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Autore: Averyn    25/07/2008    2 recensioni
"Guardò Draco Malfoy, seduto un paio di banchi indietro, che guardava fuori dalla finestra strofinandosi il naso contro la piuma con aria assente. E poi, d’improvviso, come attraversata da un lampo, le venne in mente che poteva essere stato lui a scriverglielo, e suo malgrado, si sentì bene quando lo pensò. Ma, ragionandoci ben bene, capì che non poteva essere effettivamente lui, perché lui non l’avrebbe mai fatto, così come non l’avrebbe fatto lei."
Anno 1998, anno successivo alla battaglia decisiva contro Voldemort. Hermione è l'unica del trio a tornare ad Hogwarts, decisa a predere il suo M.A.G.O. insieme alla sorella di Ron, Ginny. E siccome l'erba cattiva non muore mai,fa il suo ritorno in scena anche Draco Malfoy. Non vogliono ammetterlo, ma tutti e due sono completamente cambiati e sapranno di esserlo solo.... sotto la pioggia. Ma forse tutto quello che accadrà sarà solo una bugia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO I
Era una gelida serata quella che si ammirava dalle finestre della sala comune di grifondoro, ma per quanto potessero essere appannate dalla pioggia,questo non aveva fermato un gufo, Leotoldo, che ora si era poggiato davanti al finestrino e sarebbe sprofondato nel vuoto se una ragazza dai capelli rossi, Ginny Weasley, non fosse corsa a prenderlo, chiudendo subito la finestra dietro di lei, in modo che non entrasse la pioggia. La ragazza poggiò il gufo dall’aria afflitta sul tavolo vicino( dove svenne), slegò la lettera che portava alla zampetta e la rigirò tra le mani, in cerca del nome del destinatario, poi la tirò fuori dalla busta, e cominciò a leggere. –È di Harry e Ron!- riferì lei con un’espressione grave, sprofondando nella poltrona accanto a una ragazza bruna e dai capelli cespugliosi, che aveva abbassato la sua copia del Profeta per ascoltarla. – Non c’è niente di nuovo,- continuò lei, passando la lettera ad Hermione. – Ci chiede come stiamo, ma non ci sono molte altre novità. Sai, sono un po’ delusa. Pensavo che entare a far parte dell’Ufficio Auror fosse più interessante.

Mai quanto dare una mano a George!- disse Hermione, mettendo la lettera accanto a lei, dopo averle dato un’occhiata veloce.

Ci fu un certo silenzio tra lei e Ginny, dove quest’ultima fissava il fuoco, pensante, e l’altra leggeva il giornale, ignorando i bambini del primo che la additavano solo per essere stata messa sulle figurine delle Cioccorane o di essere la migliore amica di Harry Potter.

Hai visto la bacheca?- chiese all’improvviso Ginny, con un sorrisetto. Hermione non capì il perché, ma la ragazza non dovette aspettare che glielo chiedesse. – Il prossimo fine settimana si va ad Hogsmeade!- L’altra abbassò il suo libro, smarrita.

Oh, non so, Ginny!- disse Hermione incerta, guardando fuori dalla finestra appannata.- Gli esami sono solo tra un mese, e ….

Beh, se cambi idea- la interruppe Ginny,- ,io sono ai Tre manici di scopa con Luna, Dennis ….- la frase s’interruppe a metà; il fratello di Dennis, Colin, era morto solo l’anno prima.

Comunque, ci penserò- rispose l’altra, ritornando al suo libro.

In genere non si era mai persa una gita ad Hogsmeade, ma l’arrivo degli esami le impedivano di fare qualsiasi cosa se non di prepararsi. Non sapeva come faceva l’amica a starsene cosi tranquilla; dopotutto, quell’anno avrebbe preso i M.A.G.O. anche lei.
Il giorno dopo pranzo, Hermione aveva lasciato i suoi amici in Sala Grande e si era rifugiata in biblioteca, alla ricerca di un buon libro su Storia della Magia con cui poter approfondire. Il tempo passò cosi velocemente che non si accorse di essere clamorosamente in ritardo per la lezione doppia di Pozioni che avrebbe tenuto quel giorno con serpeverde. Presa da un certo nervosismo e fretta, presa la borsa e scappò dal naso di Madama Pince.
Correva veloce così come i battiti del suo cuore, senza una precisa destinazione, solo finestre che correvano velocemente, studenti sfocati e poi, senza sapere come, si ritrovò da sola, ed era troppo occupata ad preoccuparsi di questo che si sentì sprofondare e… cadde. Con il muso a terra,vide che due piedi si fermavano proprio davanti a lei. – Dovresti stare più attenta a come metti i piedi, Granger.- disse una voce annoiata e strascicata. Le paure di Hermione ebbero conferma quando la ragazza levò il capo e, davanti a lei, c’era le persona che, sorprendentemente, aveva notato
meno quell’anno e a cui aveva salvato la vita due volte: Draco Malfoy. Restò lì per cinque secondi buoni, prima di rendersi conto di quanto fosse banale.

Che ci facevi lì stesa in mezzo al corridoio, Granger? Blocchi il passaggio!- disse Malfoy con voce annoiata. – Mai quanto te quando cammini!- si difese Hermione.

Malfoy fece un sorriso beffardo; ad Hermione dava sui nervi. Possibile che nonostante lei e i suoi amici gli avessero salvato la pelle ( rischiando di rimetterci la propria), Draco Malfoy non dimostrava un minimo briciolo di riconoscenza?
- Il tuo intuito non è molto azzeccato, comunque,- continuò lui, con la solita voce strascicata, guardando dietro le proprie spalle, come se qualcuno lo stesse ascoltando a parte lei. – Perché la lezione è nei sotterranei e i serpeverde a quest’ora hanno lezione con i grifondoro! E tu….-
e squadrò Hermione dall’alto in basso, con un sorriso furbo sulla bocca,- stai andando esattamente dalla parte opposta. Beh, non ho intenzione di aiutarti, perciò…. Arrivederci, Granger…- e senza sapere come, sparì dalla sua vista come se si fosse Smaterializzato. E adesso?, pensava,le orecchie fumanti di rabbia. Non voleva ammetterlo, ma non aveva la più pallida idea di dove si trovasse e l’aiuto di Malfoy le sarebbe stato utile per andare a lezione. Non l’aveva mai odiato, in realtà,come lo odiavano Harry e Ron, ma i suoi atteggiamenti virili non li aveva mai retti. Ed ora, l’unica persona che poteva aiutarla(forse) chissà dov’era finita…
L’atmosfera era tesissima, ed evidentemente non c’era proprio nient’altro da fare. Fece una corsa, svoltando l’angolo del corridoio; Malfoy era a metà dell’altro, il passo strascicato quanto la sua voce.
. – Hey!- urlò con tutta la potenza che aveva ad un lontano Malfoy. Il ragazzo si voltò , un sopracciglio inarcato. Hermione prese di nuovo la rincorsa, e lo raggiunse; si sentiva in imbarazzo e frustata per quello che stava facendo. – Che non si ripeta mai più! – gli intimò, con una brutta faccia. Draco sbuffò, ma non disse niente. Per tutto il tempo regnò il silenzio, con faccette torve che si alternavano dall’uno all’altro; si sentivano solo i loro passi, che formavano una sottospecie di ritmo, in qualche modo.
Mentre scendevano verso i sotterranei, Hermione sentì lo sguardo insistente di Draco e, per nascondere il caldo che le si attutiva all’interno del collo fino alle guance,decise di camminare a passo svelto e con il naso all’insù, e fu la prima ad entrare in aula, mettendosi al tavolo accanto a Ginny, che aveva un espressione basita. Ma la ragazza non aveva né il tempo né la voglia di darle spiegazioni, anche se in cuor suo sapeva che gliele avrebbe chieste, qualche ora più tardi.
Infatti, quando Hermione si mise a leggere il suo libro di Difesa contro le Arti Oscure in sala comune, Ginny le si mise accanto silenziosamente, come fa un felino con la sua preda. Grattastinchi la seguì, balzando sulle gambe della padrona. Ginny esitò prima di parlare, ma poi evidentemente decise che doveva chiederlo, senza sapersi trattenere. Hermione la ignorò.

Come mai oggi sei venuta in classe con Malfoy?- chiese timidamente. La ragazza le raccontò dell’incontro casuale avvenuto con il ragazzo. – Capisco- commentò l’altra, quando Hermione ebbe terminato. – Senti,- continuò Ginny dopo un breve silenzio, cambiando discorso. – riguardo Hogsmeade….- - Non so se verrò, a pensarci bene!- taglio corto Hermione da dietro il suo libro. - Oh, d’accordo- sbuffò Ginny, delusa, sprofondando nella poltrona. Passò ancora un po’ di tempo, poi Hermione rimise il suo libro in borsa, sbadigliando. –Io vado a letto!- annunciò e, preso lo zaino, salì le scale che portavano al dormitorio femminile.

Il giorno dopo, la ragazza si alzò prima degli altri, scese in una sala comune deserta. Gli fece molto piacere che non ci fosse nessun altro; sarebbe stato più prossibile concentrarsi. Così sprofondò nella poltrona vicino al camino e , con pergamena, penna e inchiostro alla mano,buttò giù una risposta per gli amati Harry e Ron. Raccontò loro com’era ad Hogwarts, che Ginny era sempre spassosa e che però non era la stessa cosa senza di loro. Avrebbe voluto raccontargli anche che Malfoy era lì, ma si fermò ad un’attenta critica su Ron che non faceva altro che prenderla in giro perché doveva affrontare gli esami, e non andò oltre. Rilesse il tutto; no, non c’era niente di pericoloso. Dopo un’ultima occhiata in giro, si alzò, attraversò il passaggio della Signora Grassa e si diresse in Guferia.
Si sentiva solo il tubare dei gufi e qualche sbattere d’ali,mentre attraverso le pietre si faceva largo qualche debole raggio di luce. Non possedendo un gufo, la ragazza fu costretta ad usarne uno della scuola. Stranamente, si era quasi aspettata di trovare una candida civetta delle nevi là in mezzo, ma poi si ricordò che non poteva essere in nessun altro posto, così come non era lì. Se era strano per lei che Edvige non ci fosse più, figuriamoci per Harry. Non volle usare Leotoldo, giusto per precauzione, anche quando lui le tese la zampetta molto goffamente.Invece scelse un gufo bruno e dall’aria tronfia, e questi partì attraverso l’unica finestra della guferia. Hermione lo guardò allontanarsi, sospirando, mentre il volatile diventava sempre più un puntino nero sullo sfondo selvaggio,finchè non sparì. La ragazza guardò in basso, verso la capanna di Hagrid, che maneggiava pala e piccone cercando di acchiappare quelli che molto probabilmente erano Snasi. La ragazza ricordava chiaramente il suo quarto anno, che era lontano quasi quanto una vita precedente.
E poi, la porta dietro di lei si spalancò e lei si voltò per vedere chi fosse; Un ragazzo alto, biondo e dal viso lungo e pallido fece il suo ingresso nella stanza. Quando si sentì osservato, alzò gli occhi su di lei, assumendo un'espressione interrogativa. Fu un attimo; gli occhi di lei si specchiarono in quelli di lui. E, improvvisamente,vide come un'altra luce in essi; come se il suo sguardo mandasse eterna pietà. E, in effetti, era quello che Hermione sentiva, insieme anche ad un profondo desiderio di soddisfazione; ma la ragazza sapeva che comunque stessero le cose, Malfoy era diverso da lei o da Ron o da Harry e forse aveva bisogno di un amico. Troppe volte l'aveva visto sedersi da solo al tavolo dei serpeverde quell'anno. E poi, quel contatto si spezzò come un incantesimo ed egli si voltò, prendendo il suo gufo reale e legando la lettera alla zampetta. Hermione seguì come in trance tutti i suoi movimenti, ma senza vederli davvero; era persa fin troppo nei suoi pensieri. - Come stai, Malfoy?- chiese lei e subito si pentì di averlo fatto; era come se a parlare fosse stato qualcun altro. Che idiota, pensò. - Che cosa vuoi, Granger?- chiese Malfoy, evitando con cura di alzare gli occhi su di lei e lasciando partire il volatile. Seguì un silenzio imbarazzante. Ma che cosa aveva detto? Aveva tentato di legare con la persona che meno amava ad Hogwarts? la giovane si morse il labbro inferiore. - Solo... parlare.- disse, imbarazzata.Il compagno fece una risata priva di allegria. - Non ho bisogno di parlare con nessuno, Granger. Sopratutto con gli sporchi mezzosangue come te- disse,in modo aggressivo. E fu allora che tutto ciò che un minuto prima aveva pensato di lui sparì come se avesse viaggiato con la polvere volante. - Perfetto, siamo d'accordo, allora- disse, aggressiva allo stesso modo- perchè neanche io ho bisogno di parlare con i ricchi unti e viziati come te!- Draco la guardò di nuovo. - Esattamente.- E, detto ciò,sparì da dietro la porta, uscendo dalla guferia.
 
*
I giorni seguenti, Draco ed Hermione si incrociarono alle lezioni o in Sala Grande. E lei si sentiva sempre come osservata in sua presenza; molto spesso si lanciavano sguardi,a volte solo casuali.Spesso si sentiva come portata indietro nel tempo quando c'era quel contatto dei loro occhi,come se l'odio ( se così si poteva definirlo) non fosse mai passato; altre volte invece, era come se si trasmettessero dei messaggi che Hermione non riusciva a capire. Ma lei sapeva, comunque, che loro due si detestavano, nonostante fossero cresciuti o lei gli avesse salvato la vita un paio di volte.
Intanto, con il tempo che si presentava, la ragazza pensò che come minimo la gita di Hogsmeade fosse annullata; e invece quel sabato mattina, con sua sorpresa, vide molti studenti scendere nella Sala d’Ingresso, pronti per uscire. In effetti Hermione, vedendo il paesaggio fuori dalla finestre durante la colazione in Sala Grande, notò che il cielo era coperto, ma non sembrava minacciasse. Lei non era tra loro, naturalmente; avrebbe usato quel tempo per studiare.
Ed infatti, trascorse la maggior parte del tempo a studiare, ma senza troppi successi : anche se molti studenti erano ad Hogsmeade in quel momento, molti altri erano rimasti in sala comune, e non riuscì a concentrarsi; allora andò in biblioteca, ma lo spolverino di Madama Pince faceva troppo rumore sugli scaffali e ciò le dava molto fastidio, perché non riusciva a formare dei programmi di ripasso decenti e l’oggetto molto spesso si sbagliava, tornando a spolverare più volte la ragazza invece che gli oggetti ordinari.
Ma proprio quando stava tornando nella sala comune,rassegnata, in un corridoio le capitò di guardare fuori dalla finestra, ed un forte impulso selvaggio che non le apparteneva prese il sopravvento; visto che si trovava al quarto piano, scese, andando al terzo, cercando la strega Orba.

Dissendium!- pronunciò, come se fosse stato qualcun altro a farlo. Subito il passaggio si aprì e la ragazza, automaticamente, ci si infilò dentro, per la seconda volta nella sua vita. La prima era stata al terzo anno, quando era andata a recuperare il Mantello dell’Invisibilità di Harry, ma non si era mai spinta tanto oltre; quella volta probabilmente non contava, perché il Mantello era proprio all’entrata. Ora, invece, era tutto immensamente buio, più buio, forse, di quanto ella si ricordasse, e il passaggio era strettissimo, tanto che faceva un po’ di fatica, non avendo più quattordici anni. E poi, proprio quando pensò di essersi persa per sempre, vide uno spiraglio di luce e capì di essere arrivata. Si avvicinò, lentamente e, sempre, lentamente, la alzò, guardandosi intorno; si trovava, evidentemente, nella cantina di Mielandia.

Sì, li vado a prendere di sotto, farò in un attimo!- disse una voce in cima alle scale. Hermione chiuse di colpo di botola, non volendo essere scoperta. Tenne il respiro sospeso quando l’estraneo si avvicinò e, quando fu certa che si fosse allontanato, come d’istinto, lo seguì, chiudendo la porta dietro di lei. Lo spettacolo che le si presentò era a dir poco incredibile; dentro il negozio di dolciumi vi era praticamente tutta Hogwarts. Ignorando il motivo per cui fossero tutti rintanati lì dentro, Hermione li superò uno ad uno, certa che Ginny, Dennis e Luna fossero ai Tre Manici di scopa e decisa a raggiungerli per unirsi a loro. Ma come oltrepassò la soglia di Mielandia, subito se ne pentì; la sua vista era completamente coperta di bianco. Mosse i suoi passi in avanti, sconcertata. Solo in quel momento si accorse di aver fatto la scelta sbagliata; Ora, guardandosi dietro di sé, disperata, non riusciva più a vedere la porta da cui era entrata. Ma cosa le era successo? Perché l’aveva fatto? Quale era stato il suo impulso? Un’Hermione normale non avrebbe mai, mai oltrepassato il passaggio della strega Orba, non sarebbe mai andata ad Hogsmeade in maniera clandestina e, soprattutto, non sarebbe stata mai così scema da muovere i passi in avanti, perdendosi un punto vitale da cui tornare; un’ Hermione normale si sarebbe spremuta le meningi, per trovare una soluzione a quel problema, e, subito, l’avrebbe risolto in cinque minuti; ma allora perché non le veniva in mente niente e continuava a camminare come lei non avrebbe mai, mai fatto?

Ed improvvisamente, andò a sbattere contro qualcuno che evidentemente era stato idiota quanto lei.

Ahia!- aveva imprecato una voce. Subito Hermione si sentì in colpa; era stata scema anche quella volta. – Oh,scusa scusa scusa! I-io non volevo….- - sì certo, però, ma aspetta…. Tu…-

La ragazza si allontano di un millimetro per vedere chiaramente chi fosse; beh, non fu proprio sorpresa di vederlo, anche se la scocciò parecchio. E a quanto pareva, faceva piacere anche a lui.

ANCORA TU?- dissero in coro Draco e Hermione all’unisono. Ci fu un minuto di silenzio,in cui tutti e due si guardarono torvi. No, non faceva piacere a nessuno dei due scoprirsi di nuovo, e soprattutto in una situazione del genere. Solo dopo qualche altro minuto il ragazzo trovò il coraggio di fare uno dei suoi detestabili e antichi sorrisi beffardi. Hermione vide il suo sguardo spostarsi, come se potessero esserci altre persone lì intorno,a parte loro due, cosa che, secondo lei, poteva essere difficile: delle persone intelligenti si sarebbero rinchiuse tutte in un posto, un’azione che, pensò Hermione tristemente, lei non aveva fatto. – Beh, ammettilo, Granger,- disse Draco, guardandola intensamente, sempre sorridendo.- Niente può andare peggio di così!

Aveva appena terminato di dire quelle parole, che un tuono fece alzare i volti dei due giovani verso il cielo e una grossa, lucente goccia di pioggia cadde sul naso di lei. E poi, velocemente, ne seguirono altre, fitte, scatenando un temporale. Hermione lo guardò in cagnesco. Anche lui, dopo aver rivolto un ultimo sguardo alla pioggia, evidentemente incredulo e scocciato che la faccenda potesse prendere quella piega, la guardò arrabbiato. Era perfetto, ora: c’era la nebbia, la pioggia, e, per di più, le due persone che meno avrebbero voluto avere a che fare l’una con l’altra in quell’esatto momento si erano smarrite, e si guardavano arrabbiati. – Beh, adesso sì che non può andare peggio di così!- si lamentò Hermione. Era frustata; si stava spremendo il cervello come si fa con il limone, cercando una scappatoia a quella situazione tanto gravosa ed odiata…. Finché…..possibile che non c’avesse pensato prima?

Trovato!- esclamò, trionfante, un sorriso soddisfatto dipinto sul volto, cogliendo di sorpresa Malfoy. – Cos’è che hai trovato?- chiese questi, curioso. Hermione lo guardò, rivolgendogli un sorriso che però non era per lui.- L’Incantesimo quattro-punti!- rispose, allegra, ma il ragazzo non era dello stesso avviso; la guardò stranito, evidentemente ignorando l’esistenza di un incantesimo del genere. Hermione lo ignorò; non si aspettava che lo conoscesse e tirò semplicemente fuori la bacchetta, ordinandogli dolcemente- Guidami!-

Sotto gli occhi dei due ragazzi, l’oggetto roteò nella sua mano, fino a segnare un punto invisibile davanti agli occhi di entrambi. La ragazza fece due passi avanti, ma poi si bloccò, e si voltò indietro verso Draco, che la guardava, confuso. La ragazza esitò; era combattuta se aiutarlo o meno, ma per quanto lo detestasse, anche lui era un essere umano, e non valeva la pena mollarlo così in mezzo alla nebbia, senza nessuno che lo guidasse. Così, allungò il braccio e afferrò quello del ragazzo, trascinandolo con sé. Hermione cominciò a correre, tenendo ancora salda la presa sul braccio di Malfoy, ancora evidentemente sorpreso dalla sua decisione.
Continuarono a correre, e la ragazza notò che, andando sempre più avanti, la nebbia cominciava a diradarsi, finché non finì completamente, e si fermarono. Solo la pioggia picchiava violentemente sui loro volti stanchi. Notò che i vestiti le erano diventati sempre più pesanti, gonfiati evidentemente dalla pioggia. – La Stamberga Strillante?Ti pensavo più acuta, Granger!- si lamentò lui, la voce e l’espressione sul suo volto appuntito deformate dalla paura. Hermione si pentì di averlo portato con lei; era solo uno stupido impiccio, a pensarci bene. Avrebbe dovuto spiegargli tutto se si fossero addentrati là dentro, come sapeva del passaggio e tutto il resto, ma visto che nessuno dei due ormai aveva una voglia matta di tornare indietro, ormai era fatta, e da quella situazione ne dovevano uscire. – Beh, non mi pare che tu sia uno dei più grandi pensatori mondiali!- ribatté lei, con voce calma e decisa. Draco fece una smorfia, ma non disse altro e la seguì insicuro attraverso il cancello della casa abbandonata. Hermione non era mai passata per l’ingresso principale: era un susseguirsi di scricchiolii sinistri, così sinistri che il ragazzo si aggrappò al braccio di lei per la paura, stringendolo così tanto da farle male. La ragazza gli rivolse uno sguardo dolorante, ma il ragazzo parve non capire, e così lei fu costretta a strattonarlo con violenza, e a quel punto Malfoy mollò la presa. Continuarono a camminare, finché Hermione non notò una stanza, la stanza dove lei, Harry e Ron avevano scoperto che Sirius non era un assassino. Solo allora capì che si sentiva molto stanca; il desiderio di tornare al castello era diminuito,adesso. Raggiunse il letto sfondato, e si sedette. – Ce ne andiamo?- chiese la voce tremante di Draco, potenzialmente raddoppiata nella stanza. Hermione non l’aveva mai visto così bianco in tutta la sua vita, se non al loro primo anno, quando erano capitati tutti e due in punizione con Hagrid. – No,- rispose lei,- resteremo così per tutta la vita, finché non moriremo…-

Uhuh!Tutta la vita insieme, pensa!E va bene, ma solo un paio di minuti- si arrese lui, sedendosi accanto a lei sul letto sfondato. – Oh, sei molto gentile!- disse Hermione,guardandolo. Evidentemente doveva essere anche lui abbastanza sfinito da quella lunga corsa per non ribattere. Seguì il silenzio, come se fossero caduti tutti e tutti e due in un’immensa grossa buca. Fu Hermione a rompere il silenzio. – Sai… non avrei mai pensato di poter finire nella Stamberga Strillante con te!

Malfoy fissò il vuoto. Non dava segno di averla ascoltata. Per un po’ ricadde il silenzio.
Poi, il ragazzo fece una specie di grugnito, e poi un mezzo sorriso, come se stesse prendendo in giro anche se stesso; Hermione non gli aveva mai visto fare una cosa del genere.

Anche io, Granger. Anche io. Ma pensandoci, non è neanche poi così assurdo. Io e te ci incontriamo spesso ultimamente. – La ragazza non si era trovata più d’accordo con lui fino a quel momento; cos’era successo al coccolatissimo, viziatissimo Malfoy?

Si soffermò per la prima, vera volta a guardare i lineamenti del giovane. Non era poi così male in effetti, anche se il mento appuntito e il pallore che lo caratterizzava erano sempre gli stessi, così come gli occhi grandi e pallidi del ragazzo, che con la luce dei lampi e dei tuoni fuori dalla minuscola finestra gli davano un’aria piuttosto spettrale. No, c’era qualcos’altro, qualcosa di diverso. Forse qualcosa di malinconico. Sì, probabilmente era malinconia, un fattore che un ragazzo come lui non aveva avuto probabilmente per buoni diciassette anni della sua vita. Ma forse, sì forse, a cambiarlo erano stati proprio gli eventi dell’anno prima ad averlo reso così. E come gli si poteva dar torto? Lui c’era stato dentro fino al collo in quella situazione, e sicuramente il fiato sul collo di Voldemort non doveva essere proprio eclatante. Semmai il contrario. Eppure, tutto ciò gli donava, in qualche modo. Lo rendeva più bello, in assenza di altri aggettivi. E poi, il suo cuore gli si strinse in una morsa. Ricordava che l’anno prima aveva perso un suo amico, Tiger, e che l’avevano lasciato morire nella Stanza delle Necessità, anche se sapeva che non era stata colpa sua. – Mi dispiace.- le sfuggì, come se a pronunciare quelle parole fosse stato un estraneo. Un estraneo che la conosceva molto bene, pensò. – Come?-chiese Malfoy, come riprendendosi da una trance. – Per tutto quello che è successo!- sbottò lei.
Il ragazzo non rispose.

Che c’è? Il gatto ti ha mangiato la lingua? Perché non mi prendi in giro? Perché non cogli al volo l’occasione di insultarmi con sudicia, sporca Mezzosangue?

No- rispose lui.- Io…tu…mi hai salvato la vita. Se non fosse stato per…- ma non riuscì a finire la frase. – Beh, è già tanto che tu l’abbia ammesso!- disse lei. –È indice di maturità.

Semplicemente ho scoperto che essere presi in giro non è poi così divertente. – ammise lui, scrollando le spalle. – Ah sì?- chiese lei, ancora più colpita.- E da quando?

A quelle parole, il ragazzo si rabbuiò, e cadde di nuovo il silenzio. Hermione capì che sarebbe stato meglio evitare di richiederglielo, in futuro.
Poi, Draco si guardò intorno, come se stesse aspettando che arrivasse qualcuno. La ragazza lo conosceva fin troppo bene per non constatare che quella fosse una leggerissima fifa.

Non sembra ci siano fantasmi, qui!- commentò lui, cercando malamente di trovare un tono spavaldo di cui si intuì il tono tremolante. – No, è semplicemente una balla che raccontano tutti!- rispose Hermione, che al contrario di lui ne era del tutto indifferente. Seguì un altro, imbarazzante, silenzio. Lei si chiese se la conversazione sarebbe continuata così, con queste interruzioni così profonde. Ma, dopo sette anni di intimidazioni da parte di lui e risposte per le rime da parte di lei ( al terzo anno era giunta persino a schiaffeggiarlo), forse nessuno aveva molta voglia di parlare. Con la coda dell’occhio, la ragazza si accorse che Draco la osservava.

Sei… non stai male con i capelli bagnati!- disse Malfoy voltando lo sguardo da un'altra parte. Hermione si sorprese ancora di più; cos’erano tutti questi complimenti? Si continuava a chiedere quali altre sorprese le riservasse questo nuovo Draco Malfoy. Lo guardò, incredula, inarcando le sopracciglia. –È un complimento, o mi stai solo prendendo in giro?

Il ragazzo sorrise enigmatico. Hermione non aveva mai conosciuto questo suo lato e, in qualche modo, la affascinava. Gli sorrise anche le, mettendosi una ciocca dietro l’orecchio, invano; erano troppo cespugliosi.

Che ne dici se torniamo ad Hogwarts, adesso? Ci siamo riposati abbastanza… o no?- tentò lei, innervosita da queste nuove occhiate da parte del ragazzo. Malfoy scrollò le spalle e lei, prendendolo per un sì, si alzò, e Draco la seguì.

Questo dovrebbe portarci direttamente alla scuola, senza dare troppo nell’occhio- spiegò Hermione, mentre attraversavano il passaggio sotto il Platano Picchiatore.

Dimmi una cosa, Granger- disse Malfoy, mentre Hermione si arrampicava per spingere il ramo all’esterno del passaggio per poi uscire incolume - come mai sai di questa scorciatoia?

Ecco, era giunto il momento che tanto temeva, e la ragazza si sentì terribilmente in imbarazzo. Nonostante l’avesse sorpresa questo rapido cambiamento nel suo compagno, rimaneva sempre Malfoy, e desiderava con tutto il cuore che per il ragazzo la sua conoscenza su questo passaggio rimanesse un segreto, di evitare di spingersi al di là di quello che il ragazzo già sapeva. Così improvvisò una caduta, facendo in modo di inciampare su uno dei due piedi. L’effetto ebbe la meglio, anche se non si aspettò l’improvviso interesse di lui verso di lei.- Tutto ok, Granger?- aveva chiesto, anche se evitò di inginocchiarsi verso di lei. – Sì… Sì…. tutto bene. Meravigliosamente.- rispose lei, guardandolo un po’ incerta. – Grazie.
Ancora una volta ( ormai ci si era fatta un’abitudine) il ragazzo non rispose, ma andò avanti, dirigendosi verso la scuola, torreggiante più in là. Dopo esser rimasta ad osservare la sua figura bagnata che camminava sul prato umido, decisa a rimuovere ogni forma che poteva essere accostata a un senso di colpa, lo raggiunse.

E perché,- chiese Ginny, sprofondata in una poltrona con in mano una copia del Profeta con aria accigliata quando Hermione si presentò nella sala comune di Grifondoro completamente fradicia, - sei ridotta in quel modo?

Volevo farmi una passeggiata,- tagliò corto l’altra con una vena di sarcasmo, sedendosi sul divano accanto a lei. Ginny le rivolse un’occhiata enigmatica, ma non disse niente altro e tornò al suo giornale. Hermione non voleva che Ginny sospettasse niente sul’incontro avvenuto tra lei e Malfoy, anche perché non era successo assolutamente niente.

L’aveva lasciato davanti alla porta della Sala d’Ingresso, entrando per primo ed Hermione sapeva che, se in Draco era rimasto un po’ d’orgoglio Malfoy,non avrebbe raccontato niente che l’avesse riguardato personalmente. Eppure, pensò Hermione guardando nella finestra appannata dalla pioggia, quel ragazzo era così cambiato… e per la prima volta nella sua vita, lo trovava affascinante.

 

 

 

 

 

 

 

  
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