Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Road_sama    25/04/2014    4 recensioni
DAL 9' CAPITOLO:
-Domani faremo il culo agli sbirri.- disse Eren con una strana luce negli occhi.
-Già.- Stettero in silenzio per lunghi secondi a guardare la città pronta alla vita notturna.
-Eren non provare a morire domani.-
-Non lo farò. Mi riempiresti di botte.- disse sorridendo appena il castano.
-Già.-
-Non provarci nemmeno tu.- aggiunse rivolto all’altro.
-Non lo farò. Devo pestarti prima.- Quello era lo scambio di battute che facevano prima di ogni furto. Nessuno dei due l’avrebbe mai ammesso, ma l’uno era quello che rimaneva di più caro all’altro e dopo aver perso tante persone importanti avevano bisogno di un appiglio. Avevano bisogno di sapere che non sarebbero rimasti soli.
//Riren-Ereri/Criminal!Levi e Eren//
Genere: Azione, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Rivaille, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Ciao a tutti gentee! Eccomi tornata con il terzo capitolo di questa discreta storiella (?)
Come promesso questo capitolo parla dei nostri criminale appena finita la rapina. Ecco, in pratica come mi immagino un post-rapina tra Levi e Eren xD C'ho messo un po' più di tempo ad aggiornare perchè questi tre giorni sono stati tremendi (mi sto ancora domandando come facciano i prof a rimepire di interrogazioni tre giorni così belli n.n ).
Ho solo una nota da farvi: alla fine del capitolo ci sono due personaggi (Mary e Mike), li ho inventati io quindi non vi preoccupate se non sapete chi sono xD
In ogni caso, spero che questo capitolo vi piaccia! Buona Lettura!



 
Capitolo 3


Appena usciti dal locale i due ladri cominciarono a correre a perdifiato tra le stradine umidicce e sporche di quella cittadina il cui nome avevano già dimenticato. Levi era sempre un passo avanti ad Eren e il ragazzo dal canto suo, non aveva mai visto nessuno correre tanto veloce. Finiva sempre per fissare la sua schiena minuta e impeccabile, perfettamente fasciata da qualsiasi indumento indossasse.
Una volta gliel’aveva chiesto a Levi il perché corresse sempre così veloce. Lui l’aveva perforato con quei suoi occhi impenetrabili e aveva risposto in tono secco. Sono sempre stato abituato a scappare, fin da bambino. Così aveva detto, ma la discussione era morta li. Il più giovane aveva imparato a capire che l’altro non amava ricordare il suo passato. Qualsiasi domanda gli venisse fatta su tutto ciò che riguardava quello che aveva vissuto il suddetto criminale, veniva liquidata con un “tsk, moccioso fatti i cazzi tuoi.” Quindi Eren aveva rinunciato all’idea di far domande su tale argomento con la speranza che, un giorno, quell’omino più basso di lui di circa dieci centimetri si fosse fidato di lui e gli avesse raccontato tutto.
La sua era solo una patetica speranza, però.
-Muoviti, marmocchio.- disse Levi salendo in una Porsche decappottabile blu metallico. Era una macchina molto bella, Eren l’aveva adorata dal primo istante. Ciò che, però, rendeva speciale quell’auto era che  su di una portiera erano state disegnate, sotto direttiva di Levi, due ali: una bianca e una cobalto. All’inizio, il ragazzo, non capiva nemmeno cosa stessero a significate, ma poi l’altro gliel’aveva spiegato, sempre con quella sua aria distaccata. Gli aveva detto che quelle erano le ali della libertà, le ali che possiedono le persone libere da ogni ordinamento sociale e da ogni regola. E allora Eren aveva capito il loro senso e aveva cominciato ad apprezzarle perché anche lui aveva sempre aspirato a quello.
Levi gli passò la borsa in pelle marrone in cui aveva depositato ogni singola banconota rubata in quel sudicio bar. Il più giovane la prese al volo e scavalcò la portiera della macchina senza aprirla. Il moro gli rivolse uno sguardo omicida che Eren ricambiò con un sorriso idiota.
-Se mi strisci la macchina…- sibilò mettendo in moto.
-Lo so, lo so- rise Eren nascondendo la borsa con i soldi sotto il suo sedile. Non fece nemmeno in tempo ad sedersi che Levi partì subito in quarta. Per poco non piantò il naso sul parabrezza. Emise un piccolo gemito non appena si rese conto di aver mancato il vetro di qualche centimetro. Con la coda dell’occhio riusciva già a vedere il sorrisetto divertito dell’altro. Che vendetta infame, mica gli aveva strisciato la macchina! D’altronde, però, lasciar guidare Levi era come dare un coltello ad un assassino. Non sai mai se possa ucciderti o no. A Eren non dispiaceva certo, lui amava il rischio. Si sistemò sul sedile e sollevò entrambe le braccia al cielo lasciandosi cullare dall’aria fresca e tagliente dei primi giorni di primavera. Il sole stava tramontando all’orizzonte definendo perfettamente il perimetro dei palazzi. Era così bello quel panorama. Alla fine di ogni rapina si sentiva così felice e libero. Non si era ancora abituato a quel piacere così strano.
Levi accese la radio e strinse con entrambe le mani il volante. Prese la prima autostrada senza sapere bene dove si sarebbe fermato, probabilmente molto lontano da quel posto. Da lì ricominciava il loro viaggio verso la libertà, da lì sulle note di “Can’t hold us*”.
 
-Leviii! Leviii! Leviii!- protestò ad un certo punto Eren.
-Che vuoi?-
-Ho fame!- Levi sbuffò e lo guardò per un attimo senza, comunque, fermare la macchina.
-Eren è mezzanotte…come diamine fai ad avere fame?!- disse con il tono più calmo che poté. Eren gli piantò un’espressione da cucciolo.
-Ma Levi, non abbiamo cenato!- il moro sospirò profondamente. Sapeva che quando quel moccioso aveva fame dovevano per forza fermarsi altrimenti quello stupido si sarebbe messo a mangiare i soldi della loro rapina. Aveva una testa così dura.
Per rubare qualche migliaia di dollari si erano dovuti fermare in quella cittadina più del previsto. Eren aveva cominciato a lavorare lì da un paio di giorni, guadagnandosi la fiducia del proprietario mentre Levi se n’era stato barricato in un hotel a due stelle poco lontano dal locale. Era stato tutto molto, quasi troppo semplice e anche se Eren rompeva molto quando si metteva, era utile.
Il moro uscì dall’autostrada e finirono in un altro paesello sperduto. C’erano poche insegne accese e per le strade non si vedeva nessuno.
-Andiamo a mangiare lì.- sentenziò il castano puntando il dito verso un edificio abbastanza piccolo poco lontano da dove si trovavano.
-Non ci penso neanche.-
-Perché? A me piace quella roba!- protestò Eren.
-A me no. I McDonald’s sono sempre troppo sporchi, non oso immaginare con cosa preparino il cibo.- sentenziò definitivamente Levi deciso a cambiare direzione.
-Prendiamo al drive-in! Per favore! Tu puoi prenderti anche solo un’insalata!-
-No.-
Ancora quegli occhioni da cane bastonato.
-Ho detto di no, non guardarmi così, imbecille.-
Quanto voleva cambiargli i connotati in quel momento.
-Ok. Ma è l’ultima volta che ti porto a mangiare sta schifezza.-
Eren gli sorrise soddisfatto.  
 
-Buonasera, cosa volete ordinare?- una voce femminile con un riverbero leggermente metallico richiamò l’attenzione dei due. Proveniva da una piccola struttura rettangolare alla destra della macchina. Aveva una voce abbastanza piatta ed irritante, motivo per cui Levi non sopportava i commessi dei fast food. Gli davano fin troppo sui nervi. Fece schioccare la lingua sonoramente mentre Eren, dal canto suo sembrava in estasi.
-Un big mac con patatine medie, due coca cola una piccola e una grande e un insalata mista, grazie- disse il più piccolo in direzione del citofono.
-Ok, voi siete l’ordine 10. Arrived- Levi non aspettò nemmeno che la donna finisse e accelerò verso il luogo in cui si ritirava il “cibo”. Aspettarono pochi minuti, poi una signorina dall’aria stanca e piuttosto scazzata fece capolino dal fondo della stanza tenendo in mano un sacchetto di carta riciclata con una striscia verticale rossa sul lato destro. Al centro troneggiava quella stupida “m” colorata di un giallo opaco. Sotto di questa la scritta “I’m lovin it” fece schioccare una seconda volta la lingua a Levi. Lui l’avrebbe proprio amato quel fast food.
-Sono 7.4 dollari.- affermò con il solito tono piatto la donna tendendo ai due la busta.
-Ti sei lavata le mai prima di prendere la quella roba?- domandò con uno sguardo truce il moro.
-Eh?- fece la ragazza con un espressione tra il sorpreso e lo spaventato. Eren sospirò, perché Levi si divertiva a far violenza psicologica alla gente? Decise di prendere l’iniziativa e si sporse verso la signorina, appoggiando un ginocchio vicino alla coscia destra di Levi, la mano destra tesa a prendere la loro cena e la mano sinistra esattamente in mezzo alle sue gambe.
-Lascialo stare, tanto la sua insalata è in scatola, per cui se la tocchi solo lui.- cercò di sorridere Eren prendendo il sacchetto e tendendole delle banconote. La signoria ritirò le banconote e notò con stupore che quando il ragazzo castano cercò di rimettersi a sedere l’altro gli aveva bloccato il polso sinistro, lo aveva preso per la nuca  e gli aveva depositato un grosso succhiotto rossastro sulla porzione di pelle qualche centimetro sotto l’orecchio.
-E-Ehi!- balbettò improvvisamente rosso in viso il più piccolo.
-Mi hai provocato, cazzone.- Eren si liberò dalla presa e si risedette al suo posto, il moro accelerò all’improvviso mozzando a metà, per la seconda volta, il saluto incredulo della ragazza.
-Non è buon motivo per fare certe cose in pubblico!- si lamentò imbarazzato il più piccolo. Adorava quando Levi lo marchiava con questi modi così dolci e allo stesso tempo possessivi. Lui era così: per la maggior parte del tempo faceva la persona fredda e distaccata, ma con le cose a cui teneva era terribilmente possessivo e territoriale. Questo però non impediva a Eren di sentirsi in imbarazzo ogni volta che il moro lo faceva senza preavviso. Si posò una mano nel punto in cui Levi l’aveva toccato e notò con un sorrisetto stupido stampato in faccia che la pelle in quel punto era umidiccia e calda.
-Io lo faccio quando voglio.-  Eren  sbuffò, poi aprì il sacchetto e ne estrasse il big mac con sguardo famelico. La sensazione di calore sulla pelle dei polpastrelli, il profumo di carne e salse varie, l’odore di fritto…lo stomaco del castano si risvegliò cominciando ad urlare vendetta. Da quanto tempo Levi non lo portava a mangiare quelle schifezze?! Il più piccolo scartò il panino rivelando un hamburger, a suo parere, perfettamente assemblato.
-Che stai facendo?- lo richiamò stizzito il moro.
-Mangio.- Levi si fermò sul parcheggio semi vuoto di un motel e, mettendo il freno a mano, si voltò verso il ragazzo con uno dei suoi bellissimi sguardi minacciosi. Questo però era reso ancora più impressionante dalle occhiaie appena accennate sotto gli occhi.
-Esci o ti sgozzo.-
-Perché?- chiese intuendo già la risposta Eren. Adorava anche far uscire di testa Levi. Soprattutto quando si parlava di cibo e della sua macchina.
-Tu non mangi normalmente, ecco perché non puoi mangiare nella mia macchina.- il castano sbuffò un po’ contrariato prima di richiudere il sacchetto ed uscire dalla macchina.
 
-Levi! E’ l’una e mezza di notte! Perché devi disinfettare ogni singolo mobile?! Spendiamo più di amuchina che di motel!- si lamentò Eren che nel frattempo si era sdraiato sul letto ed era intento a guardare quali squallidi programmi stessero facendo alla tv a quell’ora. Il moro, intanto, stava disinfettando con un panno bianco il mobile su cui era posizionata la televisione. Aveva già scoperchiato il letto verificando che non ci fossero macchie di qualche genere e poi si era dedicato al bagno. Aveva a malapena toccato la sua insalata tanto che Eren ne aveva approfittato e l’aveva finita senza farsi notare.
-Lo sai che odio fermarmi in questi posti, ma devo portarmi dietro un mocciosetto che non riesce a stare senza cibo per più di tre ore.- sibilò non curandosi del volume della voce.
-Posso convincerti a venire a letto in qualche modo?- disse Eren con voce sensuale. Levi si girò a guardarlo per un attimo. Assottigliò gli occhi come se volesse capire se l’altro fosse veramente serio. Quanto piaceva  ad Eren quando il moro lo guardava in quel modo. Gli piaceva perché una specie di luce illuminava quegli occhi grigi e profondi. E quella luce era la voglia di Levi di fare qualcosa di molto poco casto con il più piccolo.
-No. Ora devo pulire.-
Eren ogni volta si dimenticava che le manie di quello erano molto più forti di tutto il resto.
 
 
 
-Mary? Io ho finito il turno, ti accompagno a casa, ok?-
-Mike vieni qui un attimo…hai presente i due ragazzi a cui abbiamo appena fatto questo ordine?-
-Si, quelli con la macchina blu?-
-Si…non ti sembra che questi soldi abbiano qualcosa di strano?- Mike osservò i sette dollari che aveva in mano Mary.
-Ma questi…sono dei falsi!-
-Cazzo.-
  
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