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Autore: Pretty_Liar    29/04/2014    16 recensioni
Darcy è una ragazza di venti anni.Ha il suo lavoro, le sue amiche... E un marito famoso che vuole a tutti i costi avere un bambino! E se lei non si sentisse pronta? Se avesse paura di diventare mamma? Tra litigi con il proprio marito, consigli, amiche pettegole e madri impiccione, Darcy si troverà ad affrontare la peggior gravidanza della sua vita!
*********
"Perché! Spiegami solo il cazzo di motivo per cui è 'NO'!"
"Perché NO, Harry! Non c'è un motivo preciso!", dissi piegando le maglie del riccio sparse per casa.
"Non ha significato la tua risposta!", urlò lui, facendo gonfiare le vene sul collo.
"Devo mettere in ordine il tuo casino! Non mi rompere!"
Accesi la luce nel salone, illuminando la stanza sotto sopra.
Ero stata via due giorni a causa di un'intervista e lui mi faceva trovare un porcile... Non una casa!
Lui mi seguì, sventolando per aria un paio di pantaloni puliti.
"Darcy... Quando fai così sei insopportabile!", sbraitò, infilando i jeans e rimanendo a torso nudo.
"Io?! Io sono insopportabile, Harry?! Per favore non ne parliamo!", dissi con arroganza, alzando una scatola di patatine dal pavimento.
"No, invece! Parliamone!", disse esasperato, allacciandosi con furia la cintura.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dieci anni dopo
Scesi lentamente le scale, scostando la frangetta nera dagli occhi grandi e verdi, cercando di guardare bene dove mettessi i piedi.
Legai i capelli ricci e lunghi in una coda alta e disordinata, mentre serrai le labbra troppo rosse, per non respirare pesantemente.
"Candy!", esclamò una voce alle mie spalle, facendomi bloccare sul posto e, per la sorpresa, mi cadde la borsa rossa e grande dalle mani.
"Pa-papà...", balbettai, girandomi verso di lui con un sorriso falso e ampio, che faceva spuntare due fossette ai lati della mia bocca,"Che fai sveglio a quest'ora?!", sputai a denti stretti. Lo scrutai. I suoi capelli ricci erano sempre ribelli, ma nei suoi occhi c'era quell'aria che dava la consapevolezza di essere adulti. Le fossette ai lati della bocca erano quasi sparite, ad eccezione di quella sinistra ancora ben marcata.
Lui chinò la testa di lato, guardandomi con quegli occhi troppo uguali ai miei.
"Candy, quale parola della frase 'non puoi uscire', non ti è chiara?", chiese raggiungendomi e mettendo una mano sulla mia spalla.
Era maledettamente alto e mi sentivo impotente ogni volta che mi sovrastava con la sua altezza.
"Papà ti prego!", lo implorai inginocchiandomi ai suoi piedi, unendo le mani a mo' di preghiera,"È importante!"
Lui si abbassò con me, dandomi un bacio delicato sulla guancia e facendomi sorridere ampiamente. Forse ero riuscita a smuovere quel suo cuore di pietra.
"No amore", disse poi, alzandosi e scendendo in cucina.
Bastardo.
"Papà non puoi farmi questo! Attendo quest'uscita dall'inizio dell'anno scolastico e adesso che lui finalmente si era deciso a notarmi e a chiedermi di andare in discoteca, tu me lo impedisci?!", urlai isterica, mettendomi dinanzi a lui, con le braccia aperte per impedirgli di passare.
"Candy smettila. Ho detto di no, e quando dico no è NO! Non permetterò a mia figlia di andare alle undici di notte in un locale pieno di pervertiti che le toccano il culo! Chiaro?!", urlò anche lui, puntandomi un dito affusolato contro il petto, fasciato da un vestitino stretto in vita e con la gonna larga, rosso fuoco.
"Cosa diavolo ti sei messa?!", sbraitò, spostando il giaccone nero e grande che copriva in parte il mio abbigliamento.
Fece scorrere gli occhi infuocati sulle mie gambe scoperte e diafane, stringendo così forte i pugni da far diventare le nocche bianche.
"Sei impazzita?! Se ero in te uscivo nuda!!", tuonò afferrandomi un polso e stringendolo con forza, scuotendomi leggermente.
"Papà è la moda! E poi se non lo sai, così si va in discoteca! Quindi non mi seccare. Sei antico e noioso", sbuffai, cercando di fargli allentare la presa.
Lui, però, strinse ancora di più le dita intorno il mio polso, raccogliendo intanto la borsa da terra per vederne il contenuto.
Arrossii subito, cercando di afferrarla dalle sue mani, ma lui la portò in alto, sopra le nostre teste dove mi era impossibile arrivare.
"Dammela papà", mi lagnai, saltando.
"Perché? Cosa c'è dentro?", chiese ancora più incazzato, facendomi rimpicciolire sul posto.
"Ni-niente.... Co-cosa vuoi che ci si-sia?", balbettai scrollando le spalle in modo indifferente.
"Allora perché ti preoccupi tanto se la apro?", domandò retorico, avvicinando i nostri visi.
Poi, mi trascinò sul divano, facendomi sedere con forza, dopo vari tentativi da parte mia di svignarmela.
Ero morta.
"Allora...", mormorò con la lingua fra le labbra, facendo scorrere la cerniera della borsa.
Poi, la rovesciò, facendone uscire il contenuto: un completo intimo rosso ed in pizzo che avrei voluto indossare sotto il mio vestito per attirare l'attenzione del mio accompagnatore ancor di più.
Papà era immobile, con le mutandine dell'intimo fra le mani e con gli occhi fissi su di esse.
Dio che imbarazzo. Ero diventata rossa fino alla punta dei capelli.
"Papà...", tentai allungando una mano verso di lui, ma la ritirai subito non appena notai i muscoli della schiena irrigidirsi visibilmente.
"Papà non è mio, ma di..."
"Zitta!", sussurrò bruscamente, alzandosi poi con uno scatto e posizionandosi di fronte a me.
"Papà io-", ma fui bloccata nuovamente dalla sua mano che si posava prepotentemente sulle mie labbra.
"Candy sei impazzita?! Volevi farti scopare questa sera?! Cazzo parla! Perché ci sono delle mutande in pizzo nella tua borsa?! Dio giuro che se non parli ti ammazzo Candy, adesso è troppo!", urlò, sbattendo la scatola dell'intimo a terra e mettendo poi le mani fra i suoi capelli folti e ricci, mentre camminava avanti ed indietro a grandi falcate.
"Cosa ho sbagliato con te? Cosa?! Prima la scuola mi convoca perché sei distratta in classe, prendi voti sotto la media, poi questo! Non penso di meritarmi un comportamento simile signorina!", continuò puntandomi un dito contro.
"Da adesso in poi resti chiusa in casa tutti i pomeriggi finché la cosa non migliora", sospirò infine, facendomi scattare come una molla.
"Come?! No, papà! Non puoi farmi questo!", sbraitai, battendo un piede a terra.
"Ed invece si! Perché si dia il caso che sia tuo padre e con me non alzi la voce, chiaro? Mi sono stancato Candy delle tue continue bugie, delle tue continue lamentele!"
Batté una mano sul tavolo vicino, respirando affannosamente.
Poi, disse quello che temevo di più, quello che avrei voluto evitare.
"Perché fai così? Non parli più con me e con tua madre, ci eviti... Non sei più la Candy di cinque anni che moriva dalla voglia di venire ai miei concerti e dormiva nel letto con me"
Nel momento in cui pronunciò queste parole, aveva gli occhi tristi e persi nel vuoto, il labbro inferiore tremava e si torturava la maglietta del pigiama.
"Perché sono cresciuta. Non sono più la tua bambina. Ho quindici anni", risposi acida, spingendolo di lato per salire in camera mia.
"Dove vai? Candy fermati", mi seguì, ma non lo degnai di uno sguardo.
Lo odiavo. Odiavo quella sua mania di controllare ogni mia mossa, ogni mio passo falso e odiavo quando mi rinfacciava tutti i miei errori.
"Perché sei così? Cosa ho fatto per meritarmi questo?", disse ancora, facendo la vittima, ma questa volta mi fece saltare i nervi a mille.
"Perché ti odio! Se non ti vado bene cacciami di casa!", urlai sull'orlo del pianto, girandomi verso di lui e trovandolo ad un centimetro da me.
"Che?", chiese ingenuo, inarcando un sopracciglio.
"Hai sentito bene. Se sei così deluso, me ne vado. Almeno così non dovrai vergognati di avere una figlia così...Impacciata", singhiozzai, tirando su con il naso.
"Candy", disse dolcemente lui, inginocchiandosi e pulendomi le guance dalle lacrime con la manica della sua maglia,"Io non ho detto questo. Sei la mia stellina, come potrei vergognarmi di te?"
"Ma ieri sul giornale ho letto che tu preferiresti non avere una figlia ed essere libero come prima", mormorai abbracciandolo e incastrando la testa nell'incavo del suo collo.
Sentii le sue dita percorrermi la schiena nuda a causa della scollatura del vestito.
"I giornali mentono... Dovresti saperlo ormai. Se domani tu te ne andassi, io morire", dichiarò, dandomi un bacio fra i capelli.
"Davvero?", chiesi ancora  facendogli il labbruccio.
E come era solito fare, da quando ero piccola, lui catturò il mio labbro inferiore fra i suoi denti, tirandolo leggermente e ringhiando scherzosamente.
"Davvero", sussurrò, prendendomi in braccio stile sposa e portandomi nella mia camera.
"Promettimi che non andrai a quella festa conciata così", disse mettendomi sotto le coperte.
Annuii, dandogli un bacio sulla guancia e rannicchiandomi sotto le coperte.
"Buona notte piccola mia", soffiò nel mio orecchio, uscendo.
Mi alzai di scatto, scalciando le coperte ed aprendo poi la finestra.
"Finalmente Candy!", sussurrò James, il ragazzo con cui sarei dovuta uscire, sotto la finestra,"Ti decidi a scendere o no?"
"Scusami... Mio padre, lo conosci no? Il solito rompi scatole?", risi calandomi giù per la finestra e salendo sulla sua moto.
Direzione: discoteca.
Il mattino seguente, alle sei, infilai la chiave nella toppa leggermente, prima di sfilarmi le scarpe per non provocare rumori che avrebbero potuto svegliare mio padre.
Camminai silenziosamente nel buio, per poi gettarmi a peso morto sul divano al centro del salone. Ero stanca morta, avevo passato tutta la nottata a ballare e inoltre avevo scoperto che James era davvero una persona dolce e simpatica. Arrossii al ricordo delle nostre labbra che si scontravano leggermente in un bacio soffice e pensai che forse mi stavo davvero innamorando di lui lentamente.
Sospirai, mettendo una mano sui miei occhi verdi, cercando di scacciare quelle immagini che mi facevano imbarazzare senza un motivo.
Di scatto, però, la luce si accese, rivelando mio padre, seduto a gambe accavallate sulla poltrona accanto la mia, e mia madre appoggiata al muro, con le braccia incrociate sotto il seno e lo sguardo esasperato.
"Candy...", sussurrò, tirando indietro i suoi capelli neri ed ondulati,"Dove sei stata tutta la notte. Ci hai fatti spaventare"
Il suo tono non era severo, ma solo stanco e deluso. Aveva due profonde occhiaie che contornavano i suoi profondi occhi azzurri, segno che davvero non aveva chiuso occhio durante tutta la notte.
Mi sentii in colpa, ma la cosa che più mi faceva male era il fatto che papà non parlava, ne mi degnava di uno sguardo. Continuava a fissare il vuoto dinanzi a se.
"Mamma... Scusami io...", abbassai il capo, consapevole di aver fatto una cavolata.
"Candy!", singhiozzò, abbracciandomi e controllando che non mi fossi fatta niente. Mi accarezzava i capelli dolcemente, tirando sempre su con il naso. Sembrava una bambina.
Vidi papà alzarsi e mettersi una mano fra i capelli, come faceva spesso quando era esasperato.
"La vedi?", disse indicando la mamma,"È stata in ansia tutta la notte, in uno stato pietoso! Se non fosse stato per Paul che ti aveva localizzata, adesso sarebbe morta a terra dallo spavento! Dio Candy! Cresci un po'! Avrai pure quindici anni, ma sei immatura!", urlò.
"Non sarebbe successo niente di tutto questo se tu mi avessi lasciato andare alla festa!", ribattei, scostando il corpo di mia madre dal mio, per andare difronte mio padre ed affrontarlo.
"Sei tu che devi crescere un po' e lasciarmi vivere la mia vita!", gli puntai l'indice contro il petto, lasciando sfogare la mia rabbia.
"Sei", respirai a fondo, con la consapevolezza che stavo per dire una cazzata enorme,"Solo un cantante fallito, che solo perché ha una massa di ragazzine ai suoi concerti si crede ancora un diciannovenne!"
Vidi i suoi occhi verdi sbarrassi e diventare umidi e tristi in un secondo. D'altronde, chi ero io per giudicare un adulto? La sua fama era sempre stata grande da quando aveva iniziato a cantare e ancora non accennava a spegnersi; quindi come mi permettevo di dire che era solo un fallito, quando i biglietti per i suoi concerti facevano sold out in meno di mezz'ora?
Ovviamente, però, queste cose le pensai solo dopo che la mia linguaccia avesse pronunciato quelle parole dure e pungenti.
Si allontanò, facendo parecchi passi all'indietro, prima di afferrare la sua borsa enorme ed uscire di casa.
"Papà!", urlai correndo dietro a lui, sbarrando la porta e vedendo la sua macchina pronta a partire.
Mi piazzai davanti, facendolo frenare di scatto ad un centimetro dal mio corpo.
Avevo i capelli sciolti e la frangia scostata dalla mia fronte a causa del vento leggero. La gonna larga del vestito rosso si alzava leggermente ad ogni folata di aria fredda.
"Scusa... Non volevo, io... Ti voglio bene papà!", singhiozzai andando vicino il finestrino.
Aprii la portiera dell'auto nera, vedendolo seduto rigido con le mani salde sul volante.
"Papà...", sussurrai, posando le labbra sulla sua guancia.
"Vattene Candy", disse duro fra i denti, scandendo le parole.
"Papà ti prego, perdonami", dissi ancorandomi al suo corpo enorme.
Lui mi staccò con difficoltà, chiudendo la portiera e partendo a razzo.
Piansi, accasciandomi al suolo.
"Dove vai?", mi chiese mia madre, mentre preparava da mangiare.
Mi misi la borsa in spalla, abbottonandomi poi il cappotto nero.
"Esco. Torno per l'ora di cena", sorrisi, osservandomi allo specchio.
I jeans mi fasciavano le gambe, mentre i capelli erano legati in una coda alta e la fronte coperta dalla frangia.
Sospirai, rendendomi conto di quanto assomigliassi a mio padre.
Deglutii, prima di uscire di casa e saltare sulla mia bicicletta.
Dopo una mezz'ora, arrivai a casa di Zayn, dove sapevo si tenevano le prove. Bussai leggermente, vedendo il moro aprire la porta sorridente.
"La mia pulce!", esclamò prendendomi in braccio e facendomi volteggiare in aria,"Non vieni mai a trovarmi!".
"Zio", sorrisi mentre mi poggiava al suolo,"C'è papà?", chiesi timida.
"Certo, entra pulce. Ma ti avverto, è piuttosto nervoso", rise, scostandosi di lato per farmi entrare.
"Ancora non ci credo", continuò mentre mi aiutava a sfilarmi il cappotto,"Sei diventata una vera signorina, eppure sei così uguale ad Harry"
Mi avviai a passo lento e silenzioso verso la sala della musica, vedendo lo zio Liam accendere i microfoni, lo zio Niall accordare la chitarra e lo zio Louis accanto papà, nel vano tentativo di consolarlo.
"Harry lo sai come sono fatte le adolescenti. Hanno gli ormoni a mille e non se ne fregano di nessuno. Ma non lo fanno per cattiveria", sorrise accarezzando la spalla del riccio.
"Io", ringhiò,"Non so come comportarmi. Lei è così... Argh!", sospirò.
Abbassai gli occhi al suolo, ancora nascosta dietro la porta.
"Vorrei solo vederla correre verso di me con un giocattolo in mano, pregandomi di prenderla in braccio. Louis non chiedo tanto", continuò dopo un po', guardando lo zio diritto negli occhi azzurri.
"Harry purtroppo le persone crescono e attraversano varie fasi della vita e questa è la più delicata. Se la ami come dici sempre, dovresti capirla", gli consigliò.
"Io la capisco, è lei che non capisce me e la madre!", esclamò scocciato,"Niall la finisci con quella cosa! Mi stai trapanando il cervello!"
"Scusa amico", sorrise semplicemente il biondo, posando la sua chitarra di lato.
Quando da piccola papà mi portava alle prove, lo zio Niall mi metteva fra le sue gambe e poggiava le mani sulle mie, facendole scorrere sulle corde tese di quello strumento. Era grazie a lui se sapevo strimpellare qualcosa.
*Inizio Flashback*
"Zio!", esclamai, dimenandomi fra le braccia di papà per ancorarmi al collo di Zayn, che correva verso di me, gettando i fogli che teneva fra le mani a terra.
"La mia pulce è venuta alle prove", rise, strappandomi con forza a mio padre, che di lasciarmi non ne voleva sapere.
Erano rare le persone a cui mi affidava per più di cinque minuti e lo zio Zayn era una di quelle.
"Oggi la maestra mi ha fatto colorare un cane e ha detto che sono stata la più brava", gli dissi, alzando il mento all'insù, fiera di quella mia opera d'arte che, quel pomeriggio, avevo deciso di custodire gelosamente nel mio armadio a fiori bianco.
"Davvero? Ma allora sei proprio brava come la tua mamma!", esclamò il moro, dandomi un morso sulla guancia, facendomi ridere a crepapelle, mentre mio padre sbuffava sonoramente.
"Dai Malik, dammela", sorrise innocentemente, posando le mani sui miei fianchi, tirandomi verso il suo corpo possente,"Ti stancherai"
Zayn lo guardò divertito, stringendomi a lui e dandomi tanti baci sulla guancia, facendo ingelosire percettibilmente papà, che con uno strattone riuscì a strapparmi dalle mani dello zio, che gli fece il verso, facendogli roteare gli occhi al cielo, prima di pulirmi la guancia con la sua manica.
"Dio, Harry, come sei esagerato!", urlò Liam, spuntando dalla cucina, con delle enormi cuffie appese al collo,"Ciao principessa"
Lo salutai con la mano, dimenandomi fra le braccia di mio padre per seguire Zayn che stava raccogliendo i fogli da terra.
Volevo bene a tutti e quatto, ma per il pachistano avevo sempre avuto un debole, poiché era sempre il primo a giocare con me con le bambole, mentre gli altri scappavano terrorizzati. Lui, invece, si immedesimava nella parte e, delle volte, si faceva anche truccare, fregandosene degli altri tre che lo prendevano in giro.
Lui e Perrie ancora non avevano avuto figli, anche se dicevano che presto sarebbe arrivata anche per loro la cicogna. E, in tanto che questa compiva il suo viaggio, lui mi trattava come sua figlia, cosa che faceva accapponare la pelle a mio padre.
"Candy stai un po' ferma", mi ammonì, mentre cercava di sfilarmi il cappotto ed aggiustarmi la coda che teneva fermi i miei folti e ricci capelli.
"Basta papà!", mi lagnai, correndo verso Zayn, intento a leggere qualcosa, ma fui bloccata per un braccio.
"Candy! Devi stare ferma due minuti! Hai la canottiera fuori dai pantaloni. Ti fai sistemare?", chiese imbronciato, alzandomi la maglietta di lana per sistemarmi quella di sotto.
"Lo zio Niall?", chiesi eccitata, perché mi aveva promesso di insegnarmi a suonare la chitarra.
"Sta sopra con Simon", disse dolcemente Liam, armeggiando con il suo cellulare.
"Uffa. Ma aveva detto che mi insegnava a suonare la chitarra!", mi lagnai, incrociando le braccia al petto, mentre papà mi sistemava per un'ultima volta i capelli, scostandomi leggermente la frangetta dagli occhi.
"Ti insegno io, piccola", mi disse, poggiandosi sulle ginocchia e avvicinandomi a lui, circondandomi la vita con le braccia possenti.
"No, papà! Tu sei negato", dissi, districandomi dalla sua presa, prima di saltare sul divano accanto a Zayn che, prontamente, lasciò quello che stava facendo per farmi sedere sulle sue ginocchia.
"Come?! Candy non è vero!", urlò papà, scostandomi da Zayn e mettendomi a terra,"Ti insegno io. Sono il tuo papà", disse marcando la parola "papà".
"Ma io voglio lo zio Niall", gli feci la linguaccia, correndo di sopra, dove trovai il biondo con la chitarra in spalla, mentre parlava con un uomo.
"Gioia! Vieni, è già tutto pronto per la tua prima lezione", mi sorrise, mostrandomi l'enorme chitarra.
*Fine Flashback*
Mi avvicinai furtivamente a Liam, intimandogli di fare silenzio. Presi il microfono dalle sue mani e chiesi a Niall di accompagnarmi con la chitarra.
Cantai il ritornello di You and I, facendo voltare tutti verso di me, anche mio padre che però continuava a fare il duro.
"You and I... Oooh, You and I", terminai.
"La piccola Candy!", pianse Liam,"È cresciuta"
"Papà", sospirai accucciandomi vicino a lui che voltò la testa di lato.
"Papà!", sbuffai, strofinando il naso nell'incavo del suo collo,"Dai perdonami! Ti voglio bene"
Sospirai, vedendo lui che non accennava a muoversi e mi alzai. Prima che però potessi drizzarmi totalmente, sentii un braccio avvolgermi la vita e tirarmi giù.
Sorrisi ad un centimetro dal viso di mio padre, che scostava la frangia dai miei occhi, mentre io mi sedevo a cavalcioni sulla sua pancia.
"Quanto?", chiese con la sua voce roca, graffiata.
"Cosa?", mormorai.
"Quanto mi vuoi bene?", soffiò sulle mie labbra, stringendomi i fianchi fra le mani grandi e sempre calde. Amavo quando lo faceva, quando mi cullava dolcemente.
Aprii bocca per rispondere, ma lui mise prontamente l'indice sulle mie labbra, sfiorandole delicatamente, impedendomi di parlare.
"Candy, ti sei innamorata vero? Perché se si, tu adesso vuoi bene più a lui", sembrava un bambino e, in quel momento, mi ricordai di quando fece una scenata di gelosia davanti tutta la classe dell'asilo, perché abbracciavo il biondo... Lucas.
"Papà io... Lui mi piace un pochino", mormorai indicando quel po' con le dita, mettendole davanti i miei occhi grandi,"Solo un po'".
Lui sbuffò, scostandomi di lato ed alzandosi.
"E adesso io che fine faccio? Solo lui ti potrà baciare, toccare e mi allontanerai... Vero?", si lagnò mettendo il muso e incrociando le braccia.
"Dai Harry! È una ragazzina, falle vivere i suoi primi amori", disse lo zio Niall, con la faccia sognante e le mani sotto il mento.
"Io e te siamo inseparabili", scrollai le spalle dondolandomi sui piedi.
"Sicura?", mi chiese ancora assottigliando gli occhi.
Annuii vivacemente, aggrappandomi al suo braccio e salendo sulle sue scarpe per arrivare alla sua guancia e poggiarci un bacio delicato sopra,"Tu sei il mio papà"
Il riccio sorrise, facendomi fare una giravolta per aria, prima di darmi la mano e iniziare a prendere le sue cose.
"Papà", sussurrai mentre si metteva le lenti da sole.
"Dimmi principessa", sorrise aggiustandosi il cappotto e il cappello di lana.
"Io... Io non penso che tu sia un cantante fallito... Anzi, amo le tue canzoni e"
"Shh", mi interruppe,"Lo so. Anche io dico cose senza senso quando mi arrabbio"
Risi, coprendomi la bocca con la mano e seguendolo all'ingresso, pronto ad uscire.
Salutammo tutti e saltammo su in macchina, con la radio accesa a commentare tutte le canzoni che ascoltavamo. Era questo il suo lato che amavo: l'amore per la musica, che fortunatamente mi aveva trasmesso. Conoscevo tutte le canzoni della sua band preferita, i Beatles e avevo i biglietti gratis per i concerti di ogni band famosa, dove lui e gli zii erano sempre invitati.
Poi, mentre mettevo i piedi sul cruscotto, lui disse:"Comunque questo... Jamaica"
"Si chiama James!", puntualizzai.
"Si insomma, questo James, digli che potete vedervi solo una volta a settimana, perché il resto dei giorni stai con me"
"Che?! Papà!", mi lamentai, mentre lui rideva e scuoteva la testa.
Sapevo che con lui era una battaglia persa.... D'altronde, restava sempre quel ventenne che all'età di cinque anni mi portava sulle spalle al Luna Parck.
*Inizio Flashback*
"Papà, papà", corsi verso di lui piangendo, mentre la mamma mi rincorreva per fermarmi.
Eravamo nello studio dove registrava le canzoni e, in quel momento, stava parlando con un tecnico, sbraitando per qualcosa che, come al solito non andava.
"Candy, aspetta! Papà sta lavorando!", disse mia madre, afferrandomi dolcemente un braccio, mentre io continuavo a singhiozzare.
"Voglio il mio papà", urlai, facendo voltare tutti, comprese truccatrici e gente varia, verso di me.
"Candy", disse il riccio, lasciando subito perdere quello che stava facendo, camminando velocemente verso di me.
"Scusa, Harry. Ho provato a fermarla ma...", disse mia madre, giustificandosi, mentre io mi aggrappavo alla gamba di papà.
"Amore, no. Hai fatto bene a portarla qui", sorrise, lasciando un veloce bacio alla mamma, che arrossì fino alla punta dei capelli.
"Ehi, principessa", disse poi, abbassandosi verso di me, scostandomi le mani dal viso,"Che succede?"
Tirai su con il naso, prima di nascondere la faccia nell'incavo del suo collo.
"Dai, Harry! Dobbiamo iniziare", disse un uomo con due enormi microfoni fra le mani.
"Jack, due minuti", rispose incazzato, facendo dileguare quello in un attimo, prima di rivolgersi a me.
"Pulce", sorrise, scostandomi leggermente per guardarmi in faccia,"Che succede?"
Lo zio Zayn mi aveva dato quel soprannome e, ormai, ero diventata per tutti "pulce", persino per papà che, all'inizio, si dimostrò molto geloso per non avermi affibbiato lui quel nomignolo.
"Papà, ti vogliono portare via da me! Sono cattive!", urlai disperata fra i singhiozzi, stringendo la sua maglia rossa con le mie mani piccole e pallide, mentre le lacrime continuavano a scorrere lungo i miei occhi.
Lui guardò interrogativo la mamma, che scrollò le spalle, mormorando un "le solite fans incallite".
"Piccola, chi te lo ha detto?", chiese, dandomi un bacio sulla guancia per calmarmi.
"Una ragazza alta e bionda. Diceva che per colpa mia tu non stai più con loro e vogliono rapirti, così non mi pensi più. Io le ho detto che tu sei mio, ma lei diceva che non era vero, perché... Perché...", singhiozzai forte, non riuscendo a pronunciare più una parola.
L'ansia mi stava divorando il cuore e le gambe mi tremavano.
"Candy, non le ascoltare. Papà resterà con te", mi rassicurò, mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"E con la mamma?", chiesi, dondolandomi sui piedi.
"Anche con la mamma. Con la mamma per sempre", sorrise, facendola arrossire nuovamente, mentre voltava il capo da un'altra parte per non fissare quei suoi enormi occhi grandi.
"Ti va di cantare con me?", chiese, prendendomi in braccio.
Annuii, allacciando le braccia dietro il suo collo.
*Fine Flashback*

Dieci anni dopo

Scesi lentamente le scale, scostando la frangetta nera dagli occhi grandi e verdi, cercando di guardare bene dove mettessi i piedi.Legai i capelli ricci e lunghi in una coda alta e disordinata, mentre serrai le labbra troppo rosse, per non respirare pesantemente."Candy!", esclamò una voce alle mie spalle, facendomi bloccare sul posto e, per la sorpresa, mi cadde la borsa rossa e grande dalle mani.

"Pa-papà...", balbettai, girandomi verso di lui con un sorriso falso e ampio, che faceva spuntare due fossette ai lati della mia bocca,"Che fai sveglio a quest'ora?!", sputai a denti stretti.

Lo scrutai. I suoi capelli ricci erano sempre ribelli, ma nei suoi occhi c'era quell'aria che dava la consapevolezza di essere adulti. Le fossette ai lati della bocca erano quasi sparite, ad eccezione di quella sinistra ancora ben marcata.Lui chinò la testa di lato, guardandomi con quegli occhi troppo uguali ai miei.

"Candy, quale parola della frase 'non puoi uscire', non ti è chiara?", chiese raggiungendomi e mettendo una mano sulla mia spalla.Era maledettamente alto e mi sentivo impotente ogni volta che mi sovrastava con la sua altezza.

"Papà ti prego!", lo implorai inginocchiandomi ai suoi piedi, unendo le mani a mo' di preghiera,"È importante!"Lui si abbassò con me, dandomi un bacio delicato sulla guancia e facendomi sorridere ampiamente.

Forse ero riuscita a smuovere quel suo cuore di pietra.

"No amore", disse poi, alzandosi e scendendo in cucina.

Bastardo."

Papà non puoi farmi questo! Attendo quest'uscita dall'inizio dell'anno scolastico e adesso che lui finalmente si era deciso a notarmi e a chiedermi di andare in discoteca, tu me lo impedisci?!", urlai isterica, mettendomi dinanzi a lui, con le braccia aperte per impedirgli di passare.

"Candy smettila. Ho detto di no, e quando dico no è NO! Non permetterò a mia figlia di andare alle undici di notte in un locale pieno di pervertiti che le toccano il culo! Chiaro?!", urlò anche lui, puntandomi un dito affusolato contro il petto, fasciato da un vestitino stretto in vita e con la gonna larga, rosso fuoco.

"Cosa diavolo ti sei messa?!", sbraitò, spostando il giaccone nero e grande che copriva in parte il mio abbigliamento.Fece scorrere gli occhi infuocati sulle mie gambe scoperte e diafane, stringendo così forte i pugni da far diventare le nocche bianche.

"Sei impazzita?! Se ero in te uscivo nuda!!", tuonò afferrandomi un polso e stringendolo con forza, scuotendomi leggermente.

"Papà è la moda! E poi se non lo sai, così si va in discoteca! Quindi non mi seccare. Sei antico e noioso", sbuffai, cercando di fargli allentare la presa.

Lui, però, strinse ancora di più le dita intorno il mio polso, raccogliendo intanto la borsa da terra per vederne il contenuto.Arrossii subito, cercando di afferrarla dalle sue mani, ma lui la portò in alto, sopra le nostre teste dove mi era impossibile arrivare."Dammela papà", mi lagnai, saltando."Perché? Cosa c'è dentro?", chiese ancora più incazzato, facendomi rimpicciolire sul posto.

"Ni-niente.... Co-cosa vuoi che ci si-sia?", balbettai scrollando le spalle in modo indifferente.

"Allora perché ti preoccupi tanto se la apro?", domandò retorico, avvicinando i nostri visi.Poi, mi trascinò sul divano, facendomi sedere con forza, dopo vari tentativi da parte mia di svignarmela.Ero morta.

"Allora...", mormorò con la lingua fra le labbra, facendo scorrere la cerniera della borsa.Poi, la rovesciò, facendone uscire il contenuto: un completo intimo rosso ed in pizzo che avrei voluto indossare sotto il mio vestito per attirare l'attenzione del mio accompagnatore ancor di più.Papà era immobile, con le mutandine dell'intimo fra le mani e con gli occhi fissi su di esse.Dio che imbarazzo. Ero diventata rossa fino alla punta dei capelli.

"Papà...", tentai allungando una mano verso di lui, ma la ritirai subito non appena notai i muscoli della schiena irrigidirsi visibilmente.

"Papà non è mio, ma di..."

"Zitta!", sussurrò bruscamente, alzandosi poi con uno scatto e posizionandosi di fronte a me.

"Papà io-", ma fui bloccata nuovamente dalla sua mano che si posava prepotentemente sulle mie labbra.

"Candy sei impazzita?! Volevi farti scopare questa sera?! Cazzo parla! Perché ci sono delle mutande in pizzo nella tua borsa?! Dio giuro che se non parli ti ammazzo Candy, adesso è troppo!", urlò, sbattendo la scatola dell'intimo a terra e mettendo poi le mani fra i suoi capelli folti e ricci, mentre camminava avanti ed indietro a grandi falcate.

"Cosa ho sbagliato con te? Cosa?! Prima la scuola mi convoca perché sei distratta in classe, prendi voti sotto la media, poi questo! Non penso di meritarmi un comportamento simile signorina!", continuò puntandomi un dito contro."Da adesso in poi resti chiusa in casa tutti i pomeriggi finché la cosa non migliora", sospirò infine, facendomi scattare come una molla.

"Come?! No, papà! Non puoi farmi questo!", sbraitai, battendo un piede a terra.

"Ed invece si! Perché si dia il caso che sia tuo padre e con me non alzi la voce, chiaro? Mi sono stancato Candy delle tue continue bugie, delle tue continue lamentele!"Batté una mano sul tavolo vicino, respirando affannosamente.Poi, disse quello che temevo di più, quello che avrei voluto evitare.

"Perché fai così? Non parli più con me e con tua madre, ci eviti... Non sei più la Candy di cinque anni che moriva dalla voglia di venire ai miei concerti e dormiva nel letto con me"Nel momento in cui pronunciò queste parole, aveva gli occhi tristi e persi nel vuoto, il labbro inferiore tremava e si torturava la maglietta del pigiama.

"Perché sono cresciuta. Non sono più la tua bambina. Ho quindici anni", risposi acida, spingendolo di lato per salire in camera mia.

"Dove vai? Candy fermati", mi seguì, ma non lo degnai di uno sguardo.Lo odiavo. Odiavo quella sua mania di controllare ogni mia mossa, ogni mio passo falso e odiavo quando mi rinfacciava tutti i miei errori.

"Perché sei così? Cosa ho fatto per meritarmi questo?", disse ancora, facendo la vittima, ma questa volta mi fece saltare i nervi a mille.

"Perché ti odio! Se non ti vado bene cacciami di casa!", urlai sull'orlo del pianto, girandomi verso di lui e trovandolo ad un centimetro da me.

"Che?", chiese ingenuo, inarcando un sopracciglio.

"Hai sentito bene. Se sei così deluso, me ne vado. Almeno così non dovrai vergognati di avere una figlia così...Impacciata", singhiozzai, tirando su con il naso.

"Candy", disse dolcemente lui, inginocchiandosi e pulendomi le guance dalle lacrime con la manica della sua maglia,"Io non ho detto questo. Sei la mia stellina, come potrei vergognarmi di te?"

"Ma ieri sul giornale ho letto che tu preferiresti non avere una figlia ed essere libero come prima", mormorai abbracciandolo e incastrando la testa nell'incavo del suo collo.Sentii le sue dita percorrermi la schiena nuda a causa della scollatura del vestito.

"I giornali mentono... Dovresti saperlo ormai. Se domani tu te ne andassi, io morire", dichiarò, dandomi un bacio fra i capelli.

"Davvero?", chiesi ancora  facendogli il labbruccio.E come era solito fare, da quando ero piccola, lui catturò il mio labbro inferiore fra i suoi denti, tirandolo leggermente e ringhiando scherzosamente.

"Davvero", sussurrò, prendendomi in braccio stile sposa e portandomi nella mia camera.

"Promettimi che non andrai a quella festa conciata così", disse mettendomi sotto le coperte.Annuii, dandogli un bacio sulla guancia e rannicchiandomi sotto le coperte.

"Buona notte piccola mia", soffiò nel mio orecchio, uscendo. Mi alzai di scatto, scalciando le coperte ed aprendo poi la finestra.

"Finalmente Candy!", sussurrò James, il ragazzo con cui sarei dovuta uscire, sotto la finestra,"Ti decidi a scendere o no?"

"Scusami... Mio padre, lo conosci no? Il solito rompi scatole?", risi calandomi giù per la finestra e salendo sulla sua moto.

Direzione: discoteca.

Il mattino seguente, alle sei, infilai la chiave nella toppa leggermente, prima di sfilarmi le scarpe per non provocare rumori che avrebbero potuto svegliare mio padre.Camminai silenziosamente nel buio, per poi gettarmi a peso morto sul divano al centro del salone. Ero stanca morta, avevo passato tutta la nottata a ballare e inoltre avevo scoperto che James era davvero una persona dolce e simpatica. Arrossii al ricordo delle nostre labbra che si scontravano leggermente in un bacio soffice e pensai che forse mi stavo davvero innamorando di lui lentamente.Sospirai, mettendo una mano sui miei occhi verdi, cercando di scacciare quelle immagini che mi facevano imbarazzare senza un motivo.Di scatto, però, la luce si accese, rivelando mio padre, seduto a gambe accavallate sulla poltrona accanto la mia, e mia madre appoggiata al muro, con le braccia incrociate sotto il seno e lo sguardo esasperato

."Candy...", sussurrò, tirando indietro i suoi capelli neri ed ondulati,"Dove sei stata tutta la notte. Ci hai fatti spaventare"

Il suo tono non era severo, ma solo stanco e deluso. Aveva due profonde occhiaie che contornavano i suoi profondi occhi azzurri, segno che davvero non aveva chiuso occhio durante tutta la notte.Mi sentii in colpa, ma la cosa che più mi faceva male era il fatto che papà non parlava, ne mi degnava di uno sguardo. Continuava a fissare il vuoto dinanzi a se.

"Mamma... Scusami io...", abbassai il capo, consapevole di aver fatto una cavolata.

"Candy!", singhiozzò, abbracciandomi e controllando che non mi fossi fatta niente.

Mi accarezzava i capelli dolcemente, tirando sempre su con il naso. Sembrava una bambina.Vidi papà alzarsi e mettersi una mano fra i capelli, come faceva spesso quando era esasperato.

"La vedi?", disse indicando la mamma,"È stata in ansia tutta la notte, in uno stato pietoso! Se non fosse stato per Paul che ti aveva localizzata, adesso sarebbe morta a terra dallo spavento! Dio Candy! Cresci un po'! Avrai pure quindici anni, ma sei immatura!", urlò.

"Non sarebbe successo niente di tutto questo se tu mi avessi lasciato andare alla festa!", ribattei, scostando il corpo di mia madre dal mio, per andare difronte mio padre ed affrontarlo.

"Sei tu che devi crescere un po' e lasciarmi vivere la mia vita!", gli puntai l'indice contro il petto, lasciando sfogare la mia rabbia.

"Sei", respirai a fondo, con la consapevolezza che stavo per dire una cazzata enorme,"Solo un cantante fallito, che solo perché ha una massa di ragazzine ai suoi concerti si crede ancora un diciannovenne!"

Vidi i suoi occhi verdi sbarrassi e diventare umidi e tristi in un secondo. D'altronde, chi ero io per giudicare un adulto? La sua fama era sempre stata grande da quando aveva iniziato a cantare e ancora non accennava a spegnersi; quindi come mi permettevo di dire che era solo un fallito, quando i biglietti per i suoi concerti facevano sold out in meno di mezz'ora?Ovviamente, però, queste cose le pensai solo dopo che la mia linguaccia avesse pronunciato quelle parole dure e pungenti.Si allontanò, facendo parecchi passi all'indietro, prima di afferrare la sua borsa enorme ed uscire di casa.

"Papà!", urlai correndo dietro a lui, sbarrando la porta e vedendo la sua macchina pronta a partire.Mi piazzai davanti, facendolo frenare di scatto ad un centimetro dal mio corpo.Avevo i capelli sciolti e la frangia scostata dalla mia fronte a causa del vento leggero. La gonna larga del vestito rosso si alzava leggermente ad ogni folata di aria fredda.

"Scusa... Non volevo, io... Ti voglio bene papà!", singhiozzai andando vicino il finestrino.Aprii la portiera dell'auto nera, vedendolo seduto rigido con le mani salde sul volante."Papà...", sussurrai, posando le labbra sulla sua guancia.

"Vattene Candy", disse duro fra i denti, scandendo le parole.

"Papà ti prego, perdonami", dissi ancorandomi al suo corpo enorme.

Lui mi staccò con difficoltà, chiudendo la portiera e partendo a razzo.

Piansi, accasciandomi al suolo.

 

"Dove vai?", mi chiese mia madre, mentre preparava da mangiare.

Mi misi la borsa in spalla, abbottonandomi poi il cappotto nero.

"Esco. Torno per l'ora di cena", sorrisi, osservandomi allo specchio.

I jeans mi fasciavano le gambe, mentre i capelli erano legati in una coda alta e la fronte coperta dalla frangia.Sospirai, rendendomi conto di quanto assomigliassi a mio padre.Deglutii, prima di uscire di casa e saltare sulla mia bicicletta.Dopo una mezz'ora, arrivai a casa di Zayn, dove sapevo si tenevano le prove. Bussai leggermente, vedendo il moro aprire la porta sorridente.

"La mia pulce!", esclamò prendendomi in braccio e facendomi volteggiare in aria,"Non vieni mai a trovarmi!".

"Zio", sorrisi mentre mi poggiava al suolo,"C'è papà?", chiesi timida.

"Certo, entra pulce. Ma ti avverto, è piuttosto nervoso", rise, scostandosi di lato per farmi entrare.

"Ancora non ci credo", continuò mentre mi aiutava a sfilarmi il cappotto,"Sei diventata una vera signorina, eppure sei così uguale ad Harry"

Mi avviai a passo lento e silenzioso verso la sala della musica, vedendo lo zio Liam accendere i microfoni, lo zio Niall accordare la chitarra e lo zio Louis accanto papà, nel vano tentativo di consolarlo.

"Harry lo sai come sono fatte le adolescenti. Hanno gli ormoni a mille e non se ne fregano di nessuno. Ma non lo fanno per cattiveria", sorrise accarezzando la spalla del riccio.

"Io", ringhiò,"Non so come comportarmi. Lei è così... Argh!", sospirò.

Abbassai gli occhi al suolo, ancora nascosta dietro la porta.

"Vorrei solo vederla correre verso di me con un giocattolo in mano, pregandomi di prenderla in braccio. Louis non chiedo tanto", continuò dopo un po', guardando lo zio diritto negli occhi azzurri.

"Harry purtroppo le persone crescono e attraversano varie fasi della vita e questa è la più delicata. Se la ami come dici sempre, dovresti capirla", gli consigliò.

"Io la capisco, è lei che non capisce me e la madre!", esclamò scocciato,"Niall la finisci con quella cosa! Mi stai trapanando il cervello!"

"Scusa amico", sorrise semplicemente il biondo, posando la sua chitarra di lato.Quando da piccola papà mi portava alle prove, lo zio Niall mi metteva fra le sue gambe e poggiava le mani sulle mie, facendole scorrere sulle corde tese di quello strumento. Era grazie a lui se sapevo strimpellare qualcosa.

*Inizio Flashback*

"Zio!", esclamai, dimenandomi fra le braccia di papà per ancorarmi al collo di Zayn, che correva verso di me, gettando i fogli che teneva fra le mani a terra.

"La mia pulce è venuta alle prove", rise, strappandomi con forza a mio padre, che di lasciarmi non ne voleva sapere.Erano rare le persone a cui mi affidava per più di cinque minuti e lo zio Zayn era una di quelle.

"Oggi la maestra mi ha fatto colorare un cane e ha detto che sono stata la più brava", gli dissi, alzando il mento all'insù, fiera di quella mia opera d'arte che, quel pomeriggio, avevo deciso di custodire gelosamente nel mio armadio a fiori bianco.

"Davvero? Ma allora sei proprio brava come la tua mamma!", esclamò il moro, dandomi un morso sulla guancia, facendomi ridere a crepapelle, mentre mio padre sbuffava sonoramente.

"Dai Malik, dammela", sorrise innocentemente, posando le mani sui miei fianchi, tirandomi verso il suo corpo possente,"Ti stancherai"Zayn lo guardò divertito, stringendomi a lui e dandomi tanti baci sulla guancia, facendo ingelosire percettibilmente papà, che con uno strattone riuscì a strapparmi dalle mani dello zio, che gli fece il verso, facendogli roteare gli occhi al cielo, prima di pulirmi la guancia con la sua manica.

"Dio, Harry, come sei esagerato!", urlò Liam, spuntando dalla cucina, con delle enormi cuffie appese al collo,"Ciao principessa"

Lo salutai con la mano, dimenandomi fra le braccia di mio padre per seguire Zayn che stava raccogliendo i fogli da terra.Volevo bene a tutti e quatto, ma per il pachistano avevo sempre avuto un debole, poiché era sempre il primo a giocare con me con le bambole, mentre gli altri scappavano terrorizzati. Lui, invece, si immedesimava nella parte e, delle volte, si faceva anche truccare, fregandosene degli altri tre che lo prendevano in giro.Lui e Perrie ancora non avevano avuto figli, anche se dicevano che presto sarebbe arrivata anche per loro la cicogna. E, in tanto che questa compiva il suo viaggio, lui mi trattava come sua figlia, cosa che faceva accapponare la pelle a mio padre.

"Candy stai un po' ferma", mi ammonì, mentre cercava di sfilarmi il cappotto ed aggiustarmi la coda che teneva fermi i miei folti e ricci capelli.

"Basta papà!", mi lagnai, correndo verso Zayn, intento a leggere qualcosa, ma fui bloccata per un braccio.

"Candy! Devi stare ferma due minuti! Hai la canottiera fuori dai pantaloni. Ti fai sistemare?", chiese imbronciato, alzandomi la maglietta di lana per sistemarmi quella di sotto.

"Lo zio Niall?", chiesi eccitata, perché mi aveva promesso di insegnarmi a suonare la chitarra.

"Sta sopra con Simon", disse dolcemente Liam, armeggiando con il suo cellulare.

"Uffa. Ma aveva detto che mi insegnava a suonare la chitarra!", mi lagnai, incrociando le braccia al petto, mentre papà mi sistemava per un'ultima volta i capelli, scostandomi leggermente la frangetta dagli occhi.

"Ti insegno io, piccola", mi disse, poggiandosi sulle ginocchia e avvicinandomi a lui, circondandomi la vita con le braccia possenti.

"No, papà! Tu sei negato", dissi, districandomi dalla sua presa, prima di saltare sul divano accanto a Zayn che, prontamente, lasciò quello che stava facendo per farmi sedere sulle sue ginocchia.

"Come?! Candy non è vero!", urlò papà, scostandomi da Zayn e mettendomi a terra,"Ti insegno io. Sono il tuo papà", disse marcando la parola "papà".

"Ma io voglio lo zio Niall", gli feci la linguaccia, correndo di sopra, dove trovai il biondo con la chitarra in spalla, mentre parlava con un uomo.

"Gioia! Vieni, è già tutto pronto per la tua prima lezione", mi sorrise, mostrandomi l'enorme chitarra.

*Fine Flashback*

Mi avvicinai furtivamente a Liam, intimandogli di fare silenzio. Presi il microfono dalle sue mani e chiesi a Niall di accompagnarmi con la chitarra.Cantai il ritornello di You and I, facendo voltare tutti verso di me, anche mio padre che però continuava a fare il duro.

"You and I... Oooh, You and I", terminai.

"La piccola Candy!", pianse Liam,"È cresciuta"

"Papà", sospirai accucciandomi vicino a lui che voltò la testa di lato.

"Papà!", sbuffai, strofinando il naso nell'incavo del suo collo,"Dai perdonami! Ti voglio bene"

Sospirai, vedendo lui che non accennava a muoversi e mi alzai.

Prima che però potessi drizzarmi totalmente, sentii un braccio avvolgermi la vita e tirarmi giù.Sorrisi ad un centimetro dal viso di mio padre, che scostava la frangia dai miei occhi, mentre io mi sedevo a cavalcioni sulla sua pancia.

"Quanto?", chiese con la sua voce roca, graffiata."Cosa?", mormorai.

"Quanto mi vuoi bene?", soffiò sulle mie labbra, stringendomi i fianchi fra le mani grandi e sempre calde. Amavo quando lo faceva, quando mi cullava dolcemente.Aprii bocca per rispondere, ma lui mise prontamente l'indice sulle mie labbra, sfiorandole delicatamente, impedendomi di parlare.

"Candy, ti sei innamorata vero? Perché se si, tu adesso vuoi bene più a lui", sembrava un bambino e, in quel momento, mi ricordai di quando fece una scenata di gelosia davanti tutta la classe dell'asilo, perché abbracciavo il biondo... Lucas.

"Papà io... Lui mi piace un pochino", mormorai indicando quel po' con le dita, mettendole davanti i miei occhi grandi,"Solo un po'".Lui sbuffò, scostandomi di lato ed alzandosi."E adesso io che fine faccio? Solo lui ti potrà baciare, toccare e mi allontanerai... Vero?", si lagnò mettendo il muso e incrociando le braccia."Dai Harry! È una ragazzina, falle vivere i suoi primi amori", disse lo zio Niall, con la faccia sognante e le mani sotto il mento.

"Io e te siamo inseparabili", scrollai le spalle dondolandomi sui piedi.

"Sicura?", mi chiese ancora assottigliando gli occhi.Annuii vivacemente, aggrappandomi al suo braccio e salendo sulle sue scarpe per arrivare alla sua guancia e poggiarci un bacio delicato sopra,"Tu sei il mio papà"

Il riccio sorrise, facendomi fare una giravolta per aria, prima di darmi la mano e iniziare a prendere le sue cose.

"Papà", sussurrai mentre si metteva le lenti da sole.

"Dimmi principessa", sorrise aggiustandosi il cappotto e il cappello di lana.

"Io... Io non penso che tu sia un cantante fallito... Anzi, amo le tue canzoni e"

"Shh", mi interruppe,"Lo so. Anche io dico cose senza senso quando mi arrabbio"

Risi, coprendomi la bocca con la mano e seguendolo all'ingresso, pronto ad uscire.Salutammo tutti e saltammo su in macchina, con la radio accesa a commentare tutte le canzoni che ascoltavamo. Era questo il suo lato che amavo: l'amore per la musica, che fortunatamente mi aveva trasmesso. Conoscevo tutte le canzoni della sua band preferita, i Beatles e avevo i biglietti gratis per i concerti di ogni band famosa, dove lui e gli zii erano sempre invitati.

Poi, mentre mettevo i piedi sul cruscotto, lui disse:"Comunque questo... Jamaica"

"Si chiama James!", puntualizzai.

"Si insomma, questo James, digli che potete vedervi solo una volta a settimana, perché il resto dei giorni stai con me"

"Che?! Papà!", mi lamentai, mentre lui rideva e scuoteva la testa.Sapevo che con lui era una battaglia persa.... D'altronde, restava sempre quel ventenne che all'età di cinque anni mi portava sulle spalle al Luna Parck.

*Inizio Flashback*

"Papà, papà", corsi verso di lui piangendo, mentre la mamma mi rincorreva per fermarmi.Eravamo nello studio dove registrava le canzoni e, in quel momento, stava parlando con un tecnico, sbraitando per qualcosa che, come al solito non andava.

"Candy, aspetta! Papà sta lavorando!", disse mia madre, afferrandomi dolcemente un braccio, mentre io continuavo a singhiozzare."Voglio il mio papà", urlai, facendo voltare tutti, comprese truccatrici e gente varia, verso di me.

"Candy", disse il riccio, lasciando subito perdere quello che stava facendo, camminando velocemente verso di me.

"Scusa, Harry. Ho provato a fermarla ma...", disse mia madre, giustificandosi, mentre io mi aggrappavo alla gamba di papà.

"Amore, no. Hai fatto bene a portarla qui", sorrise, lasciando un veloce bacio alla mamma, che arrossì fino alla punta dei capelli."Ehi, principessa", disse poi, abbassandosi verso di me, scostandomi le mani dal viso,"Che succede?"

Tirai su con il naso, prima di nascondere la faccia nell'incavo del suo collo.

"Dai, Harry! Dobbiamo iniziare", disse un uomo con due enormi microfoni fra le mani.

"Jack, due minuti", rispose incazzato, facendo dileguare quello in un attimo, prima di rivolgersi a me.

"Pulce", sorrise, scostandomi leggermente per guardarmi in faccia,"Che succede?"

Lo zio Zayn mi aveva dato quel soprannome e, ormai, ero diventata per tutti "pulce", persino per papà che, all'inizio, si dimostrò molto geloso per non avermi affibbiato lui quel nomignolo.

"Papà, ti vogliono portare via da me! Sono cattive!", urlai disperata fra i singhiozzi, stringendo la sua maglia rossa con le mie mani piccole e pallide, mentre le lacrime continuavano a scorrere lungo i miei occhi.Lui guardò interrogativo la mamma, che scrollò le spalle, mormorando un "le solite fans incallite".

"Piccola, chi te lo ha detto?", chiese, dandomi un bacio sulla guancia per calmarmi.

"Una ragazza alta e bionda. Diceva che per colpa mia tu non stai più con loro e vogliono rapirti, così non mi pensi più. Io le ho detto che tu sei mio, ma lei diceva che non era vero, perché... Perché...", singhiozzai forte, non riuscendo a pronunciare più una parola.

L'ansia mi stava divorando il cuore e le gambe mi tremavano.

"Candy, non le ascoltare. Papà resterà con te", mi rassicurò, mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

"E con la mamma?", chiesi, dondolandomi sui piedi.

"Anche con la mamma. Con la mamma per sempre", sorrise, facendola arrossire nuovamente, mentre voltava il capo da un'altra parte per non fissare quei suoi enormi occhi grandi.

"Ti va di cantare con me?", chiese, prendendomi in braccio. Annuii, allacciando le braccia dietro il suo collo.

*Fine Flashback*

 

Angolo Autore:

Purtroppo adesso è finita veramente. Spero vi sia piaciuta e ringrazio tutti quelli che hanno recensito e seguito questa storia. Siete stati voi a mandarla avanti grazie ai vostri consigli stupendi. Pretty_Liar

 

  
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