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Autore: Sux Fans    23/04/2014    2 recensioni
[...]Jillian tirò giù le maniche della felpa e Brian rivide in lei gli stessi gesti di anni prima. Non era una sconosciuta, non era una donna diversa da quella che abitava i suoi ricordi.
-No.. ma io voglio sapere perché. - Brian s'interruppe per un attimo. -Vuoi saperlo? - lei annuì. -Jillian è tornata ad Huntington.-
-Non ti permetterò di trattarla così mai più, semmai succedesse ti ammazzerei con le mie stesse mani. Mark, ti giuro, cazzo, che ti ammazzo..- [...]
Jillian ritorna otto anni dopo al suo paese d'origine e poco è il tempo che impedisce ai suoi vecchi amici di liceo, Brian e gli altri di riunirsi di nuovo nonostante ora non siano più dei ragazzini, ma piuttosto degli adulti con un traguardo lavorativo già raggiunto e vite già avviate. Solo gli amori di un tempo appassiti sembrano essere tornati a punzecchiare qualche nervo scoperto ma anche troppi anni sembrano separare quelle che sarebbero potute essere le facili scelte adesso intrappolate solo in qualche ricordo. Purtroppo non saranno solo questi tormenti astratti il vero problema, ma più concreti legami a frenare i desideri.
Tema dedicato in modo leggero alla violenza sulle donne. 25 Novembre
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Synyster Gates
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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3.

Valary Sanders, capelli platino, nasetto all'insù, sgomberava velocemente il cortile dai vestiti lasciati ad asciugare, mentre l'auto del marito sembrava imboccare lì per lì il viale per rincasare. Era molto rincuorante per lei in quel momento visto la piega che sembrava aver preso il tempo, ma forse, sotto sotto, era quell'aria di tensione che si avvertiva anche in casa, spessa come la lama di un rasoio, che in quei giorni le avevano lasciato non pochi grattacapi per la testa. Non poteva negare a se stessa la convinzione che i ragazzi del gruppo stessero cercando di rimettersi in gioco con un entusiasmo che in realtà non esisteva. Ma quello che Matthew riusciva a fare meglio, aihmè, era sempre negare l'evidenza con un gran bel sorriso. Ma infondo lei lo sapeva che incidere questo nuovo disco era un errore. Era rientrata nell'argomento molte volte, eppure mai era riucita a concludere con un suo pensiero. In casa Sanders il discorso veniva abolito ed era vietato riprenderlo, per il semplice fatto che lui odiasse non avere ragione. Tipo come ammettere che nel vortice di questa sua redenzione stava trascinando i suoi grandi amici.

-Mio Dio! - sentì urlare in modo grottesco, incitandolo con una mano a sbrigarsi a raggiungerla sotto la tettoia di casa quando gli sentì sbattere la portiera del fuoristrada. Valary lo vide arrivare correndo verso di lei a grandi passi, slittando fra le pozzanghere del giardino e tenendo su il cappotto semiaperto fino alla testa per ripararsi dalla pioggia.

-Hai visto che acquazzone improvviso? Per strada non si vedeva più nulla! - la donna lo aiutò a togliersi la giacca fradicia e sorrise per la sua faccia impallidita, interrompendo il rumore della pioggia che scrosciava alle spalle chiudendo la porta.

-Come è andata oggi in sala? - raggruppò di nuovo gli abiti fra le braccia e si diressero in cucina mentre smetteva di guardarlo.

-Stiamo sistemando gli strumenti, ma proprio stamattina si sono presi tutti una pausa. C'è dell'altro caffè? ... - Gliene versò in tazza vedendolo aprire il frigorifero per cercare qualcosa da mettere sotto i denti, riposando poi il termos al suo posto.

- ... A parte Brian. E' rimasto con me fino a poco fa. - Sorseggiò del caffé e si passò una mano fra i capelli un po' umidi poggiandosi alla cucina. Valary alzò lo sguardo verso Matt e si accomodò alla penisola della tavola.

-Davvero? E perché lui era lì allora? - Il giovane fece spallucce.

-E dov'è adesso? -

-Ha detto che aveva un appuntamento. -


***


-CORRI!! - Jillian corse più veloce che potè, stringendo i pugni e mozzandosi il fiato. Ansimando, tossendo e slanciandosi quanto più fosse possibile per lei ed il suo corpo esile. Si strinse il più possibile alle mura del palazzo, si appiattì, sentì il freddo del granito entrarle nelle osse, rabbrividì vergogniosamente evitando di scoprire la testa dal cappuccio della giacca poi vide Brian imboccare in tutta fretta una stradina e lo seguì a ruota, tenendo la testa bassa per impedire ancora i freddi schizzi d'acqua sulla faccia freddi come schegge di ferro. Da quanto stessero correndo era difficile da stabilire, ma sicuramente sembrava da molto, molto tempo. Brian era stato premuroso e quando il cielo aveva incominciato a scatenarsi su di loro l'aveva guidata per dirigersi in tutta fretta altrove. Almeno per raggiungere il centro abitato. Dall'altra parte della strada il fruscio degli alberi era assai meno chiaro e con velocità sentiva anche affievolirsi il forte odore di terriccio ed erba bagnata, che si era comunque invece infangata sulla punta degli stivaletti prepotentemente. I fanali delle macchine si piantarono su di loro e Jillian sussultò per i suoni assordanti dei clacson, con la forza obliqua di una pioggia battente sul loro capo e del rumore scrosciante sull'asfalto. Qualche luce cominciò a farsi nitida ed i suoi occhi si strizzarono per lo sforzo, quando dalla punta del suo piccolo naso una goccia cominciò a scivolarle giù, distratta dallo spavento.

-Togliti di lì! - Jillian zittì alle imprecazioni di un uomo della quale non scorse i lineamenti dall'altra parte del parabrezza e rinvenne sentendo le dita di Brian che si intrecciavano alle sue senza essersene accorta.

-Vieni via dalla strada. - la trascinò con sè e si spostarono in gran fretta appena il cappuccio le ricadde sulle spalle, lasciandola in balia di forti brividi, brividi che avvertì solo dopo, lungo la schiena e fra le labbra. Quando lo vide fermarsi in un punto al riparo si rilassò appena, rantolò semipiegata sulle ginocchia per riprendere fiato e si strinse nelle spalle per il freddo, tossendo.

-Wow, tutto questo non ci voleva proprio. E' stato imprevedibile. - Lo sentì e rise.

-I-io non sopporto la pioggia. - Tremò per il freddo, poi sospirò guardando il fiato addensarsi davanti al viso.

-Sì, lo so. Spero solo non ne avrà per molto, altrimenti sarà un problema tornare a casa. - Tirò fuori dalla giacca di pelle un pacchetto di Marlboro e ne sfilò una sigaretta per portarsela alla bocca.

-Ne vuoi una? Ti scalderà. - Jillian diniegò e sentì solo il rumore dello zippo accendersi e poi chiudersi. Il moro aspirò una boccata di fumo e la gettò via dischiudendo le labbra che Jill continuò a tenere d'occhio.

-Che ti è preso prima? Sei rimasta impalata per strada. - Jillian dall'imbarazzo negò, non sapendo neanche cosa rispondere ad una cosa così stupida che era accaduta.

-Sì, io, cercavo di riprendere del fiato! Che cosa stupida! - Si passò una mano sulla faccia e passò qualche tempo.

-Se non sbaglio eravamo rimasti al fatto che abitavi poco lontano da qui, o sbaglio..? - La giovane dai capelli ramati annuì e lo vide poggiarsi al muro con un piede issato. Brian la notò: con quei capelli arruffati dalla pioggia e le lentiggini sopra al naso le ricordava benissimo la ragazza che riviveva la sua adolescenza, nessuna nuova donna tornata dal passato.

-Sì. Un paio di isolati. E' un quartiere ben abitato, molto traquillo e per la prima volta ho un vialetto abbastanza largo per la macchina. - Rise e abbassò gli occhi. Il giovane annuì e fece lo stesso.

-Hai trovato lavoro? -

-Sono andata a qualche colloquio, spero che richiameranno. -

-Stai ancora pensando di fare la giornalista? - La vide alzare le spalle con riluttanza.

-Davvero ricordi che volevo fare la giornalista? - rimase sopresa e per un attimo scoppiò a ridere per la meraviglia. -Penso che ora come ora non valga poi tanto. - Zittì qualche minuto poi riprese. Magari non era idea migliore insistere.

-Non vale la pena rinunciare, magari l'occasione la trovi. - Quando si voltò a guardarlo lo vide aspirare un'altra boccata di sigaretta.

-Sei rimasto il solito sognatore. - Gli vide fare una faccia buffa e sorridere.

-Non si cambia mai. - Quando lei ricambiò il sorriso tornò serio e con qualche minuto ad ammortizzare la sua tensione risprese a parlare.

-Come sta Mark? - Jillian batté le ciglia più volte e si guardò intorno sospirando. Quanto poteva essere premuntuoso in quel momento? Cosa voleva fare? Vide fra le sue sopracciglia una ruga di disappunto, nonostante volesse comportarsi tranquillamente lei sapeva che aveva qualche cosa da nascondere e che stava covando.

-Bene. Credo che il Connecticut gli andasse stretto per il suo carattere aperto, adesso sta meglio. - Brian inserì la sigaretta a rovescio nel palmo e tirò un paio di volte poi annuì.

-E Michelle? Come sta? - Lo sentì deglutire poi asserì di nuovo. Era diventato automatico adesso sventolare quella testa.

-Stanno tutti bene. Hanno tutti voglia di vederti. - La vide a disagio e si diede una regolata dal fissarla troppo intensamente.

-Sono contenta, credo di aver già dato troppo scalpore. - Non puoi tornare indietro e sconvolgere la vita di tutti appena ti fa comodo. Non puoi lasciare che otto anni si possano colmare da soli. Con due dita gettò lontano il mozzicone e un'ultima nuvola di fumo soffiò via dalle labbra del ragazzo. Solo adesso Jillian si era accorta dei capelli neri che gli si erano attaccati ai lati del viso e vide mentre se li spostava distrattamente con le lunghe dita callose. Dita da musicista.

-Non pensavi mica di passare inosservata dopo tanto tempo? - Riecheggiò una risata un po' amara, facile da interpretare per Jillian. Il moro si sporse verso il vialotto per osservare l'andare del tempo, che sembrava scatenarsi alquanto, poi alzò le spalle distrattamente.

-Almeno sembra che avremo altro tempo per parlare. Spero che ti faccia piacere. - Sorrise e si sedette sul bordo dei vasi di terracotta che dividevano due stradine al coperto da tendoni; molto probabilmente era lo spazietto esterno di un bar. E dall'altro lato due divisorie in legno con dei rampicanti ornamentali, molto orientale. Jillian gli fece compagnia e scostò la chioma di capelli impiastricciata ed irrecuperabile.

-Non penso che mi avresti lasciata andare finché non ti avessi raccontato tutto comunque, no? - Qualche auto faceva il suo ingresso in strada puntando i fanali contro di loro, poi slittava lungo il viale incurante.

-Già, non hai tutti i torti, ma penso ci siano cose alla quale non sapresti rispondere neanche tu. - La vide umettarsi le labbra, bastonata dalle sue parole probabilmente, quindi con un lungo respiro continuò.

-Tipo, come fai ad avere comunque capelli così indecenti? - esclamò ridendo, afferrando una ciocca fra le dita con delicatezza vedendo come cominciò a fissarlo con sorpresa.

-Cosa? - Il suo sguardo era meravigliato ma non poteva rinunciare a sorridere.

-No, davvero, non ho mai visto capigliature più strane! Ogni volta sembra che abbiano vita propria, dovresti perdere più tempo ad occupartene la mattina. - Jillian scosse il capo e rise.

-Non posso credere, da che pulpito una predica del genere! - Brian si drizzò sulla schiena puntandosi il pollice con convinzione.

-Magari prima potevo darti ragione, ma quei tempi sono finiti, dolcezza. - Quei tempi. Quei tempi erano il culmine della spensieratezza. Erano grida, brindisi ed incontri. I ragazzini di adesso probabilmente non sapevano neanche divertirsi come facevano loro prima. Oramai, volente o meno, tutto era passato e molto lontano. Trentuno anni erano il traguardo dell'essere adulti e responsabili. Jillian notò solo la differenza fra le loro vite; fra un uomo realizzato in tutto e per tutto e fra una donna, scrittrice fallita, che ha cambiato mondo per inseguire false speranze e false aspettative.

-Bei tempi. - Dalla sua bocca uscì un soffio, e Brian, senza esitazione, come se neanche un giorno li avesse mai divisi, le passò un braccio intorno alle spalle per confortarla.

-Hei, adesso sei qui, ti farò vedere come noi continuiamo a divertirci anche ora. -

-Non so se avrò la faccia di vedere tutti, non subito almeno.-

-Cosa? Dai Jillian, vuoi aspettare altri otto anni per prepararci a stare di nuovo insieme? - Jillian avvertì un tono spazientito ma non poté biasimarlo. Non poté. Quando si alzò per fare qualche passo Brian la seguì con gli occhi aspettando che prendesse una decisione, vedendola stralunare gli occhi in giro.

-Perché hai voluto vedere me allora? - La ragazza deglutì e scontrò il suo sguardo, vedendolo cercare delle risposte, sentendo coinvolgenti le sue parole. Jillian poté giurare di sentire il cuore battere troppo forte, se per la tensione o se per qualcos'altro non seppe ammetterlo. Fatto stava che si trovava faccia a faccia con un muro di cemento che cercava con cupidigia molte risposte. Ammortizzò l'aria sorridendogli, ma Brian non cedette, allora lei deglutì.

-Non fare il finto tonto, Brian. - Brian afferrò tutte le sfumature del suo tono delicato e ne fece oro. Si lasciò coccolare e fremere da lei e dal suo sguardo. Ebbe un sussulto e non poté negarlo, non poté fermarlo, non poté disubbidirgli.


-Sono tornata proprio per te.. -



Allora, direi che la fortuna non è proprio a mio favore se proprio nel periodo di ispirazione e feste Pasquali mi abbandona in modo inevitabile la linea di internet, lasciandomi solo possibilitata a navigare sul sito dal cell come una spiona inopportuna. Adesso, passato il peggio sembra che il 3 capitolo sia alla nostra mercé, ringraziando qualcuno da lassù!


Ringrazio chi ha recensito la fanfiction, chi l'ha aggiunta fra i preferiti, seguiti, ricordate e chi legge e sta dietro le lunghe date degli aggiornamenti.


Non diamoci appuntamento a presto altrimenti potrà succedere anche di peggio!!

   
 
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