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Autore: Black_in_Pain    26/04/2014    4 recensioni
Questa storia riprende da dove tutto si è concluso. Dove il libro ci ha lasciati. Semplicemente, una ghiandaia imitatrice che cerca di risanare le proprie ali e recuperare il suo canto, una volta ritrovata la libertà.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo dodici! Sono molto contenta di aver aspettato ad aggiungere il seguito, perchè non ero più sicura di quello che stavo combinando... quindi l'ho letto e scritto un paio di volte e questo è il risultato finale. Non è perfetto ma come capitolo è meglio di tanti altri. Spero vi piaccia, un bacio

Considerazioni


Mi sento lievemente claustrofobica, mentre osservo la moltitudine di gente che si dirige in stazione. C’è chi parte o arriva, chi saluta e chi semplicemente è lì solo per assistere. Io e Peeta ci teniamo per mano, facendoci strada in mezzo a tutte le persone che si scontrano, spingendosi l’una contro l’altra. Non riesco a scorgere Johanna e arrivo addirittura a pensare che se ne sia andata senza dirci addio come si deve.
A volte, troppe per i miei gusti, veniamo fermati da qualcuno che ci conosce e vuole sapere come stiamo. Io ignorerei le loro domande, ma Peeta è fin troppo educato e, con gentilezza, soddisfa le curiosità altrui senza alcuna fatica.
Alla fine, ci troviamo proprio al centro della stazione, dove carichi e vagoni vengono accolti e viceversa. Ho l’aria tesa e Peeta non è da meno. Sorrido al pensiero che creda ancora che scapperò, lasciandolo solo per sempre. Ogni volta che intuisco nei suoi occhi una tale convinzione, gli stringo le dita con forza, guardandolo nel modo più rassicurante che mi riesce di dimostrare.
Proviamo a chiamarla per nome, quella maledetta ragazza, ma di lei neanche l’ombra.
«Secondo me ci ha dato buca» dico irritata.
La cerchiamo ancora per un po’, finché Peeta non mi indica un punto non molto lontano, che evidentemente è il luogo in cui vuole ci dirigiamo. Quando, con un po’ di fatica, ci arriviamo, la scena che mi si para di fronte è un tantino nauseante. Johanna e Gale stanno chiacchierando,  e insieme a loro ci sono alcuni ragazzi, sicuramente provenienti dal Distretto 2. Appena ci vede, si divide dai suoi nuovi amici e ci viene in contro, il sorriso ben stampato sulle labbra. «Ma quanto ci avete messo!» brontola lei, con un’espressione contrariata.
Sto per mandarla al diavolo e Peeta mi trattiene per un soffio. Di conseguenza, Johanna si tranquillizza.
«Volete venire?» chiede, un po’ preoccupata.
Io guardo il mio compagno e lui guarda me. Entrambi i nostri sguardi urlano “no”, ma i nostri cuori gridano di farci coraggio e affrontare la situazione. «Certo» risponde Peeta.
Johanna ci presenta il suo gruppo, gesto che mi provoca una dose di imbarazzo non indifferente.
«Questi sono Jay e sua moglie Sabin» spiega lei, indicandoci una coppia molto giovane, che ci saluta amichevolmente. «Invece lui è Ruben, arriva dal distretto 3.»
Salutiamo tutti, senza essere veramente estasiati. Non la voglio conoscere tutta questa gente così amabile, mi bastano i miei amici, non me ne servono altri, e poi non sono neanche capace di gestire quelli che ho, quindi è meglio lasciar perdere con le nuove entrate.
Ci accingiamo a stringere mani e sorridere cordialmente, Gale mi osserva con occhi indecifrabili, come se aspettasse il suo turno.
«E’ un vero piacere conoscere la Ghiandaia Imitatrice» abbozza Vitaly, un uomo alto e di bella presenza.
Io mi irrigidisco all’istante, annuendo con fare distratto. Non sono più il simbolo della rivolta. Vorrei che la smettessero di attribuirmi soprannomi che non gradisco.
Capendo la mia reazione, Gale lancia un occhiataccia al compagno, rimettendolo al suo posto. Contraccambio con uno sguardo grato, che lui accetta. Peeta è circondato da alcune ragazze, tutte più vecchie di lui. Gli fanno domande, richieste, senza lasciargli un briciolo di spazio.
«Curiose le femmine del Distretto 2» commento e Johanna ride sguaiatamente.
«Non immagini quanto» ammette lei. «Ma non sono pericolose, te lo assicuro.»
Peeta mi scongiura di aiutarlo con gli occhi, ma io non ne ho l’intenzione. Ce la può fare anche da solo.         Ho un’opportunità e non me la posso far sfuggire di mano. Lui comprende e mi lascia libera di agire come voglio. A questo punto, mi sporgo verso Gale, che è rigido e distaccato come non mai.
 «Hei» mormoro.
«Ciao, Catnip» quel nomignolo mi fa sperare ancora in un po’ di complicità tra noi.
«Mi dispiace» sussurro. «Davvero.»
Lui sorride, amaro. «Bhe, non sei qui per accettare la mia proposta, vero?»
«Mi dispiace» ripeto.
Gale sospira e mi guarda con una certa comprensione. So che dopotutto è sollevato di questa mia decisione.
Rimaniamo vicini, senza dire una parola. Ma l’aria e intrisa di cose non dette, e una di queste gli esce dalla bocca, forse involontariamente «Mi mancherai.»
«Anche tu»  confesso e gli voglio baciare la guancia, ma lui si scosta, appoggiando le labbra sulle mie. E’ un contatto semplice, quasi inesistente, ricco di tutto il suo amore per me. Dura un secondo.
Si stacca piano, con una lentezza straziante «Dovevo farlo, per l’ultima volta.»
Sto per piangere, ma gli sorrido, ricordando una scena simile, successa qualche tempo fa, in un altro contesto. Annuisco, mormorando un “okay”  triste, che lui contraccambia. Poi osservo gli altri, che non ci hanno visti, e individuo Johanna. «Prenditi cura di lei, se puoi» aggiungo.
«Ci proverò» promette. «Ma sarà dura.»
Ridiamo insieme, per la prima volta dopo tanto tempo. Peeta è riuscito a liberarsi e ci viene in contro, prendendomi la mano. «Buon viaggio» dice a Gale. Ho realmente paura che si picchino davanti a tutti. Invece, restano buoni, senza dimostrarsi odio a vicenda.
«Grazie» risponde lui. Poi mi guarda. «Trattala bene, d’accordo?»
Divento paonazza nel giro di poco e entrambi sembrano divertiti. «Ci puoi scommettere.»
Si stringono la mano e questo mi stupisce. Arriva anche Johanna ,che appoggia la sua sulle loro già unite e mi invita a fare lo stesso. Io aggiungo la mia mano e insieme stringiamo un patto di alleanza solido come pietra.  Sono davvero felice. Questo è l’addio migliore a cui potessi partecipare.
Ci salutiamo, quando la locomotiva fischia e viene annunciata la partenza per il Distretto 2 e 4. Velocemente la stazione comincia a svuotarsi. Qualcuno piange, qualcuno rimane neutro. Sono stanca e rilassata contemporaneamente. Scorgo Johanna salire sul proprio vagone, aiutata da Gale che la sorregge. Gli faccio un cenno con la mano, sventolando l’arto come un fazzoletto. E’ una scena abbastanza teatrale.
Anche Peeta fa lo stesso e insieme mormoriamo parole che sanno di arrivederci. Guardo il mio vecchio compagno di caccia e prometto a me stessa di non dimenticare l’espressione che ha adesso:  fiera, soddisfatta. Voglio ricordarlo così. Non con uno sguardo truce, come quelli che ultimamente mi ha rivolto, ma con gli occhi liberi e rassegnati a una verità non poi così amara.
Mi viene da piangere e Peeta deve stringermi forte per non farmi cedere in mezzo a tutto il trambusto. Non so nemmeno io perche le lacrime scendono. Forse dopo tanta fatica e tanti sacrifici, sto finalmente lasciando che il destino faccia il suo corso, senza ostacolarlo o rifiutarlo bruscamente. Sono viva e sto vivendo. Niente di più semplice e naturale. Eppure, è così strano, irreale. Io che ho nuotato in mari di terrore, adesso galleggio tranquillamente tra le onde della calma più assoluta.
Bacio Peeta e gli dico che lo amo. Lui arrossisce e mi sussurra le mie identiche parole. Il treno ormai sta carburando, e tra poco non riuscirò più a scorgerlo. Sento che questo non è un addio, ma nemmeno un saluto blando. Non ci rincontreremo  per molto tempo, e chissà, magari quando accadrà non ci riconosceremo neanche più, tanto siamo cambiati e cresciuti.
Io e Peeta ci incamminiamo lenti verso la piazza, ma per quanto mi impegno, non riesco a staccare gli occhi dalla locomotiva che pian piano sparisce e se ne va. Ho come l’impressione di udire la risata grossolana di Johanna, che finalmente non deve più far finta di ridere. Ripenso alla coppietta del Distretto 2. La ragazza, Sabin, aveva il ventre gonfio e non staccava mai la sua mano delicata dall’addome. Non voglio credere che dentro di lei stesse crescendo una nuova vita, ma ovviamente è così. Non riesco ad accettarlo, ma se gli Hunger Games non ci sono più, quella creatura potrà vivere in un modo più sano e sicuro. E questo mi sta bene.
Come se Peeta mi leggesse nella mente, si sporge vicino al mio orecchio e dice: «Jay mi ha confidato che presto lui e sua moglie avranno un bambino.»
Io annuisco e so dove vuole arrivare. «Non è una cosa magnifica?» aggiunge estasiato.
Non voglio parlare di questo argomento, ma comprendo che lui ci tiene e lo lascio sognare.
Discutiamo di questa cosa per tutto il tragitto. Io rispondo vagamente, più con i versi che con le parole.
Peeta se ne accorge, ma stavolta non vuole mollare la presa. Non mi arrabbio, tanto la decisone spetta solo a me, quindi non vedo il motivo di stroncare così la sua voglia di raccontarmi contorti ragionamenti.
Arriviamo a casa e finalmente posso avere un po’ di pace delle continue richieste implicite di Peeta. Non sono stupida. Manca solo un cartello e un disegno fatto a matita per rendere ovvia la situazione.
Ho davvero il desiderio di dormire e mollare tutto. Ho trattenuto troppe emozioni, che se ne sono andate in maniera imprecisa e decisamente velocemente, quindi il mio corpo e la mia mente sono provati.
Sto per appisolarmi sul divano, quando Peeta mi ricorda che non posso ancora riposare.
«Tua madre, Katniss» dice, indicando il telefono. «La devi chiamare.»
Lo supplico di farlo al mio posto, ma lui rifiuta.
«Va bene, d’accordo» concludo seccata.
Alzo la cornetta e compongo il numero dell’ospedale in cui mamma lavora. Trovo la linea occupata per un paio di volte. Alla terza è libero. Parlo con una donna dalla voce gentile che mi passa mia madre senza tante storie. Scoprire che per una volta mi sono fatta viva di mia volontà la mette di buon umore e ne sono contenta.
«Ciao, mamma. Hai tempo per parlare?»
Lei balbetta insicura. «Certo, cara. Hai bisogno di qualcosa?»
«Io… e Peeta ci chiedevamo se ti andava di farci visita. E’ da un po’ che ci pensavamo e mi è sembrato carino domandartelo.»
Dall’altra parte c’è silenzio. Sapevo che l’avrei sconvolta. «Mamma?»
«Sì, sono qui. Ma sei sicura, Katniss?»
Le spiego che va tutto bene e che non ci sono problemi. «Se non sono di peso, allora, accetto volentieri» alla fine acconsente.
La saluto molto velocemente ricordandole il giorno esatto in cui andremo a prenderla alla stazione, lei è certa di aver capito e mi manda un debole ciao.
Chiudo la telefonata e Peeta mi accarezza le braccia con delicatezza. «Brava. Però, potevi anche omettere il mio nome. Dopo tutto sei tu quella che ha organizzato l'evento.»
E’ vero, ma se centra Peeta, qualsiasi sia la situazione, riesco a superarla meglio.
Lui sorride e si accorge per la prima volta di quanto io in realtà sia debole. Mi lascia sonnecchiare sul divano per qualche ora, vegliandomi da lontano. Mentre sono nel dormi veglia, esamino la mia mente, alla ricerca di cattivi presagi e brutti ricordi. Ma niente. Sono completamente vuota. Eppure, è un nulla piacevole. Ripenso per un instante a Sabin e al suo piccolo che cresce dentro di lei. Mi pare già di vederlo, che corre e strappa i capelli a Johanna.
 Un figlio. Non lo avevo mai preso in considerazione. Adesso, invece, mi appare come la cosa più normale e bella del mondo. Qualcuno solo per te, con il tuo stesso sangue nelle vene. Mi viene in testa l’immagine di Prim che sorride. Sta seduta accanto a me, con i capelli biondi raccolti in due simpatiche trecce. Guarda il mio volto e, prima che sprofondi nel sonno più assoluto, mormora poche, semplici parole.
 «Poi farlo.»
E io le credo.


Eccoci qui... bho lo controllato così tante volte, eppure non mi soddisfa ancora... mancheranno uno o due capitoli... e poi è finita! Nell'ultimo capitolo, vi avverto già, vi esporrò una piccola idea, una specie di pensiero che mi è venuto in mente, collegato strettamente a questa fanfic... ma aspettate ancora un po' e vedrete. Come sempre spero vi piaccia, mi ci sono impegnata e i pareri sono bene accetti. Perdonate gli errori e qualche frase un po' inutile, ma non sono riuscita a fare meglio di così. Mi auguro piaccia comunque.
Un bacio. Pain !
  
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