29/04/2014
1 recensioniTitolo: Double rainbow {a one-of-a-one, a one-of-a-kind}
Personaggi: Kakashi Hatake, Maito Gai, altri
Pairing: KakaGai (sia romantica che bro!ship)
Genere: introspettivo, fluff, vario?
Avvisi: spoiler! (capitoli dal 666 in poi)
Rating: verde
Note:
Grazie a Dio Naruto ce l'ha salvato, indi, grazie a Dio, proseguiamo con un po' di convalescenza.
Double rainbow
{ a one-of-a-one, a one-of-a-kind }
{ a one-of-a-one, a one-of-a-kind }
#02]
-Non t'avvicinare, Kakashi, mi hai sentito bene? Ce la farò da solo-
Per la milionesima, ennesima, volta, Kakashi Hatake sospira. Fa un ulteriore, minuscolo passo indietro -uno strascicare di piedi appena avvertibile-, alza gli occhi al cielo con più teatralità del dovuto, e aspetta.
Maito Gai lo studia sospettoso per un minuto buono, probabilmente non del tutto fiducioso nella sua muta promessa di non intervento, agrottando le spesse sopracciglia sugli occhi neri. Quando si ritiene soddisfatto, stira le labbra in un ghigno, felice, lasciando scivolare a terra i piedi e caricandovi tutto il peso del corpo, pronto a una marcia trionfale fuori da quella stanza d'ospedale. Ondeggia qualche istante, prima di trovare un equilibrio soddisfacente sul proprio baricentro. Poi, osa provare a sollevare la gamba, per spostarla avanti e muovere il primo passo.
È questione di un attimo. Il dolore lancinante al muscolo ancora troppo, troppo debole per un simile sforzo lo investe come una coltellata facendogli perdere il prezioso bilanciamento acquisito. Barcolla, si piega, ma non raggiunge il pavimento, perché per fortuna due mani -rapide, delicate, ma decise e urgenti- lo hanno respinto seduto sul materasso.
Maito Gai e Kakashi Hatake non si guardano. Non subito, almeno. Kakashi si ritrae di mezzo passo, nervoso, gli occhi bassi e le labbra contratte sotto la maschera. Lo vedi vorrebbe dire è troppo presto, dovresti aspettare, sempre a strafare come tuo solito. Non ci riesce. Non riesce a dire Te l'avevo detto perché suona terribilmente troppo simile a Non ho fiducia in te.
Allora, inspira, lasciando che l'ossigeno spazzi via quella sensazione viscida dai polmoni, e sorride, sereno, allungando le braccia per stringergli le mani.
-Stai facendo progressi. Avanti, riproviamo!-
Gai alza di scatto il capo, fissandolo stupefatto ad occhi spalancati. Perché è una cosa loro, ormai, è una missione che completeranno assieme, è una sfida che vinceranno insieme ed è assieme che presenteranno i risultati ai loro allievi prediletti.
-Va bene, ma preparati! Appena esco voglio fare una gara di corsa!-
Per la milionesima, ennesima, volta, Kakashi Hatake sospira. Fa un ulteriore, minuscolo passo indietro -uno strascicare di piedi appena avvertibile-, alza gli occhi al cielo con più teatralità del dovuto, e aspetta.
Maito Gai lo studia sospettoso per un minuto buono, probabilmente non del tutto fiducioso nella sua muta promessa di non intervento, agrottando le spesse sopracciglia sugli occhi neri. Quando si ritiene soddisfatto, stira le labbra in un ghigno, felice, lasciando scivolare a terra i piedi e caricandovi tutto il peso del corpo, pronto a una marcia trionfale fuori da quella stanza d'ospedale. Ondeggia qualche istante, prima di trovare un equilibrio soddisfacente sul proprio baricentro. Poi, osa provare a sollevare la gamba, per spostarla avanti e muovere il primo passo.
È questione di un attimo. Il dolore lancinante al muscolo ancora troppo, troppo debole per un simile sforzo lo investe come una coltellata facendogli perdere il prezioso bilanciamento acquisito. Barcolla, si piega, ma non raggiunge il pavimento, perché per fortuna due mani -rapide, delicate, ma decise e urgenti- lo hanno respinto seduto sul materasso.
Maito Gai e Kakashi Hatake non si guardano. Non subito, almeno. Kakashi si ritrae di mezzo passo, nervoso, gli occhi bassi e le labbra contratte sotto la maschera. Lo vedi vorrebbe dire è troppo presto, dovresti aspettare, sempre a strafare come tuo solito. Non ci riesce. Non riesce a dire Te l'avevo detto perché suona terribilmente troppo simile a Non ho fiducia in te.
Allora, inspira, lasciando che l'ossigeno spazzi via quella sensazione viscida dai polmoni, e sorride, sereno, allungando le braccia per stringergli le mani.
-Stai facendo progressi. Avanti, riproviamo!-
Gai alza di scatto il capo, fissandolo stupefatto ad occhi spalancati. Perché è una cosa loro, ormai, è una missione che completeranno assieme, è una sfida che vinceranno insieme ed è assieme che presenteranno i risultati ai loro allievi prediletti.
-Va bene, ma preparati! Appena esco voglio fare una gara di corsa!-