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Autore: Rayon_    10/05/2014    5 recensioni
Capelli neri, occhi dello stesso colore con qualche tonalità di bianco in più, viso pallido come il resto del corpo minuto. Tante paure e tanti complessi. Tanta solitudine e un forte bisogno di un faro per salvarsi.
Capelli neri, occhi color nocciola e profondi da far paura. Tanta ingenuità e tanta voglia di conoscere. Tanta determinazione e un forte istinto nell'avvicinarsi alle persone.
Shannon White Wood, Zayn Jawaad Malik.
La vita non è una favola, se non è vissuta come la loro.
Dal capitolo 7.
«Qual è il problema, Shannon?» Senza aprire gli occhi mi vennero in mente decine di parole, di frasi, che avrei voluto urlare a quella domanda.
"Tutto. Fa tutto schifo. Ho paura. Sto male. Non sono nessuno. Ho perso la mia vita. Ho perso me stessa. Dolore. Non provo più niente se non quello. Solitudine. Voglia di scappare. Desiderio di arrendersi. Scomparire. Tutto non va nella mia vita."
Presi un forte respiro che somigliava più ad un singhiozzo ma non piansi, nè parlai per i primi secondi.
«Quand'è la verifica di fisica?» Riaprii gli occhi prima di chiederlo, li sentivo umidi e gonfi.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Capitolo 3- Over Again.
Uscii dalla doccia che avevo deciso di farmi sia per la puzza di sudore che avevo dalla sera precedente, sia per rilazzarmi e rinfrescarmi un po'.
Mi ero svegliata alle sette e mezza e avevo deciso che avrei saltato la prima ora per riprendermi un po'. Più che altro per svegliarmi e prendere un po' di lucidità, visto che sapevo perfettamente che per riprendermi sarebbe servito molto più tempo. 
Della sera precedente non ricordavo molto. O almeno, niente di specifico, solo scene confuse che mi erano tornate in mente sotto l'acqua calda.
Noi che brindavamo, la mia improvvisa felicità, i salti che facevo ballando, le risate con Travis. La testa che girava, la voglia di prendere una boccata d'aria. La sigaretta, il fumo che passava da una bocca all'altra, io che ridevo. Io che sentivo i suoi fianchi spingere verso i miei. Io che cadevo fuori dall'auto. Lui che diceva che reggevo bene. Mi aveva drogata. Io che scappavo, la sua frase. "Non puoi scappare per sempre". Sapevo che lui si riferisse solo al fatto che non avrei potuto scappare da lui a scuola, ma quella frase per me era molto più significativa e distruttiva dell'apparenza.
Io non ero scappata solo da lui. Io ero scappata tante volte nella mia vita. E la fuga più grande l'avevo fatta scappando dalla mia vita per ricominciarne una migliore. Senza sapere che la mia stupidità e la mia ingenuità mi avrebbero riportato agli stessi problemi che credevo di aver allontanato con lo spazio. Ma i problemi ti seguono, e Travis aveva ragione: non sarei più riuscita a scappare.
Quella mattina mi era servita a capire che una vita nuova non la puoi trovare in due giorni. Avevo capito che i problemi li avevo ancora tutti sulle spalle. Avevo capito che creare un muro per cercare di contenerli era inutile. E avevo anche capito che nello stato in cui mi trovavo non sarei mai riuscita a combatterli. In poche parole avevo capito che avrei lasciato perdere, avrei ricominciato le stessa vita di sempre in un luogo diverso.
Uscii di casa alle otto e mezza, delle Converse una volta bianche, dei jeans stretti,un maglione troppo largo per essere indossato da me e lo zaino.
In un quarto d'ora percorsi tutta la strada che ormai avevo imparato e mi ritrovai a fumare una sigaretta mentre aspettavo che suonasse la seconda ora.
Sentii del caos, schiacciai il mozzicone e mi sollevai dal muro grigio per entrare.
Per mia grande fortuna non avevo ore con Travis se non l'ultima. Avercelo già dalla prima ora mi avrebbe provocato una crisi isterica.
Entrai nella classe in cui sarei dovuta rimanere due ore cercando di capire nuovi incomprensibili argomenti di fisica. Le due ore del giorno precedente passate a ripetere e ripetere quelle dieci pagine erano servite a ben poco.
Non avevo nessuno nel banco accanto, era quello infondo, vicino alla finestra, avevo solo un ragazzo moro davanti, che stava vicino ad una ragazza con i capelli rossi e un'aspetto esteriore piuttosto.. Perfetto. Perfetto da far venire la nausea.
Cacciai il pensiero ed aprii il quaderno per prendere appunti sulla lezione che il prof aveva iniziato a spiegare.
Passarono le due strazianti ore seguite poi da altre due i cui mi ero subita una spiegazione di scienze e una di sotria dell'arte, mi rimaneva l'ultima. L'ora di matematica. In quell'aula.
Prima di andare in classe passai dal bagno per bere un po' d'acqua, e quando uscii il corridoio era già vuoto. Era incredibile la velocità in cui una specia di formicaio affollato si trasformasse in un deserto. Mi incamminai per salire di un piano quando una voce mi fece congelare sullo scalino.
«Non si usa più salutare, Shannon?» La lentezza con cui aveva pronunciato la frase e il mio nome mi metteva i brividi. Com'era possibile che non fossi riuscita a vedere tutta quella cattiveria in quel ragazzo così dolce e simpatico?
Chiusi gli occhi per acquistare un po' di lucidità, non mi girai e alzai la gamba per continuare a salire.
«Dove vuoi andare, Piccola?» La sua voce era troppo bassa e vicina al mio orecchio mentre teneva i miei fianchi premuti contro di lui per non farmi movere.
«Lasciami andare.» Spinsi in avanti con la poca forza che avevo ma non ci spostammo di un centimentro.
«Vuoi scappare anche questa volta, Piccola?» Non ne potevo più di quella situazione, e non ne potevo più di ascoltare quel nomignolo.
«Lasciami, non ti voglio, non toccarmi!» Cercai di alzare la voce ma ne uscì solo qualcosa di simile al gracidare di una rana.
Sentii qualcosa di caldo posarsi sul retro del mio collo, prima delle labbra, poi una lingua. E mentre riuscivo solo a piagnuccolare e dimenarmi la sua stretta sui miai fianchi aumentava facendomi provare un dolore sempre più forte.
«Lasciala in pace.» Il viscido calore della sua lingua si staccò dalla mia pelle mentre senza lasciarmi si voltava indietro, da dove proveniva la voce.
«E tu chi saresti? Sentiamo.» Chiese in modo strafottente, e percepii dalla sua voce il sorriso di sfida che stava sfoggiando.
«Zayn, piacere.» Il tono di voce del ragazzo che non riuscivo a vedere non era cambiato di una virgola, sembrava infischiarsene di chi si trovasse davanti. Sentii Travis ridere.
«Zayn. Piacere di conoscerti. C'è qualche problema?» Dopo aver fatto la domanda mi diede uno strattone per farmi girare con lui, allora riuscii a vedere il ragazzo. Aveva i capelli scuri, era alto almeno quanto Travis, non avrei saputo dire chi dei due fosse più forte. Mi sembrò di vedere il ragazzo che avevo davanti a fisica in lui, ma non ne ero sicura.
«Vattene.» La voce inespressiva del moro si rivolse ancora a Travis senza l'ombra di timore.
Improvvisamente sentii sollievo ai fianchi quando mi lanciò per terra per avvicinarsi furiosamente al ragazzo che non si mosse e non fece cadere lo sguardo.
«Lei non è un problema tuo.» Travis scandì la frase parola dopo parola, soffiando a pochi centimentri dal viso dell'altro, che pareva una statua dalla sua capacità di inespressione. Il morò riuscì a reggere benissimo lo sguardo minaccioso e per un attimo credetti che gli avrebbe sputato in faccia, ma non rispose, non fece niente. Travis rise, quella risata che prima mi dava sollievo mi sembrò improvvisamente malefica.
«Sei ridicolo.» Sorpassò il moro con una spallata per dirigersi dall'altra parte del corridoio.
«Sei riuscita a scappare anche questa volta, puttanella.»
Fu l'ultima frase che sentii. Continuai a fissare il punto dove era scomparso rannicchiandomi nell'angolo della scala mentre ero sicura che il ragazzo di cui non ricordavo il nome mi stesse guardando. Lasciai che il respiro si stabilizzasse poi mi alzai, e quando spostai lo sguardo su di lui mi stava ancora guardando, con la stessa espressione neutra di prima.
«G-grazie.» Lo mormorai talmente piano che dubiati fosse riuscito a sentirmi, poi corsi su per le scale per chiudermi in bagno e liberarmi del blocco che di nuovo si era formato nel mio petto.
Infilai un dito in gola e mentre la sostanza maleodorante scendeva decisi che la promessa fatta a mia madre era troppo per essere mantenuta.
Non rientrai in classe, non ci pensai nemmeno.  Semplicemente mi sciaquai la bocca, lavai gli occhi lucidi e rossi, e stisciando i piedi per la strada tornai da dove ero uscita qualche ora prima, per isolarmi un po' dal mondo.
Chiusi la porta della cucina di modo da non riuscire a vederla per sentirmi un po' meno in colpa, e mi sdraiai a pancia in su sul divano, senza alzare le persiane che lasciavano trasparire poca luce. Passai due minuti, forse di più, a fissare il soffitto sopra di me senza riuscire a vederlo bene. Poi presi una sigaretta dallo zaino che avevo lasciato lì a terra e l'accesi, percependo quel senso di tranquillità già dal primo tiro. Forse dovevo smettere di cercare. Cercare di essere felice, cercare il mio posto. Forse il mio posto era proprio quello: da sola, al buio.





 
Ave.
Come state? Io come sempre, forse nìdovrei essere felice per una cose che mi è successa ma ci sono sempre delle reagioni che mi spingono ad essere pessimista, va beh.
Ehm, finalmente spunta Zayn. Diciamo che, anche se è importante, per ora è solo una comparta, ma sappiate che nei prossimi capitoli sarà sicuramente più presente, anche perché è il protagonista, lol.
Perdonatemi se avete trovato errori di battitura, non ho ancora ricontrollato il capitolo, a breve lo farò e questo messaggio scomparirà.
Comunque, avevo tante cose da dirvi ma non me ne ricordo più una dunque adios.
Se per qualche strano motivo volete contattarmi mi trovate quii:
 
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Baci, Rayon.
  
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