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Autore: anqis    04/05/2014    4 recensioni
Attraversa quel corridoio brulicante di mormorii come fosse una passerella, di quelle più importanti e seguite da tutto al mondo. E al posto degli sguardi puntati sulla schiena, vede obbiettivi fotografici pronti a cogliere ciò che ha di più bello dall’angolazione migliore; invece dei bisbigli, il soffuso scribacchiare di matite su block-notes che diventeranno recensioni e articoli di giornale. È così che ogni mattina, Rosie Campbell affronta quel finto teatrino della vita che è la scuola: con il sorriso di un adulto che ormai ha imparato che fingere è l’unico modo per sopravvivere.
"Sai cosa significa riuscire a trovare finalmente un rifugio negli occhi di chi non si accorge neanche di te? No, perché tu non devi fare assolutamente nulla per attirare su di te l’attenzione dell’unica persona che vorrei mi vedesse. Non lo sai, quindi non osare dire di capirmi, perché non è vero. Non è vero."
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardami.

 


01
 
 
 
Cammina per i corridoi, le pieghe della gonna nera che ondeggiano appena seguendo il ritmo delicato ma preciso dei fianchi stretti. La camicia perfettamente stirata mostra il colletto bianco candido e allacciato fino all’ultimo bottone, su cui risalta in contrasto il fiocco blu della divisa femminile.
Rosie Campbell, lunghi capelli biondi ed occhi da cerbiatto, stringe al petto i libri per la lezione mattutina, fendendo la folla di studenti accalcata all’ingresso con il mento alto e un sorriso sicuro dipinto sul volto. Sorride come soltanto chi è perfettamente consapevole di se stesso può concedersi di fare, ed ogni mattina vede la conferma riflettersi negli occhi degli studenti con cui la guardano: invidia, ammirazione muta e desiderio.
Attraversa quel corridoio brulicante di mormorii come fosse una passerella, di quelle più importanti e seguite da tutto al mondo. E al posto degli sguardi puntati sulla schiena, vede obbiettivi fotografici pronti a cogliere ciò che ha di più bello dall’angolazione migliore; invece dei bisbigli, il soffuso scribacchiare di matite su block-notes che diventeranno recensioni e articoli di giornale. È così che ogni mattina, Rosie Campbell affronta quel finto teatrino della vita che è la scuola: con il sorriso di un adulto che ormai ha imparato che fingere è l’unico modo per sopravvivere.
 
 
 
«Rosie!»
È Elise che la chiama.
Le sorride in saluto mentre si libera dei libri e raggiunge le ragazze. Si riserva un secondo per osservarle da lontano. Come ogni mattina, sono sedute in cerchio, le gonne di pochi centimetri più corti rispetto al regolamento, quel giusto per attirare l’attenzione, ma non risultare volgari; le gambe magre strette da collant chi nere, chi bianche. Parlano e ridono, come una volta la gente attorno al rogo di una strega. Rosie si domanda chi sarà la vittima del giorno e non può fare a meno di sorridere.
Da lontano, come se non fosse una di loro.
Come se non fosse come loro.
Stanno parlando di una ragazzina del secondo anno che qualche giorno prima ha vantato un ciondolo uguale identico a quello di Laura. Quest’ultima ride e racconta di come l’ha beccata a farsi con Cannon nello spogliatoio femminile, e un coro di versi disgustati si solleva nel cerchio. Rosie non ci crede, ma si unisce a loro. Guarda di sottecchi Elise che arriccia il naso, un sorriso di scherno tatuato sulla bocca.
«Piuttosto» esordisce tutto ad un tratto Kim, ignorando la smorfia infastidita di Laura per esser stata interrotta. Gli occhi piccoli e neri le brillano e si lecca le labbra, come un animale pronto a saltare sulla preda. «Avete sentito di Harry e quella nuova?»
Elise ora la guarda, ma Rosie finge di non vedere – di non sentire – e continua a sorridere. Ha smesso forse, ma solo per un secondo. Non ne è sicura.
 
 
 
La scuola è vuota. I passi di Rosie, più lenti e meno precisi echeggiano contro gli armadietti rovinati dal tempo. Non c’è nessuno che la guarda ora, i flash non bruciano più gli occhi e c’è silenzio.
Tremano le labbra, il terremoto in un sorriso.        
«Rosie?»
«Harry»
Sorride, forse per la prima volta oggi.
Lo osserva raggiungerla, la camicia come al solito spiegazzata e i primi bottoni aperti a mostrare la pelle lattea tempestata da qualche neo e punti rossi dovuti alla crescita. Frena di fronte a lei e la fa ridacchiare, perché ha un pessimo equilibrio e la sua altezza non aiuta a renderlo meno goffo e impacciato mentre si porta i riccioli troppo lunghi all’indietro.
«Ridi?» le domanda poi inclinando appena il viso e lei si rende conto che sì, sta ridendo in modo quasi ridicolo. Harry però non ci fa caso, non la giudica, sorride soltanto.
«Per fortuna» lo sente mormorare quando le risate si sono ormai affievolite.
Rosie lo guarda, porgendogli una domanda muta. Ne approfitta per osservarlo e si innamora, come ogni volta che si trova troppo vicino, degli occhi calmi di Harry.
Inspira, piano.
«Credevo stessi..» comincia, ma «No, niente» e lo ringrazia, perché gli occhi pungono ancora e non crede sia per le risate.
«Come mai ancora qui?» gli chiede lei, tentando di sviare il discorso.
Harry annuisce impercettibilmente – eppure lei lo nota – e sbuffa improvvisamente. «Quel bastardo di Atkins mi ha incastrato: rappresentate di classe!» affonda le mani grandi nelle tasche dei pantaloni neri, «Io, ti rendi conto? Non ho neanche la minima idea di quanti siamo in classe!»
Rosie ride. «Sarai comunque un rappresentante fantastico» lo rassicura affiancandolo, gli occhi che ormai hanno smesso di sbirciare per poterlo guardare apertamente.

Lui arriccia le labbra in una smorfia, ma annuisce mentre si tocca i capelli. È un gesto per nascondere l’imbarazzo, il nervosismo e in questo caso il piacere. «Nel caso» sono ormai giunti di fronte alla porta, «posso chiedere consiglio a te, collega
«Certo» risponde lei e per una volta fare la rappresentante di classe non le dispiace più di tanto.

 

 

Buonasera a tutte,
come ho detto – o meglio, mi sono lamentata – la sera scorsa, ho preso la decisione impulsiva di pubblicare qualcosa. Aperta la cartella di vecchi lavori che non toccavo da settimane, il mio sguardo è caduto sull’ultima storia modificata, questa. Solitamente avrei puntato su una one shot, da pubblicare una volta e finita là. Ma ho pensato – male, molto male – di provare a finire questo progetto in cantiere, una mini-long di circa nove, dieci capitoli senza vere pretese (come sempre, poi non le finisco comunque ah ah la pigrizia). Ho già metà lavoro svolto e credo quindi di potercela fare. Non prometto nulla, soprattutto non aggiornamenti frequenti visto che non posseggo la connessione a casa, spero comunque che qualcuno abbia apprezzato e decida di seguire la fic, nonostante.. me e tutti i problemi inclusi ahah
Non mi dilungo su questo primo capitolo, preferirei sentire voi.. piuttosto vi avverto di non sottovalutare la storia e i personaggi (:
Sperando che non vi abbia fatto troppo schifo,
aspetto vostri pareri,
 
Anqi.



 
 

 

   
 
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