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Autore: ___Lilith    22/04/2014    9 recensioni
[Storia con contenuti omosessuali, se siete omofobi, siete pregati di non leggere]
Dublino, Mika e Marco, X-Factor, camicine troppo strette e occhi troppo profondi... l'inizio di una lunga storia d'amore che dovrà attraversare mille ostacoli dovuti ai sempre pungenti pregiudizi della gente.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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12. No hope, no love, no glory, no happy ending.



Durante tutto il tragitto per arrivare all'aeroporto Michael non riuscì a non pensare a Marco. Cosa era successo tra di loro non lo aveva ancora capito, sapeva solo che il ragazzino lo aveva lasciato e che era giusto così.
Quando arrivò, dovette fare una corsa per raggiungere in tempo la sala imbarco e non perdere il volo. Con le lunghe gambe che si ritrovava riuscì ad arrivarci giusto in tempo.
Si imbarcò e raggiunse il suo posto. Quando la voce metallica proveniente dall'altoparlante annunciò che il volo stava per decollare, Michael ebbe l'istinto di alzarsi e scendere da quel maledetto aereo. Non voleva andare via, voleva tornare dal suo Marco.
Ma Marco non era suo, e lui doveva partire. Forse stare un po' lontani li avrebbe aiutati a capire ciò che provavano.
Appoggiò la testa sullo schienale del sediolino. Estrasse dalla tasca dei suoi pantaloni un paio di cuffiette e l'mp3. Mise gli auricolari nelle orecchie e premette il tasto "play". Si immerse nella melodia e nelle parole di quelle canzoni, lasciando che la musica riempisse quel profondo vuoto che aveva dentro il suo cuore.
Pochi minuti dopo l'aereo decollò. Puntò lo sguardo fuori dall'oblò. Sotto di lui si ergeva la possente e bellissima Milano. E man mano che i secondi passavano si faceva sempre più lontana, fino a scomparire del tutto dal suo campo visivo.
Quando aveva messo piede in quella città era ancora innamorato follemente di James e non avrebbe mai pensato che un paio di occhi color cioccolato lo avrebbero intrappolato in una prigione impenetrabile, per poi rilasciarlo dopo averlo torturato per bene.
Credeva che sarebbe stato tutto il tempo occupato a prepararsi per quella nuova avventura che lo aspettava, non si sarebbe di certo immaginato che invece avrebbe passato ogni momento della sua vita a pensare a quel sorriso smgliante che lo aveva abbagliato.
Ma poi agli Home Visit era cambiato tutto. Ricordava ancora il tessuto azzurrino della camicina che fasciava il suo petto e i bottoni troppo stretti che sembravano voler cedere alla pressione degli addominali. Ricordava quelle sottili labbra contratte in un meraviglioso sorriso, i suoi occhi profondi come un oceano e infiniti come l'universo, le sue gote leggermente arrossate mentre gli parlava... ricordava tutto, ogni singolo istante, di quel fottuto giorno.
Ripercorse man mano tutte le tappe della loro storia. I piani contorti che aveva fatto pur di rivederlo e quando, sopraffatto dalla passione, lo aveva baciato e lui era scappato, quando poi il ragazzino era tornato e lo aveva 'assalito', quando il riccio gli aveva messo pressione e lui era scappato di nuovo, ma poi alla fine avevano fatto l'amore insieme, quando il più piccolo aveva preso l'iniziativa e lo aveva domato come nessuno aveva mai fatto e quando, infine, era scappato ancora una volta.
La loro era stata una storia ricca di alti e bassi. Sembrava che l'unica cosa che sapesse fare quel ragazzo era scappare. E Michael era stanco ormai di rincorrerlo.
Lo amava più di ogni altra cosa al mondo, ma era inutile continuare questo strano gioco. Se lui voleva scappare, lo avrebbe lasciato fare. Se aveva mai provato qualcosa quando era stato con lui, non gli avrebbe detto quelle cose, non guardandolo negli occhi. Ed ora era finita, per sempre.
Eppure il sapore amarognolo di quella bocca era ancora stampato sulle sue labbra. E non aveva alcuna intenzione di voler scomparire. Sarebbe stata dura dimenticarsi di lui. Probabilmente non ci sarebbe mai riuscito.
Per quanto riguardava James, sapeva benissimo cosa fare. Gli avrebbe detto tutto. Gli avrebbe rivelato che lo aveva tradito e che si era innamorato e non aveva più senso continuare la loro storia perché, anche se Marco non lo ricambiava, il suo cuore apparteneva solo a lui. Non sapeva se ne sarebbe uscito vivo, ma non aveva senso continuare a mentirgli, James non lo meritava.
Si era comportato in modo orribile, lo sapeva, ma se fosse tornato indietro avrebbe rifatto tutto, semplicemente per provare ancora quella sensazione di felicità che aveva sentito ogni volta che era stato con quel ragazzino. Era stato bene con lui, peccato che fosse durato troppo poco.
Con Marco aveva provato delle emozioni così immense che, se qualcuno gli avesse chiesto di descriverle, non avrebbe saputo quali vocaboli usare. Probabilmente non esistevano parole tanto meravigliose da poter esprimere quei sentimenti. Ciò che sentiva per Marco era indescrivibile, incomparabile.
Poche ore dopo, la stessa voce che aveva annunciato il decollo del volo, avvertì i passeggeri dell'imminente atterraggio. Era arrivato a Londa ormai.
Sapeva che, come al solito, in aeroporto c'era ad aspettarlo James. Sicuramente era nella sala imbarco, seduto su una delle tante sedie, a torturarsi le mani per l'ansia di rivedere il compagno. E già si immaginava il gigantesco sorriso che si sarebbe materializzato sulle sue labbra appena lo avrebbe scorso tra la folla di gente che scendeva dall'aereo. Peccato che quel sorriso gli sarebbe stato presto portato via dalla stessa persona che glielo aveva procurato.
Scese dall'aereo a testa bassa. Non voleva incontrare gli occhi azzurri e carichi di amore di James.
- Mika! - urlò qualcuno. Quella voce dolce e sensuale non avrebbe potuto non riconoscerla. Alzò lo sguardo. James era a pochi passi da lui.
Sul viso aveva quel sorriso brillante e carico di vivacità che Michael tanto adorava. Ed era pieno di amore, quello vero. Quello che Marco probabilmente non aveva mai provato per lui, lo stesso che invece il riccio sentiva per il ragazzino. Ed era per lui. Sì, quel sorriso straripante d'amore era per Michael.
Il cuore gli si bloccò in petto per qualche secondo. Come aveva potuto innamorarsi di Marco? James lo amava, e lui non aveva spauto far altro che tradirlo. Si faceva schifo. Era una persona orrenda, un mostro.
Eppure lui non ricambiava più quel sentimento così profondo. Ora nel suo cuore si era insinuato il bel sorrisino di Marco, e da lì non sembrava voler andare via.
- Mi sei mancato tantissimo - disse, gettandogli le braccia al collo. Michael non si era neanche accorto che il biondino lo aveva raggiunto.
Era fermo, bloccato tra le sue braccia. Sembrava un rigido pezzo di legno impalato in quel punto.
- Anche tu - riuscì a dire. Ma nella sua voce non c'era la stessa enfasi che aveva invece James nei suoi confronti.
Mentre lui continuava a stringerlo, Michael continuava a pensare a Marco. Era lui che amava, era tra le sue braccia che voleva stare.
James lo liberò dal suo abbraccio. Lo guardò per alcuni secondi negli occhi sorridendogli.
Quei due occhioni azzurri freddi come il ghiaccio non erano nulla in confronto a quelli teneri e caldi di Marco. Una volta era innamorato pazzo di quei due diamanti, e forse lo era ancora, ma adesso desiderava perdersi solo nelle due pozze scure del ragazzino.
E, un secondo dopo, si ritrovò le carnose labbra del biondino appiccicate sulla sua bocca. Lui lo baciò con enfasi, come faceva ogni volta che lo rivedeva dopo tanto tempo.
E in quel bacio ci mise tutto l'amore che provava ancora per il riccio. Ma su quelle labbra non c'era lo stesso sapore di quelle di Marco. Non c'era quel gusto dolce-amaro che era ormai diventato una droga per il libanese.
Incapace di opporsi, Michael lo ricambiò. Sembrava quasi che il biondino sapesse cosa stava per dirgli e volesse dimostrargli che, nonostante tutto, lui lo amava ancora alla follia.
- Qualsiasi cosa sia successa lì in Italia, ti prego non lasciarmi - disse, interrompendo il loro bacio.
Michael non sapeva che dire. Quella era una supplica, e lui non aveva la forza di lasciarlo.
- Oh James... - posò una mano sulla sua guancia e iniziò ad accarezzarla con il pollice, - se solo sapessi quello che ho fatto, saresti tu a lasciarmi. -
- Non m'interessa. Ciò che è successo in Italia, rimarrà in Italia. Io ti amo e sarei disposto a perdonarti tutto. Questi giorni sono stati i più brutti della mia vita. Io non posso vivere senza di te. -
Osservò quel viso dai tratti duri di James. 'Non si addice per niente al suo carattere' pensò.
- Tu non meriti... - cercò di ribattere Michael, ma il biondino gli posò una mano sulle labbra, interrompendolo.
- Shh - disse, - mi ami? - chiese poi.
- Sì, ma non... -
- Solo questo conta - lo interruppe ancora, - il resto non m'importa. -
- Ma devi sapere che io ti ho... -
- No. Non voglio sapere nulla. Ho bisogno solo del tuo amore. -
- Ma è proprio questo il problema. -
- Hai detto di amarmi - ribattè il biondino.
- E ti amo. Ma non è più l'amore che provavo prima. Dopo quello che è successo è cambiato. -
- Beh l'amore è in perenne cambiamento - rispose, - Riproviamoci. Se andrà male, me me farò una ragione. -
Michael restò alcuni minuti in silenzio, riflettendo su ciò che doveva fare. Marco ormai l'aveva lasciato e riprovarci con James non gli costava nulla. Il problema era che si sentiva un mostro dopo quello che aveva fatto. Però James stesso aveva detto che non gli importava niente. 'Beh... Tentar non nuoce' concluse.
- Riproviamoci - acconsentì il riccio.
James sorrise come non aveva mai fatto prima. Il suo viso s'illuminò di una luce nuova, nei suoi occhi c'era tanta speranza, nel suo sorriso tutto l'amore che provava per lui. E Michael finalmente ricordò il perché si era innamorato di lui.
Il biondino azzerò nuovamente la distanza tra le loro labbra. Un nuovo bacio travolse il riccio. E fu intenso, come non lo era mai stato prima con James. Ma, nonostante ciò, le sue labbra bramavano sempre i passionali baci di Marco. Era sempre e solo lui che desiderava...

***



- Hai fatto la scelta giusta, Marco - gli ripeteva sempre Marta quando lo vedeva un po' giù. E il ragazzino ce la metteva tutta per credere che fosse davvero così, ma poi cedeva al rimpianto. 'Perché se è la cosa giusta io sto soffrendo così tanto?' si chiedeva spesso.
Certe volte restava ore intere sdraiato sul letto a ricordare i bei momenti vissuti con Michael e a maledirsi mentalmente per averlo lasciato andare.
'Come hai potuto?! Perché lo hai fatto stupido idiota?!' gli urlava contro il suo cuore, ormai stretto nella morsa d'acciaio del suo dolore.
Se fosse potuto tornare indietro, lo avrebbe fermato e tenuto stretto tra le sue braccia per il resto della sua vita. Ma, purtroppo, ormai l'errore lo aveva fatto. E adesso ne pagava le conseguenze.
Prese il telecomando che aveva poggiato distrattamente da qualche parte sul divano sul quale era seduto e cominciò a passare di canale in canale. Sapeva che Michael quella sera sarebbe stato ospite in una trasmissione, ma non ricordava quale fosse.
Solo quando l'immagine di un ragazzo riccio si materializzò sullo schermo del televisore smise di cambiare canale. Lo aveva trovato.
Lui era seduto ad un bancone di fronte alla presentatrice, che lo stava intervistando proprio in quel momento.
Gli aveva appena chiesto qualcosa riguardo la sua situazione sentimentale. Marco alzò di più il volume della voce e ascoltò attentamente le parole di Michael.
- Ho una relazione da molti anni e sono innamorato, ma l’amore cambia. Prima puoi pensare che una persona sia orribile, poi innamorartene perdutamente. L’amore ha varie fasi e momenti, è in evoluzione continua. Almeno lo è per me che sono in perenne cambiamento. In generale quando l’amore cambia e noi gli diamo la possibilità di cambiare, allora ha una chance di continuare. Io non ho una relazione lunga come quella di mia mamma e di mia zia, ma sono sette-otto anni che stiamo insieme e stiamo continuando - aveva detto il libanese.
"Stiamo continuando, stiamo continuando, stiamo continuando..." quelle parole rimbalzarono più volte tra le pareti del suo cervello. Quindi era tornato con James.
E quello fu come se gli fosse stato puntato un pugnale dritto allo stomaco. Nonostante fosse stato lui stesso ad allontanarlo, a quella rivelazione si sentì male. Un bruciore lancinante avvolgeva il suo cuore.
Ma, in fondo, se l'era cercata.
Quello che gli faceva davvero male, però, era il fatto che ci avesse messo così poco a dimenticarlo, mentre lui, invece, si crogliolava ancora nel rimpianto. Forse non era vero che il riccio lo aveva amato, perché l'amore non svanisce in così poco tempo.
Mentre lui rifletteva, l'intervista era arrivata alla conclusione. Michael ora era in piedi al centro dello studio e stava per cantare.
Una melodia meravigliosa e sublime arrivò ai timpani di Marco. Quando poi ad essa si aggiunse la voce incredibilmente meravigliosa del riccio, gli occhi cominciarono a pizzicargli. Stava di nuovo per piangere.
"Bursting through a blood red sky A slow landslide and the world we leave behind It’s enough to lose your head, disappear and not return again… When I fall to my feet Wearin’ my heart on my sleeve All I see just don’t make sense You are the port of my call You shot and leavin’ me raw Now I know you’re amazing ‘Cause all I need Is the love you breathe put your lips on me and I can live underwater, underwater..."
Quando arrivò al ritornello, Marco fu costretto a spegnere il televisore. Non avrebbe resistito un minuto di più alla streziante angoscia che gli procuravano i versi di qella canzone.
Si accasciò sul divano e tentò invano di addormentarsi, ma passò la notte a rimurginare su tutte le scelte sbagliate della sua vita.

***



Marco vide una lacrima ribelle squarciare la sua immagine riflessa nello specchio. Era passato più di un mese da quando lo aveva lasciato, eppure ci soffriva ancora. Non smetteva di ripetersi quanto fosse codardo e spesso si ritrovava ad imprecare contro se stesso.
Marta era seriamente preoccupata per lui. Stava cominciando a pensare che forse indurre Marco a lasciare il riccio non era stata la cosa giusta. Non se ora era ridotto in quello stato.
Sotto i suoi occhi si estendevano due borse violacee e una barba folta e incolta ricorpiva metà del suo viso. Era una visione oscena. Non riusciva neanche a guardarsi allo specchio per quanto era ridotto male.
Il suo ciuffetto poi non dava segno di voler stare al suo posto. Sembrava un piccolo cespuglio crespo cresciuto selvaggiamente sulla sua fronte.
Marco aprì il cassetto sotto il lavandino e ci frugò dentro con una mano. Quando trovò ciò che stava cercando, lo estrasse e aprì il tubetto di gel.
Lo schiacciò tra le dita e fece uscire il contenuto sul palmo. Lo portò nei capelli e tentò di dare un aspetto quantomeno decente a quella sottospecie di ciuffo che si ritrovava in testa.
Mentre si passava le mani nei capelli, inevitabilmente il suo pensiero deviò su Michael. Nella sua mente passò l'immagine di quando lui gli accarezzava il ciuffo con le sue dita linghe e affusolate, scompigliandolo ancora di più di quanto non lo fosse già.
- Adoro il tuo ciuffetto - gli aveva detto una volta con quel suo amabile accento inglese. Anche quello gli mancava.
Armeggiò con il pettine e con il gel per qualche altro minuto, poi si arrese. Guardò i suoi capelli e un'altra lacrima trapassò il suo volto.
Prese una decisione drastica: voleva rasare quello stupido ciuffo, gli ricordava troppo Michael. E lui doveva liberarsi di qualsiasi cosa legata a lui o quella straziante agonia che lo stava attanagliando dal giorno in cui lo aveva lasciato non sarebbe mai scomparsa dalla sua vita.
Si sciacquò velocemente la faccia e andò in camera a prepararsi. Afferrò le prime cose che gli capitarono sotto mano, una felpa e uno jeans, e se li infilò. Prese il suo cappellino con la visiera e, come al solito, lo mise al contrario, coprendo lo scempio dei suoi capelli.
Uscì velocemente da casa e accese la sua macchina. Partì come un razzo diretto verso il barbiere più vicino. Voleva togliersi quel "peso" il prima possibile.
Quando arrivò, parcheggiò e si fiondò nel piccolo locale. C'erano un paio di persone prima di lui, ma il barbiere, avendolo riconosciuto, gli fece saltare la fila e si occupò subito dei suoi capelli.
- Che taglio vuole signor Mengoni? - gli chiese il barbiere, sorridendogli. - Una spuntatina al ciuffo come al solito? -
Marco scosse la testa. - Il ciuffo deve scomparire completamente. Voglio tagliarlo il più corto possibile. -
- Sicuro? Non credo che... -
- Sicurissimo - rispose Marco con tono duro. Doveva sparire.
Il barbiere prese le forbici e cominciò a tagliare. Marco vedeva i capelli scuri cadere sulla tunica che gli aveva avvolto intorno al corpo per non far sporcare i suoi vestiti e per poco non si pentì di quella scelta.
Al suo ciuffo ci era affezionato ormai. Erano anni che non lo tagliava ed era diventato una parte di sé, del suo essere.
Intorno alla sedia sul quale era seduto si stavano accumulando piccoli mucchietti di capelli. Sentiva il rumore delle forbici e ad ogni taglio sembrava come se una parte di lui lo stesse abbandonando.
Quando il barbiere finì e disse "ecco fatto", Marco non riuscì ad alzare lo sguardo e a guardarsi allo specchio. Voleva prendere i capelli a terra e riattaccarli con la colla.
Aveva fatto un'enorme cazzata, come al solito. Il ciuffo non avrebbe potuto in alcun modo aiutarlo a dimenticare Michael. Il suo ricordo non era sulla sua testa, ma radicato in fondo al suo cuore.
- Allora?! - disse il barbiere, vedendo il ragazzo immobile a fissare il pavimento.
Marco finalmente prese coraggio e si guardò allo specchio. Si portò una mano in testa e sentì i corti capelli pungergli sotto il palmo.
- Non preoccuparti, ricresceranno - cercò di rassicurarlo, notando la perplessità del ragazzo.
Ma non era quello il problema. Il ricordo di Michael che gli scompigliava il ciuffetto la prima e anche l'ultima volta che lo aveva visto era ancora lì. Non sarebbe bastato un inutile taglio di capelli a scacciarlo dal suo cuore.
Ma riuscì a convincersi che quello era solo il primo passo. Ci sarebbe voluto del tempo, ma alla fine sarebbe guarito.
Contemplò ancora la sua immagine priva di quel ciuffetto. 'Ricresceranno' pensò, 'così come lui svanirà pian piano dal mio cuore.'
- Addio per sempre Michael. -

"This is the way you left me, I’m not pretending.
No hope, no love, no glory, no Happy Ending.
This is the way that we love, like it’s forever.
Then live the rest of our life, but not together."



*** THE END ***







#MySpace
Ciao carissimi lettori,
Ed eccoci alla tanta attesa (?) fine di questa sottospecie di storiella.
Non avevo mai pensato di arrivare fino a qui, credevo che avrei abbandonato la ff al terzo capitolo per la scarsità di recinsioni ricevute. E, invece, BOOOM ben 65 recensioni, quasi MILLE visite e la storia è entrata anche tra le 2O più popolari della sezione dedicata a Mika *--* .. Vi AMO. TUTTI.
Bene, adesso iniziamo con i ringraziamenti finali.
Un grazie speciala va a chi ha recensito ogni singolo capitolo, sopportando i miei lunghi ritardi, i miei erroracci, ma che, nonostante ciò ha continuato a segure la storia.
Un grazie va anche a coloro che hanno aggiunto la ff tra le preferite e chi tra le seguite.
Un ringraziamento a chi ha seguito la mia storia dall'inizio e non mi ha abbandonato, ma anche chi mi ha lasciato durante il cammino, chi si è scocciato di leggerla perché forse troppo "pallosa" e per chi ha letto la mia storia, ma rimanendosene in silenzio.
GRAZIE MILLE a tutte quelle meravigliose persone che mi hanno riempito di complimenti e mi hanno dato il sostegno morale per arrivare fino alla fine.
Lo so che probabilmente vi avrò delusi tutti con questo finale strappalacrime, mi dispiace, ma beh prendetevela con il mio stupido cervellino, non con me xDD
Mi mancherete davvero tanto (come farò a sprpavvivere senza le vostre recensioncine ?! xDD) e spero di tornare presto a scrivere una nuova storia su di loro ♥
Okay, ho finito. Adesso sparisco e vi lascio ai commenti (non ammazzatemi, please xDD) ♥
A presto (spero ♥)
Un bacio, quella sottospecie di scrittrice senza cuore chiamata _Lollipop_96
  
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