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Autore: marani    06/05/2014    1 recensioni
La seconda parte della 'bilogia' sui miei. Ma tranquilli, è indifferente leggere prima l'uno o l'altro. Non sono comunicanti. In questo racconto, ho voluto giocare un po' col delicato argomento della scomparsa di chi ci è caro, e con la sconfortante sensazione di non aver potuto... o voluto... dire tutto quello che andava detto. Purtroppo, a differenza della mia fantasia, nella vita vera non sempre si ha una seconda chance.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- non avrai intenzione di farne parola con tua madre, mi auguro… di questa… di questo… -
Mia moglie Betta, seduta sul divano del salotto, l’ingombro morbido di Taddeo, il soriano di casa, placidamente "attortellinato" in grembo, pareva non riuscire a formulare una denominazione soddisfacente, limitandosi a fissarmi con i suoi deliziosi occhi celesti debitamente spalancati. Biascicai qualcosa di assolutamente privo di senso, mentre mi sforzavo di far chiarezza in un cervello surriscaldato e confuso. Il viaggio di ritorno in città era stato un indistinto srotolarsi di asfalto autostradale e pensieri in libertà, viscidi e ributtanti come rettili in un calderone ricolmo. Non riuscivo a trovare il bandolo della matassa, il senso della faccenda, l’uscita da quel labirinto angosciante e surreale in cui mi aveva scaraventato una dissennata sosta per un caffè pomeridiano. E la cosa, alla mia esecrabile esigenza di concretezza, suonava come la più delirante delle sinfonie. Gli stati d’animo mutavano in me ad una velocità supersonica, come confuse pagine di un catalogo sfogliato da un vento impetuoso e, a seconda della rotta presa dai miei febbrili ragionamenti, mi ritrovavo a considerarmi alternativamente vittima di uno scherzo, di una burla crudele e inspiegabile, piuttosto che di qualche "cedimento cerebrale" che, in vista del traguardo del mezzo secolo di vita, non era affatto improbabile.
- Ha… ha detto nome e cognome… e pure che faceva il giardiniere… - borbottai, facendomi scudo di quella striminzita giustificazione per la millesima volta, o giù di lì. Lei socchiuse l’occhio destro, in un’espressione a me quanto mai nota ("quando imparerai a non farti turlupinare come un pollastro ?", era grosso modo la traduzione in soldoni) mentre "grattugiava" la nuca del felino sonnecchiante con le lunghe unghie laccate di rosa. Il vvrrrrummm delle fusa emesse da un estasiato Taddeo arrivava distinto alle mie orecchie:
- Sarà… - buttò lì, riducendo la palpebra ad una fessura - magari ha sbagliato persona (sicuramente ha sbagliato persona, dicevano le rughe a V della sua fronte) e ti ha detto un nome che fatalità ci assomigliava… e tu, in fibrillazione già alla parola "padre", lo hai confuso con il suo… -
Sono questi i momenti in cui mi verrebbe di mettermi a starnazzare "un nome che ci assomigliava ‘So paio di piroli!!!", dimenando le braccia come un tarantolato, ma per il quieto vivere tendo a rintuzzare tali tipi di reazioni. Perlomeno finché… beh, la sapete la storia della goccia e del vaso…
- Senza offesa - continuò lei - a te è sembrato di sentire pronunciare il suo nome, e da lì si è dipanata tutta ‘sta… - mia moglie è una convinta fautrice del "Sistema San Tommaso". Mi lasciai cadere sul bracciolo della poltrona, rammentando vagamente che era un’azione non del tutto gradita in casa Tosi, ma il nocciolo della discussione in atto era tale da far accantonare temporaneamente vibrati inviti a "sedersi bene che così si rovina". Non bastasse lo sgomento dell’episodio vissuto, mi vedevo ora costretto a cozzare contro il solido muro del pragmatismo coniugale, e avrei preferito mille volte che mia moglie si fosse offerta all’istante di fiondarci in auto per un’indagine investigativa a tutto campo. Andava matta per i telefilm polizieschi ma, a quanto pareva, i pochi indizi a mia disposizione le erano del tutto insufficienti per seguirmi in quella discutibile crociata.
- D’accordo, d’accordo - ripresi, sorvolando sulla neanche tanto velata accusa che le mie orecchie "sentissero parole e frasi non necessariamente pronunciate". Era molto più urgente trovare nuova linfa alla mia traballante versione - Sandro Tosi può essere simile a Sergio Nosi, o Leandro Iposi - conoscevo un’Iposi, una volta, era ispettore all’INPS - ma dovrai convenire con me che "giardiniere" è "giardiniere"… non ci piove… -
- Giardiniere è giardiniere, come salumiere e granatiere - non intendeva mollare la presa, la mia caparbia compagna - e poi, te lo ripeto, se uno equivoca su una parola, può tranquillamente estenderlo a tutta una frase… (grandi, le donne. Riescono a pronunciare equivoca facendolo suonare come la tua delirante materia grigia si è immaginata invece) - …di conseguenza le ipotesi, stringi stringi, non sono poi molte… o l’oste ha enunciato un nome che più o meno gli si avvicinava… o è un clamoroso caso di omonimia… mmh, so che è difficile, ma può capitare, basta dare una letta alla rubrica "Strano ma vero !" della Settimana enigmistica… - afferrò delicatamente Taddeo per le ascelle (o il punto in cui i gatti dovrebbero averle), posizionandolo sul cuscino accanto a sé. Il gatto emise un fugace brontolìo di disapprovazione, poi abbozzò, acciambellandosi col muso nell’incavo del suo corpo snodabile. Da quello (dall’aver spostato il felino, non dalla sua acciambellata) intuii che Betta stava simbolicamente rimboccandosi le maniche prima di sparare di qualche concetto un po’ meno adulatorio.
- e questo per quanto riguarda la prima parte dell’accaduto - riprese, con un sorriso bonario soltanto dipinto sul viso - per quanto concerne il proseguo della faccenda, poi… beh, Carlo Tosi (quando mi chiama per nomeecognome non stiamo giocando a bussolotti) mi pare che non ci sia nemmeno da discutere… voglio dire, finché si scherza, o si equivoca… ma immagino che tu per primo ci avrai messo su una pietra di proporzioni bibliche, nel momento in cui questo signore (labbra che dicono questo signore e intendono in realtà questo malato di mente) mio dio, in piazza avrà di certo incrociato qualcuno, un compaesano, un parente, magari il sindaco o il borgomastro o chi per lui… ma non certo chi sappiamo noi ! non ti pare ? - esitai un attimo di troppo, sufficiente affinché lei ripetesse il quesito, sottolineandolo con la voce come se brandisse in realtà un matitone rosso fuoco - non ti pare, caro ? - non mi pareva ? oh certo, a voler vedere proprio le cose come sembravano stare, senza tanti voli pindarici buoni solo per qualche telefilm presentato da alfred Hitchcock… cavoli e cavoletti, sono un omone fatto e cresciuto, decorosamente giunto al giudizioso traguardo dei cinquant’anni e, a tutt’oggi, non ho mai dato (particolarmente) fuori di matto. Storcendo a destra e a manca l’ingombrante naso fornitomi da madre natura (mmh, quello sì, che si può considerare a tutti gli effetti un segno distintivo della casata Tosi) al primo sentore di storiella o fola o baggianata di persone che affermano di vedere il volto della Madonna in una melanzana. O spergiurano di essere in contatto con le anime dei trapassati attraverso lo scaldabagno di casa (esempi esagerati ? non se vi è mai capitato di dare una letta a giornalacci tipo Cronaca Verità e pattume simile) Per cui, se un bel pomeriggio di mezza gita, tornando da una sempre più sudata e faticosa sgambata sulla mia mountainbyke, un oste dalle guanciotte incandescenti di una sperduta osteria (negli ancora più sperduti monti rugoloni, o come diavolo si chiamano) salta fuori asserendo che ha appena incontrato il mio amato babbo passato a miglior vita da una carrettata di mesi… beh… c’è partita, forse ? Soprattutto (farebbe notare mia moglie, se non fosse momentaneamente "rapita" dall’ipnotica visione di una televendita su pignatte e altri ammennicoli) dopo la dolorosa trafila a cui mi sono mio malgrado sottoposto. Non ultimo l’aver "piantonato" la cara salma mentre mia madre e uno nugolo di zie correvano a casa a recuperare l’occorrente per una degna dipartita. D’altra parte è risaputo che in un reparto d’ospedale il vestito buono della festa serve a molto poco. Perlomeno finché si è in salute, buona o cattiva che sia. Mmh… sapete… in genere sono un tipo che cerca sempre di prendere la vita col minimo sforzo sindacale di un sorriso e una battuta di spirito… ve ne sarete accorti da questo mio disinvolto modo di esprimermi… ma ci sono argomenti e ricordi e pensieri che non si fanno certo scrupolo di utilizzare tutti gli acuminati artigli a loro disposizione. E il solo sfiorare il brutto film degli ultimi giorni di mio padre fa un male cane. Com’è giusto che sia, immagino, anche se non consola affatto. Però, se torna utile per sgombrare il campo (soprattutto a me stesso) da qualsivoglia minima possibilità di… di cosa ? Lo so, è settemila volte folle anche solo ipotizzarlo, ed ogni essere umano dotato di senno o buon senso o intelletto (a scelta) dovrebbe scuotere il capo e tirare dritto. Ed è quello che dovrei e vorrei fare io, se non ci fosse quella spina di sensazione sotto… come un pessimo gusto in bocca al di là di una notte zeppa di incubi, magari stimolati da un’overdose di peperonata a cena… o forse meglio, per restare in ambito onirico, come quei brandelli di sogno che rimangono impigliati in testa anche dopo che si è andati incontro al giorno, abili e odiosi nel non farsi afferrare. Mi rendevo conto che era un’emerita stronzata. Cose da matti o perlomeno da gente che ha tempo da buttare. E nonostante questo… Sarà stata la faccenda dei tre elementi centrati al primo colpo (pim pum pam… nome, cognome e mestiere) o qualcos’altro di ancora più, o ancora meno, chi lo sa… il sorriso così placido dell’uomo, o l’intonazione della sua voce (sto qui a dare ascolto a quello che mia moglie etichetterebbe come "un delirante vaneggiamento da andropausa" basandomi sull’intonazione di tre frasi buttate lì da uno sconosciuto… presto, telefonate al matticomio !) o chissà che altro. Ma, conoscendomi a grandi linee almeno da una decina di lustri, sapevo che non me la sarei cavata così a buon mercato. Il fatto è che, arrivati ad una certa età, la piega che si è preso si fa beffe di forza di volontà e proponimenti vari. Ancora prima di darlo per assodato, dentro di me sapevo bene che c’era un solo modo per "esorcizzare" quel germe di ossessione (ancora allo stato embrionale, ma assolutamente straordinario per la sua capacità di crescere e moltiplicarsi). Tirarsi su le maniche e accumulare indizi concreti e reali in grado di confermare il contrario, come candelotti di dinamite sotto il monumento alla dabbenaggine di un uomo medio. Col sentito augurio che l’esplosione finale (l’auspicata esplosione dell’assennatezza) spazzasse via ogni velleità di abboccare come un tordo a quella faccenda. Intendiamoci… non che credessi neanche per un secondo che il gestore dell’esclusiva osteria Ponte Sezza potesse aver realmente incrociato mio padre nella piazza del suo minuscolo paesino di montagna (certo che no ! Forse no ? assolutissimamente no !!!), salutandolo cordiale come due gentiluomini d’altri tempi. Però volevo sapere… volevo capire… era un aggancio che aveva a che fare con mia padre e, anche se la faccenda si sarebbe molto probabilmente sgonfiata come un soufflè malriuscito, magari avrei scoperto qualcosina di più, o di diverso… o magari anche no. Ma, come detto, non mi sarei sentito a posto con me stesso nel lasciar cadere la cosa.
- non ti passa neanche per la testa di lasciar perdere, vero ? - mia moglie elisabetta detta Betta, insegnante di storia dell’arte in un prestigioso istituto cittadino. E’ anche per questo che l’amo ancora come un liceale brufoloso, nonostante sei o sette secoli di unione coniugale. Perché, al di là di tutto, si azzarda ancora a dar corda alle mie periodiche "mattane", che si tratti di un’improvvisa decisione di iscrivermi in palestra (nonostante la palese "ridicolaggine" di un cinquantenne in calzoncini e calzetti corti) o mettermi a collezionare bustine di fiammiferi o ancora prestare ascolto ad un oscuro medium di montagna. Attese paziente il mio titubante responso, distogliendo l’attenzione dal televenditore sullo schermo che le stava promettendo mari e monti e la luna ed indispensabili coperte in lana merinos.
- Bbllefffghssbah bah… - fu la mia essenziale replica, che stava a significare grosso modo "sai come son fatto… le cose devo verificarle di persona, o vivrò in eterno macerandomi e torturandomi". E il suo capirlo alla perfezione, senza bisogno di sottotitoli a pagina 777, non fa che sancire il sentimento che provo nei suoi confronti. Mi tirai su dal bracciolo, sotto lo sguardo vigile di Taddeo, speranzoso forse di vedermi compiere azioni che prevedessero l’uso di apriscatole e barattoli di cibo per gatti:
- Così, tanto per fare - buttai lì disinvolto, muovendomi e parlando come se stessi per accingermi a ballare il tiptap su un campo minato - verifichiamo intanto se mio padre ha avuto a che fare con quel paesino, o la zona circostante, per qualsiasi motivo… che so, qualche gita, un intervento professionale, qualche commilitone che l’ha invitato per un giro di grappe… mmh, sai che faccio ? -
- Fai un colpo a zio Erio - borbottò lei, smanettando col telecomando alla ricerca di nuova linfa catodica. Fa molto piacere avere a che fare con qualcuno che ti conosce come le proprie tasche. Nel 99% dei casi. Ogni tanto però, a dirsela tutta, quel detto popolare che recita "il troppo stroppia" ci appare come la più azzeccata e detestabile delle verità.
Andai a dare un colpo a zio Erio.

  
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