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Autore: grangerous    09/05/2014    5 recensioni
Seguito di Phoenix Song or, Hermione Granger and the HBP. Prima della morte di Dumbledore Hermione e Snape hanno lavorato insieme per un intero anno. Ora, invece, si trovano a dover affrontare degli incarichi molto diversi e complicati.
Genere: Angst, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Phoenix Trilogy'
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NdT: mi sa che ho già accennato al fatto che la vita vera ogni tanto si mette di traverso. Scusate per aver ritardato proprio su un cliffangher. Tanti saltelli felici per silviabella.
Anne London



Capitolo 23

Phoenix Song





Snape! Non morire! Non puoi! Non adesso! Non adesso!”

Debolmente le parole penetrarono attraverso lo spesso banco di nebbia che offuscava il cervello di Severus. Granger, pensò. Sentì le mani di lei sul petto e lottò per aprire gli occhi e guardarla. Voleva vederla.

Una volta lasciatosi alle spalle l'oblio in cui era sprofondato, il dolore tornò.

“Granger,” gemette, strizzando gli occhi mentre lei mentre si inginocchiava di fianco a lui. Lo strano suono raschiante della sua voce lo aiutò a ritornare cosciente. “Stai parlando a vanvera.”

“O mio dio,” ansimò. “Non avrei–pensavo–”

“Pozione... Rimpolpasangue.”

Lei si bloccò per un secondo, poi si voltò verso il tavolo e cercò a tastoni in mezzo alle bottigliette.

“Quante ne ha già prese? No, non risponda!”

Granger tornò subito verso di lui con una fiala aperta in mano. Teneva il labbro inferiore stretto tra i denti mentre appoggiava la fiala sulla sua bocca, inclinandola con attenzione. Con difficoltà, Severus riuscì a deglutire.

Sentì il supplemento di sangue extra che si diffondeva nel suo sistema sanguigno e, dall'improvviso sbarrarsi degli occhi di Granger, seppe che la quantità di sangue che scorreva dalla ferita aperta nel collo era aumentata drasticamente. Gli occhi di lei scattarono verso quelli di lui.

“E adesso?” Chiese con urgenza.

“Ho bisogno... che tu... guarisca... la ferita.” Parlare era difficile.

“Ma perché, l'antidoto non–” s'interruppe all'improvviso, stringendo le labbra e chiudendo gli occhi. “Mi dispiace,” continuò, aprendoli di nuovo. Brillavano di lacrime. “Mi dica solo cosa fare, lascerò le domande a dopo.”

“Canzone... della... fenice...”

Granger sbiancò. Il colorito improvvisamente pallido della pelle mise in evidenza le macchie fuligginose e i segni di bruciatura sul suo viso sporco.

“Ma non ho mai–”

“Posso... mostrartelo.”

Lei annuì: sul suo viso tirato gli occhi sembravano enormi.

“Il trucco...” Severus s'interruppe e cercò di deglutire. Un'enorme lacrima sembrava sul punto di traboccare dall'orlo delle ciglia della Granger, ma lei sbatté gli occhi per allontanarla.

“Sì?” Sussurrò,impaziente di sapere di più.

“...Soluzione...”

Prima che Severus riuscisse a finire l'istruzione, Granger aveva una bottiglietta di Soluzione Corroborante spinta contro la bocca. Lui la buttò giù.

“Antidoto?” Chiese.

Lui scosse prontamente la testa. Diede alla Soluzione Corroborante alcuni istanti per agire, poi provò di nuovo.

“Il trucco è che devi volerlo davvero.” La sua voce era ruvida e rauca, ma la Soluzione Corroborante gli diede la forza di parlare attraverso l'agonia che devastava il suo corpo. “Devi far vibrare la carne con il tuo canto, entrare in sintonia con essa e sentire il suo dolore. Anche se il corpo è stato lacerato violentemente in due, devi credere nella sua totalità più che nella sua divisione.”

Granger sembrava terrorizzata, ma annuì obbediente.

“Potrebbe non funzionare,” l'avvertì gentilmente.

“Ma mi lascerà provare?”

Severus non l'aveva mai sentita così sconfortata. Annuì.

“Hai una bacchetta?” Chiese.

“Ne ho tre, ma non mi fido di nessuna.” Granger cercò nella tasca e tirò fuori una manciata di bacchette. “Ho quella di Bellatrix, la mia – che non funziona più come prima ora che l'ho riavuta – e quella di un Mangiamorte sconosciuto.”

Il dolore stava pulsando nuovamente contro la difesa piuttosto temporanea della pozione.

“Usa la mia,” riuscì a dire Severus, facendo un leggero gesto con la mano della bacchetta così che Granger capisse che era nascosta nella manica.

Con gli occhi sbarrati la tirò fuori. La sua lunghezza sembrava goffamente sproporzionata rispetto al suo corpo.

“Guardami,” la istruì. Mentre Hermione Granger lo fissava negli occhi, lui richiamò alla mente il ricordo di quando l'aveva curata dalla ferita infertale da Dolohov. Si concentrò sui dettagli dei movimenti della bacchetta e sugli strani balzi della spigolosa melodia. Sentì Granger canticchiare a bocca chiusa.

“Quando sei pronta,” disse attraverso i denti digrignati. Il dolore stava ancora una volta raggiungendo picchi insopportabili.

Delicatamente, con esitazione, Granger iniziò a cantare. All'inizio la sua voce era troppo debole per essere d'effetto, ma alla seconda ripetizione divenne più sicura. Prese un profondo respiro e cantò più forte. Severus sentì il proprio corpo tremare. Al giro successivo, lei ci riuscì e, soprattutto, se ne rese conto. Lui sentì la sua sicurezza crescere e Severus sentì la musica rispondere a lei.

La sua voce si librò, avviluppandolo, confortandolo. Il cuore di lui sembrò gonfiarsi e il dolore nel suo corpo fu allontanato, lasciando nient'altro che un sottile filo dorato di rammarico: il suo attuale stato di piacere era soltanto temporaneo. Severus sentì la musica, non solo nella sua carne, che vibrava in perfetta assonanza con la canzone di Hermione, ma anche nelle ossa, che si fondevano verso il suono come cera soffice.

La gola, si accorse all'improvviso mentre fissava Granger negli occhi, si stava realmente fondendo. La pelle si muoveva, i tendini s'intrecciavano insieme e cantavano con la gioia della loro interezza, con il suo corpo risuonava di delizia.

Con la lama affilata di un doloroso auto-disprezzo, Severus rifletté che i suoi desideri erano così sintonizzati con quella particolare donna che non c'era da sorprendersi se il corpo si muoveva al suo comando. Senza dubbio, lei avrebbe potuto comandare al suo collo di unirsi o di guarire con la sola forza della sua determinata volontà.

Si sentì sospeso nel tempo – strappato dal suo ambiente, eppure cercava di afferrare il momento presente che scivolava inesorabilmente via. Quando Granger smise infine di cantare, lui sentì la mancanza come un dolore.

Gradualmente la stanza intorno agli occhi di lei tornò a fuoco, ma lui continuò a fissarla.

“Ha funzionato?” Granger parlò con un sussurro.

Il dolore, si rese conto all'improvviso, era sparito, anche se il suo corpo si sentiva debole ed esausto. Lentamente, quasi con apprensione, lui alzò una mano incerta verso la gola. La pelle sotto le dita era liscia e compatta. Spinse contro di essa con forza, facendo pressione. Sembrava pelle: flessibile, calda e reale sotto il suo attacco. La sentiva completamente normale.

“Ha...” Severus fece una pausa, schiarendosi la gola. “Ha funzionato,” disse finalmente. Anche la sua voce era tornata normale.

A quelle parole, il labbro inferiore di Granger tremò. La lacrima che prima aveva minacciato di traboccare, ruppe gli argini e corse lungo la faccia, tracciando una scia tra lo sporco e la polvere.

“Cos'è questa?” Chiese gentilmente lui, sporgendosi con la mano più vicina e rimuovendo la striscia umida con il polpastrello del pollice. “Lacrima di fenice?”

Con un singhiozzo, Granger nascose la testa sul fianco di lui e pianse sul tessuto pesantemente macchiato della sua veste. Severus si concesse di far scorrere una mano attraverso i riccioli sulla sua testa e la massaggiò gentilmente dietro le orecchie.

Lui fece quasi una battuta di fronte all'evidente felicità per il suo ritorno dalle porte della morte, ma se la rimangiò al pensiero di quello che doveva aver passato nelle ultime ore. Aspettò finché le lacrime si attenuarono, prima di azzardarsi a parlare.

“Mi dispiace,” disse alla fine. “Mi dispiace per Potter.”

La testa di Granger scattò su. Il viso era un disastro di lacrime e sporco: era striato del sangue di lui.

“Non è morto,” disse fermamente.

Le sopracciglia di Severus si avvicinarono di scatto per la confusione. “Ma è–”

“–un Horcrux, lo so. O almeno, era un Horcrux.” Granger fece un profondo respiro e continuò. “Dumbledore le ha mentito,” spiegò. “Per questo ha chiuso gli occhi.”

Severus ci mise un momento per mettere insieme le implicazioni della sua affermazione.

“Quindi hai visto i ricordi?” Significava che sapeva di Lily. Sentì il suo cuore contorcersi al pensiero.

“Non volevo,” rispose in fretta, evidentemente preoccupata per la sua reazione. “Dumbledore e Harry hanno insistito.”

“Li ho messi insieme con te in mente,” rispose. “Non ho mai avuto molte aspettative che Potter potesse credermi, ma pensavo che tu avresti potuto.”

Granger sbatté gli occhi per un momento. Per un secondo pensò che potesse mettersi a piangere di nuovo.

“Quindi,” disse immediatamente, “Dumbledore mi ha mentito. Hai ragione: ha chiuso gli occhi. Ero troppo sconvolto al momento per accorgermene. Potter pensava di dover morire, ma non l'ha fatto?”

“Voldemort doveva ucciderlo, ma poi Ron e io abbiamo tenuto in vita il suo corpo usando la Respirazione Artificiale e l'Incantesimo Comprimi-Petto. Harry stesso ha fatto qualcosa alla sua anima – sostiene di essere andato alla stazione di King's Cross e di aver parlato con Dumbledore.” Granger arricciò il naso: chiaramente era una spiegazione fin troppo eccentrica per i suoi gusti. “Comunque, è sopravvissuto all'esperienza.”

“Quindi Potter ha ucciso Voldemort.”

“Sì – dopo aver fatto finta per un po' di essere morto ed esser saltato fuori dal nulla da sotto al Mantello dell'Invisibilità.”

“Sembra uno spasso,” sottolineò Severus asciutto.

Granger inspirò in un modo che era un mezzo rantolo e un mezzo grugnito di risata. “In realtà lo è stato. Non indovinerà mai quale incantesimo ha usato Harry,” lo sfidò.

Severus sollevò un sopracciglio. “La Maledizione Espelli Visceri?”

“No!”

Il modo in cui il suo inaspettato sorriso tirava contro il viso gonfio di lacrime spezzava il cuore.

“Un Incantesimo d'Inciampo?”

“No!”

“Mi arrendo.”

“Provi a indovinare di nuovo.”

“Mmm,” Severus si passò un dito lungo il labbro inferiore. “Avada Kedavra?”

“No! E–e–ex–” Granger stava stava soffocando per le risate leggermente isteriche e non riusciva a pronunciare la parola, ma Severus conosceva Potter abbastanza bene per estrapolare la risposta dalle prime lettere.

“Expelliarmus?” Chiese, onestamente incredulo. Granger riuscì solo ad annuire. Si teneva i fianchi mentre un tipo completamente diverso di lacrima le scendeva lungo il viso.

“Per gli dei.” Severus scosse la testa, fissando un punto in lontananza.

Quindi, Potter non è morto. Era un po' strano scoprire quanto si sentisse sollevato al pensiero.

La risata della Granger s'interruppe all'improvviso com'era iniziata.

“Molte persone sono morte,” disse, in tono colpevole.

Sembrava inorridita da sé stessa per aver riso in una tale circostanza: Severus sentì una fitta di rimorso. I morti potrebbero invidiare la tua risata? Pensò. Sentì le parole sulla punta della lingua, ma non riuscì a spingersi a pronunciarle. Suonavano trite e stupide.

“Chi?” Chiese invece.

“Fred. Tonks. Remus.”

Ce n'erano anche altri: la lista era più lunga di quanto fosse tollerabile. Brave persone erano morte. Persone ordinarie, innocenti, eppure lui – Severus Tobias Snape – aveva imbrogliato la morte.

Severus si sentì colpevole e disperato e spaventato e riconoscente. Ed era successo perché Granger lo aveva salvato due volte. Prima con la Passaporta, che gli aveva dato accesso alle medicine che avevano prolungato la sua agonia; poi perché era andata a cercarlo e aveva cantato per rimetterlo insieme.

Il silenzio che seguì l'elenco dei nomi era pesante.

“Dopo una tale litania credo che ci sia bisogno di un brindisi.”

Granger sembrò sollevata dal suggerimento. Severus prese la sua bacchetta e sentì il formicolio della magia scorrere attraverso di lui. Richiamò a sé la bottiglia di Whisky Incendiario dalla mensola del camino e fece apparire due bicchieri puliti. Versò a entrambi un dito scarso del fumoso liquido ambrato e pose la bottiglia sul pavimento.

“A quelli che hanno sacrificato le loro vite per eliminare il male dal mondo,” dichiarò, sollevando il bicchiere.

“E che chi rimane non dimentichi mai quant'è costata la vittoria,” aggiunse Granger.

Entrambi bevvero.

“Snape?” Chiese lei dopo un momento, passando un dito lungo la cucitura del divano. Era ancora inginocchiata lì, il whisky appoggiato contro il viso e un gomito vicino al fianco di lui. “Perché l'antidoto non ha funzionato?”

“Non essere stupida,” rispose sprezzante. “Certo che ha funzionato. Altrimenti sarei morto.”

“Allora perché,” insistette, “la ferita non è guarita?”

“L'antidoto non guarisce la ferita, neutralizza solo il veleno.”

“Sì, ma –” Granger s'interruppe per sbadigliare – un enorme aspirazione d'aria che mostrò le tonsille e il retro dei denti.

“Tu,” la informò, cogliendo prontamente l'opportunità, visto che la conversazione lo aveva messo distintamente a disagio, “hai bisogno di dormire.”

“Sono d'accordo,” rispose, fissandosi le mani impregnate di sangue. “Anche se prima è meglio che mi dia una ripulita.

Cercando in una tasca interna tirò fuori la malconcia borsa di perline rosa chiaro. Ciò che rimaneva di un'intricata guarnizione di perline pendeva da un lato. Aprendola, Granger inserì il braccio fino alla spalla, districando una bacinella rigida e un paio di salviette.

“Posso?” Chiese con la mano sopra alla bacchetta di lui.

Confuso, Severus annuì, poi osservò mentre Granger riempiva la bacinella facendo apparire dell'acqua calda saponosa e iniziava a lavarsi faccia e mani.

“Credo sia meglio che usi la doccia,” sottolineò seccamente. “Ne ho una di sopra.”

“Alla fine sì,” rispose. “Ora sono così sudicia che sporcherei l'intera casa solo spostandomi per raggiungere la doccia.”

Granger fece apparire un paio di morbidi asciugamani azzurro chiaro e iniziò meticolosamente ad asciugarsi mani e faccia.

“Bene,” disse lei, riportando l'attenzione su di lui. “Temo che quella veste ne abbia avuto abbastanza.”

Severus fu costretto ad annuire.

“Se volessi essere così gentile da restituirmi la bacchetta, richiamerei qualcosa di pulito da mettere.”

Docilmente, Granger la restituì. Severus era totalmente e completamente esausto e ancora coperto di copiose quantità di sangue secco, ma malgrado tutto si sentiva bene. Era tentato di alzarsi, ma nel momento in cui provò, Granger lo respinse indietro.

“Non ci pensi nemmeno,” lo avvertì. “Potrebbe anche sentirsi guarito, ma il suo corpo ha bisogno di un po' di tempo per abituarsi all'idea.”

Sapeva che aveva ragione. Anche il minimo sforzo di pensare ad alzarsi gli aveva fatto tremare le gambe. Non si sentiva di ammetterlo, tuttavia, così la ignorò, estendendo la bacchetta e Richiamando un nuovo cambio di vestiti – esattamente uguali a quelli che indossava sempre. Atterrarono, perfettamente piegati, sul bordo del tavolino da caffè.

Quando guardò nuovamente Granger, lei era in piedi. Aveva le braccia incrociate sul petto e il colore della sua faccia si era leggermente intensificato.

“Cosa c'è?” Chiese sospettoso.

“Io, ehm, dovrei toglierle il sangue dal collo e dalle spalle,” rispose, fissando intensamente un punto a una decina di centimetri dal suo viso.

“Cos'è Granger? Giustizia divina?”

“Non so di cosa stia parlando.”

“Quando ho cantato per rimetterti insieme, hai dovuto toglierti i vestiti. Ora che hai cantato tu per rimettere insieme me vuoi equilibrare del tutto il piano di gioco?”

Granger grugnì. “Se si fosse tolto i vestiti prima che il serpente la mordesse, non avrebbe avuto un intero completo totalmente distrutto.”

Il bordo della bocca di Severus si contrasse, ma riuscì a coprirlo con un ghigno. Con un gesto della bacchetta e un incantesimo mormorato, mandò la parte superiore dei vestiti – veste, giacca, gilè e camicia – a contorcersi sbottonandosi da sotto al suo corpo, volando per la stanza e piegandosi con cura sul pavimento.

“Non buttarli via,” l'avvertì, “ci sono alcune cose che mi servono nelle tasche.” Per coprire l'imbarazzo cambiò completamente discorso. “Per favore, dimmi che qualcuno ha ucciso il serpente,” commentò. Ogni sua terminazione nervosa era in attesa. Si chiese se lei si fosse accorta che il Marchio Nero era sparito.

“Certamente,” rispose con sfacciataggine. “Qualcuno ha ucciso il serpente.”

“Potter?” Chiese, insistendo sulla distrazione mentre Granger gli passava una salvietta calda e bagnata su una spalla e lungo il petto.

“Peggio.” Lei passò una mano sui capelli per spostarli e poter strofinare un lato del collo. “Neville.”

Gli occhi di Severus erano serrati e cercò di concentrarsi sul ricordo di Neville Longbottom. Non aiutava. Ogni fibra del suo corpo traditore si tendeva verso il tocco di lei. Figuriamoci se Granger non aveva letto abbastanza di medicina magica da sapere che non si doveva usare Gratta e Netta o Tergeo sulla pelle appena guarita. Non poteva lasciarlo a dopo?

“Snape?” Il tono scherzoso era sparito dalla voce di Granger. Sembrava completamente seria.

“Che c'è adesso?” Non osava aprire gli occhi.

Sentì la sua mano nuda scorrere sul collo. Rabbrividì.

“Credo debba vedere questo,” rispose.

Solo quando tolse la mano aprì gli occhi. La spalla era bagnata e un rivolo solitario colava sul petto e sul divano. Vide Granger prendere la bacchetta di Bellatrix, fare una smorfia e poi far apparire uno specchietto. Lo tenne verso di lui.

Severus prese lo specchio e lo inclinò. Intravide un lampo del petto pallido, della spalla – ora prevalentemente pulita dal sangue che la copriva, e quindi il collo. Lo fissò e, dopo un minuto, sollevò l'altra mano per lasciare che la punta delle dita scorressero sulla pelle appena guarita.

C'era una cicatrice, ma bisognava guardare attentamente per trovarla: sottile come il bordo di un foglio di carta, la minuscola linea tracciava due segni a tre punte. Anche i polpastrelli riuscivano a sentirli a malapena.

“Snape?” Granger indugiava ansiosamente.

Lentamente, Severus spostò gli occhi dalla vista nello specchio verso di lei. Che cosa vuole? Si chiese. Sicuramente riesce a vedere il suo lavoro chiaramente quanto me!

Il risultato visibile del suo tentativo completamente riuscito di cantare per il suo corpo lo lasciò scosso. È lei o sono io? Si chiese. Il livello di completezza era testimonianza della sua abilità magica o era l'innegabile risposta fisica che la sola presenza di lei richiamava nel suo corpo? Aveva aiutato l'aver usato la sua bacchetta? Aveva influito il fatto che lui aveva usato in precedenza la stessa tecnica su di lei?

Così tante domande e nessun metodo scientifico per catalogare le possibili risposte.

“Va tutto bene?”

“Tutto è come dovrebbe essere.”

Lei lasciò andare un sospiro di sollievo e sorrise con esitazione.

“Bene, finirò qui allora,” disse rapidamente.

Granger fece del suo meglio per fare in fretta e pulire il resto del suo corpo. Per Severus ci volle fin troppo e non abbastanza. Sedeva con i denti digrignati e le mani serrate. A un certo punto, lei gli aveva passato una mano tra i capelli, schioccando la lingua con aria di rimprovero: del sangue secco incollava insieme le sottili ciocche in un intrico raggrumato. Con il cuore in gola, Severus aveva pensato che Granger glieli avrebbe lavati – che le sue dita sottili gli avrebbero massaggiato la il cuoio capelluto. Quando pronunciò l'incantesimo per pulirli, l'ondata di sollievo mescolata a delusione lo lasciò leggermente nauseato.

Quando ebbe finito, era pulito e asciutto, sul divano era stato usato il Gratta e Netta, e lui era vestito con i suoi soliti vestiti. Granger stava rimettendo a posto le cose, dividendo le bottigliette vuote da quelle piene e sistemandole in file ordinate sul tavolino da caffè.

“Cos'è questo?” Chiese all'improvviso, tenendo sollevata una bottiglietta con del denso liquido nero e inclinandola verso la luce.

“Fa' attenzione,” l'avvertì, porgendo il palmo. Granger gliela passò subito. La bottiglietta era fredda al tocco e sembrava pulsare leggermente nella mano. Non riuscì a trattenere la leggera smorfia di disgusto che gli contorse la bocca. “L'ultima volta che il Signore Oscuro è caduto,” spiegò, “il Marchio Nero è sbiadito, ma non è sparito del tutto. Questa volta è diverso. Ho sentito un forte dolore e, quando ho sollevato la manica, il liquido stava ribollendo fuori dal mio braccio. Bruciava come acido. Sono riuscito a stillarlo in una delle bottigliette vuote che avevo a portata di mano, ma, alla fine, credo sia meglio distruggerlo.”

“Ho visto che il Marchio Nero è sparito,” affermò lei.

Lui annuì, senza guardarla. “Si può ancora vedere dov'era.” Impulsivamente sollevò la manica della veste, sbottonando il polsino della giaccia e della camicia, e sollevandole entrambe. Fissò la pelle chiara dell'interno del braccio. Dove c'era stato il Marchio Nero, la pelle era leggermente diversa. Non era propriamente il colore, ma più la consistenza della stessa pelle che era cambiata. Se inclinava il braccio verso la luce, riusciva a vederlo.

“È così che ha capito che avevamo vinto?”

Severus annuì. Guardò verso Granger, dov'era appoggiata al tavolino da caffè. I suoi sforzi per pulirsi il viso enfatizzavano solo i cerchi neri sotto agli occhi. I capelli erano un folto caos, ingarbugliati e annodati dietro alla testa: erano ancora luridi come i vestiti.

“Basta,” disse lui all'improvviso. “Hai bisogno di lavarti e di dormire. Va' di sopra. Ci sono solo tre stanze: un bagno e due camere da letto. Ti suggerisco di dormire nella stanza più grande, dove dormo io di solito. L'altra stanza ha ospitato un genere diverso di persone, più recentemente Wormtail e Draco. Vai!”

Puntando la bacchetta verso la libreria che nascondeva la scala, diede un colpetto al dorso del Principe di Machiavelli e la fece spalancare.

Obbediente, lei raccolse la borsa e una delle tante bacchette e sparì su per le scale. Severus si trovò ad ascoltare i suoi movimenti, mappando la sua posizione dai famigliari cigolii e lamenti della vecchia casa. Cercò, e fallì, di non immaginarla nuda nella doccia: si chiese come avrebbe fatto ad addormentarsi pensandola nel suo letto.

Non dovette preoccuparsi su quel fronte. Venti minuti dopo, Granger era di ritorno nel soggiorno. Era vestita con un pigiama a strisce e una vestaglia di spugna decisamente poco sexy. I capelli – puliti e asciutti – erano intrecciati con cura dietro la schiena e teneva un paio di cuscini e la trapunta del suo letto ammucchiati di fronte a sé.

“Snape?” Chiese con esitazione, fermandosi subito all'interno della soglia.

“Granger?” Rispose stancamente.

Contraendo le labbra, Granger camminò verso la poltrona e buttò la pila di biancheria da letto. Districando un cuscino usò il Gemino sulla coperta e ne porse una a lui.

“Si sollevi,” ordinò e gli sistemò il cuscino sotto alla testa. Poi spiegò la coperta sopra di lui.

“Cosa stai facendo, Granger?” Chiese con aria di rimprovero.

“Se, ehm, se va bene anche a lei, pensavo di dormire qui... è che non dormo da sola dalle ultime notti a casa dei miei genitori un anno fa e non credo che stanotte sia il momento migliore per provarci. Trasfigurerò la poltrona – prometto di non disturbarla.”

“Fa' come fossi a casa tua.” Lo pensava sul serio, ma pronunciò le parole con il suo solito sarcasmo.

Granger sembrava inspiegabilmente sollevata. Di colpo, si sedette vicino al bordo del tavolino da caffè.

“Inoltre,” iniziò nervosamente, “voglio mostrarle questo.”

Con dita che andavano a tentoni, sbottonò la maglietta del pigiama e spinse il colletto di lato e in basso per rivelare la spalla.

“Guardi,” disse senza necessità, perché Severus non avrebbe potuto guardare altrove neanche se ci avesse provato.

La cicatrice che gli aveva procurato era ancora visibile – ma a malapena. Piuttosto che la spessa linea filamentosa rosso scuro che aveva avuto all'inizio, o persino la sbiadita cicatrice grumosa che aveva visto alla festa di Slughorn, non rimaneva altro che una sottile linea argentata. Mentre guardava lei ci passò sopra le dita come stupita.

“Non era così prima,” aggiunse.

La mente di Snape vorticò. Non aveva mai visto niente del genere. Lo aveva fatto lei? Lo aveva fatto lui, in qualche modo? Non lo sapeva.

“Beh,” riuscì a dire alla fine, “è un miglioramento rispetto all'originale.”

“Non m'importava prima,” commentò Granger, piegando il collo per guardare in basso verso la spalla.

“Va' a dormire,” disse lui.

Con suo estremo sollievo, lei fece come le era stato detto, riabbottonandosi la maglietta e allontanandosi da lui verso la poltrona. La trasfigurò in una sedia a sdraio, spegnendo la luce in alto e mettendosi comoda.

Sdraiato lì, a fissarla, nella tenue luce che passava dalle finestre sudicie, a Severus ci volle diverso tempo per seguirla nel sonno.

*

*

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xX__Eli_Sev__Xx: Ahah, hai visto però, si riprende subito dalla svista. Devo dire che è complicato rendere queste cose in italiano...

two_writers_one_heart: DH significa Deathly Hallow, ovvero Doni della Morte. Ti ringrazio, a me cascano sempre le braccia quando leggo qualcosa che mi piace e che poi viene abbandonato di botto. :-/

Chiaraaa: Ma sai che io ho fatto lo stesso errore? Ne avevo parecchie sul kindle e avevo confuso l'intro di una fanfiction che non m'ispirava con questa. Quando alla fine mi sono accorta e ho iniziato a leggere mi sono mangiata le mani per non averla iniziata prima! Concordo con le osservazioni sul lavoro di grangerous :)

severus89: Sì, anche secondo me nel film si perde qualcosa, per quanto molte cose siano rese bene. A me è mancata molto l'esultanza finale dopo aver sconfitto Voldemort: reagiscono tutti come se avessero appena finito di uccidere un ragnetto in casa...

Rem_Lupin: Devo dire che qui il merito della storia è tutto di grangerous, io mi limito ad adattare in italiano :-D. Spero che questo capitolo ti abbia tolto i dubbi ;)

Titinina: Penso di averlo già scritto prima (pure troppo, mi sa ;)), ma il fatto che Dumbledore sia messo sotto la stessa luce con cui lo immaginavo io è stato appagante. Le storie dove il preside viene mostrato solo come il vecchietto a cui luccicano gli occhi e fa cose strambe mi lasciano perplessa...

flopi: Confermo la terza parte, dove grangerous finalmente va a ruota libera, senza dover star dietro agli eventi di un romanzo.

  
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