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Autore: SashaJohnson    02/05/2014    4 recensioni
Liz Payne: "Nella mia vita non è mai mancato niente, neanche l'amore, anzi, soprattutto l'amore. Ma da quando è successo quello che è successo, l'amore mi manca. Non esiste più l'amore nella mia vita. Ho bisogno di qualcuno che mi dia amore, ma quello vero, che si può fare con un semplice sguardo o una semplice carezza, perchè l'amore è il motore di tutto, senza di esso non c'è vita"
Hope Stevens: "Ho sempre avuto tutto dalla vita, non mi mancava niente, fatta eccezione per una cosa: l'amore. Quel sentimento di cui conosco solo il nome ma che non ho mai provato; quel sentimento che ho cercato per 4 fottutissimi anni ma che non ho mai provato. Qualche anno fa alzavo lo sguardo verso il cielo e sussurravo -Dammi amore-. Ora non credo più nell'amore... le esperienze mi hanno insegnato che l'amore non esiste"
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Niall’s POV
Mi risvegliai a causa di un urlo. Sbattei più volte le palpebre, cercando di mettere a fuoco la stanza in cui mi trovavo che non poteva essere altre che la mia. Rimasi qualche secondo a guardare il soffitto, fino a quando qualcuno al mio fianco si mosse, intrecciando la sua gamba con le mie e solleticandomi il collo con il suo respiro che sapeva di ciliegia. Sorrisi, beandomi della vista di Liz che dormiva al mio fianco, con il vestito azzurro a fasciarle il corpo perfetto, le onde bionde che contornavano il suo viso, una mano che stringeva la mia camicia bianca come a volermi impedire di andare via. Neanche sotto tortura mi sarei allontanato da lei. La sua espressione era tranquilla e serena, nessuna ruga di preoccupazione a solcarle la fronte, un sorriso mesto e piacevole formato dalle sue labbra piccole. Dormiva ancora non sarebbe potuto essere altrimenti.

Mi piaceva vederla dormire, era l’unico momento della giornata in cui potevo guardarla sicuro che non indossasse alcun tipo di maschera. Nel mese in cui eravamo stati assieme mi era capitato più volte di notare un leggero velo di preoccupazione e nervosismo coprirle il viso, soprattutto quando eravamo da soli, abbracciati e felici; mi capitava di chiederle cosa avesse, se si sentisse bene, ma lei liquidava tutto con un gesto della mano e un sorriso rassicurante; e nonostante volessi scavare dentro di lei per scoprire cosa la turbasse, mi fermavo ogni volta, consapevole che far riaffiorare un dolore così grande in così poco tempo sarebbe stata la cosa peggiore; quindi avevo deciso di aspettare che lei si sentisse pronta, che fosse lei ad aprirsi con me. Ieri sera era praticamente crollata.

Aveva iniziato a piangere sul mio collo e le sue parole avevano iniziato a sgorgare dalla sua bocca come un fiume in piena, benché scossa dai singhiozzi. Mi aveva rivelato la sua angoscia, l’aveva condivisa con me. Non pensava di meritare la felicità, tormentata dai fantasmi del passato, dai fantasmi dei suoi genitori. Il senso di colpa la attanagliava, quasi come una morsa invincibile. Ancora non riuscivo a capacitarmi del perché le cose più terribili dovessero accadere alle persone migliori di questo mondo. Liz, il mio angelo, soffriva, e io mi sentivo quasi impotente di fronte a quel dolore. La sera prima le avevo promesso che ci sarei stato io con lei, che non avrebbe dovuto affrontare tutto da sola, ma con me, io e lei insieme. E se ero stato in grado di convincere lei non ero stato altrettanto bravo con me stesso. Non pensavo di essere in grado di attenuare il suo dolore.

Tormentato da quei pensieri decisi che era il caso di farsi una doccia. Mi mossi di poco, pronto a sgusciare via dalla sua presa, ma quando ci provai le sue gambe si irrigidirono, la sua mano strinse di più la mia camicia, un piccola ruga si formò sulla sua fronte in segno di nervosismo. Sorrisi, poi la bacia prima sui capelli biondi, in seguito più volte sulla fronte, cercando di spianare quella piccola rughetta. Riuscii nel mio intento e poco a poco la tensione abbandonò il suo corpo, permettendomi di abbandonare il letto. Le diedi le spalle iniziando a sbottonarmi la camicia che avevo indossato la sera prima, quando Liz si era già addormentata. Ammetto di essermi trovato in imbarazzo quando la sera precedente era entrata in camera mia e mi aveva trovato a torso nudo. Fossi stato Harry non avrei avuto alcun problema nel mostrarmi in quelle condizioni davanti una ragazza.

Anzi, se fossi stato Harry avrei esposto il mio corpo a tutto il genere femminile. Ma non ero Harry, né tantomeno avevo il suo fisico, o quello di Liam o Zayn. Non andavo affatto fiero del mio corpo, non era un fisico muscoloso che tutte le ragazze guardavano con la bava alla bocca, al contrario. E non lo dicevo per stupide convinzioni nate nella mia testa, ma per fatti, esperienza personali. Le altre ragazze con cui ero stato inizialmente erano rimaste incantate dal mio viso d’angelo, ma ogni volta arrivati al momento d’intimità per eccellenza, insomma, quando stavamo per farlo, rimanevano disgustate dal mio fisico e alla fine non si concludeva niente, se ne andavano e il giorno dopo mi lasciavano con un SMS, motivando tutto con le solite banalità: “Non siamo fatti per stare insieme”, “Non sei tu il vero problema, sono io”, “Voglio aspettare un po’ prima di fare un passo così importante”.

Solo una ragazza mi aveva accettato per quello che ero. Si chiamava Corinne. Era stata la mia prima volta, e per tutto il tempo aveva continuato a ripetermi che andava tutto bene e che per lei ero bellissimo. Il mese dopo mi aveva tradito con il quarterback della squadra di football. Non so che fine abbia fatto, ma so che non mi importa. Dopo tutte le cilecche avute con le ragazze avevo iniziato ad andare in palestra e non solo. Andavo anche in posti in cui ora non entrerei mai. Non ero fiero di me stesso, anzi, a volte mi facevo quasi pena. Il mio non era un passato oscuro, avevo solo avuto delle sbandate nella mia vita, che però andavano contro la mia etica morale. Glielo avrei raccontato un giorno a Liz, ma non ora. E comunque la sera precedente mi ero sentito in imbarazzo quando lei mi aveva visto a petto nudo perché temevo che una volta visto il mio corpo anche lei non ne avrebbe più voluto sapere di me.

Invece mi aveva fissato incantata, estasiata, e l’imbarazzo era stato spazzato via da una crescente autostima. Come avevo potuto dubitare di Liz? Lei non era affatto come le altre, non si avvicinava a loro nemmeno col binocolo. Lei era unica. Mi tolsi anche i pantaloni e, rimasto con solo i boxer indosso, mi girai verso la mia ragazza che continuava a dormire come un ghiro. La coprii fino al mento con la coperta e la osservai. Dormiva serena, la tranquillità fatta persona. Sapevo per certo che l’urlo che mi aveva svegliato non lo aveva emesso lei. Ma allora chi era stato? La risposta arrivò mi arrivò pochi secondi dopo. –Dov’è?- urlò la voce con un ringhio. La porta della mia camera si spalancò ed entrò una Hope letteralmente infuriata, i capelli che sembravano una balla di fieno e il viso rosso per la furia. Prima vide me, seminudo ai piedi del letto, poi sua cugina che dormiva sul letto.

Non ci volle molto a capire che aveva frainteso. In quelle condizioni però chiunque avrebbe potuto fraintendere. I suoi occhi diventarono fiamme castane, il viso si fece sempre più paonazzo, le sue mani si strinsero in due pugni e la bocca si spalancò, pronta per far fuoriuscire insulti e imprecazioni. Mi gettai su di lei coprendole la bocca con una mano, consapevole di essere un agnello che si stava gettando tra le braccia del lupo. Lei avrebbe potuto mordermi la mano, o prendermi a pugni in qualsiasi momento. Invece, stupendomi, si limitò a sbarrare gli occhi, forse sorpresa da quel mio gesto.
–Ti prego, non urlare. Sta ancora dormendo.- la implorai in un sussurro indicando Liz con un cenno della testa. Hope guardò prima Liz, poi me. Poggiò le mani sul mio petto scostandomi da lei, senza la minima vergogna.
–Se scopro che sotto le coperte è in intimo, o peggio nuda, sappi che hai segnato la tua condanna a morte.- disse lei minacciosa tra i denti puntandomi l’indice contro. Si avvicinò al letto e scostò di poco le lenzuola. Appena vide il vestito azzurro si lasciò sfuggire un sospiro dalle labbra e si sedette sul materasso vicino a lei. Io invece mi sedetti sulla sedia di fronte a Hope. Rimanemmo per un po’ in silenzio, io fissando Hope che a suo volta guardava Liz con preoccupazione, il suo istinto protettivo ben visibile. Dopo aver raccolto un po’ di coraggio parlai.

–Hope, posso farti una domanda?- le chiesi esitante a sguardo basso. Lei mugugnò qualcosa annuendo senza mai staccare il suo sguardo da Liz. –Perché ti comporti così con lei?- le chiesi piano tornando a fissarla.
–Lo sai perché.- rispose semplicemente e dura. Io continuai a osservarla: volevo sentirlo dire da lei. Lei mi squadrò con la coda dell’occhio e sbuffò sonoramente leggendo la mia espressione. –Non c’entrano i legami di sangue, ne il fatto che sia più piccola di me. Le voglio bene, e non voglia che soffra. Ha già sofferto abbastanza.- disse con lo sguardo basso tormentandosi le dita. Sapevo che le sue parole erano sincere, ma volevo sapere di più.
–Perché pensi che la farò soffrire?- le chiesi semplicemente. Lei mi fulminò con lo sguardo.
–Non era una domanda sola?- chiese più duramente di prima. Poi però sospirò ancora. –Perché è sempre stato così. Tutti i ragazzi con cui è stata hanno finito per tradirla,per farla soffrire e per spezzarle il cuore. Non voglio che accada di nuovo. E’…. fragile. E dopo ciò che è successo ai suoi genitori si è trasformata sempre più in un bicchiere di cristallo in bilico, pronta a cadere e a frantumarsi al minimo movimento sbagliato.- disse sempre con sguardo basso. Potevo sentire l’amore che provava per sua cugina, in quel momento era palpabile nell’aria.

–E pensi davvero che io sia come gli altri?- le chiesi ancora. Lei mi fulminò di nuovo.
–Questa è la terza domanda Horan.- si lamentò, ma sospirò ancora, e capii che mi avrebbe risposto. –Non mi fido di nessuno Niall, nemmeno di me stessa. Ecco perché cerco di mettere da parte i sentimentalismi con tutti, anche con lei. E tu e lei avete un rapporto… speciale, come se foste due calamite. Mi spaventa questa cosa, perché temo per lei. Se dovesse finire male, questo potrebbe essere il suo dolore più grande, e a quel punto io non sarei in grado di aiutarla, in alcun modo.- disse tutto in un fiato, con la voce quasi rotta. Annuii deciso e capii che dovevo mettere fine alla discussione.

–Grazie, per avermi risposto.- le dissi solo poggiando i gomiti sulle ginocchia. Anche lei annuì.
–Solo, non abituarti.- mi avvisò sorridendo e alzandosi dirigendosi verso la porta. Io mi girai a fissare Liz che ancora dormiva. –Eh, Niall!- mi richiamò Hope che era ferma sulla porta. Io la squadrai. –Penso sinceramente che tu e Liz facciate una bella coppia, ma non devi farla soffrire.- disse solo fissandomi intensamente negli occhi per poi scomparire. Quasi non me ne accorsi. Fissai il punto dove prima c’era Hope, poi tornai a fissare Liz.
“Te lo prometto Hope, non la farò soffrire.”


Liz’s POV
Il locale era affollato, molto più delle altre volte in cui c’ero stata. Come poteva essere altrimenti? Era Capodanno, o meglio, la notte di Capodanno. Non avevo mai trascorso un Capodanno come quello. A New York ricordo che ogni volta, in quell’occasione, io e la mia famiglia andavamo a casa di Hope e insieme ai miei cugini iniziavo a scoppiare delle bombette in attesa della mezzanotte, momento che avrebbe segnato il passaggio dall’anno vecchio a quello nuovo, momento in cui iniziavano a comparire nel cielo con fischi e stridii, accompagnati dalle urla dei presenti, i mille fuochi d’artificio colorati che venivano lanciati da Times Square. Ora invece mi trovavo nel solito locale dove lavorava Josh, l’amico dei ragazzi, con tutto quell’ammasso di persone che ballavano, cantavano, bevevano, si ubriacavano, si strusciavano l’uno sull’altro.

Tra questi c’erano anche mio cugino e Louis, rispettivamente accompagnati dalle loro ragazze, Sophia e Eleonor. Io ero seduta sui uno dei divanetti rosso cremisi agli estremi del locale, perfettamente sobria, in attesa che Niall mi portasse qualcosa da bere. Zayn e Perrie erano scomparsi, come era loro abitudine: chissà se ne avrebbero mai avuto abbastanza. A volte pensavo a loro, al rapporto che avevano, soprattutto al loro rapporto “sessuale”, e lo mettevo a confronto con quello mio e di Niall. Mentre quello loro sembrava quasi un rapporto che ostentava un bisogno fisico, quello mio e di Niall sembrava più profondo, fatto di carezze e abbracci. Ma avevo chiesto spiegazioni a Perrie, e lei dopo aver riso della mia domanda, forse per l’innocenza con cui glielo avevo domandato, mi aveva risposto che all’inizio anche il suo rapporto con Zayn era così, e dopo che lo avevano fatto era mutato completamente; io ero trasalita, quasi terrorizzata dal fatto che se io e il mio ragazzo lo avessimo fatto sarebbe stato così anche per noi, che anche noi ci saremmo trasformati quasi in degli animali assetati di sesso, ma Perrie mi aveva rassicurata dicendomi che non era così per tutti: dipendeva dai soggetti o dal quantitativo di bisogni da placare; avevo sospirato, felice che ci fosse qualche speranza per me e per Niall.

Guardai per un po’ i ragazzi che ballavano e saltavano a ritmo di musica, poi spostai la mia attenzione su Hope, seduta al bancone del bar intenta a parlare fluentemente con Josh; a volte rideva pure per qualche battuta che faceva il ragazzo, e sembrava divertirsi davvero. E Harry? Il riccio era seduto al mio fianco, furente di rabbia mentre continuava a lanciare occhiate cariche d’odio a mia cugino e al suo amico, sorseggiando il suo drink. Era divertente come situazione, anche se le parti più comiche di tutte erano le occhiatacce che Harry rivolgeva agli altri due, inconsapevoli della gelosia che ribolliva dentro il ragazzo, quasi fosse una pentola a pressione pronta a scoppiare. In realtà ero combattuta: non sapevo se reputare più divertenti quelle sue reazioni o le lamentele che ne seguivano.

–Ma che cosa ci troverà mai in lui?- si lamentò portandosi alla bocca il bicchiere.
–E’ bello, è dolce, alto, non si ubriaca, è responsabile, suona la batteria.- iniziai a elencare tutti i pregi dell’altro ragazzo, ridendo sotto i baffi, consapevole che tutto ciò lo avrebbe mandato su di giri, o comunque lo avrebbe fatto veramente innervosire.
–E’ uno smidollato.- disse quasi in un sussurro con le labbra ad un centimetro dal bicchiere per poi buttare giù in un sorso tutto il liquido nel bicchiere.
–E’ un tuo amico.- constatai io con fare ovvio
. –Non ne sarei così sicuro, Liz.- disse scuro in volto posando il bicchiere vuoto sul tavolino davanti a sé. Non era solo il suo sguardo ad essere scuro: anche la sua voce lo era. Scura e roca, quasi tenebrosa.
–Vorresti rinunciare alla sua amicizia per una ragazza?- gli chiesi cercando di sembrare stupita benché non lo fossi affatto: faceva parte della recita. Conoscevo bene quel sentimento, gelosia, uno dei più potenti e pericolosi che avessi mai provato. Harry non parve accorgersi del fatto che fingessi, la sua attenzione era tutta concentrata su Hope e Josh che ora si era allungato sul bancone facendosi più vicino a mia cugina. Il riccio strinse le mani in due pugni, talmente forte che le nocche sbiancarono.
–Non è “una ragazza” qualunque, è Hope.- disse con uno sbuffo, come se gli venisse difficile parlare, talmente era soffocato dalla gelosia. Io sbarrai gli occhi divertita, sorpresa del fatto che lo avesse detto ad alta voce. Ma d’altronde non era questo il mio intento? Lui mi guardò, rimuginò su quello che aveva detto e scosse la testa prendendosi i ricci tra le mani. –Non ci credo.- disse in uno sbuffo. Era chiaramente confuso: confuso per quello che provava, confuso per ciò che aveva detto, confuso per quei suoi comportamenti che poco gli si addicevano. Io mi riscossi a quelle parole e gli feci l’occhiolino.

–Sei cotto!- lo stuzzicai con un tono di voce squillante. Lui mi lanciò un’occhiataccia, cosa che nell’ultima mezz’ora gli riusciva piuttosto facile. Io alzai gli occhi al cielo. –Suvvia, è così evidente!- sbottai, pronta ad elencare i segni inequivocabili della sua cotta per la ragazza, così chiari e cristallini che nemmeno uno stupido avrebbe potuto fraintendere, ma lui mi zittì alzandosi in piedi con un altro sonoro sbuffo e posizionandosi davanti a me.
–Potrai anche essere la mia migliore amica, ma certo che sai essere proprio fastidiosa.- si lamentò. Io scrollai le spalle.
–Lo dice anche Hope.- dissi ostentando fierezza. Lui si mise le mani sui fianchi, guardandosi attorno allibito. Aprì la bocca e fece per dire qualcosa, ma poi la richiuse e con un sospiro accompagnato da un altro scuotimento di testa mi diede le spalle e se ne andò, ben lontano da i due che ancora continuavano a parlare animatamente al bancone. Io risi, accasciandomi contro il divanetto. Dopo qualche minuto arrivò Niall con il drink e si stupì nel vedermi ancora scossa dalle risate.
–Che è successo?- chiese curioso sedendosi al mio fianco, in quel posto che prima era occupato dal riccio. Io scossi la testa.
–Scusa, ma non posso dirtelo.- gli dissi prendendogli il drink dalle mani e bevendone piano un sorso, cercando di non affogarmi. Era forte, quella bevanda che mi aveva portato. Lui si accigliò. Io posai il drink sul tavolino affianco al bicchiere vuoto di Harry e gli sfiorai la mano. –Non è una cosa che riguarda me, ma Harry.- gli spiegai. Lui annuì.
–Giusto. Mi devo ancora abituare a questa vostra “fantomatica amicizia”- disse lui stringendomi entrambe le mani.
–Ehy, voglio bene al riccio. C’è… un rapporto particolare tra di noi.- gli spiegai io. Lui scosse la testa sorridendo.
–Spero non sia un rapporto che potrebbe nuocerci.- disse lui con fare scherzoso. Io sorrisi e avvicinai il mio viso al suo.
–Vuoi davvero infilarmi in un discorso del genere?- gli chiesi in un sussurro. Lui si guardò in torno, poi mi fissò negli occhi.
–No, mi fido di te.- disse per poi posare le sue labbra delicate sulle mie. Stare con lui era come essere cullati dolcemente dalle piccole onde del mare che si increspavano sulla spiaggia.


Harry's POV
Ero all' in piedi nell' angolo più nascosto del locale, le braccia incrociate al petto, il volto furente di... rabbia? Non sapevo in quale altro modo avrei potuto definire quel sentimento. Era caldo, infuocato, come un incendio che divampava bruciandomi il sangue nelle vene e mandando in tilt il mio sistema nervoso. Li guardavo e ogni secondo che passava saliva in me la pazza voglia di prendere a pugni la faccia di Josh. Volevo togliergli quel dannato sorriso dal viso. E lei perchè rideva? Che c'era di tanto divertente in lui? Qual'era la battuta tanto spiritosa del ragazzo capace di farla ridere? Era uno spettacolo, vederla ridere, vedere i suoi occhi illuminarsi e il suo sorriso allargarsi, mettendo in mostra i suoi denti bianchi e perfetti. Era bello vederla felice. Ma volevo che fosse felice con me, grazie a me, e non stando al fianco di quel ragazzo senza fegato.

Lo vidi allungarsi ancora di più sul bancone, allungò una mano, la poggiò sulla guancia di lei, scostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio e dicendole qualcosa. Lei sorrise e abbassò lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore. Mi piaceva vederla compiere quel gesto involontario. Lo faceva sempre quando era nervosa o in imbarazzo, e lo era sempre con me. Ma ora perchè quello che consideravo mio amico la stava mettendo in soggezione? Solo io ne avevo il diritto. Come mi aveva definito Liz? Geloso. La gelosia... che cosa strana, non l'avevo mai provata, nonostante ne avessi sentito parlare. Eppure avevo sempre pensato e sostenuto che fosse un sentimento adatto ai bamboccioni, non a me. E ora mi ritrovavo a fremere di rabbia perchè qualcun'altro la toccava. Ma che diamine mi era successo? Che cosa era capitato nella mia vita da sconvolgermi tanto al punto da farmi ricredere su me stesso?

Hope Stevens. Ecco cosa mi era successo. Nella mia testa, come un'insegna luminosa al neon, continuava a lampeggiare solo il suo nome. La vidi appoggiare la mano su quella di lui, quella appoggiata sulla sua guancia, allontanandola dal viso e posizionandola sul bancone. Per un attimo sospirai di sollievo, pensando che lei lo stesse allontanando; ma poi Hope strinse quella mano tra le sue, dicendogli qualcosa. Poi si allungò sul bancone e io trattenni il respiro digrignando i denti, sperando che lei non stesse facendo ciò che non volevo che facesse. Fortunatamente lo baciò solo sulla guancia e dopo avergli sorriso ancora gli voltò le spalle e si diresse verso il bagno. I miei muscoli delle braccia si rilassarono, così come i miei pugni e i miei piedi scattarono in avanti iniziando a seguirla tra l'ammasso di persone.

Molte di loro erano ubriache e mi ci volle tutta la forza di volontà che avevo per evitare di rispondere loro male e di spingerle via facendole molto probabilmente cadere a terra. Raggiunsi il corridoio e la vidi all'in piedi vicino alla porta del bagno. Quasi corsi per cercare di raggiungerla. Le afferrai il polso. Lei normalmente si sarebbe girata, infuriandosi per quella stretta improvvisa, pronta a scagliare un pugno al suo presunto aggressore, ma non lo fece. La sentii rabbrividire, sussultare, ma non si voltò. -Che vuoi?- chiese duramente, quasi sapesse che fossi io. Come faceva a saperlo? Non lo so. Ma sapevo che lei aveva intuito che ero io. Non le risposi, mi limitai a stringerle di più il polso evitando di farle male. Aprii la porta del bagno e la trascinai dentro mollandole il polso. Mi girai e chiusi la porta a chiave, poi tornai a fissarla. Le mi fissava infuriata. -Che diavolo stai facendo?- chiese minacciosa.

Non voleva stare con me. Quell'abitacolo era troppo piccolo per tutti e due, o forse era troppo piccolo per l'elettricità che sembrava crearsi tra noi? -Che cosa sto facendo io? No, che cosa stai facendo tu!- l'accusai puntandole un dito contro. Lei aggrottò la fronte chiaramente confusa. -Ti sembra giusto illudere Josh?- le chiesi infuriato, anche se nella mia mente le domandavo "Ti sembra giusto illudermi così?". Lei sbarrò gli occhi per un attimo, poi mi guardò divertita.
-Geloso Styles?-. Possibile che anche lei lo avesse capito? Era così evidente? Possibile che non fossi capace di nascondere agli occhi degli altri quell'emozione?
-No, sono solo preoccupato per il mio amico.- le risposi tranquillamente. "Io vorrei rompergli il naso, a quel mio amico". Lei fece una risata di scherno, poi mi squadrò.
-Sinceramente non riesco a capire il senso di questa tua frase. Perchè starei illudendo Josh?- mi chiese incrociando le braccia sotto al seno. Io aprii bocca ma questa volta il mio cervello fu più veloce della mia lingua e non dissi niente. Stavo per dirle "Perchè tu sei la mia ragazza", ma non era affatto vero. Che cosa era Hope per me? Mi stavo comportando esattamente come un fidanzato geloso, ma se non eravamo nemmeno una coppia... Che confusione disarmante. -Niente da dire, eh?- chiese ancora in segno di sfottimento. Si buttò la testa all'in dietro trattenendo una risata e poi fece un passo avanti. -Senti Harry, non capisco che cavolo vuoi da me, ma tu sei l'ultima persona con cui vorrei stare, va bene? E non ha senso che tu venga qua a farmi una scenata di gelosia. Io con Josh ci faccio quello che mi pare e piace e a te non deve importare proprio nulla.- mi disse guardandomi glaciale negli occhi.

Come ci riusciva? Come riusciva il suo sguardo a essere il giorno prima caldo come il sole d'estate e quello dopo freddo come la neve d'inverno? Le sue parole mi colpirono, mi scalfirono, ma non glielo diedi a vedere.
-E allora perchè mi hai baciato?- le chiesi sfrontatamente. Lei abbassò lo sguardo sorridendo.
-Non mi sembra di essere stata l'unica.- e così dicendo capii che stesse alludendo a quando il giorno prima l'avevo baciata in macchina, dandole così il mio "regalo di Natale" per lei.
-Tu mi hai baciato due volte.- la sfidai io avanzando verso di lei. Lei alzò la testa di scatto, veramente stupita, quasi impaurita. E intuii di aver fatto centro: lei pensava che io non sapessi di quel primo bacio che mi aveva dato quando ero ritornato a casa ubriaco.
-Ma che dici? Io ti ho baciato una volta sola, e solo per debolezza, avevo bisogno di reprimere dei bisogni.- disse lei rossa in faccia inziando a guardarsi intorno spaesata, cercando di sfuggire a me.
-Credimi, conosco altri metodi per calmare questi bisogni- le dissi sfacciatamente e con il mio tono malizioso, facendo venire a galla la versione più stronza di me, che in quel momento risultava totalmente finta.
-Mi fai schifo.- disse cercando di scansarmi, ma io le bloccai il passaggio.
-Intanto mi hai baciato, si vede che tanto schifo non devo averti fatto.- le dissi ancora. Lei sbuffò.
-Ma anche tu mi hai baciata!- strillò quasi istericamente. Io la guardai negli occchi.
-Io non ho mai detto che mi fai schifo.- le dissi quasi in un sussurro. La sua testa scattò di nuovo verso di me, questa volta senza controbattere. Si pasò freneticamente una mano tra i capelli, poi iniziò a girare intondo su se stessa, cercando di riprendere il controllo di sè con respiri lenti e profondi. Io intanto la guardavo, e non mi dispiaceva affatto stare lì a guardarla, soprattutto se era in confusione a causa mia. Quando si calmò tornò a fissarmi. Il suo sguardo era ancora glaciale.
-Beh, tu si invece. Mi fai schifo, lo sai. Mi repelle tutto di te, tutto. Ogni minima cosa.- disse sibilando. Le sue parole quasi mi ferirono, talmente tanto sembravano vere. Ma non mi lasciai ingannare: sapevo che erano false, sapevo che anche lei infondo sentiva per me le stesse cose che io provavo per lei. Non sapevo bene cosa fosse, ma sentivo che era come un bisogno di lei. -E lo sai pure cosa ti dico? Che preferirei morire piuttosto che stare rinchiusa con te in questo bagno un sencondo di più.- sputò ancora avanzando verso di me. Cercò ancora di spingermi via per liberare l'uscita, ma era come se avessi incollato i miei piedi al pavimento. Ma lei non si arrese: continuò con i suoi tentativi che risultavano sempre vani e inutili. Ad un certo punto, quando capii che lei stava iniziando a stancarsi mi avvicinai a lei. Hope automaticamente indietreggiò andando a sbattere contro il muro.

Io la raggiunsi e senza esitare, senza guardarla negli occhi la baciai, quasi con violenza. Quasi la costrinsi ad aprire le sue labbra. Nonostante volessi baciarla sentivo che c'era qualcosa di sbagliato rispetto agli altri baci che ci eravamo dati, ed il problema era Hope, che in quel momento non stava ricambiando, ma che al contrario lottava per liberarsi dalla mia presa. Mi morse il labbro inferiore con forza e io fui costretto a staccarmi da lei per il bruciore che mi invase la bocca. Dopo essermi toccato il labbro la guardai stupito.
-Mi hai morso?- le chiesi. Lei ricambiò il mio sguardo furente di rabbia.
-Tu mi hai baciata! Ma cosa credi, di potermi baciare a tuo piacimento?- mi chiese alzando il tono di voce.
-E' quello che hai fatto tu.- le dissi. Lei rimase spiazzata per dei secondi da quelle parole.
-E' diverso.- disse alla fine.
-No, è esattamente uguale.- la rimbeccai. Lei mi lanciò una fulminata.
-I miei sono stati errori. Il tuo è solo un divertimento, un passatempo.- disse acida. Per un pò rimasi in silenzio. Non potevo darle torto. Per diverso tempo avevo usato le ragazze come semplici oggetti di sfogo, come dei fazzolettini usa e getta. Non mi importava dei loro sentimenti, questo perchè non cercavo una relazione seria perchè non credevo nelle relazioni serie. Poi però era arrivata Hope, e prima che me ne potessi accrogere aveva scombussolato la mia vita, costringendomi a scavare dentro di me e a vedere la persona che ero e che non volevo più essere.
-Non puoi dirlo sul serio. Perchè pensi che siano stati solo errori o passatempi? Perchè non credi davvero che tra noi possa esserci qualcosa?- le chiesi, e quella era la domanda che mi ronzava in testa da un pò.
-E cosa potrebbe mai esserci tra noi, sentiamo! L'amore? Non me ne faccio niente, soprattutto con te.- disse ancora. Io le afferrai entrambi i polsi.
-Ma perchè sei così?- le chiesi guardandola dritto negli occhi. -Perchè pensi che ti farò stare male?-. Lei rimase spaesata dall'intensità del mio sguardo e delle mie parole e abbassò gli occhi, incapace di sostenere il mio sguardo.
-Qui non si parla di te, ma dell'amore. Fa soffrire. Fa male. Lo so, anche se non l'ho mai provato sulla mia pelle.- disse in un sussurro. Io le mollai i polsi e feci un passo indietro, come se mi avesse colpita con un colpo di frusta, deciso a farla andare. Lei rimase alcuni secondi ancora rannicchiata contro il muro, poi fece alcuni passi sorpassandomi. Prima che potesse aprire la porta la bloccai girandomi verso di lei.
-Perchè dici che l'amore fa male se non l'hai mai provato direttamente?- chiesi. Lei sospirò.
-Le esperienze altrui me lo hanno dimostrato. L'amore crea dolore. Anzi, ti dico pure che l'amore non esiste: come potrebbe un sentimento così bello procurare tanto dolore? E io ho già sofferto abbastanza nella mia vita.- disse alzando di poco lo sguardo. Incrociai i suoi occhi marroni e notai i suoi occhi velarsi di tristezza, una tristezza però del passato, quasi come una cicatrice che si era rimarginata ma di cui sarebbe rimasto sempre il segno. Io annuii e la lasciai davvero andare. Lei si girò e dopo aver giriato la chiave nella toppa spalancò la porta e quasi correndo fuggì da lì. Io mi appoggiai con la schiena al muro dove pochi minuti prima vi era appoggiata Hope.

Inspirai ed espirai profondamente, riflettendo sulla conversazione appena avvenuta e in particolare sulle sue ultime parole. "Io ho già sofferto abbastanza nella mia vita". Sapevo che questo dolore riguardava quel semi segreto di cui lei si circondava costantemente, che non sembrava voler rivelare a nessuno. Ma cosa aveva potuto farla soffrire tanto da farle credere che l'amore facesse male o che non esistesse? Non lo sapevo, ma volevo scoprirlo. E volevo stare con lei, baciarla, abbracciarla. La notte era ancora lunga, e io non mi sarei arreso così facilmente.


Hope’s POV
Correvo, correvo più che potevo, con il fiato corto e i piedi che bruciavano. Correvo lontana da quella stanza, lontana da Harry. Sentivo gli occhi bruciare e ordinai alle lacrime di fare dietro front. Non dovevo piangere. Arrivai troppo in fretta in mezzo alla sala affollata. Mi ritrovai spintonata di qua e di là da tutti quei ragazzi ubriachi impegnati a ballare. C’era caldo, troppo caldo per essere il 31 Dicembre. O forse ero io a essere semplicemente in fiamme? Mi mancava l’aria, sentivo il bisogno di stare da sola senza che nessuno mi rompesse le scatole. Avevo la necessità di rimettere in azione il mio sistema cerebrale. Mi feci largo tra le persone spingendole a destra e a sinistra, troppo impegnata a pensare ai fatti miei per scusarmi a causa del mio comportamento.

Senza nemmeno accorgermene mi ritrovai al piano superiore del locale, molto meno affollato, ma pieno di coppiette che pomiciavano e che mano a mano si andavano rinchiudendo in varie stanze. Sapevo che una delle stanze era occupata da Zayn e Perrie e speravo vivamente che nessuna di quelle fosse occupata da mia cugina e dal suo ragazzo irlandese. Ma questo era l’ultimo dei miei pensieri, ci avrei pensato in seguito. Cercavo un posto dove poter riordinare i miei pensieri spazzando via la confusione che mi stava annebbiando il cervello. Fortunatamente, trovai la terrazza libera. In effetti, solo un pazzo sarebbe uscito fuori con quel gelo, ma ciò di cui avevo bisogno per spegnere il mio corpo infuocato era il gelo di Dicembre. Appena uscii fuori un’ondata di gelo mi investii e strabuzzai gli occhi come se mi fossi appena svegliata.

Feci ancora alcuni passi in avanti fino a che mi appoggiai al cornicione della balconata con i gomiti. Mi ravviai i capelli all’indietro mentre aspettavo che il mio cervello si riconnettesse, ma quello che era successo in bagno con Harry sembrava aver mandato in cortocircuito il mio sistema nervoso. Ancora non riuscivo a capacitarmi di ciò che era accaduto. Come era potuto succedere? Che cosa mi stava capitando? Possibile che all’improvviso il mondo avesse iniziato a girare al contrario? Ero consapevole del fatto che Harry avesse trascorso tutta la serata a osservare me e Josh, anzi, a volte mi capitava pure di guardarlo con la coda dell’occhio, ma solo perché sentivo il suo sguardo bruciare sulla mia schiena. Ma io non stavo flirtando con Josh! Lui era bello, dolce, gentile e sapeva anche suonare la chitarra, cosa che trovavo assolutamente figa, ma non mi interessava lui in quel senso.

Harry invece si era ingelosito e mi aveva seguito addirittura fino ai bagni. Non avevo avuto bisogno di girarmi a guardarlo per capire che era Harry colui che mi aveva stretto il polso: solo il suo tocco mi procurava quelle forti scariche elettriche. Forse ero stata troppo crudele a dirgli tutte quelle cose, parole per me prive di senso, pensieri che non mi erano mai passati per l’anticamera del cervello, e mi ci era voluta tutta la forza di volontà che possedevo per guardarlo con sguardo di ghiaccio sputandogli tutte quelle false sentenze. Ma dovevo farlo, non potevo permettergli di starmi vicino. Eppure sentivo che fosse troppo tardi; sentivo che ormai, per quanto avessi potuto continuare a provare, non sarei stata in grado di allontanarlo da me. Mi morsi il labbro inferiore, ricordando il modo in cui avevo morso il suo durante quel bacio, così violento, troppo diverso dagli altri che ci eravamo già scambiati.

Lasciai il labbro tra i denti e iniziai a sfiorarlo con pollice e indice sentendo su di esso il sapore di vaniglia che apparteneva a Harry e che mi dava alla testa. Qualsiasi cosa mi ricordava lui, e questo era sbagliato, doveva esserlo. Invece mi risultava tutto così giusto. Era come se fossi divisa in due: mente e cuore. Quest’ultimo avevo sempre cercato di metterlo a tacere, di renderlo muto, quasi di pietra; gli avevo imposto di non affezionarsi troppo alle persone che non erano miei parenti e avevo imposto a me stessa di non fidarmi di nessuno. Ma ora il cuore si era come risvegliato da quello stato di veglia a cui l’avevo obbligato; aveva messo in atto una rivolta dentro di me e per quanto la mia mente cercasse di sopprimerlo il mio cuore aveva la meglio. Si era risvegliato dal lungo letargo a cui l’avevo sottoposto, perché dentro di me era arrivata la primavera: era arrivato Harry.

Mi vennero in mente le parole di “Give Your Heart A Break”, una canzone di Demi Lovato, la mia cantante preferita. Mi calzava a pennello. Diceva: “Non voglio spezzare il tuo cuore, voglio dargli una scossa. So che hai paura che sia sbagliato, come se potessi commettere un errore. C’è solo una vita da vivere e non c’è tempo da perdere, e allora lasciami dare una scossa al tuo cuore”. Non ero io a recapitare il messaggio, io ero il destinatario. Demi cantava per me, e forse stava esprimendo i pensieri di Harry. Quasi non me ne accorsi quando da dentro iniziarono a fare il conto alla rovescia.
-10, 9, 8…- Non volevo che il mio cuore venisse spezzato, volevo solo essere felice e vivere una vita priva di dolore. Allora perché senza Harry accanto non mi sentivo bene?
-…7,6…- Avevo una paura boia di sbagliare, avevo paura che abbandonandomi a Harry avrei commesso un errore imperdonabile per me stessa.
-…5,4…- Però avevo a disposizione solo una vita, una sola per vivere tutte le esperienze umanamente possibili e non potevo stare ferma a perdere tempo, frenata dalla paura di affezionarmi alle persone, di affezionarmi a Harry.
-…3,2,1…- Dovevo dare una possibilità, al mio cuore, ad Harry, a me stessa: la possibilità di amare.
-…BUON ANNO!- l’urlo generale mi fece sobbalzare. Sentivo le grida, gli applausi, i fischi: il vecchio anno se ne era andato lasciando che quello nuovo prendesse il suo posto.
–Buon Anno.- sussurrò una voce al mio orecchio, la SUA voce roca. Non sussultai, era come se sapessi che lui era dietro di me prima ancora di parlare. Il suo respiro caldo alla vaniglia mi lambì l’orecchio e attraversò tutto il mio corpo con una lenta scossa elettrica. Presi un respiro profondo e mi girai verso di lui. I miei occhi incontrarono i suoi, così verdi e intensi da farmi dimenticare quello che stavo per dire. Mi costrinsi a distogliere lo sguardo dai suoi occhi, ma non da lui. Ritrovai l’uso della lingua sotto il suo sguardo attento e, torturandomi le mani, parlai:

-Harry, io…- provai a dire, ma le parole mi morirono in gola. Harry mi fece un cenno con la testa, incitandomi a continuare, ma non riuscivo a mandare avanti il discorso. Non ero mai stata brava con le parole, con i fatti forse…. Mi allontanai da lui e gli diedi le spalle, poi mi bloccai mentre quel pensiero mi investiva la mente. Mi voltai verso di lui mentre venivo riempita da una strana sensazione di Deja-vù e ricordai subito quel giorno in aeroporto. Capii che anche lui se lo ricordava, perché mentre mi avvicinavo, lui non si stupì, anzi, aprì le braccia, come a volermi accogliere. Quando mi buttai su di lui mi tenne stretta per i fianchi mentre io intrecciavo le mie mani dietro al suo collo e poggiavo le mie labbra sulle sue. Ed eccoli di nuovo, i brividi. Brividi, brividi e solo brividi.

Le mie labbra bruciavano a contatto con le sue, ma il mio cervello si era scollegato dal resto del mio corpo che sembrava reagire privo di qualsiasi comando. Le mie labbra si muovevano in sincrono alle sue, si divoravano, si cercavano. Le nostre lingue giocavano insieme, inseguendosi e acchiappandosi. Lui mi circondò la vita con un braccio e l’altra mano risalì lungo il mio corpo arrivando ad accarezzarmi la guancia, senza mai staccare le sue labbra dalle mie. Oramai avevo fatto la mia scelta, ed era troppo tardi per ritornare indietro. Quando ci staccammo avevo perso completamente la cognizione del tempo. Per quello che mi riguardava poteva anche essere l’alba.

Harry appoggiò la sua fronte sulla mia mentre entrambi prendevamo fiato. Non ero mai stata baciata così, era stato il miglior bacio che avessi mai potuto ricevere.
–Sai, si dice che ciò che fai a Capodanno lo fai tutto l’anno.- disse lui tra gli affanni. Io sorrisi, incapace di fare altro. Avevo sempre odiato questa battuta, convinta che non fosse vero niente, che tutto fosse destinato a finire. Eppure detto da Harry suonava come una speranza, per me, per lui, per noi.
–Scemo.- sussurrai prima di far ricongiungere le nostre labbra.






Angolo Autrice
E Buonasera gente! O meglio, per me è sera, ma chissà se quando leggerete il Buonasera sarà ancora valido. Insomma, se leggete alle 10 del mattino non posso mica dire "Buonasera!", vi pare?
Comunque, anche questo "Angolo Autrice" sarà corto e purtroppo privo della partecipazione di Cory il Pandacorno.

Ne sei così sicura?
Oh Cristo! Cory, lo sai che oggi non abbiamo tempo per litigare su EFP, litigheremo dopo.
Si, non ne hai mai tempo per me.
Ma se a momenti non ho tempo per me stessa con 'sta cazzo di scuola!
Tutte scuse sono! Ieri sei pure andata a mare con gli amici pur di non rimare a casa con me.
Si, e mi sono pure bruciata! Ho la schiena che reclama tonnelate di ghiaccio e cinquanta estintori.
Bene, così impari a lasciarmi da solo.
Oh, senti coso! Vaffanculo.
Io non sono "Coso". Io sono Cory il Pandacorno.
Ma quanto sei simpatico?
Molto.
Si, come i broccoli a merenda.
Mai provati i broccoli a merenda?
No, e non ci tengo, grazie. 
Peccato, non sai che ti perdi.
Una vomitevole colazione? Grazie, ma passo.
Comunque, come stavo dicendo... allora, prima stavo dicendo di non avere tempo per fare uno dei miei soliti "Angoli Autrice", ora è venuto mio padre dicendo che ci posso stare e quindi ora sto facendon "Viva me!", come London Tipton.
Prima di tutto mi devo scusare terribilmente per l'immenso ritardo con cui sto aggiornando, ma il vero problema è la scuola, poi questo è Maggio, il mese delle gite e delle ultime interrogazioni e degli ultimi compiti, quindi o mi impegno ora o l'estate me la piglio in culo. Scusate per la finezza, ma penso che oramai abbiate capito che non è una delle mie doti. 
Poi mi scuso con 
AngelCruelty Jencloves per non essere ancora riuscita a recensire le loro storie di cui però mi sono innamorata. 
Allora, come sempre il capitolo non mi convince, anche se credo che questo sia l'unico che trovo minimamente accettabile, soprattutto nei punti di Niall e Harry che non so perchè mi piacciono un casino, mentre odio come ho scritto i punti di vista delle due protagoniste femminili, ma c'est la vie. 
Allora, il titolo del capitolo "Give Your Heart A Break" come avrete ben capito è preso dall'ononima canzone di Demi Lovato, uno dei miei idoli. Inizialmente non era previsto l'inserimento di questa canzone nel capitolo, ma dopo essermi riiniziata a vedere la 4° stagione di "Glee", ho rivisto la puntata in cui Rachel (Lea Michele) canta questa canzone, e rileggendo la traduzione ho pensato che per il capitolo era perfetta. Non so sei siete d'accordo con me, ma ci tengo ad avere una vostra opinione. 
Ringrazio infinitamente chi ha messo la storia tra le preferite, chi tra le seguite e chi ha recensito. Per ringraziare le ragazze che hanno recensito l'ultimo capitolo vi consiglio di leggere le loro storie che io sinceramente amo: 

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2512631 "My life is better with you" di Jencloves;
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2182841&i=1 "Innamorato della mia migliore amica" di Candy Smith (So che all'inizio sembra una storia patetica con i capitoli corti fatti male, ma la ragazzina si è andata perfezionando dimostrando che non è vero);
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2493965&i=1 "Stay" di shannen shelter;
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2380509&i=1 "Rompere il ghiaccio" di AngelCruelty.

So che questa si può tranquillmente definire "pubblicità", ma sia chiaro che le ragazze in questione non sanno niente e che è stata la mia mente malata a produrre questo modo per ringraziarle delle recensioni che mi lasciano.
Ora vado, domani ho compito in classe e devo essere riposata. 
Baci da SashaJohnson...

... e da Cory il Pandacorno

 
  
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