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Autore: alexandra_marina    28/04/2014    1 recensioni
"Edward lei é Isabella, Isabella lui é Edward"
Il tizio di nome Edward mi porge la mano e io mi alontano involontariamente.
"Isabella sono un ex drogato non ho la peste"mi dice acido mettendo le mani in tasca.
"Bella, chiamami Bella"lui mi sorride sghembo.Oggi la mia dose di gentilezza l'ho distribuita a lui .
L' ex drogato e la (quasi) ex autolesionista, ottimo come titolo di un film horror.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Ciao a tutti...

Questo é il primo capitolo della storia.

Ci sono delle notizie sulla protagonista ma più avanti con i capitolo si saprà di più. 

P.s Grazie a chi ha recensito il prologo, messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate e chi ha solamente letto.

 

 

 

 

Sulle note di Clair de lune lascio viaggiare i miei pensieri.

Suonare il pianoforte mi ha sempre datto la possibilità di fuggire,di nascondermi nel mio mondo,fatto di me e di note.

Alcuni bambini da piccoli hanno amici immaginari io come amico avevo il pianoforte. 

Su quei tasti bianchi e neri ho buttato le mie emozioni, ho versato le miei lacrime , le miei sofferenze ma anche le mie gioie; era il mio migliore amico, mi piace pensare di aver imparato a suonare ancor prima di aver imparato a camminare.

Il pianoforte é l'unico legame che mi resta con mia madre, morta dandomi alla luce, non l' ho mai conosciuta ma oltre alla vita mi ha datto un altro regalo metaviglioso:la passione per la musica che scorre libera nelle mie vene.

Da piccola passavo ore e ore a suonare, non mi stancavo mai.

Però come si sa ,tutte le cose belle finiscono:quello che pensavo il mio migliore amico é stato sostituito dalla mia migliore amica:la lametta.

Nell' ultimo anno di liceo suonavo pochissimo, le mie lacrime, le mie emizioni, le mie sofferenze le icidevo sulla mia pelle non piu sui tasti bianchi e neri.

Farmi del male mi faceva sentire meno in colpa per la loro morte, questo finche il mio dolore si faceva sentire.

Non ho smesso di suonare , ma neanche di tagliarmi, finito il liceo sono stata ammessa al conservatorio, luogo in cui adesso passo i momenti più belli della mia giornata .

Prima i momenti più belli erano quelli in cui ero accasciata sul pavimento freddo del mio bagno ad imprimere sulla mia pelle le mie sofferenze. 

Suonando il pianoforte do voce al mio dolore, ma come sempre non fa abbastanza rumore.

É passata una settimana da quando ho deciso di chiede aiuto.Chiedere aiuto ed essere stata ammessa al conservatorio sono le uniche due cose nei miei venti anni che mi hanno fatta sentire orgogliosa e corragiosa.

Il giorno dopo aver preso la mia decisione appena finito il mio turno nel negozio di musica in cui lavoro ho comminciato a camminare per le fredde strade di Chicago , con il vento che mi schiaffeggiava il viso e la pioggia che minacciava di cadere.Camminando sono arrivata di fronte alla mia salvezza, no..non di fronte ad una chiesa ma ad una clinica.

La Rosa Bianca e' una clinica pubblica che cura persone che soffrono di dipendenze da sostanze stupefancenti , da alcol; aiuta ragazze anoressiche e bulimiche a guarire;persone depresse a trovare un motivo per continuare a vivere.

Appena ho messo piede dentro la clinica ho sentito di essere nel posto giusto per me:fuori le persone sono felici dentro invece ci sono persone come me che vogliono tornare a vivere davvero.

La prima seduta che ho fatto con il dott.Hollmen il mio psicologo, un uomo sulla sessantina che sorride ad ogni battito di ciglia, e' stata molto difficile, io ero un po' a disagio e lui non sapeva come comportarsi.

Questa settimana ho avuto due sedute, oggi pomeroggio avro' la terza.

 

 

"Bene..brava Isabella.Ragazzi per oggi abbiamo finito ci vediamo domani" la voce severa della professoressa mette fine al viaggio dei miei pensieri.

Fuori dal edificio ad accogliermi c'é il cielo nuvoloso di Chigaco, abito in questa citta' da quando sono nata ma a volte vorrei andarmene , troppi ricordi.

L'appartamento in cui vivo non e' molto lontano dal conservatorio percio' non ho bisogno di macchina, taxi, tram..mi bastano i miei piedi, l' Mp3 in tasca e le cuffiette nelle orecchie. 

Mangio qualcosa di fretta e alle tre sono al negozio pronta per il turno di lavoro.Si puo' dire che sono cicondata dalla musica dalla mattina alla sera.

Alle sei precise invece sono alla Rosa Bianca nello studio del mio psicologo.

Lo vedo speranzoso, come se lui fosse un poliziotto e io un criminale a cui far dire la verità. Devo ammettere però che in queste due sedute non mi ha mai messo fretta, per la maggior parte del tempo lo lascio parlare e io lo osservo.

Osservo il suo modo di gesticolare, le smorfie che fa e non posso non chiedermi se ha dei figli, una moglie che lo aspettano a casa la sera dopo aver passato il giorno a parlare e ascoltare le sofferenze della gente.Ammiro il suo lavoro.

"Isabella mi stai ascoltando "dice preoccupato.

"Si"sussuro continuando a fissarlo, devo amettere che e' bravo a regere il mio sguardo di sfida.

"Spero che il mio discorso sulla gentilezza lo metterai in pratica" ecco che ricomincia con la gentilezza.

Fin dalla prima seduta ha insistito sul fatto che devo essere piu' gentile perche' secondo lui mi puo' aiutare con la terapia.

Le persone pensano che sia facile, naturale essere gentili, forse lo e' per chi ha sempre ricevuto un sorriso, una parola gentile ma non per me che sono stata privata di tutto cio'.

Non sono mai stata una persona gentile e amichevole , ma se lo fossi stata le cose non sarebbero state migliori; sarei sempre qui.Sempre e comunque sola a cercare di ritornare a vivere.

"Si..si certo"sbotto annoiata.Lui mi guarda deluso:forse si aspettava che sbrecavo la mia dose quotidiana di gentilezza con lui?

"Lo spero-dice con tono di preghiera-per oggi abbiamo finito ci vediamo lunedi"

Annuisco, sussuro un arrivederci e mi dirigo verso la porta.La apro e mi ritrovo davanti un ragazzo con il pugno alzato pronto a bussare.

É un ragazzo alto e robusto , che appena riesco a guardare in viso, vestito come un delinquente e sguardo curioso.Mi sposto di lato per farlo entrare.

"Oh bene sei arrivato in orario"dice Hollmen con tono sollevato mentre si alza dalla poltrona e si avvicina a noi.

"Edward lei é Isabella, Isabella lui é Edward"

Il tizio di nome Edward mi porge la mano e io mi allontana involontariamente. 

"Isabella sono un ex drogato non ho la peste"mi dice acido mettendo le mani in tasca.

"Bella, chiamami Bella"lui mi sorride sghembo.

Oggi la mia dose di gentilezza lo distribuita a lui.

L' ex drogato e la (quasi) ex autolesionista, ottimo come titolo di un film horror.

Prima di uscire dallo studio e lasciarli soli i nostri sguardi si incontrano, i suoi occhi verdi cerchiati dalle occhiaie incatenano i miei cioccolato cherchiati anch'essi dalle occhiaie.

Per un attimo , prima di distogliere lo sguardo, riesco a leggerci il mio stesso dolore e per un attimo mi sento meno sola.

 

 

Allora... spero che il cap non vi abbia annoiato o deluso.(se e' cosi chiedo scusa)

Lo so che Bella può sembrare troppo triste e depressa ma ha i suoi motivi per esserlo.

Vorrei anche dirvi che naturalmente non ha smesso di farsi del male, in solo una settimana sarebbe impossibile. 

Ulteriori dubbi vi verrano svelati nel prossimo capitolo (sempre se volete continuare a leggere la storia)

Baci a presto Ale! !

 

  
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