguardo, sollevò la manica della felpa e vide che il Marchio Nero
era lì, ben visibile, che bruciava sulla sua pelle. Tutto quello significava
solo una cosa: il Signore Oscuro stava chiamando a rapporto i suoi seguaci e
–purtroppo- lui era uno di quelli.
Si
alzò dal letto e si tolse felpa e maglietta restando a torso nudo. Mise il
tutto nella cesta dei panni sporchi, poi prese una camicia nera e la indossò
abbottonando lentamente ogni singolo bottone. Tolse i pantaloni della tuta e
indossò un paio di jeans, poi mise le scarpe e infine un cappotto nero in pelle.
Afferrò la propria bacchetta e fece un respiro profondo, poi si smaterializzò e
si ritrovò al Malfoy Manor. Come suo solito vomitò,
poi si ripulì la bocca e fece il suo ingresso nel Manor.
Ad
accoglierlo c’era Bellatrix Lestrange.
“Oh
il piccolo Snape è arrivato.” Disse avvicinandosi a lui e dandogli un buffetto
sulla guancia. “Il figlio del codardo.”
“Signora
Lestrange.” La salutò educatamente senza scomporsi
minimamente.
“Muoviti.”
Sibilò la donna. “Il Signore Oscuro aspetta solo te.”
Così
dicendo, Bellatrix s’avviò verso la sala da pranzo. Alistair la seguì e in
pochi attimi si ritrovò al cospetto del più grande mago oscuro di tutti i
tempi.
“Signore.”
Lo salutò inchinandosi.
“Alistair.”
Disse Voldemort. “Che piacere rivederti. Ho saputo che il tuo tirocinio è
andato splendidamente.”
“Sì,
signore. E’ stata una grande opportunità per cui le sarò sempre grato.”
“Ottimo,
ottimo.” Annuì rigirandosi la bacchetta tra le dita guardando quasi divertito
il ragazzo. “E’ giunta l’ora della tua prima missione. Hai dimostrato grandi
abilità nella medimagia e di questo ne abbiamo
bisogno.” Fece una lunga pausa durante la quale Alistair non distolse mai gli
occhi da quelli dell’uomo. “Ma ora devi dimostrare che sei un mio servo
fidato.”
“Sono
al suo servizio, mio Signore.”
“Bene.
Molto bene, Alistair.” Annuì compiaciuto. “Questa sera ti recherai a Hogwarts
insieme a Bellatrix e altri miei seguaci.” Un ghigno apparve sulle sue labbra.
“Questa notte Silente morirà.”
I
loro passi rimbombavano per le scale della torre di Astronomia, quel luogo che
Alistair amava tanto e che ora sarebbe stata la scena di un delitto. Il cuore
del giovane Snape batteva all’impazzata e temeva di crollare da un momento
all’altro. Ciò che però non sapeva, era che dall’esterno sembrava di ghiaccio,
come se nulla potesse scalfirlo.
Pochi
attimi e sbucarono sui bastioni, tutti e cinque.
“Silente
in trappola!” Esclamò Amycus Carrow,
uno dei Mangiamorte incaricato per quella missione,
rivolgendosi alla sorella Alecto. “Silente disarmato,
Silente solo! Ben fatto, Draco, ben fatto!”
“Buona
sera, Amycus.” Lo salutò Silente. “E hai portato
anche Alecto: incantevole.”
Anche
la donna al fianco di Alistair ridacchiò, rabbiosa.
Com’era
possibile che Silente fosse così tranquillo? Diamine, era ben consapevole che
stava per morire. Da un momento all’altro sarebbe arrivato suo padre e avrebbe
posto fine alla sua vita, ma a quanto pareva non gl’importava più di troppo.
“Credi
che le tue battutine ti aiuteranno sul
letto di morte?” Lo dileggiò Alecto.
“Battutine?
No, no, queste sono buone maniere.” Ribattè Silente.
“Fallo.”
Ringhiò Fenrir Greyback, il
lupo mannaro.
Alistair
era semplicemente disgustato da ognuno di loro, dal primo all’ultimo. Se solo
avesse potuto, li avrebbe uccisi tutti. No, non è vero: non era un assassino,
non sarebbe stato in grado di farlo. Li avrebbe solo rinchiusi da qualche
parte, impedito loro di smaterializzarsi e buttato via la chiave. Non sarebbe
nemmeno stato in grado di uccidere il Signore Oscuro.
“Tu,
Fenrir?” Chiese Silente.
“Proprio
così.” Rispose l’altro con voce stridula. “Contento di vedermi, Silente?”
“No, non posso dire di esserlo.”
Fenrir sorrise scoprendo i denti
appuntiti e del sangue gli colo sul mento, poi si leccò le labbra lentamente.
“Però
sai quanto mi piacciono i ragazzi, Silente.”
“Devo
dedurre che adesso attacchi anche senza la luna piena? Questo è del tutto
insolito. Hai sviluppato un gusto per la carne umana che non può essere
soddisfatto una volta al mese?”
“Già.”
Affermò. “Ti sconvolge, questo, Silente?”
“Sta’
zitto!” Intervenne con un ringhio Alistair. “Per Salazar, Greyback,
sta’ zitto. Sei abominevole.”
“Chi
abbiamo qui?” Domandò Silente. “Anche il giovane Snape?”
“Già.”
Rispose con una smorfia disgustata Alistair, serrando le dita attorno alla propria
bacchetta.
“Che
sorpresa, davvero. Uno studente così brillante…”
“Ciò
che faccio non è affar suo.” Sibilò.
“Oh
ma che importa di che studente era? Ora fa parte del nostro gruppo.” Ghignò Greyback. “Sai, potrei averti come dessert…”
“No.”
Intervenne Antonin Dolohov
con tono secco. “Abbiamo ricevuto degli ordini. Deve farlo Draco. Ora, Draco,
sbrigati.”
Draco
era meno sicuro che mai e fissava Silente terrorizzato, che era ancora più
pallido e molto più basso del solito poiché era scivolato lungo la parete del
bastione.
“Non
gli resta comunque molto da vivere.” Esclamò Amycus.
“Guardatelo… che cosa ti è successo, Silly?”
“Oh,
meno resistenza, riflessi più lenti, Amycus.” Rispose
Silente. “La vecchiaia, insomma. Un giorno forse succederà anche a te… se sarai
fortunato.”
Alistair,
tra sé e sé, non poté trattenere un sorriso, che subito mascherò con una
smorfia.
“Vogliamo
muoverci? Ci stiamo mettendo troppo.” Intervenne il giovane. Ma dove diavolo
era suo padre?
In
quel momento dal basso salirono degli scalpiccii e una voce gridò < Hanno
bloccato le scale! Reducto! REDUCTO! >.
“Ora,
Draco, presto!” Ripetè rabbioso Antonin.
Ma
la mano di Draco tremava tanto che a fatica riuscì a prendere la mira. Alistair
trattenne il respiro e si avvicinò all’amico, andando a posare la mano sulla
sua.
“Andrà
tutto bene, Draco.” Sussurrò soltanto.
“Levatevi
entrambi!” Sbottò Fenrir. “Lo farò io.” Disse
avanzando verso Silente con la mano tesa e i denti scoperti.
“Ho
detto no!” Gridò Antonin.
Ci
fu un lampo di luce e il lupo mannaro fu scaraventato lontano; urtò contro i
bastioni e barcollò, furente.
“Ma
che diavolo fate?!” Esclamò Alistair. “Siete per caso ammattiti?”
“Draco,
fallo o spostati. Uno di noi…” Strillò Alecto, ma in
quel preciso istante la porta si spalancò ancora una volta.
Alistair
si voltò e vide il padre comparire con la bacchetta in mano. Chiuse un attimo
gli occhi e a stento trattenne le lacrime, poiché sapeva cosa stava per
succedere.
“Abbiamo
un problema, Snape.” Disse Amycus senza distogliere
da Silente lo sguardo e la bacchetta. “Il ragazzo non sembra in grado…”
In
quel momento, però, qualcun altro pronunciò il nome di suo padre, con dolcezza.
“Severus…”
Alistair
deglutì a fatica, il cuore che martellava nel petto. Perché proprio lì? Perché
sulla torre di Astronomia? Perché Silente s’era fatto cogliere così di
sorpresa? Perché era successo tutto quello? Perché diavolo non era scappato?
La
cosa che più atterriva Alistair era che per la prima volta in vita sua aveva
sentito Silente supplicare.
“Papà…”
Si ritrovò a sussurrare, ancora vicino a Draco.
Severus
non rispose. Avanzò e spinse rudemente i due ragazzi di lato. I tre Mangiamorte si ritrassero senza una parola: perfino Fenrir era intimorito.
Severus
scrutò per un attimo Silente, e incisi nei suoi duri lineamenti c’erano
disgusto e odio.
“Severus…
ti prego…”
Sollevò
la bacchetta e la puntò contro Silente.
“Avada Kedavra!”
Uno
zampillo di luce verde schizzò dalla sua bacchetta e colpì Silente in pieno
petto.
Alistair
raggelò e impallidì nel vedere Silente scagliato in aria: per un istante parve
restare sospeso sotto il teschio lucente, e poi cadde lentamente all’indietro,
oltre le merlature, come un’enorme bambola di pezza, e scomparve.
Pochi
attimi e sia Alistair che Draco vennero afferrati per il colletto e spinti
oltre la porta.
“Fuori
di qui, sbrigatevi.”
Erano
passati ormai giorni dalla morte di Silente e Alistair e Severus avevano dovuto
lasciare la loro casa a Spinner’s End: molto
probabilmente gli auror li avrebbero cercati lì.
Per
questo Alistair aveva momentaneamente abbandonato l’Inghilterra ed era tornato
in Francia, con grande stupore di Jerome. Il francese non aveva detto niente,
lo aveva semplicemente accolto vedendolo pallido, tremante e terrorizzato.
Ovviamente
le voci della morte di Silente erano giunte anche in Francia e Jerome credeva
fosse per quello che Alistair era tornato: non immaginava minimamente che fosse
lui uno degli artefici della morte del grande mago.
Steso
sul letto, Alistair era raggomitolato su se stesso a piangere. Da quando era
successo tutto, ancora non si era lasciato andare per paura di tradirsi ma
adesso che era solo poteva farlo liberamente. E fu così che le lacrime avevano
iniziato a rigare il suo viso.
Si
sentiva vuoto, si sentiva perso, si sentiva uno schifo, voleva solamente
scappare il più lontano possibile. Si sentiva responsabile di tutto.
Che
cosa sarebbe successo ora che Silente era morto? Non aveva idea di ciò che
avrebbe fatto, Silente non gl’aveva dato indicazioni. Ora doveva solo stare
agli ordini di suo padre e del Signore Oscuro. Ma come avrebbe fatto a capire
che era giunto il momento di ribellarsi? Quanto sarebbe durata quella maledetta
guerra?
Alistair
non sapeva rispondere a nessuna di queste domande e tutto ciò non faceva che
aumentare la sua angoscia.
Se
solo avesse potuto, Alistair Snape sarebbe sparito.