Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: eleanor89    22/07/2008    12 recensioni
Sakura aveva guardato Sasuke con un amore speranzoso, cercando in lui il principe azzurro che non poteva trovare.
Ino aveva guardato Sasuke con occhi pieni di passione, cercando in lui qualcuno che le desse fama, divertimento e la facesse sentire protetta. Cercando l'attenzione di Sakura.
Tenten aveva guardato Sasuke con interesse, trovandolo forse carino, per poi voltarsi a guardare Neji e non smettere più.
Hinata guardò Sasuke con triste dolcezza, senza chiedere nulla in cambio. Un semplice sguardo di comprensione, di chi cerca amore ma non lo chiede, di chi vuole donarlo ma non ha nessuno a cui darlo. Uno sguardo che era cosciente di tutto questo e nonostante ciò, avrebbe continuato a brillare in attesa, senza chiedere mai.
[Nata per sfida con Akami: SasuHina, NaruSaku, InoShika e altre coppie.]
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Sasuke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un bel giorno dissi ad Akami: “voglio scrivere, dimmi due nomi ed un luogo”.
Così nacque questa storia. Non amo il pairing, ma in una sfida con me stessa ci ho provato... Ho cercato anche di adattare ogni possibile carriera del nostro mondo ai personaggi, si, anche a Shikamaru sebbene forse se all'inizio forse non capirete... beh, buona lettura a chi ha il coraggio di leggere il mio esperimento XD 
Un ultima nota per il titolo: questa storia inizia dove in genere finiscono le altre, alla fine di un percorso. Ma si sa che nella vita ogni fine coincide con un nuovo inizio, ed io partirò da un epilogo di una possibile storia che ancora non è stata scritta ma c'è in qualche immaginazione per dare il via ad una nuova vita per i protagonisti.

Uh, come sono filosofica.




Epilogo.







Era rimasto senza parole.

Conosceva Sakura e Naruto dai tempi delle medie, quando il ragazzo si era proclamato suo fratello acquisito e la ragazza si era dichiarata, respinta, a lui.
Sasuke Uchiha era l’esponente più giovane della famiglia Uchiha, ricca ed influente dinastia di ammiragli, non aveva tempo da perdere con le ragazzine petulanti e chiassose che gli venivano dietro; doveva dimostrare a tutti di essere degno del suo cognome, specialmente da quando suo fratello maggiore si era ribellato ed era andato via di casa quando lui era ancora bambino. Ecco perché si era rifiutato di accettare le stupidaggini di Naruto, il suo insensato chiacchiericcio sull’essere fratelli che non faceva che riaprire una ferita che difficilmente si sarebbe chiusa e non perché Itachi se n’era andato di casa tradendo le aspettative della famiglia, ma perché gli aveva lasciato sulle spalle anche i suoi doveri di erede.
Essere perfetto richiedeva tutte le sue forze e per questo era andato avanti per la sua strada senza lasciarsi toccare da nessuno di loro.
Era all’università ora, e aveva sentito dire che era stato organizzato un festino clandestino in ogni liceo della città per quella notte, un ritrovo per gli studenti che l’anno prima l'avevano terminato.
Ovviamente aveva scelto di non andare.
Sapeva che ogni anno c’era quell’incontro fatto per tirare le somme, per vantarsi dei propri successi o per fingere una vita diversa da quella che si conduceva, tentando di tornare alla falsa immagine vincente creata a scuola prima di entrare a far parte della vera vita, ma a lui non serviva. Era sicuro di sé, delle sue scelte, e dall’inizio aveva ignorato tutti gli inviti, che fossero da parte di altri colleghi come Karin, una ragazza assillante quanto Sakura che dal primo giorno non lo lasciava, o di vecchi compagni che gli mandavano messaggi, come Lee sempre pronto a chiamare tutti i numeri in rubrica in caso di festa e che era riuscito chissà come a raccattare il suo.
Naruto, che per anni al liceo aveva lottato per vederlo tornare nel loro gruppo, nella loro classe, si era ormai arreso, e il suo invito non era arrivato.
Aveva davvero deciso di non andare, finché, andando in ospedale per ritirare delle analisi del sangue fatte a causa della sua persistente anemia, con sua enorme sorpresa si era ritrovato davanti la Yamanaka.
Tirocinio, aveva detto.
Pareva che avesse rivelato un intelligenza da sempre nascosta sotto il suo trucco e l’aria frivola.
Ino, sempre attenta alla moda, la prima insieme a Sakura tra le ragazze che gli facevano il filo, sempre in luce, popolare, vanitosa, con la sua voce insopportabilmente alta, era un’altra di quelle persone che si erano costruite l’immagine più adatta alle loro esigenze al liceo, per poi disfarsene senza rimorsi una volta usciti. Ed ora aveva intrapreso gli studi di medicina con successo, continuando a badare al proprio aspetto, certo, ma senza tralasciare il resto.
Non era stato quello, a farlo decidere.
Vederla gli aveva istillato il tarlo dell’indecisione, ma il colpo finale era stato un altro.
Salutava Ino con un cenno secco del capo, quando ecco arrivare Shikamaru Nara. Lo conosceva poco, sapeva soltanto che era un genio, uno poco in luce, l’antitesi di Yamanaka per popolarità, e aveva sempre intuito una certa avversione nei propri confronti, ricambiata con totale indifferenza. Forse per questo aveva perso parte della sua imperturbabilità vedendolo schioccare un bacio a fior di labbra ad Ino, che gli sorrideva luminosa.
Curiosità.
Ecco cosa l’aveva mosso.
Dopo una pazzia simile, con due che non facevano altro che litigare che ora stavano insieme, voleva vedere che fine avessero fatto gli altri: ci mancava che Kiba studiasse come scienziato.
E così era andato.
E così, Sasuke si era ritrovato senza parole.
Non aveva sentito nulla entrando nell’aula che fino ad un anno prima era riempita da sogni per il futuro, paure e speranze dei suoi compagni. La porta che aveva varcato ben più di dodici mesi prima, abbandonando i compagni che ora era morbosamente curioso di rivedere. Ma accanto al ponch, proprio vicino alla porta, aveva visto Sakura, e allora qualcosa era cambiato.
L’aveva riconosciuta per via dei capelli, ovviamente. E degli occhi, i grandi occhi verdi.
Ma era diversa, molto diversa dalla Sakura Haruno che aveva visto anni prima e che poi era sparita nel nulla, come se si nascondesse alla sua vista, cosa oltretutto molto probabile. E forse lui non aveva mai fatto molta attenzione.
Ora il suo corpo non era più privo di forme, né la sua fronte tanto spaziosa. Al contrario, si era fatta decisamente più femminile e la fronte era semplicemente adatta al suo viso anch’esso mutato, più bello, più dolce. I suoi occhi erano sempre grandi ma felici, non come quelli che rivolgeva a lui seppur innamorati, le sue labbra carnose erano coperte da un leggero rossetto, i capelli nuovamente lunghi tenuti appena ondulati. Indossava un vestito bianco leggero, lungo sino alle ginocchia, e delle eleganti scarpe col tacco.
Non appena i loro occhi si incrociarono, Sasuke notò che non vi fu il minimo turbamento.
Sakura era andata avanti.
Anzi, dopo un attimo di esitazione, come se non l’avesse riconosciuto subito, Sakura gli concesse un sorriso. Sasuke si rese conto che in mezzo a tutta la folla aveva cercato lei: per sentire se soffriva ancora, perché il suo maledetto amor proprio non concedeva agli altri di rifarsi una vita e forse per trovarvi un po' della vecchia ammirazione. Ma gli altri se ne sbattevano del suo amor proprio, ovviamente, e Sakura si avvicinò con calma, porgendogli la mano libera.
«Piacere di rivederti, Uchiha.» anche la voce di Sakura, ovviamente, era cambiata, meno fastidiosa. Ed ora non era più Sasuke-kun per lei. Sasuke si chiede se fosse così dalle medie o meno.
«Buonasera, Sakura.» si ricordò di rispondere, stringendole la mano. Sapeva cosa voleva chiederle. Di chi, voleva chiederle. Ma non ve ne fu bisogno.
«Chi non muore si rivede, eh, bastardo
Quella voce era cambiata terribilmente, ma lui si era fatto sentire anche durante il liceo, nelle sue crociate a ricreazione per distoglierlo dalla sua nuova classe e riportarlo nella loro sezione, del resto erano rimasti tutti uniti dopo le medie, anzi dopo le elementari, e mancava soltanto Sasuke, perciò era riconoscibilissimo. Inoltre era l’unico a chiamarlo con quel nomignolo così inappropriato.
Si voltò lentamente, pronto a fulminarlo con un’occhiataccia, ma il suo viso restò impassibile, troppo preso dall’osservazione per mostrare emozioni.
Naruto Uzumaki era diverso in una maniera che non sapeva spiegare. Era non solo la copia di suo padre più giovane, con dei capelli biondi forse troppo lunghi, gli occhi azzurri ridenti, la pelle abbronzata ed il fisico scolpito, ma anche indubitabilmente, quasi fastidiosamente, lucente. Non era mai stato popolare, eppure ora sembrava che tutte le luci della sala puntassero su di lui.
Ed il suo non era il solito ghigno rancoroso che Sasuke gli vedeva sempre sulle labbra, senza sapere che era rivolto sempre e solo a lui, ma era diventato un sorriso soddisfatto e compiaciuto, quello di un uomo giovane ma già di successo.
E alla fine, anche Sasuke si trovò a sorridere senza davvero volerlo.
«Purtroppo devo dire lo stesso di te, idiota
«Se avete intenzione di picchiarvi e rotolare a terra, aspettate almeno che mi sposti.» li informò Sakura, col tono di chi sa di essere superiore a certe cose. Anche questa una sorpresa per il viziato e idolatrato rampollo Uchiha.
«Nah, poi non potrei vantarmi con lui di quanto sono cresciuto.» rispose con un nuovo sorriso Naruto.
«Cresciuto?» ripeté Sasuke, inarcando un sopracciglio e guardando Sakura. La ragazza, no, donna, scosse la testa.
«Non è cresciuto affatto.» confermò, senza far caso ai lamenti dell'altro. «Ma dov’eri? » chiese poi a Naruto.
«Ah, parlavo con Kiba, amore.»
La faccia di Sasuke, ora senza parole, dovette sembrare davvero buffa, perché entrambi scoppiarono a ridere.
«Già, tu forse non lo sai. Io e Sakura stiamo assieme. Siamo fidanzati.»
«Oh. » riuscì a dire.
«Già. Il futuro sindaco di Konoha e la first lady.» scherzò Sakura.
«O la futura primaria ed il first… boy? » tentò Naruto.
I due risero, una bella coppia che emanava felicità da ogni poro.
Sasuke era sempre più allibito, ma si dette un contegno. «Primario? Studi medicina?»
«Si, ed è la migliore del corso!» la vantò subito Naruto.
Sakura lo spinse leggermente via, compiaciuta e imbarazzata: «Piantala… con Ino è una bella gara.»
«Sta con Shikamaru.» disse Sasuke meccanicamente.
Sakura annuì, mostrandosi appena sorpresa.
Fu Naruto a parlare, in tono piatto che si sforzava di essere allegro: «Quindi hai mantenuto qualche contatto, e bravo il bastardo.»
Sasuke stava per negare, quando si rese conto che era meglio evitare di dir loro quanto si fosse isolato da qualsiasi altro essere vivente.
«E Nara?» domandò per distrarsi.
«Shikamaru studia come insegnante. Trova tutto una seccatura, ma a quanto pare si è fatto fregare da una qualche promessa... non ho mai capito bene a dire il vero. » spiegò ancora Naruto, e Sasuke non se ne stupì. Del fatto che non avesse capito, ovviamente, dato che Naruto non aveva mai brillato in sensibilità a quel che ricordava.
«Sì… Ho visto anche Inuzuka poco fa. Ma l’ho perso, era attorniato da una decina di ragazze… » commentò, con un tono di vago scherno.
«Sì, pregi del dire “sto studiando medicina”.» confermò Sakura.
«Ha saltato la parte “veterinario”, mi sa.»
«Il veterinario ama gli animali, è solo un pregio in più, Naruto!»
«Eh, ma la sua faccia dovrebbe bastare a far capire che non è esattamente una persona di chissà che livello...»
«Veramente questa mi sembra invidia…»
A Sasuke quello sembrava un battibecco tra fidanzati, e neanche nuovo, quindi decise di prendere i l largo. Ancora sbalordito tornò alla porta, dove per poco non si scontrò con una giovane e bella donna dai capelli castani che trascinava qualcuno con se: Tenten e Neji.
Altri due compagni delle superiori, che non erano mai diventati una coppia a quel che sentiva dalle ammiratrici dello Hyuga, e che probabilmente ora erano magari sposati e con figli visto come andavano le cose quella sera.
«Scusi… Uchiha, sei proprio tu?» Tenten si fermò, costringendo anche Neji ad arrestarsi. Il ragazzo di nobili origini dava tutta l’aria di essere stato costretto ad arrivare lì, ed ebbe la sentita compassione di Sasuke.
«Già… » non ricordava neppure il suo cognome e non seppe come continuare, senza comunque darlo a vedere. «Credo che Sakura ti stesse cercando.» disse infine. Per poco non si morse la lingua, ad averla chiamata per nome di nuovo. Una cosa era non volerle dare la soddisfazione di giocare nel suo campo e chiamarla per cognome come lei aveva fatto con lui per distanziarsi, un'altra era sembrare suo amico.
«Posso andare via ora? Ho da lavorare.» disse seccamente Neji.
«Ma se non ci vediamo da due mesi!» protestò Tenten, mentre Sasuke li sorpassava più tranquillo. Forse non era cambiato proprio tutto.
In corridoio rivide il gruppo di Shikamaru, lui aveva un braccio intorno alla vita di Ino, e accanto a loro vi era Choji. Sempre inseparabile quei tre, ed insieme a loro c'era Lee, che evidentemente aveva scelto di lasciare soli Neji e Tenten. Sasuke si chiede cosa facessero ora Lee e Choji e fu tentato di avvicinarsi, ma lasciò cadere senza troppe domande, procedendo per la sua strada.
Si imbatté in una strana coppia che dapprincipio non riconobbe: un ragazzo che ad un attenta analisi si sarebbe potuto dire somigliante a lui, non fosse stato per il sorriso, ed una donna dai capelli biondi corti e voluminosi dall’aria infastidita. Involontariamente rallentò.
Gli sembrava di ricordare di un ragazzo arrivato a sostituirlo nella sua classe, fatto sedere poi al suo posto nonostante le proteste di Naruto, se non ricordava male i lamenti dell'idiota quando ancora lo chiamava al telefono e lasciava messaggi in segreteria. Sai, forse. E la bionda doveva essere la ragazza due anni avanti a loro, la senpai che tutti amavano per le sue curve generose e il carattere da tigre selvaggia. Temari, la sorella della matricola dai capelli rossi e del ragazzo un anno avanti a loro di cui non ricordava mai il nome. La matricola invece la ricordava eccome: Gaara, un teppistello con cui a suo tempo aveva avuto un bello scontro per dimostrare chi fosse il più forte. Scosse la testa pensando a quanto fosse stato immaturo, e poi sgranò gli occhi vedendo la donna, che credeva in compagnia di Sai, andare a raggiungere e abbracciare Choji.
Il ciccione. Quello che non trovava mai ragazza.
Fu così che si avvicinò anche a loro.
«Sasuke-san, alla fine sei arrivato!» lo salutò Lee divertito. Un anno più grande, eppure sempre a chiamarlo in quel modo. E quella smorfia ironica dipendeva forse dal modo in cui guardava la coppia accanto a lui?
«Uchiha, giusto? » domandò Temari, con voce profonda e sensuale.
«Già.» gli sembrava di non riuscire a dire altro quella sera. «Sabaku no Temari, se non ricordo male. Choji.» decise di chiamarlo per nome, lui non gli aveva mai causato alcun disturbo né riservato occhiate particolari.
«Ciao, Sasuke.» salutò Choji soddisfatto, neanche si fossero visti il giorno prima.
Ino trillò un saluto fin troppo forte, mentre Shikamaru faceva il minimo movimento possibile per accennargli la sua presenza. Sasuke fu altrettanto gelido, mentre Ino sembrava maliziosamente divertita come solo lei poteva essere.
«Allora, studi ancora, vero?» domandò Lee interessato.
Sasuke annuì con sicurezza. «Ho intenzione di seguire le orme della mia famiglia.»
«La marina…» approvò Temari. «In effetti mi sembra più che dignitoso come lavoro.»
«Tutti i lavori lo sono. » mozzò il discorso Shikamaru.
Sasuke pensò che non avesse mai digerito il suo ascendente su Ino, e ghignò interiormente.
«Vero. E voi?»
«Io sono diventato capocuoco.» proclamò Choji con orgoglio, «E per questo ho potuto conoscere una splendida organizzatrice di eventi…» continuò indicando Temari con la testa, che sorrise mostrando una fila di denti bianchissimi.
«Io studio fisioterapia. Dopo il mio incidente voglio aiutare tutti quelli che pensano di non potersi muovere più.» spiegò invece Lee estremamente soddisfatto. Aveva avuto un incidente proprio durante il liceo, in una sfida con Gaara, e i medici avevano temuto che non potesse più muovere le gambe.
Sasuke notò il viso di Temari contrarsi, visto che l'incidente era stato causato da Gaara.
«Shikamaru sarà insegnante ed io medico!» esordì invece Ino. Era così felice che Sasuke si sentì improvvisamente a disagio.
«Io studio arte naturalmente. Oh, tu non puoi saperlo, ma dipingo. » disse Sai quasi con sufficienza.
«Complimenti. » disse, falso, Sasuke «Scusatemi ora, ho bisogno d’aria.» e detto questo si allontanò, sentendo dire chiaramente a Lee: «Ma stava bene? Era così pallido…» e Shikamaru rispondere asciutto: «È sempre stato pallido.» mentre Ino ridacchiava ancora.
La stessa risata di sempre, eppure tutto era cambiato.
Finì col rifugiarsi dove altre volte era fuggito per pensare, sul terrazzo. Quando Itachi era scappato, e manco a dirlo aveva iniziato a studiare scienze sociali per fare l’assistente sociale ed occuparsi di permettere che i minori potessero fare le loro scelte riguardo al futuro, Sasuke si era spesso rintanato a pensare lì, da solo. A pensare a come il fratello, forse proprio perché soffocato da sempre dalla famiglia, fosse fuggito e avesse scelto una facoltà che i genitori consideravano nulla, per permettere agli altri di fare quello che lui ora non poteva più fare, perché rimasto solo lui, Sasuke, aveva subito le pressioni di tutti per diventare ciò che Itachi non sarebbe potuto essere e per evitare che la storia si ripetesse. I genitori, suo padre in particolare, erano stati incolpati di essere stati troppo permissivi col primogenito e la sua educazione era diventata molto più rigida.
Itachi, che tanti minori voleva salvare, non aveva pensato al fratellino, e questo non glielo poteva perdonare.
Stavolta però non era lì per pensare al fratello, ma a se stesso: a quanto era stato stupido. Era arrivato lì convinto di essere il migliore, senza rendersi conto non solo che dopo il liceo tutto era cambiato, ma che era stato l’unico, l’unico, a non scegliere la propria strada, a non fare ciò che amava, ma a seguire la corrente facendosi trasportare.
Non era felice.
Non era neppure soddisfatto.
E pensava di esserlo finché non aveva trovato delle persone che lo erano davvero.
Lui non aveva l’espressione risoluta di Sakura, neanche la metà; non brillava come Naruto, non rideva come Ino, né sorrideva come Temari. Non aveva il tono orgoglioso di Choji o la grinta di Lee o la sicurezza di Shikamaru, né lo sguardo di Sai, o la possibilità di essere svagato come Kiba. Non aveva la gentilezza che nasce dalla serenità che traspariva sempre in Tenten, né quel divertimento che aleggiava dietro il falso gelo di Neji. E non c’entrava con la rigidità della marina, anche gli uomini e le donne che frequentavano il suo corso avevano la stessa espressione: l’espressione di chi fa ciò in cui crede. Lui invece, per quanto si mostrasse serio, privo di sentimenti, sicuro, era soltanto una facciata dipinta ad arte dagli Uchiha. Si sforzava di essere sicuro di ciò che faceva e la mancanza di svago era dovuta al fatto che se si fosse distratto non sarebbe più riuscito ad occuparsi dei suoi studi, che non amava. Anche la mancanza di sentimento quando parlava non era altro che mancanza di passione.
C’era anche qualcos’altro che mancava, e non riusciva a vedere cosa. Neppure lo voleva, tanto era terrorizzato dall’incubo in cui si era reso conto di vivere.
Quando dopo le scale aprì finalmente la porta che cercava, scoprì con disappunto di non essere solo. Una voce gentile richiamò la sua attenzione, seguita da una risata che risuonò sgradevole alle sue orecchie.
«Glielo assicuro, non avrò mai più una sensei stupenda come lei! » allegro e stupido: era Kiba.
Sasuke uscì, lasciandosi bagnare dalla luce della luna e osservando le quattro figure in arrivo.
Kurenai la ricordava, era l’insegnante di biologia, ed era andata in maternità al suo quarto anno. Era la fidanzata del compianto Asuma, insegnante di matematica. E quello che le teneva la mano doveva essere il loro bambino, che mai aveva conosciuto il padre, morto in un incidente stradale.
Ricordava bene che il giorno dopo la scuola era rimasta chiusa per lutto e che aveva trovato nell’angolo fumatori, dove solitamente stava il loro insegnante di matematica, Shikamaru che fumava in silenzio.
Insieme a lei ora c'erano Kiba e Shino, un compagno particolarmente silenzioso con cui non aveva mai parlato.
«Guarda un po’ chi è venuto a trovarci!» rise ancora Kiba, andando a dare una pacca sulla spalla di Sasuke, unico che si azzardasse a prendersi tanta confidenza. Sasuke aveva la netta impressione che Kiba in realtà lo odiasse.
Kurenai gli sorrise cordiale. «Mi ricordo, uno dei migliori allievi della scuola. »
«Suo figlio? » domandò cortesemente l’Uchiha.
«Si. Asuo, saluta.» la voce della donna si ingentilì ancora, risultando come una dolce nenia mentre si rivolgeva al bambino, che da parte sua lo fisso dritto negli occhi e salutò con un cenno della testa.
«Molto Nara.» sussurrò Sasuke.
A sorpresa, Kurenai rise.
«Non ne dubito, lo zietto è sempre con lui, e dopotutto studia proprio per essere un buon maestro per il mio piccolino…»
La promessa, pensò Sasuke, pensando alllo sguardo contrito di Sakura quando Naruto ne aveva parlato.
«Shikamaru un maestro, chi l’avrebbe detto, eh, Shino?»
Shino sembrò ignorarlo, eppure Kiba sorrise.
«Cosa studi, Shino?» domandò d’impulso Sasuke.
«Entomologia. » rispose lapidario.
Sasuke ricercò la parola nel proprio dizionario mentale: insetti.
Asuo si lamentò, tirando la gonna alla madre: «Perdonaci, Sasuke, dobbiamo andare. Puoi restare a far compagnia ad Hinata.»
Ad impedirgli di andarsene fu l’occhiata di Kiba, che sembrava minacciarlo se solo avesse osato seguire il consiglio della loro ex insegnante.
«Certo.»
Stavolta più leggero, si diresse verso la balaustra opposta all’entrata per prendere aria, ascoltando il melodioso suono della porta che sbatteva per mano di un rabbioso Kiba. Non vide Hinata e non se ne curò più, troppo preso dai suoi pensieri.
Pur avendo perso l’uomo che amava, quella donna andava avanti col sorriso per il loro bambino.
Si chiese come fosse, amare una donna.
Poi notò la presenza di Hinata, quasi impalpabile persino per lui, allenato ad affrontare i nemici, delicata come quella di una stella all’alba.
Non si voltò a guardarla.
Hinata era sempre stata diversa. Non aveva mai guardato Sasuke con ammirazione. Neppure Tenten forse, ma Tenten se non altro si faceva notare. Hinata era sempre stata lì, nell’ombra, a guardare la persona più sbagliata. Sasuke aveva notato come osservava Naruto, sin dalle elementari, quando erano divisi da una rete metallica, ed i bambini dalla loro parte giocavano con oro in forma di giocattoli, mentre Naruto e gli altri abbandonati non avevano che erba e terra. Hinata lo guardava attraverso quella rete, e vedendo i loro volti anche il Sasuke bambino pensava di non saper dire con certezza quale dei due fosse in trappola, sebbene non avesse avuto mai il minimo dubbio che fosse lui quello nella condizione migliore, libero, senza sapere che undici anni dopo avrebbe visto Naruto e avrebbe scoperto che era invece lui, quello intrappolato.
Hinata aveva amato Naruto, ma per timidezza non aveva mai parlato, e Naruto, dal canto suo, non era mai stato così acuto da capire i sentimenti silenziosi della ragazza.
Un amore durato tanto a lungo non era forse una via di fuga? si chiese improvvisamente Sasuke. Ed ora che era finito, che Naruto aveva ufficialmente scelto Sakura, la timida Hinata che avrebbe fatto?
Poi si diede dello stupido. Hinata era stata timida, ma era cresciuta e sicuramente cambiata. Forse non aveva neppure fatto caso a Naruto.
Infine si voltò appena a guardarla.
Era splendida, Hinata. Come ogni figlia della casata Hyuga manteneva i tratti delicati e femminili che contraddistinguevano le donne della famiglia. I capelli corvini erano lunghi sino alla vita e raccolti per metà in uno chignon. Il viso era rivolto verso il panorama e poteva vederne soltanto il profilo, il piccolo naso aggraziato, le labbra non troppo sottili, un occhio chiarissimo che non si era mai posato per davvero su di lui. Il suo vestito era bianco come quello di Sakura, ma fasciava le sue forme più prosperose ed era lungo sino alle caviglie, dove terminava increspandosi come le onde del mare a riva. Era alta quasi quanto lui e la pelle candida riluceva sotto la luna piena.
Hinata aveva qualcosa di fragile eppur forte nel suo stesso aspetto. Forte perché, nonostante la sua stessa fragilità, non cessava mai di vivere.
Sasuke, nonostante la sua tanto ostentata forza, non aveva neppure iniziato a farlo.
Troppo facile fare i forti quando non sei tu a condurre il gioco.
Probabilmente sentendo il suo sguardo scivolarle addosso, Hinata parlò. La sua voce bassa e cortese si rivolse a lui, e Sasuke si sentì inspiegabilmente appagato.
«Un panorama incantevole, non trovi? »
«Non si vede un cielo simile, all’università.» Sasuke stesso si stupì delle proprie parole, poiché non sembravano sue. Non erano le parole dette dal famoso Uchiha, ma dal dimenticato Sasuke.
Hinata gli sorrise appena, e lui ebbe nuovamente l’impressione di avere a che fare con una stella.
«È rimasto indietro, questo cielo, rispetto a noi. E forse è per questo che sembra così bello.»
Si guardarono.
Sakura aveva guardato Sasuke con un amore speranzoso, cercando in lui il principe azzurro che non poteva trovare.
Ino aveva guardato Sasuke con occhi pieni di passione, cercando in lui qualcuno che le desse fama, divertimento e la facesse sentire protetta. Cercando l'attenzione di Sakura.
Tenten aveva guardato Sasuke con interesse, trovandolo forse carino, per poi voltarsi a guardare Neji e non smettere più.
Hinata guardò Sasuke con triste dolcezza, senza chiedere nulla in cambio. Un semplice sguardo di comprensione, di chi cerca amore ma non lo chiede, di chi vuole donarlo ma non ha nessuno. Uno sguardo che era cosciente di tutto questo e nonostante ciò avrebbe continuato a brillare in attesa, senza chiedere mai.
Il cuore di Sasuke accelerò.
Non era mai riuscito a vivere solo per se stesso, troppo intento a ricoprire il vuoto lasciato da Itachi, a distrarre suo padre da quello rimasto quando era morta sua madre, a rendere la famiglia fiera di lui. Lui nella sua vita esisteva soltanto come burattino.
In quell’esatto momento però volle vivere come un uomo. Amare come un uomo. Poter vivere per se stesso e per chi avrebbe scelto, senza alcuna imposizione; soprattutto amare quella donna davanti a lui, che teneva sempre il cuore tra le mani, invisibile però agli occhi di tutti, eppure così bella.
Il suo desiderio fu di vederla sorridere come Sakura, Ino e Tenten, ma solo per lui, per riempirgli le giornate.
Era assurdo, l’aveva appena rincontrata e non credeva ai colpi di fulmine, così finì per distogliere lo sguardo arrossendo. Gli sembrò quasi di aver compiuto un sacrilegio, rifiutando anche lui quel cuore che gli era stato offerto.
«Credi che si possa trovare un cielo altrettanto bello, fuori di qui?»
La sentì annuire accanto a sè.
«Solo se lo si cerca.»
«Tu lo hai mai trovato, in passato?»
«Lo sai che è così.»
Stavolta guardarla fu più forte di lui: «In due occhi di quel colore.» affermò sarcasticamente. Non era mai stato poetico e schernì se stesso ed il mondo, colpevole di non aver ricambiato un amore così puro.
«Ma quel cielo cercava qualcos’altro…» confermò la ragazza malinconica. Poi si riscosse. «Ne troverò ancora. » disse, quasi più per convincere se stessa.
Sasuke, suo malgrado, sorrise. Era davvero forte, dopotutto. I suoi occhi erano determinati e asciutti, ed ora lo guardava in attesa di una risposta, affermativa o ancora di scherno.
«Certo che sì. E poi quello era il cielo di giorno. Puoi tentare con la notte.» suggerì.
Hinata parve confusa; poi notò gli occhi di Sasuke, del colore dell’ombra, e si sentì arrossire.
Gli opposti si attraggono, ed Hinata aveva sempre visto in Naruto il suo complementare. Forse però aveva sbagliato i suoi calcoli, la propria purezza cercava qualcuno molto meno ingenuo.
«La notte è piena di pericoli. » mormorò la giovane donna, mentre la coglievano le palpitazioni che pensava di aver lasciato al liceo, prima di sentire il suo cuore spezzarsi. E invece era ancora lì, tutto intero.
Non riusciva a capire cosa avesse in mente Sasuke: Farle male?
Ma Sasuke era stanco di fare la parte del cattivo senza averne nulla in cambio.
«Sai…» cominciò lui, avvicinandosi con studiata lentezza per non metterla in agitazione, «La notte non è così buia come sembra…»
Hinata non era così stanca da non cogliere il grido d’aiuto di chi voleva cambiare.
«Non lo è?» ripeté, evitando di guardarlo negli occhi. Si soffermò sulle labbra sensuali del giovane, avvampando d’imbarazzo ancora una volta.
«Parlavamo di occhi anche…» le labbra che fissava si piegarono in un sorriso lievemente canzonatorio, e Hinata alzò lo sguardo finalmente. Gli occhi di Sasuke erano sempre neri, ma brillanti. «Ti sembrano così cupi, i miei occhi?»
Hinata sussurrò un “no” appena udibile, troppo sorpresa. Dov’era il Sasuke scontroso e crudele che tormentava Naruto e che li aveva abbandonati?
«Ti ricordi, alle elementari, in giardino? La recinzione…»
Hinata si stupì: «Sì.»
«Da una parte i ricchi, fuori i poveri. Da una parte chi doveva seguire la strada già tracciata, dall’altra la vita vera.»
«S-si.» confermò Hinata, sentendo il cuore in gola.
«Tu sin dall’inizio sei riuscita ad oltrepassarla. Piacerebbe anche a me…» mai si sarebbe abbassato a chiedere aiuto, ma il suo sguardo lo fece per lui.
Hinata, inaspettatamente, sorrise. Annuì delicatamente, e Sasuke capì che sarebbe sempre stata a modo suo, non sarebbe cambiata per lui. Per nessuno.
Sorrise anche lui, poi si chinò verso di lei, socchiudendo gli occhi.

«Non penso di aver capito… signor Uchiha, giusto?» balbettò la segretaria incredula, fissando senza realmente vederlo lo schermo del computer. Mise il viva-voce, perché le sue colleghe che la guardavano stupite potessero capire, e posò la cornetta.
«Esatto. Sono Sasuke Uchiha e voglio lasciare l’università. Tenere pure la rata, se vi è qualche problema telefonate pure alla mia famiglia per il resto. Le auguro una buona giornata.»
Il rumore della chiamata che veniva chiusa segnò il silenzio attonito per diversi minuti a seguire.
Sasuke invece rideva divertito, mentre metteva a posto il cordless.
«E sentiamo, cosa vorresti fare, bastardo?»
«I cazzi miei, idiota, perché non provi anche tu?»
«Ma che educazione, complimenti…»
Sakura si finse indignata mentre usciva ancheggiando con un vassoio di antipasti in mano. Sasuke e Naruto si lanciarono uno sguardo di sfida prima di seguirla.
Accanto alla porta, Naruto si fermò: «Ehi, Sasuke.»
Il moro si irrigidì. Raramente lo aveva chiamato per nome.
«Cosa, Naruto
«Il tuo sorriso è inquietantemente vero.» disse, e poi scoppiò a ridere, precedendolo.
Li accolsero le grida gioiose degli invitati nel giardino della residenza Uchiha, pagata coi soldi ereditati da Sasuke anni prima.
«Cos’è sta roba? Dov’è la mia carne? Uchiha, prepari roba da donne!» rise Kiba, prima di venire spintonato da Karin, che rise prendendolo in giro per i suoi modi.
«La carne è quasi pronta!» annunciò Choji festoso, con Temari che stava seduta sulle gradinate accanto a lui a chiacchierare.
Sasuke prese un bicchiere offerto da Tenten e mentre passava brindò con Lee ed Ino, che alzarono i boccali, mentre Shikamaru seguiva la fidanzata per toglierglielo di mano dato che non reggeva affatto l’alcol. Sai stava seduto e chiacchierava con Shino che una volta tanto sembrava ascoltare, e Neji sollevò lo sguardo il tanto che bastava per salutare il padrone di casa, riprendendo poi a parlare con Juugo, un suo compagno di università di Sasuke prima che smettesse di frequentare mesi prima. L’altro suo compagno, Suigetsu, lo raggiunse ghignando.
«Bel colpo.»
«Come?»
«È bellissima la tua ballerina.»
«Balla solo nel tempo libero.» specificò Sasuke impassibile.
«E che lavoro fa?»
«Riceve i soldi della famiglia Hyuga. Industrie su industrie.»
«Lo sapevo! Stai con lei per i soldi allora!» lo accusò Suigetsu a bassa voce, sempre col solito grande sorriso.
«Non è cos-» cominciò indignato.
«Lo so, ti prendevo in giro. » lo interruppe, «Come sei suscettibile, si vede che non è per quello, sai?»
«Cosa si vedrebbe?» domandò lui scettico.
«Che sei innamorato cotto.» rispose una voce canzonatoria dietro di lui.
Sasuke non si voltò neppure.
«La ringrazio per aver risposto al mio invito, ma la prego di evitare volgari illazioni. Hinata, vieni!» chiamò Sasuke. Hinata lo raggiunse radiosa ed il fidanzato le pose una mano sulle spalle, voltandosi.
«Hinata, questo è Itachi, mio fratello. Itachi, questa è Hinata, la mia…»
«Mia cognata. È un grande piacere conoscere la donna che ha messo a posto questo fratellino disgraziato.» lo ignorò Itachi, prendendo la mano della donna che arrossì con grazia.
«Piacere mio. Lei è un assistente sociale, non è così?»
«Si, ma dammi pure del tu, ho solo cinque anni più di voi…» si lamentò ridendo, mentre Suigetsu si allontanava divertito.
«Bene. Sasuke, potresti chiedere a lui per il lavoro…» suggerì a voce bassa, ma ugualmente udibile.
Itachi regalò un’occhiata per metà sorpresa e per metà emozionata al fratello.
«Non chiedere. Ne parliamo dopo. Ora entra e mangia.» rispose Sasuke, seccato per via dell’imbarazzo. Ascoltando il fratello ridere dopo tanto gli si strinse il cuore: era troppo felice.
Erano tutti lì per dargli una mano, avrebbe ricominciato insieme a loro; suo fratello era compreso e non poteva chiedere di più.
Poi guardò accanto a sé e sorrise: negli occhi di Hinata vide riflesso il sorriso che aveva tanto cercato. L’espressione soddisfatta, felice e viva.
Poi, soltanto il sapore delle sue labbra che ancora sorridevano in un ti amo non detto a parole.
Niente faceva sorride il cuore come il sapore di un ti amo.


«Ino, molla quello stramaledettissimo bicchiere, ora! Nostro figlio nascerà alcolizzato!»
«Ooohhh! Nara! Sembri quasi veramente un maschio!»
«Lui ha un pene.»
«HAHAHAHAHAH!!!»
«Sai, cazzo, non insinuare… insinuazioni!»
«Certo, Sai, ascolta Naruto, il futuro sindaco con la sua retorica: non insinuargli insinuazioni, ragazzo insinuante.»
«Ino, non dargli corda ti prego… e Kiba, smettila di ridere! Sasuke, fa qualcosa! »
«Oh oh, hai interrotto la pomicio-coppia…»
«Sei morto, Nacchan…»
«Ino, Kiba, vi siete alleati contro di lui per caso? Shika, fossi in te sarei geloso…»
«Si, beh, Temari, io più che altro ho la vaga sensazione che Ino voglia sviarmi… Molla il bicchiere!»
«No!»
«Ehi… idiota… ci tieni proprio a morire?»
«Non ho paura di te, bastardo
«Dilettanti… io e Ino eravamo molto più agguerrite…»
«Ma Sakura!»
«È sempre così, qui?»
«Anche peggio… Ma oh! Tu sei suo fratello, vero? »
«Karin, non cominciare con quei occhi da triglia…»
«Ha parlato! Fatti i cazzi tuoi, Suigetsu!»
«Itachi-san, vieni a mangiare qualcosa prima che si freddi…»
«Grazie, Hinata…»
«La forza della giovinezza è sempre con loro.»
«Non i loro peni.»
«Ino, dai, molla il bicchiere, per favore… Sai che ti amo, fallo per me… dai…»
«Vero, odori di alcol, scrofa.»
«Sembriamo all’osteria…»
«ZITTO, CHOJI! No, Kiba, no…»
«OSTERIA NUMERO ZERO!»
«PARAPONZIPONZIPO’!»




Suvvia, signori e signore, mi conoscete. Non potevo permettere un finale troppo sdolcinato... e che Epilogo sarebbe, senza un epilogo? Per la cronaca, si, Ino è incinta (mosche bianche rulez) e l'ordine di chi parla, per chi fosse confuso è:
Shikamaru, Naruto, Sai, Kiba, Naruto, Ino, Naruto, Ino, Kiba, Temari, Shikamaru, Ino, Sasuke, Naruto, Sakura, Itachi, Karin, Suigetsu, Karin, Hinata, Itachi, Lee, Sai, Shikamaru, Sakura, Choji, Tutti meno Choji e Kiba, Kiba, Naruto Lee Choji Temari Tenten e [forse] Suigetsu, probabilmente XD
Ok, pensandoci bene l'epilogo è doppio, ma chissene frega... Se siete arrivati sin quì, fatemi sapere cosa ne pensate e/o se qualcosa non è chiaro!
Ah, quasi dimenticavo, Itachi è sempre nella linea di fratello maggiore tipico, è in AU e invece che sterminare il proprio clan ha potuto semplicemente andare via di casa, visto che i problemi erano ben diversi. Quindi ecco perchè non è emo/silenziosissimo/cupo e tutto quello che in genere gli si attribuisce. Questo è l'Itachi che immagino io nelle AU, ed anche l'Itachi che sarebbe potuto essere, che da piccolo prendeva in giro il fratellino colpendolo per gioco sulla fronte con due dita T___T


Stavolta è tutto davvero, alla prossima! 




   
 
Leggi le 12 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: eleanor89