Tadaima
3.
Kurogane s'è andato a dare una sistemata. Ha fatto un bagno
veloce, ha rimuginato quanto basta su questa situazione, del resto la stanza da
bagno concilia le congetture, e poi s'è vestito. Si è anche fatto la barba, per
apparire un tantino più presentabile. Perché se il mago è davvero lì, almeno
dovrebbe essere un attimino più decente da guardare, lui. Alla fine, è tornato
in cucina e ha aspettato, buono buono, per un po'.
E
se non torna? Se non
torna s'è davvero ammattito.
Poggia la nuca contro la parete e sospira a lungo. Si è
fatto bello per qualcuno che probabilmente è solo nella sua testa. Che
idiota. Davvero, questa situazione già l'ha fatto rincitrullire, manca poco
che impazzisca del tutto.
Eppure era lì, lui l'ha sentito davvero. Però
d'altra parte la gente delira con molto meno, quindi...
Uno scalpiccio nel
corridoio lo fa destare. Sente il rumore della porta che si chiude.
Balza in piedi e raggiunge il
piccolo corridoio in mezzo secondo,
neanche il tempo di un respiro.
Il mago è lì, all'ingresso, che si
sta infilando le babbucce che usa per casa.
«Eccomi.» dice squillante, alzando il
capo e sorridendogli contento.
Anche Kurogane sorride, appena appena.
«Che bellissima espressione, Kuro-pippi.»
pigola, andandogli incontro a passo leggero e spedito.
«Ciò non toglie che
sono ancora arrabbiato.» replica poggiandogli la mano pesantemente sulla
testa.
Lui
sorride, non vuole proprio smetterla oggi. Socchiude gli occhi per un istante, sospira appena, poi.
«Vogliamo parlarne? Vieni in cucina con me? Così nel mentre preparo anche la
cena.» dice, porgendogli la mano.
Kurogane lo segue in silenzio e si siede a
tavola.
«Tomoyo mi ha riferito tutto quello che...» farfuglia sedendosi
dall'altra parte del tavolo. Due tavole di legno li dividono. È un idiota,
perché si è seduto così lontano?!
Il ninja sospira a lungo, molto a lungo. Ha
le spalle curve in avanti e le mani chiuse a pugno sulle ginocchia. «Vieni più
vicino.» dice a occhi chiusi.
«È il tuo modo per dire che ti sono mancato,
eh? Me l'hai detto mentre avevi la febbre e...».
Kurogane sospira.
Sì.
Yui si allunga verso di lui, poggia una mano
al centro del tavolo e l'altra sul bordo, nella sua direzione. Pare un
gatto. «E visto che forse non mi hai sentito, mi sei mancato anche tu.
Tanto. Mi hai anche chiamato per nome... non mi hai mai chiamato a
quel modo».
Lui gli accarezza il viso, sospirando. È ghiacciato, è morbida la sua pelle. Sì, è lui. Indubbiamente e necessariamente deve essere lui. Lo sa. Lo sente
sotto i polpastrelli. «Non ero sicuro che fossi qua... forse non lo sono neanche
ora».
Il mago
sorride, prende la sua mano e ne bacia i polpastrelli uno per uno. Poi si alza
veloce e gira attorno al tavolo. Si siede lì, accanto a lui. Più
vicino.
«Tomoyo me l'ha detto. Lo so.» sorride ancora e si allunga, come un gatto,
ad abbracciargli il collo. «Dovresti credere un po' più nella tua mogliettina,
lo sai, eh?» gli sibila nell'orecchio.
«È che...» farfuglia, un leggero
brivido gli si arrampica lungo la spina dorsale. «Ci hai messo così tanto a
tornare e─».
«Lo so che ci ho messo tanto, Kuro-rin.» risponde, stringendosi
di più a lui. Gli bacia una tempia un paio di volte. «Ti giuro che sono qua
adesso, ma penso non possa bastarti e posso capirlo, perché anche io non credo
di essere davvero qui ancora...».
Sospira. «È che...».
«Non ti fidi o sei
ancora un bel po' arrabbiato, giusto?» sussurra.
«La mia arrabbiatura
c'entra, ma con tutt'altro.» sbuffa. «Sei stato via per tanto tempo... e ho
pensato fossi morto. L'altra mattina, quando mi sono svegliato e... ho sentito
nelle ossa che─».
Lui lo guarda, sorride, scioglie l'abbraccio per
accarezzargli il viso e poi si siede sul tavolo davanti a lui. «Sono
qua».
«Lo vedo ma... mago io non─» sospira.
«Lo so che ti sono mancato.
Lo so,» annuisce. «Non so come posso provarti che sono qua,
scusami».
Kurogane alza la
mano e gli sfiora il viso, di nuovo, piano piano. «Io non sono più
com'ero.» mormora. «Sono diventato un'altra persona e... non piace molto la
persona che sono, eh? E sicuramente non piacerò neppure a
te...».
«Di che parli?» domanda, tenendo la mano sulla sua.
«Mi sono rammollito e... sono diventato un maledetto vecchio nostalgico...» farfuglia.
Il mago gli
raccoglie il viso tra le mani. «Un paio di giorni e torni come prima, te lo
assicuro. Basta stare un
po' con me e─» sorride. «E poi sono io l'idiota che dice cretinate tra noi due, non
tu. Tu mi piaci e mi piacerai sempre».
Kurogane allunga entrambe le
braccia e lo trae di nuovo a sé. Era troppo lontano. «Non farlo più».
«Già,
dovevo dirti che sarei andato via.» ammette lui, poggiando la fronte contro la
sua spalla. «Ma ho mantenuto la promessa, vedi? Sono tornato. Sono anche tutto
intero!».
Kurogane sospira. «Non sembri proprio tutto intero».
«Che
intendi?» domanda.
Lui si allunga a sfiorargli il lobo dell'orecchio con le
labbra. Percorre con le dita le increspature che le bende compongono sotto la
veste di cotone leggero. «Ho notato le fasciature, sai? È grave?».
«Ho solo
sbattuto.» sbuffa. «Sto bene».
«Fammi vedere.» comincia a dire.
Lo
interrompe subito. «Sto bene, giuro. Parliamo prima, così ti sfoghi... poi mi
spoglio, faccio quello che ti pare, ma... parliamo, prima».
Kurogane
l'abbraccia di nuovo, lo stringe forte a sé e s'ammutolisce, sbuffa a lungo, due
volte e, come rinfrancato, poggia la fronte contro la sua spalla.
«Che c'è?» sussurra il mago
accarezzandogli i capelli. «Dovremmo parlarne, no? Ma dai, una volta che voglio
affrontare io un discorso... Forza, spara!».
Sbuffa appena, ancora una volta.
Lo stringe a sé, nasconde il volto contro il tessuto del suo yukata. «Sono stato
tanto arrabbiato, con te e con Tomoyo».
«Me l'ha detto. Perché non ti abbiamo
detto che sarei partito.» annuisce, dolcemente, mentre gli accarezza i capelli.
«Però, tu mi conosci, no? Sono un codardo e... sì, non sarei riuscito a partire
se ti avessi salutato, lo sai? Io sono debole, io non sarei riuscito ad andare
via... avrei visto la tua smorfia di disappunto e─».
Sospira. «Io...».
«Avresti voluto fare di più, magari?» mugugna.
Lui annuisce.
Zitto. Lo stringe solo un po' di più.
«Tu hai fatto tutto
il possibile per me, mh?» farfuglia, carezzandogli non solo i capelli, ma anche
le spalle, spingendosi appena il viso del suo ninja sotto il collo. «Tutto
il possibile».
«Per molto tempo non mi è sembrato abbastanza. Anche ora non mi
sembra abbastanza.» sussurra, le labbra contro la clavicola ghiacciata del mago.
Pure d'estate la sua pelle è fredda, questo non è cambiato.
Yui sospira, gli
stringe la testa tra le mani. E indirizza il volto del moro verso il suo. Stanno
a una distanza che non si può propriamente definire tale, sono così vicini i
loro visi che li divide solo un respiro. Il mago sorride e, nel farlo, socchiude
per un istante gli occhi. «Mi dispiace che ti sia sentito così».
«Non è colpa
tua, del resto era per il meglio.» annuisce lui senza batter ciglio, i suoi
occhi vermigli seri, come sempre, come quando dice la verità. «Io lo so che era
per il meglio».
«Okay, però allora non è neanche colpa tua, Kuro-rin. Non è
che mi hai lasciato scappare o che so io... Mi hai solo dato un po' di tempo per
sistemare le cose. E le ho sistemate.» sorride.
Kurogane sbuffa appena e lo
stringe un po' più forte, poggia di nuovo la testa sulla sua spalla. «Però non
vai più via senza dirmi niente».
«Non ricominciamo questa storia: sapevi che
sarei partito. E comunque, dove dovrei andare?» sussurra strofinando il
naso tra i suoi capelli. «Hai fatto il bagno, che bravo... profumi».
Il ninja non si lascia sfuggire quelle parole, raccoglie i
polsi del mago tra le dita e sospira. L'osserva a lungo, con quegli occhi
cremisi, prima di parlare. Forse vorrebbe tenersele per sé, tutte quelle parole
che vuole dirgli, forse dovrebbe semplicemente inghiottirle, ma ormai
cosa conta? Il mago è lì, e tutte le parole che non gli ha detto
negli anni, in quei dodici maledetti e lunghissimi anni, finalmente possono uscire. «Sì,
sapevo che saresti partito, ma non è abbastanza. Volevo almeno
salutarti».
«Ne abbiamo già parlato: se m'avessi salutato io sarei rimasto
qui, e oggi Nihon sarebbe in fondo a un buco nero.» ripete, con aria ferma
ma gli occhi bassi. «È andata bene così,» aggiunge deglutendo, dopo un po', sorride
appena con un certo trasporto, china la testa di lato. «Non potevo immaginare un
finale migliore per questa avventura.» mugola, allungandosi a baciargli la punta
del naso. «Sono qui col mio amato Kuro-tan, nella nostra casa. Ceneremo insieme,
finalmente, dormiremo insieme stanotte...».
Il giapponese sbuffa, allenta
appena la presa sui suoi polsi ma senza lasciarli del tutto.
«Che c'è?»
domanda.
Scuote il capo, ma non dice niente.
«Ti sono mancato, lo so.»
annuisce. «Non sai neanche quanto mi abbia fatto felice sentire quelle parole da
te».
Il suo sguardo, sempre fermo e severo, per una volta, scappa via, di
lato.
«Che c'è?» ripete il mago, avvicinandosi a lui col viso. Sente il suo
respiro addosso. «Che ti succede?».
«Non
ti ho mai detto niente...»
bofonchia.
«Ah, ma tu mi piaci così. Ti sono sfuggite quelle parole, perché
tu avevi la febbre tanto alta e, beh insomma, vaneggiavi...» si allunga a
baciargli la punta del naso. «Va bene così, io lo so che mi ami. Ed è tipo la
mia fortezza, l'amore che provi per me, lo sai?».
Kurogane sbuffa, arriccia
il naso e corruga la fronte. Potrebbe giurare di aver sentito il proprio cuore
fermarsi per un momento, come se non sapesse quanto è immenso e potente il
sentimento che li lega.
«Dai, non fare questa espressione qui... che sennò
ti verranno le rughe!» mormora baciandogli la fronte. «Preferisco il broncio, lo
sai...».
«Idiota.» sbuffa.
«Ora mi lasci i polsi, Kuro-rin?» sussurra.
«Tanto non è che vado via, voglio solo preparare la cena e poi coccolarti un
po', non sono neanche dieci passi da dove siamo io e te alla cucina...».
Lui
sposta lo sguardo su di lui.
Il mago sospira. «Mi hai sentito?».
Kurogane
annuisce. «Non ho fame. Il tuo tè mi ha fatto venire il voltastomaco...». Certo
non può ammettere che l'unica cosa che vuole fare, ora, oltre a tenerselo
stretto, è magari fare un giro in camera da letto. Per quanto ami la sua cucina,
naturalmente.
Non allenta la presa, resta così, coi suoi polsi stretti tra le
mani e il mago non può fare altro che gettarglisi addosso del tutto e
assecondare quella richiesta muta.
«Va bene, magari dopo faccio qualche
panino, che ne dici?» dice soffiandogli sulla guancia. «Vuoi andare a
letto?».
Scuote il capo.
«Sicuro? Eppure io
voglio andare a letto, sai? E certo non per dormirci. Dobbiamo recuperare questi
anni di... astinenza, mh?»
sussurra.
Kurogane sogghigna. «Sei malridotto, idiota».
«Ah, sì? Tu hai
vaneggiato per giorni, lo sai? Mi sono preoccupato a morte.» replica. «E poi,
mica è tanto normale avere la febbre in estate. Magari eri solo stremato, ma mi
sono preoccupato».
Il ninja sbuffa, lascia la presa della mano di latta sul
suo polso e gli avvolge i fianchi.
«Dovresti badare un po' più a te stesso.»
aggiunge a voce bassa bassa.
«Eh! Ma senti chi parla!» brontola contro il suo
collo.
Il mago ride, si stringe quel capoccione a sé. «Io sono tutto
intero».
«Mica è vero.» sbuffa.
«Ah, solo perché mi sono fatto male una
volta.» sorride.
Kurogane si tira su, ha una lieve espressione severa sul
viso. «Perché sei stato via così tanto tempo?».
Sospira, le sue spalle tremano appena. «Già, ci ho messo un
sacco di tempo per tornare».
Il ninja grugnisce. «Non essere
accondiscendente».
Sorride. «Scusa».
«Sei stato via un sacco di tempo. E
cerca di non eludere la domanda un'altra volta.» sibila.
Yui sospira, più a
lungo, con un trasporto immenso. Il suo stesso sospiro sembra trascinarselo via
e riportarlo indietro, in quel mondo freddo e lontano, in quella sua prigione di
ghiaccio. «È che volevo tornare da tanto tempo, ma... è stato difficile tornare
da te, davvero tanto difficile».
Kurogane lo guarda, sembra un cagnolone
fedele e curioso con quell'espressione in viso.
«Non so come spiegarti... Ho
pensato che potevo tornare, che sarei tornato prestissimo dal mio Kuro-koi... Ma
la magia di Celes mi ha tenuto lì.» mugugna.
«Come hai fatto?» domanda,
piano.
«Volevo tornare da te. Mi mancavi...» sorride.
«Sì, ma come hai
fatto?» ripete.
Il
mago gli accarezza il viso, sorride. «Mi chiamavi, Kuro-tan. Sentivo
che mi chiamavi continuamente, da dove stavo io. E prima di partire, prima di
andare via di qui... ho imposto su di me un incantesimo del ritorno...» ha
l'aria di chi sta per piangere. Basta davvero un pensiero così per farlo
rattristare? Eh, sì. In fondo lui non è cambiato per niente.
Deve farlo pensare ad altro. In fondo lui non parla una
parola di lingua magica, meglio farsi spiegare i punti oscuri del suo enigmatico
racconto. «Che
sarebbe...» farfuglia, col tono che usa quando non capisce uno di quei suoi
trucchi da stupido mago. Poi gli sfiora la guancia con le dita di latta, dosa
bene il movimento per non fargli male.
«Cosa?» sussurra confuso, ma poi un baluginio gli illumina
gli occhi. L'incantesimo del ritorno, di quello stava parlando. «Ah, sì! Un incantesimo in grado di portarmi
indietro.» risponde, come se fosse una qualche ovvietà di fama
internazionale.
«E ci ha messo dodici anni a riportarti indietro?» brontola,
con lo stesso tono di prima, forse appena un po' più piccato.
Il mago scuote il capo. «Eh. Avevo
davvero poca magia. Sono incantesimi che suggono moltissima magia. Ci ho messo
così tanto tempo per ristabilirmi. Sigillare un mondo che collassa è... estremamente difficile e
dispendioso... soprattutto se passa così tanto tempo dalla frattura. Ho
dovuto prima stabilizzarlo, poi sistemarlo e ricostruire il suo nucleo prima
di sigillarlo del tutto. Ho anche cercato di riportare indietro i mondi che
Celes ha inghiottito... ma non ci sono riuscito. Non ero abbastanza potente, evidentemente.»
parla confusamente, e già il ninja, proprio perché ninja, non mastica molto la
lingua magica, è solo più rintontito.
«E ora?» domanda, come per avere un po'
più di delucidazioni.
«A parte i mondi che sono sono scomparsi? Tutto okay.»
sorride.
Che mi frega degli altri mondi?
dice il piccolo egoista che è in lui. «Ma tu stai bene, ora, sì?» farfuglia. «La tua
magia? Va tutto bene? Non diventi più forte se la usi? Avevo capito
così...».
«A parte qualche acciacco, sì... Devo
recuperare tutte le energie, ma va tutto bene, sì.» annuisce. «E poi, sì, dovrei
diventare più forte ogni volta che uso la magia... ma ho solo la magia
di un occhio, e quindi, anche se è tanta la magia di quell'occhio... il processo
è solo a metà.» spiega brevemente, poi però sorride, frettoloso, si prepara ad aggiungere una postilla, un'altra
frase per calmarlo. «Però sto bene».
Sembra sollevato. Anzi è sollevato. Sospira a
lungo e se lo stringe contro di sé, con un gesto affettuoso e irriverente. «Ho pensato
che tu fossi morto, pensa tu...» farfuglia rinfrancato.
Yui sorride. «Io
invece ho quasi sperato di vederti con una famiglia. Ogni volta che attivavo il
pozzo e ti vedevo qui, solo solo, mi rendevo conto che mi stavi ancora
aspettando...».
«Il pozzo?» ripete.
«Un trucchetto che usavo quando mi
mancavi di più...» annuisce. «Ti guardavo e un po' mi sentivo
meglio».
«Però poi hai visto che ti aspettavo.» mugugna.
«Non ne ho mai dubitato, in
realtà.» sussurra. «Ogni tanto speravo che mi dimenticassi, che ti limitassi a
trovare qualcun altro. Ma, se
posso, anche se sono un po' egoista in realtà, ero felice di
avere ancora tutto il tuo cuore».
Kurogane
sbuffa, gli arruffa i capelli e si prende il suo collo per poggiarci un bacio e
poi un altro e un altro ancora... «Sei scemo.»
dice poi, piano.
«Certo, lo so.» annuisce, sorride. «Ma che potevo
farci? Avresti anche avuto ragione a rifarti una vita, lo sai?».
«Eh!» sbuffa, come a dire “ne fossi stato capace”. Ma
fortunatamente non ne sarebbe stato mai capace. Ed è meglio così, perché ora ha
il suo
premio per tutta la pazienza che ha avuto.
«Cosa?» sussurra.
«Sei solo
uno scemo.» annuisce. «Più che altro, mi domando... Tomoyo sapeva sempre i tuoi
spostamenti, sapeva come stesse andando all'inizio e anche fino a qualche tempo
fa, in realtà... e sappiamo entrambi che non ha più questa grande magia in
corpo».
Il mago stringe le labbra.
«Perché non mi hai mai contattato?»
domanda.
Yui sospira. «Se ti avessi parlato.... io─» scuote il capo, la sua
voce trema appena.
Ha capito l'antifona, Kurogane, ed è bene farlo calmare
prima che crolli del tutto. Perché lui ama quel fragile mago che è tornato
da eroe, che ha salvato gli altri mondi e la loro casa, e non
vuole vederlo piangere. «Va bene. Hai ragione, sarebbe stato
difficile.» mormora trascinandoselo contro il petto e tenendolo stretto contro di sé, forte
forte. Basta, ora stanno insieme e la tristezza deve accatastarsi fuori
dalla porta, con tutte quelle preoccupazioni e quei brutti pensieri. Basta
così.
«No è che...» sospira. «Non sarei riuscito a restare lì. Mi
mancavi talmente tanto e─e poi se ti avessi dato delle speranze e non fossi più
tornato? Non mi avresti mai...» scuote il capo.
«Però comunicavi con Tomoyo.»
gli fa notare.
«Anche per questo sei arrabbiato con lei?» domanda.
«No.
Cioè, forse...» annuisce. «Tu sei il mio mago.» brontola.
«Oh, e quindi...»
farfuglia, accarezzandogli il viso. L'incalza solo per farlo sbuffare di più,
solo per farlo arrossire, appena, lo sa. Le punte delle sue orecchie diventano
sempre di un colore incredibile, rosse rosse come certe azalee.
Kurogane però
stavolta reagisce diversamente, lo stringe ancora più forte.
«Non potevi
partire con me, però.» dice, all'improvviso, le parole gli sfuggono dalle
labbra. «Non avrei avuto abbastanza magia per portar via tutti e
due».
«Razionalmente lo so. Lo sapevo.» annuisce.
«Ma ti sei sentito uno
schifo ugualmente, vero?» dice. La sa già la risposta, è un sì. «E non posso
proprio fare niente per farti stare meglio?».
Il ninja scuote la testa, piano
piano.
«Ti amo.» mormora, raccogliendo il viso del suo compagno tra le dita. «Lo sai che ti amo, no?
Lo sai quanto ti amo, no?» sussurra. Che razza di domande, è ovvio che lo sappia.
«Mi dispiace averti lasciato solo, Kurogane. Mi dispiace averti fatto aspettare
tutti questi anni.» farfuglia e sembra sentirsi sinceramente in colpa. «Ma io ti
avevo detto che sarei stato con te. Che sarei tornato...».
«Come se tu
non parlassi mai a vuoto e non dicessi tante cavolate, eh?» farfuglia.
«Ma
stavolta l'ho mantenuta la promessa, o no?» sorride. «Sono pure tutto
intero!».
«Più o meno intero.» lo corregge ancora una volta. «Però sei stato bravo. Sei
tornato come un eroe.» sussurra.
«Sei fiero di me?» domanda.
Lui muove piano la testa, sorride, annuisce. Come potrebbe
non essere fiero di lui? «Certo, sei stato estremamente coraggioso.
Bravo». Kurogane s'allunga a baciarlo,
dolcemente, coprendo con le labbra un angolo della sua bocca.
«Kuro-pii?» lo
chiama.
«Dimmi.» sussurra.
Sorride. «Niente.» annuisce. «Solo... mi
dispiace di averti lasciato solo per così tanto tempo. Mi hai detto pure tante
cose carine mentre vaneggiavi... e devo pure farmi perdonare... sennò mi terrai
il muso a vita».
Il ninja sorride appena, rilassa le spalle e allenta appena
la stretta. «Anche tu sei stato orrendamente solo, mago. E, sì, devi farti
perdonare.» farfuglia, interrompendolo. Naturalmente preferirebbe essere lui a
dirgliele certe cose, a voce, sveglio e reattivo e non farneticante.
Dirgliele
guardandolo negli occhi, parlandogli piano nell'orecchio,
soffiandogli sul viso quelle parole tra un bacio e l'altro, tenendoselo stretto
stretto contro di sé. Questo vorrebbe fare. E magari potrebbe farlo davvero.
Anche se lui detesta ripetere le cose.
«Sì.» sospira. «Però sapevo che mi aspettavi. Tu mi vuoi
così tanto bene. Mi sono sentito lontano e solo, ma quando mi ripetevo "Devo
fare in modo di tornare da lui, devo andare da Kuro-pippi",
mi passava. E poi, ogni tanto facevo quell'incantesimo per vederti...».
«Il pozzo, giusto?»
domanda, sorride.
Sospira. «Già, come ti ho detto. Quando mi sentivo davvero
tanto tanto solo attivavo un pozzo... Un incantesimo che mi permetteva di
vederti da lontano. Usavo un po' di magia, è vero, ma c'erano delle volte che se
non ti vedevo mi sentivo morire e c'erano anche delle volte che vederti
rendeva
tutto ancora più difficile, perché lo vedevo che eri tanto triste e
non... non era facile, perché sapevo di avere un bel po' della colpa di tutto
questo. Eri solo e... Sembravi avere il cuore spezzato e...».
Le sue labbra
si curvano appena, sembra soddisfatto. «Un po' mi sono sentito uno schifo, in
effetti...» ammette, candido. «Ma stai qui con me, adesso. E, sai una cosa? Se
sarai in grado di farti perdonare, questo cancellerà tutto... e poi, di certo,
stavolta non ti permetto di andare via».
Sorride. «Dove dovrei andare, ora,
sentiamo?».
Il ninja sbuffa. «Che ne so? Se osi allontanarti ancora, dovrai
prenderti tutte le tue responsabilità».
«Resterò col mio Kuro-tan per sempre,
da adesso in poi.» promette a voce bassa.
Kurogane lo guarda a lungo, molto a
lungo, negli occhi. Sono più chiari, di un azzurro pallido, ma sono comunque
quei suoi occhi. Belli.
Anche il mago se lo guarda, sorride. E mentre sorride
i suoi occhi si assottigliano e brillano di più. «Che c'è?».
«Sono più
chiari...» dice sfiorandogli la tempia con la punta del naso.
«Sì, è vero.»
borbotta.
«Mi pareva, infatti...» mormora. L'ha notato subito, appena l'ha
rivisto, pure se pensava fosse un'allucinazione.
«Che osservatore!»
farfuglia.
Kurogane sorride e poggia un bacio contro di lui, poco sopra
l'orecchio. «Idiota.» sbuffa. «Conosco tutto di te».
Yui squittisce di gioia.
È un suono che fa raramente, solo quando a Kurogane sfuggono certe sdolcinatezze
di portata epocale. «Sono più chiari perché ho usato un sacco di magia... Il mio
potere risiede nel colore dei miei occhi...».
«Eh... ma secondo questa
logica, visto che più usi la magia più diventi potente, non è tipo un
controsenso? L'hai detto tu, no?» bofonchia.
«Ah, allora mi ascolti!»
pigola.
Kurogane sbuffa. «Ti ascolto sempre. Tutte le
cose che dici, belle o brutte, ce le ho nella testa. Pure le tue cretinate. Anche se ho problemi a capire i
tuoi sproloqui sulla magia, ogni tanto... non sono del mestiere, del resto.» farfuglia. «Comunque, perché
questa cosa è diversa stavolta? Per quello che hai detto prima? Per il
fatto che hai un occhio magico e uno no?» domanda,
poco convinto.
«Esatto, questo
ragionamento vale con due occhi azzurri puri. Il mio occhio destro è spurio, no?
Anche se il sinistro è tornato e compensa la mancanza magica del destro, dando
via la magia che mi era rimasta nell'altro, quella volta─insomma, resta sempre un occhio più debole. Tornerò ai vecchi
fasti, comunque. Ci vuole solo un po' di più.» sorride. «Starò bene. Sto già
bene. Torneranno del colore di prima».
«Mago...» mormora.
«Starò bene.»
annuisce. «Devo occuparmi di te, no? Dobbiamo ingrigire e ingobbirci tutti e
due, no?».
Kurogane lo fissa inespressivo, o in alternativa diversamente
espressivo, la sua non espressione infatti è un broncio più rilassato. Ma non
dice niente. Questo piano non è tanto male, non sembra affatto
male.
«Vogliamo andare a letto, mh? Un turno a letto e poi ceniamo, che ne
dici?».
«Figurati, per i gusti miei possiamo anche non cenare.» queste parole
gli sfuggono di bocca e se ne accorge solo quando il mago pigola.
«Oh... Ma
che maiale!».
«Come se tu volessi perder tempo a mangiare. Non hai detto tu
stesso che stiamo in astinenza da quasi tredici anni...» brontola, alzandosi in
piedi e trascinando il mago con sé.
«Pure se il tempo è relativo, è un sacco che non
facciamo niente!» farfuglia, sghignazza, pigola, non sa più che altro suono deve fare. Alla fine
opta semplicemente per accucciarsi addosso al ninja che se lo trascina in camera da
letto a guisa di principessa, senza batter ciglio.
Prima di tutto,
Grazie(!)
Davvero, grazie!
Ho postato di nuovo in orario, di nuovo pappappero!
Ebbene, il mago è tornato, visto? È tornato e, non solo, stanno facendo paceeeh.
Non so perché, ma mi piace scrivere ste robine tenere.
Comunque alla prossima settimana, dovrebbe essere l'ultimo capitolo, o forse no.
Chi lo sa? Lo scopriremo solo tra SEEEETTE GIOOOORRRRNI
A presto.
D.