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Autore: PhoenixQuill    23/04/2014    9 recensioni
Lord Voldemort è morto, durante la Seconda Guerra Magica.
Ma, alcuni suoi seguaci minacciano ancora la tranquillità di casa Weasley e dell'intero mondo magico. Una Long incentrata su una Fremione non proprio semplice, con, gravitanti intorno a loro, GeorgexAngelina, PercyxAudrey e un pizzico di HarryxGinny.
Spero vi piaccia!
Dal capitolo 7:
"Hermione, vorresti uscire con me?" Chiese Fred, a pranzo del giorno dopo. George, colto alla sprovvista, ingerì male il boccone di pane che stava mangiando e, così, iniziò a tossire convulsamente, seguito dalle risatine di Angelina e Ginny.
"Uscire con te, Weasley? E perché mai?"
Mantieni un profilo alto. Mantieni un profilo alto.
"Beh, perché sono affascinante, divertente e tante altre cose che non sto qui a dirti. Perderemmo troppo tempo, sai?" Ghignò e, alzandosi da tavola, continuò: "Fatti trovare pronta per le otto."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Fred Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Angelina/George, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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                                                                                    11 - Cenni d'assenso


"Non se ne parla nemmeno." Fred Weasley, braccia incrociate, guardava dall'alto in basso Hermione. 
"Ho diciotto anni." Sillabò lei. "Sono maggiorenne da un bel po'. Non ho bisogno di qualcuno che mi faccia da balia." 
La ragazza tentò di farsi strada, ma la figura imponente del gemello non le diede altra scelta che quella di rimanere lì e ascoltare. 
"Sei tornata dal San Mungo solo qualche giorno fa. E l'altra notte hai avuto un attacco di panico, ti ricordo." 
Hermione sbuffò. 
"Sono stata colta di sorpresa, va bene? Ma, ti giuro, sono pronta per combattere." 
Fred sollevò gli occhi al cielo, mentre sul suo volto si dipingeva una risata amara. 
"Pensi che verranno da te e ti diranno "Granger, cara, stiamo per Schiantarti!". Oh, ma per favore!" 
Il battibecco continuò per alcuni minuti. Lei, testarda, voleva partecipare all'ennesima ronda che il signor Weasley aveva organizzato; lui, preoccupato, continuava  a dirle che no, era troppo pericoloso. Che il panico avrebbe potuto prenderla in qualsiasi momento. E se lui non fosse stato lì? E se, priva di sensi, fosse trascinata via, come loro prigioniera e torturata, di nuovo?
"Non permetterò che questo accada." Disse, greve. 
Hermione sollevò gli occhi verso di lui. Sapeva benissimo che aveva dannatamente ragione, ma... non ce la faceva. Detestava restare lì, con le mani in mano e aspettare. Aspettare che, dalla porta, facesse capolino la sua testa rossa. 
"Hai già rischiato di morire una volta." 
"E' stato molto tempo fa." 
"Solo tre mesi!" Strepitò lei. 
Fred si passò una mano tra i capelli, privo di speranze. Non l'avrebbe mai convinta, lo sapeva. 
"E anche solo pensare che tu possa... Che tu possa rischiare ancora!" 
"Hermione." 
Il suo cuore quasi perse un battito. L'aveva davvero chiamata per nome? E perché, in quel momento, detto dalle sue labbra, un nome come il suo le era sembrato una delle cose più dolci del mondo?
"Basta preoccuparsi per me." 
Lei inspirò a fondo, prima di posare le mani sui fianchi. 
"Va bene. Resterò qui. Hai vinto." Sospirò, prima di dire: "Ma sta' attento." 
Fred annuì e, presa in mano la prima scopa trovata, la cavalcò per raggiungere gli altri. 
 
 
"Non gliel'hai detto, vero?" 
In una giornata calda come quella, con il vento tra i capelli e l'Incantesimo che Hermione aveva insegnato loro, Fred e George, accompagnati dalla metà dei membri del loro "Ordine personale", come lo chiamava Ginny, volavano fianco a fianco. 
"No." 
"Non ci credo." Ridacchiò George. "Ti sei innamorato di lei." 
Fred non rispose. Non tentò di avanzare giustifiche, di arrampicarsi su specchi oliati. Guardava solo avanti, verso la Londra che aveva imparato ad amare nei suoi scarsi venti anni di vita. Villette a schiera, subito affianco alle case smunte dei poveri. Macchine super lussuose, vicino ai cartoni in cui un pover'uomo si adagiava per la notte. Un muro, che divideva i Babbani scettici dal Mondo Magico. La sua Londra piena di contraddizioni, ma che viveva comunque. Che andava avanti. Anzi, traeva forza dalla sua diversità. Forse, lui e Hermione erano come Londra. Forse, se lei avesse voluto, se lei avesse provato un briciolo di sentimento per lui, avrebbero potuto trarre linfa vitale dalle loro diversità. Lei avrebbe appianato la sua superficialità, lui le avrebbe fatto scoprire che il mondo non era fatto solo di blu, rossi e gialli. Ma che esistevano le sfumature, i tocchi di pennello, i bianchi e anche i neri. Perché, lo sapevano bene, un mondo di colori chiari non esisteva.  Le tonalità scure, cupe, profonde non mancavano mai. E, molto spesso, al pittore piaceva abbondare, con quei colori. 
"Oh, per le mutande a pois di Merlino." Il riso di George si tramutò in un'espressione di vero terrore. "Lo ammetti." 
Fred scosse la testa con un sorriso malandrino. Sì, lo ammetteva. 
"Oh, Morgana. Fino ad adesso lo avevi negato, ma, ma, ma..." L'altro gemello balbettò, prima di poter mettere insieme più di tre parole in una frase di senso compiuto. "Ma ora lo ammetti!" 
"Fred, George." Li richiamò Arthur, dalla sua scopa. "E' qui. Non volete scendere?" 
 
 
Qualche giorno prima, Arthur Weasley si recava al lavoro. Tirò la catenella del WC di fronte a sé e iniziò a vorticare, abituato com'era a fare da anni. 
"Buongiorno, Cattermole." Salutò, con il suo solito sorriso. 
"Arthur!" La voce profonda di Kingsley Shacklebolt richiamò la sua attenzione. 
"Kingsley!" Arthur gli strinse la mano con vigore, felice di averlo incontrato così presto. "Visto che belle giornate? Sarebbero perfette per un pranzo tra di noi, Molly ha det-" 
"Arthur." Lo bloccò lui, prima che potesse dire altro. "Vieni nel mio ufficio." 
La consueta espressione briosa del signor Weasley sparì dal suo volto e, titubante, seguì il neo Ministro fino al piano più basso, da dove comandava tutto. 
L'uomo dovette ammettere che il posto era molto cambiato, da quando era sceso l'ultima volta lì. Non c'erano più porte scure o mattonelle pronte a infilzarti se non riconoscevano il Marchio Nero sul tuo braccio. Ora, l'ambiente era molto più accogliente, nelle sue tonalità marroncine. 
"Ho cambiato un po' di cose." Mormorò Kingsley. "Spero non abbia fatto un pasticcio." 
"Oh, no." Rispose. "E' perfetto." 
L'uomo chiuse la porta dietro di loro e pronunciò, a bassa voce, alcuni incantesimi repellenti. "Sai, per orecchie indiscrete." 
Poi, si sedette sulla sua sedia e incrociò le mani, grave. 
C'era qualcosa che preoccupava la mente di Shacklebolt, ne era sicuro. Ma Arthur non avrebbe saputo dire cosa. 
Subito dopo, con un gesto molto, molto lento, aprì un cassetto della sua scrivania e ne estrasse una busta.
"E' a posto. L'ho controllata con ogni tipo di Incantesimo." 
Arthur osservò la busta. Filigrana abbastanza spessa, nessuna macchia di inchiostro. Doveva essere un tipo meticoloso, il mittente. Forse, un ufficiale. Solo loro avevano quella mania compulsiva per l' ordine. 
Nemmeno Molly arivava ai loro livelli, constatò, con un sorriso. 
Aprì la busta e osservò anche il foglio. Anche quello, molto spesso. Una busta e un foglio fatti per durare e non spiegazzarsi. Sarebbero dovuti arrivare leggibili al destinatario. 
Inforcò gli occhiali e iniziò a leggere. 
 
Domenica prossima, 05:30 p.m., con il suo Ordine personale.
Non mancate, alcuni Babbani potrebbero prenderla male. 
 
In fondo al foglio, era stilizzato un teschio, da cui fuoriusciva un serpente. 
"Sono usciti allo scoperto, alla fine." 
"Penso che ci vogliano uccidere." Sospirò Kingsley.
"E' ovvio che ci vogliono uccidere." 
Arthur rifletté ancora un attimo, prima di esternare i suoi pensieri. 
"Cosa ne pensi?" 
"Penso che abbiamo una talpa. Non so se al Ministero o tra le Forze dell'Ordine. So solo che abbiamo una talpa." 
Kingsley si alzò in piedi e guardò fuori dalla sua finestra, dove, grazie ad un Incantesimo, brillava un forte sole estivo. 
"Cosa proponi?" 
"Dobbiamo combattere. E' la battaglia finale, ne sono abbastanza sicuro." 
 
 
"Quanto vorrei che Hermione fosse qui, ora." Bisbigliò Ron. "Farebbe uno di quei suoi Incantesimi che conosce solo lei e li scoprirebbe in un attimo." 
Nonostante la tensione gli stesse attanagliando le costole, Harry regalò comunque un sorriso al suo amico. 
Il posto, sebbene alquanto soleggiato e aperto, era, in quel contesto, molto lugubre. Non vi erano case, né strutture che dessero prova che chiunque, mago o babbano, avesse messo piede lì. Era un campo aperto. 
I loro nemici sapevano come giocare. Il boschetto che si stagliava di fronte a loro, molto probabilmente, pullulava di Mangiamorte pronti a Schiantarli, nei casi migliori. La tensione era palpabile almeno quanto i loro vestiti, quanto i loro stessi corpi.
"Qualunque cosa uscirà da lì, dovrete stare attenti." 
Bill, bacchetta alla mano, scrutò l'ambiente intorno. Niente che desse prova di pericolo. 
Non c'era neppure più vento, nessun rumore, se non quello di qualche... 
"Stupeficium!" Urlò Harry, puntando la bacchetta nello stesso punto in cui aveva sentito il ramo spezzarsi. 
Altri incantesimi vennero fuori dalla boscaglia, pronti a colpirli. 
E' la fine, pensò Fred. Poi, si ricordò delle parole di Hermione. 
"Sta'  attento."
E' la loro fine, si corresse. 
 
 
Hermione scese in cucina, dove una laboriosa Molly Weasley preparava la cena. 
"Guarda che disastro." Soffiò Hermione, osservando le mappe lasciate dal resto della famiglia Weasley sul tavolo. Ne prese una in mano e notò, con stupore, che non era la solita mappa. No, non era quella con i segnalini di Arthur. 
Era diversa. Rappresentava un grande spazio verde, dove una grafia traballante aveva scritto, nella zona più scura: "Mangiamorte?" 
Nella zona più chiara, il campo aperto, c'erano alcuni puntini. Hermione li contò, uno per uno. 
Uno, due, tre, quattro...
"Molly." Chiamò lei. "Arthur e gli altri fanno una ronda, vero?" 
La signora Weasley sospirò e rispose: "Sì. Ma Arthur non ha voluto che andassi. Ha insistito affinché rimanessi qui. Sai, dice che non c'è più pericolo, per fortuna." 
Dodici, tredici, quattordici.
Voleva dire una sola cosa: anche Kingsley era lì con loro. Ovviamente. Era l'unico a conoscenza delle loro ronde. 
"La battaglia finale." Sussurrò Hermione, impallidendo al solo pensiero. Le nocche delle mani le divennero bianche, tanto stringeva la mappa che aveva tra le mani. 
Stizzita, bisbigliò ancora: "E io devo aspettare." 



-SPAZIO AUTRICE-
Scusate, scusate, scusate l'immane ritardo. Ma, come ho detto anche ad altri, la scuola mi porta via tanto, tantissimo tempo ç_ç 
Spero di avervi incuriosita con questo nuovo capitolo :3
Non so quando potrò postare il prossimo, spero il prima possibile! 
Scusate ancora, e ringrazio, ovviamente, tutti coloro che recensiscono e che seguono/preferiscono/ricordano la mia storia :D
Un bacione a tutti.
PhoenixQuill
 
   
 
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