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Autore: vanessa_    25/04/2014    3 recensioni
Estate del 1839.
Un uomo particolarmente cupo passa le sue giornate a scrivere musica. Viene colpito da un tremendo e perenne blocco dello scrittore e cade ancora di più in depressione.
Poi arriva lei: la sua ispirazione.
[Per quanto possa sembrare strano, è ispirato all'inimitabile Giacomo Leopardi, il miglior poeta italiano che sia mai esistito]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 6: 'La primavera nei suoi occhi'

-Vi do la mia parola che non permetterò mai a quella donna di avvicinarsi a me-promise Harry afferrando la mano della giovane Clarissa. Erano soli, nella loro camera ed erano nel bel mezzo di un acceso dibattito riguardo quell'importante appuntamento che avrebbero dovuto avere Harry e la regina da lì ad una settimana all'incirca. Ovviamente questo non fece piacere alla giovane, che credeva avrebbe di certo preferito la regina d'Inghilterra ad una semplice contadina proveniente da un paesino d'Italia.
-Vostro padre sta già pensando al matrimonio, non potete contraddirlo-
-E da quando ci interessa quel che dice mio padre?-sbottò con tono esasperato. Era vero, fin a quel giorno, entrambi se ne erano infischiati della volontà di Christopher, ma Clarissa iniziava a credere che fosse un male continuare a trasgredire in quel modo.
-Ma ora non pensiamoci, e concedetemi piuttosto il premio che mi spetta-sorrise accarezzando il volto della ragazza, che si scostò con sguardo pietrificato. In mezzo a tutto quel baccano di pensieri, dedicati ad un possibile futuro per Harry e la regina Vitoria, si era totalmente scordata della promessa che fece ad Harry quel pomeriggio. Oh, come avrebbe voluto infrangerla.
-Non è il caso-fece sempre passi più veloci, indietreggiando.
-Ma come? Lo avete detto voi, una promessa è una promessa-Harry non sembrava afferrare il concetto che Clarissa, era terrorizzata all'idea di dover passare una notte con lui. Sicuramente lo avrebbe desiderato con tutta sé stessa, e ogni singola parte del suo corpo se lo sentiva tutte le volte che le veniva rivolto quel meraviglioso sorriso con tanto di fossette. Ma era troppo spaventata per affrontare quest'emozione così presto. Troppo presto.
Harry afferrò il bacino della giovane ed iniziò a percorrere una lunga scia di baci lungo tutto il suo collo. Assaporava ogni singolo secondo passato a sfiorare la sua pelle, e ad ascoltare i loro respiri farsi sempre più pesanti.
-Vi prego, no..-Clarissa prese tutto il coraggio che aveva dentro di sé e scostò Harry con una spinta. Non aveva alcuna intenzione di apparire scortese, ma il disagio che provava in quel momento la fece apparire tutt'altro che disponibile ai servigi del figlio del suo padrone.
-Clarissa, che voi lo vogliate o no, siete la mia accompagnatrice per questo viaggio e dovrete soddisfare le mie richieste-impose con tono severo. Clarissa quasi non lo riconobbe più, o meglio, riconobbe in pieno quello sguardo furioso e quella voce forte e chiara. Harry era identico a suo padre, e la giovane non aveva intenzione di cadere di nuovo nelle grinfie di un pretenzioso ed impertinente Styles.
-No, mi muoverò solamente sotto comando del mio padrone-suonava molto come scusa, ma non aveva tutti i torti. Avrebbe dovuto compiere tutto quello che le veniva richiesto da Christopher Styles, e non dal suo maleducato e lussurioso figlio.
-Io sono il vostro padrone durante questa settimana, perciò abbiate la decenza di darmi retta!-
-Ho paura-sbottò finalmente la ragazza, abbassando il tono di voce e sentendo gli occhi pizzicarle come fossero sul punto di perdere centinaia e centinaia di lacrime. Anche Harry sembrò calmarsi, e provare pena nei confronti della giovane che ora lo osservava con sguardo affranto.
-Di cosa avete paura? Pensavo che mio padre vi costringesse ogni notte a servirlo-
-Ma io non provo interesse per vostro padre-
Eccola, la prima lacrima che percorse il volto della piccola Clarissa. Era la prima di altre cento. Aveva sputato l'enorme rospo che si teneva dentro dal primo giorno in cui posò gli occhi sul giovane Styles. Aveva rivelato la cotta che credeva fosse una semplice idiozia che sarebbe passata con il tempo.
-Io vi piaccio-non era una domanda, ma un'affermazione. Un'affermazione con tanto di sorriso smagliante, sorpreso ed orgoglioso.
-Voglio che sappiate che è da quasi un mese che provo lo stesso per voi, mia cara-le allungò una mano, incoraggiandola ad afferrarla e concedergli di stringerla in un abbraccio. La sua richiesta fu accolta senza nessun minimo ripensamento. Avevano già confessato i loro sentimenti, ma ora aveva la certezza che quel che le faceva sentire nel suo corpo da adolescente, era comparabile a quel che lui provava nel suo da giovane adulto.
-E proprio perché tengo a voi, rispetto ogni vostra decisione..-sorrise, come se fosse consapevole che il sole non potesse competere con la luce che produceva con il suo smagliante sorriso.
-Davvero?-ricambiò con occhi speranzosi. Harry annuì e fece passare una mano fra i miei capelli, per poi baciarle in modo delicato la fronte.


Clarissa pov's.
-Ditemi, Clarissa, come passate il vostro tempo alla tenuta degli Styles?-
Quella mattina fui stata costretta a passarla giocando a cricket in compagnia della regina e di altre due dame. Ovviamente la proposta principale era stata posta alla madre di Harry, ma aveva rifiutato ritenendo che aveva un altro impegno. Sporca bugiarda, nemmeno lei sopporta la regina Vittoria.
Non sapevo nemmeno come tenere la mazza fra le mani, mentre la signorina Vittoria ne era esperta e sentivo quasi che godeva tutte le volte che sbagliavo un colpo.
-Uhm, di solito leggo oppure..parlo con le cameriere-risposi in tutta onestà. La donna annuì e sospirò, per poi fare un impeccabile tiro da tre punti. Quante arie che si da, sbuffai mentalmente.
-Il signorino Styles usufruisce di voi solo la sera?-rimasi imbambolata separando a malapena le labbra. Ero decisamente sbigottita dalla sua domanda così..così..immediata. Non credo fosse il caso di domandarmi a che ora fosse il mio turno da prostituta, o meglio, donna a cavallo fra l'amante e la prostituta. Già, sono talmente in basso da non avere nemmeno un titolo. E poi, certe volte dimenticavo che quella gente credeva che fosse Harry ad usufruire del mio corpo, e non suo padre che, vigliacco com'è, si è nascosto dietro un capriccio falso del figlio.
-Non mi è permesso parlarne-contadinella italiana uno, regina d'Inghilterra zero. Pensai nascondendo un ghigno.
-Scusatemi, ma siccome Harold è in lista per i miei promessi sposi, mi sarebbe piaciuto sapere le sue abitudini..-sorrise. Da quando aveva raggiunto quel patto con il padre di Harry, non faceva altro che ricordarmi che un giorno sarebbe diventata sua moglie. Non era ancora certo, perché oltre ad Harry c'erano molti altri pretendenti, ma era chiaro che lei volesse il mio.
-E voi sembravate la persona più adatta. Siete la sua dama da compagnia, no?-schiusi le labbra per rispondere, ma mi precedette.-E poi siete sempre così affiatati da sembrare amici d'infanzia..-sospirò permettendo ad una sua dama di ripararla dal sole con un ombrellino di seta. Ora le tiro la mazza in testa, pensai osservando il suo sguardo da superiore.
-Sì, ehm..-balbettai.
-Clarissa! Clarissa!-ci voltammo entrambe verso la terrazza, oltre la fontana al centro dell'enorme piazza bianca. Harry percorse tutti i gradini in fretta, fermandosi poi a metà strada ed in attesa che lo raggiungessi. Ero così felice di vederlo che avrei voluto correre fra le sue braccia, ma non dovevo scordare di essere in presenza di una reale ed anche stronza.
-Con vostro permesso..-mi inchinai iniziando poi ad accelerare il passo verso il riccio che mi sorrideva tenendo saldamente fra le mani un pacco di fogli scarabocchiati.
-Ecco, ho finito!-esclamò mostrandomi gli spartiti segnati da una calligrafia appuntita e storta, ma comunque elegante.
-Finito cosa?-chiesi sbigottita. Harry sorrise.
-'La primavera nei suoi occhi'-rispose.
-Oh, una nuova opera?-domandò con voce stridula la regina, che ci raggiunse alle mie spalle e s'impadronì dei fogli mantenendo un sorriso radioso. Harry sembrò prendersela per quel gesto; toccategli tutto ma non la sua musica. L'immagine del castello in fiamme mi invase la mente.
-Già.-sbottò.
-Di cosa parla?-
-L'ho preso da un libretto che parla di una storia d'amore fra un uomo ed una ragazza, in Francia-
-La trama?-
-Lei è considerata pazza da tutta la popolazione, perché crede di aver incontrato un angelo nel bosco. Questo ragazzo le crede però, ed insieme organizzano escursioni nel posto allo scopo di ritrovare l'angelo. Durante tutta la storia nasce qualcosa fra di loro, e alla fine ricompare l'angelo che aspettavano da tanto; cupido-rispose mantenendo quel tono freddo.
-E quante melodie avete composto per questo libretto?-
-Ventisette-
Ci furono istanti di silenzio, finché un'esclamazione della regina non fece sobbalzare sia me che Harry.
-Mi piace, la voglio per il mio compleanno!-
-Ma..avete intenzione di finanziarla?-
-Certo-
-Ma il vostro compleanno è fra pochi giorni ed io non ero nemmeno certo che potessi metterla in atto-
-Farete prove in questi tre giorni, e avverrà al posto della triste opera che avrebbero voluto eseguire.- fece un'uscita trionfale seguita da quelle due continuamente zitte e a testa china. Io mi voltai poi verso Harry ed attesi che qualcuno di noi spiaccicasse parola.
-Io..ero venuto a dirvelo perché l'ho scritta per voi-sospirò finalmente, porgendomi di nuovo i fogli. Il mio sorriso si dipinse di nuovo sul mio volto, rivolgendo il mio sguardo verso le note che immaginavo quale incredibile melodia avrebbero composto una volta messa in atto.
-Quando avete iniziato a scriverla?-
-Il giorno dopo avervi conosciuta-
-Se solo potessi stringervi..-non feci in tempo a finire la frase, perché ritrovai le braccia di Harold avvolte attorno al mio bacino. Per una frazione di secondo mi preoccupai per tutti gli occhi indiscreti che ci avrebbero potuto notare, ma non mi importava più. Lui mi aveva stretto sussurrandomi quanto fosse orgoglioso del suo lavoro, e felice del fatto che potesse mettere l'opera in atto, per mostrarmi quanto impegno ci aveva messo in tutto quel tempo. Non vedevo l'ora di sentire che incredibile intreccio di note avesse scritto.
***
-No! No! L'acuto deve essere più lungo, e voi dovreste sollevarla in questo modo..-Harry prese fra le sue braccia la giovane ballerina sollevandola a braccia tese.-..chiaro?-scese velocemente dal palco ed ordinò di ricominciare da capo la scena. Erano dodici ore che provava senza mai fermarsi. Quei poveri ballerini ed attori dovevano essere esausti, ma lui voleva che tutto quanto fosse impeccabile.
Talvolta assistevo alle prove, standomene seduta sulle poltrone alle spella di Harry, che sudava raccogliendosi spesso i ciuffi ribelli e dirigendo con insistenza ogni singolo movimento degli attori. Diceva che doveva essere tutto quanto impeccabile. Nessuno avrebbe dovuto commettere anche un piccolo ed invisibile errore. Percuoteva irrequieto quella bacchetta su e giù, a destra e a sinistra urlando ovunque i ballerini sbagliavano.
-Non dovresti riposarti? E' molto tardi..-domandai sporgendomi in avanti, abbandonando la comoda posizione che avevo assunto stando a schiena appoggiata su quella morbida poltrona.
-No, non finché quei due non saranno in grado di compiere un perfetto duetto e quello non farà volteggiare la ragazza in modo aggraziato..-sbottò facendosi chiaramente sentire dagli attori in questione. -Dov'è andato a finire lo scenario notturno?-sbraitò mettendo fine alla musica che suonava nel sottofondo.
-L'hanno sostituito per la scena..s-signore-una minuta ragazza dalla chioma corvina si fece avanti, rispondendo in un sussurro. Harry era talmente nervoso da non essersi reso conto che quella scena, non serviva il cielo di notte come sfondo.
Sospirò sedendosi e prendendosi il volto fra le mani, esausto. Scavalcai la poltrona ignorando gli occhi indiscreti degli attori e le damigelle alle mie spalle, sedendomi di fianco ad Harry.
-Vai a riposare, domani mattina riprenderai..hai ancora due giorni e ti mancano solamente i costumi e sei scene-cercai di consolarlo. Alzò lo sguardo sfinito ed annuì sbuffando.
-Hai ragione..-
  
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